28/11/2018
Il Decreto sicurezza e la Costituzione.

Un insieme di misure illiberali che limitano i diritti civili di alcuni e, dunque, di tutti. Il documento della Giunta in merito alla conversione del c.d. “Decreto sicurezza”. 

Oggi, con il voto definitivo della Camera dei Deputati, il Parlamento della Repubblica converte il c.d. “Decreto sicurezza”. L’accadimento induce preoccupazione e anche qualche sconforto. Per l’ennesima volta, seguendo rotte indicate dai precedenti governanti, si è proceduto con la decretazione d’urgenza così legiferando in materie che invece richiederebbero confronto parlamentare e ampia interlocuzione con le forze sociali, gli operatori ed i giuristi. Il ricorso, oramai scontato, al voto di fiducia ha definitivamente impedito l’adozione di qualsiasi correttivo. Dunque giungono a definitiva operatività norme destinate ad incidere negativamente sulle già grame condizioni di vita di non poche persone presenti nel territorio nazionale. Non vi sono più, infatti, situazioni che consentono la regolarizzazione del soggiorno per motivi umanitari. Con semplici provvedimenti di Polizia sarà limitata la libertà di movimento di alcune categorie di persone. Nuove norme in materia di libertà personale ora autorizzano il trattenimento di stranieri in strutture temporanee per l’accertamento della loro identità e, nei centri di permanenza per il rimpatrio, per la durata di sei mesi. Abbiamo già scritto, inascoltati, che si tratta di una pena senza delitto che per di più si consuma in condizioni inumane e degradanti, tale essendo la realtà dei centri di permanenza. Un insieme di misure illiberali che limitano i diritti civili di alcuni e, dunque, di tutti.

Le cronache parlamentari consegnano il voto favorevole come frutto di un accordo all’interno della maggioranza di Governo: i deputati del Movimento5stelle votano le misure di Polizia per i migranti avendo ottenuto in cambio dai parlamentari della Lega l’appoggio per l’abolizione della prescrizione e per la nuova disciplina dei reati contro la P. A.. Leggi alle quali, nell’epoca della comunicazione “cinguettante”, gli stessi propugnatori assegnano nomi truci: quali “anti-immmigrazione” e “spazza-corrotti”.

Archiviata l’idea del ruolo delle classi dirigenti quali promotrici di diritti individuali e sociali, l’attuale legislatore si propone di varare leggi repressive di segno autoritario rinunciando ad affrontare i temi sociali prima di tutto sul piano della cultura, della crescita civile, della condivisione dei comportamenti. L’Avvocatura penalistica è impegnata con nuovo slancio nella difesa dei principi del diritto penale liberale e del giusto processo. Il 23 novembre, a conclusione delle giornate di astensione, abbiamo tenuto in Roma una grande manifestazione della comunità dei giuristi che ha visto impegnati i professori del diritto e gli avvocati nel definire l’insieme dei valori irrinunciabili per qualsiasi riforma in tema di giustizia.

Anche segnalare l’ispirazione illiberale di questi provvedimenti legislativi è un contributo per l’affermazione dei diritti e delle garanzie di libertà scolpiti nella Costituzione repubblicana.

La Giunta

Roma, 28 novembre 2018

 

 

 

 DOWNLOAD