20/02/2017
L'esecuzione penale condannata all'oblio

L'Osservatorio Carcere, all'esito dell'inaugurazione dell'anno giudiziario dei penalisti, torna sullo stato dell'esecuzione penale in Italia.

In tema di Giustizia tutto è sospeso e l’Esecuzione Penale, parte finale – non riconosciuta – di un procedimento moribondo, avverte tutto il peso del disinteresse politico ad un’effettiva riforma. A circa un anno dalla conclusione degli “Stati Generali dell’Esecuzione Penale”, tutto è rimasto immobile. La discussione in Parlamento di quanto elaborato e voluto dallo stesso Ministro della Giustizia è stata continuamente rinviata ed oggi, dopo la caduta del Governo e le probabili imminenti elezioni, ha pochissime possibilità di essere messa al centro del dibattito politico. Intanto: i Tribunali di Sorveglianza sono al collasso, con un enorme ritardo nelle decisioni che si riflette sui diritti dei detenuti.

Gli istituti di pena sono tornati ad affollarsi, con punte a volte insostenibili. L’Osservatorio, nelle sue recenti visite, ha potuto constatare situazioni raccapriccianti relative a strutture fatiscenti, all’assoluta mancanza di un pur minimo trattamento individualizzato, all’enorme ritardo per gli interventi sanitari, alla mancata sorveglianza da parte della magistratura.

Restano inascoltati i numerosi appelli per l’abolizione dell’ergastolo ostativo – pena di morte viva – nonostante lo stesso Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria abbia manifestato più volte il suo consenso.

Da oltre trent’anni si discute dell’istituzione nel nostro ordinamento del delitto di tortura, senza giungere alla sua definizione, nonostante la stessa sia riportata in trattati internazionali sottoscritti dal nostro Paese.

La corretta applicazione dell’art. 41 bis dell’Ordinamento Penitenziario, affinché i limiti imposti non abbiano scopi investigativi, ma siano esclusivamente finalizzati a prevenire contatti del detenuto con l’organizzazione criminale di appartenenza, non trova spazio politico.

Alcune Procure della Repubblica decidono autonomamente di non perseguire reati che ritengono minori, con l’effetto di un beneficio a macchia di leopardo, mentre il dibattito sull’amnistia e l’indulto è fermo e la paralisi dei Palazzi di Giustizia e la vergogna per le nostre carceri aumenta.

Alcuni O.P.G. sono ancora aperti e le R.E.M.S. sono insufficienti.

L’allarme per la radicalizzazione islamica nelle carceri viene affrontato con inutili modalità repressive, senza possibilità di raggiungere l’obiettivo, mentre negli istituti di pena mancano mediatori culturali.

L’immigrazione clandestina non trova concrete soluzioni che possano garantire i diritti di coloro che fuggono dal loro Paese per fondate ragioni di sopravvivenza ed i Centri di Accoglienza sono luoghi indecenti.

Gli annunciati provvedimenti per tutelare i bambini delle madri detenute sono rimasti lettera morta e i piccoli restano ristretti.

L’art. 275 bis c.p.p., trova solo parziale applicazione per il numero insufficiente di dispositivi elettronici di controllo.

Tutto ciò è davvero increscioso, in quanto i principi costituzionali relativi all’Esecuzione Penale continuano ad essere condannati all’oblio, con il “maleficio” della sospensione dei provvedimenti in materia.

Roma, 20 febbraio 2017

L’Osservatorio Carcere UCPI

 

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