13/10/2016
Maternità: quale tutela per le avvocate?

Grazie al contributo della Commissione Pari Opportunità dell'UCPI la proposta di legge approda in Parlamento.

La legge tutela la maternità e le lavoratrici in stato interessante.

Tuttavia nel nostro ordinamento c'è una falla che riguarda le avvocate, falla che le colleghe sperimentano quotidianamente sulla propria pelle.

In mancanza di una norma specifica che consenta alle avvocate di far rinviare le udienze nel breve periodo in cui tutte le altre si preparano al parto e si dedicano al neonato, le colleghe si trovano costrette a svolgere il lavoro quotidiano come se nulla fosse o a chiedere la “cortesia” a colleghi e giudici di tenere conto del loro stato. Negli ultimi anni la questione è stata affrontata, anche se non risolta. In numerosi Consigli Giudiziari sono stati adottati protocolli di intesa che tengono conto delle esigenze di conciliare la professione forense e la famiglia, nella gestione delle udienze e nella organizzazione delle attività giudiziarie e dei relativi servizi amministrativi. Questo, tuttavia, non è sufficiente, sia per la mancata diffusione di tali protocolli a livello nazionale, sia per la loro natura non vincolante (a cui consegue la loro possibile disapplicazione).

 L'applicazione della legislazione vigente a tutela della maternità delle avvocate nello svolgimento dei processi penali è stata oggetto, come è noto, di un disegno di legge presentato già nel 2010 (il DDL 2360) proprio su sollecitazione della Commissione Pari Opportunità dell'UCPI.

Peraltro, dopo un iniziale dibattito, il progetto è stato abbandonato.

L’Unione delle Camere Penali ha inteso riprendere la questione della parità di genere, ritenendola intimamente connessa al diritto di difesa, nominando una Commissione ad hoc, che, sin dal momento del suo insediamento, ha rilevato che questa forma di disuguaglianza ostacola la piena attuazione del principio di parità nel mondo professionale dei penalisti.

Tutto ciò si traduce infatti in una palese limitazione professionale per le avvocate (che costituiscono una larga parte degli iscritti all'ordine forense), durante il periodo della maternità, nonché talvolta in una vera e propria grave lesione del diritto di difesa, fondato su una scelta elettiva del difensore.

Per garantire le pari opportunità, tenuto conto della tutela che ricevono gli uomini e le donne che a vario titolo concorrono all'esercizio e al buon funzionamento della giurisdizione, occorre dunque modificare l’art. 420 ter del codice di procedura penale.

La Commissione dell’UCPI si è dunque attivata in tal senso e con l’indispensabile contributo dell’On. Anna Rossomando, avvocata, che ha sempre mostrato attenzione ed interesse per la questione di genere, si è giunti alla proposta di legge n. 4058 del 2016 presentata dalle onorevoli Rossomando e Amoddio.

Tale proposta ricalca le indicazioni elaborate dalla Commissione UCPI.

L’Unione delle Camere Penali esprime grande soddisfazione per questa proposta che spera divenga presto legge, impegnandosi con la propria Commissione per sostenerla nelle sedi opportune.

Occorre segnalare inoltre che il CNF, appreso della proposta di legge di cui sopra e che è stata presentata al Congresso dell’UCPI a Bologna l’1 ottobre scorso, ne ha condiviso i contenuti rendendosi conto, infine, dell’importanza del tema della parità di genere strettamente connesso al diritto di difesa da sempre propugnato dalle Camere Penali.

Roma, 13 ottobre 2016

La Commissione Pari Opportunità UCPI 

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