28/03/2019
La relazione annuale sullo stato delle persone private della libertà.

L’Osservatorio Carcere UCPI alla Camera dei Deputati per la relazione annuale del Garante nazionale delle persone detenute o private della libertà personale. Pubblichiamo il documento e la rassegna stampa.

Sono trascorsi solo nove mesi dalla precedente relazione del Garante - ritardata in attesa dell’insediamento del nuovo Parlamento, dopo le elezioni politiche del 4 marzo 2018-  e l’esito del rapporto alle Camere indica un allarmante peggioramento delle condizioni di coloro che sono privati della libertà personale, siano essi in carcere, nelle Rems, nelle camere di sicurezza, nei centri di permanenza per il rimpatrio, negli ospedali o su mezzi di trasporto in cui le persone sono trattenute.

La giornata si è aperta con il saluto del Presidente della Camera  Roberto Fico, che è entrato nel merito delle problematiche che affliggono la detenzione in Italia e lo ha fatto con un elogio alla Costituzione e ai diritti fondamentali che la Carta garantisce anche a chi è privato della libertà personale. Il sovraffollamento e  tutto ciò che ne deriva - ha affermato il Presidente - costituisce una pena aggiuntiva che non trova alcuna giustificazione. Dopo la condanna inflitta all’Italia nel 2013, dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo con la sentenza pilota “Torreggiani” sono stati fatti solo timidi miglioramenti. La pena - ha continuato Fico - deve mirare al reinserimento sociale del condannato e restituire alla società una persona migliore; le carceri non devono essere più “non luoghi” , ma “cantieri” in cui si lavora per garantire una nuova vita al detenuto; molto resta da fare e la Relazione del Garante offre importanti spunti d’intervento.

L’analisi del Presidente della Camera è obiettiva e fotografa la drammatica situazione in cui versano le nostre carceri da tanti anni. Dalla terza carica dello Stato e da un importante dirigente del Movimento 5 Stelle, ormai al Governo da più di un anno, ci aspettiamo azioni concrete che tengano fede a quanto dichiarato, perché l’unica strada da percorrere è già tracciata, ma ha trovato lo sbarramento proprio dell’attuale maggioranza che ha impedito alla Riforma dell’Ordinamento Penitenziario di diventare Legge, così come previsto dalla Delega del Parlamento al Governo. Presenti in sala il Capo dello Stato Sergio Mattarella, ma anche il Presidente del Consiglio Conte e il Ministro della Giustizia Bonafede, che nulla hanno fatto sino ad ora per diminuire il sovraffollamento e garantire un’esecuzione della pena allineata ai principi costituzionali.

Dopo i saluti del “padrone di casa”, ha preso la parola il Presidente del collegio del Garante Nazionale, Mauro Palma, la cui analisi precisa e puntuale ha messo in luce le molteplici ferite che continuano a devastare il corpo delle garanzie dovute alle persone private della libertà personale. Sul dato del sovraffollamento - nell’ultimo anno la popolazione detenuta è cresciuta di 2047 unità - è importante evidenziare che, allo stesso tempo, sono diminuite le persone che sono entrate in carcere dalla libertà. L’aumento quindi non è  ascrivibile ai maggiori ingressi, bensì  a minore possibilità di uscita, per il limitato ricorso alle misure alternative, pur previste dall’Ordinamento Penitenziario e tassello fondamentale per il recupero sociale dei detenuti. Le pene devono essere viste in prospettiva - ha continuato - verso il “dopo” e il “fuori” e non tenendo conto dell’ “oggi” e del “dentro”; il modello attuale, invece,  costringe il detenuto in cella, ledendo il principio che prevede l’impegno in varie attività per  gran parte della giornata al di fuori della stanza di pernottamento. In merito alla privazione della libertà per i processi migratori, il Garante ha denunciato che nel 2018 sono annegate sei persone al giorno e quello che era chiamato “mare nostrum” , in quanto condiviso da entrambe le sponde, è ormai diventato un vero e proprio muro. Il numero dei minori non accompagnati giunti in Italia nel 2018, pur se ridotto rispetto al passato, è comunque rilevante, in quanto si tratta di 3536 giovanissimi, di cui 2002 passati per gli hotspot. Il trattenimento a bordo di navi, prima che venga concessa la possibilità di sbarco, è- ha affermato il Garante - in contrasto con il diritto di asilo. Il Presidente Palma ha poi ha trattato il tema della privazione della libertà in ambito sanitario e in particolare dei trattamenti sanitari obbligatori, per i quali auspica il rafforzamento del controllo sull’indipendenza dei due pareri medici che determinano l’atto del Sindaco e  l’adozione di un registro nazionale di tali trattamenti. Il Garante ha concluso il suo intervento augurandosi che sia dato spazio ad una diffusa cultura dei diritti,  che necessita del recupero di un linguaggio piano ed adeguato alla sofferenza che è dietro ciascuno dei settori di intervento del Garante nazionale. Sofferenza che merita sempre riconoscimento e rispetto, sopratutto da chi ha compiti istituzionali.

Hanno poi preso la parola Emilia Rossi e Daniela de Robert, membri del Collegio del Garante. La prima si è soffermata sui dati numerici delle presenze in carcere, ribadendo che i numeri rappresentano persone e, pertanto, destano inquietudine. Nel 2018 gli ingressi in carcere sono stati 47.257, mentre nel 2017 erano 48.144. Allo stesso tempo nel 2018 sono uscite dal carcere, rispetto al 2017, 1160 persone in meno. L’aumento costante del sovraffollamento, pertanto, è dovuto principalmente a questo dato, che evidenzia il minore ricorso alle misure alternative. Trattamento che potrebbe essere applicato ad un notevole numero di detenuti se si rileva che nel 2018, erano 1.839 i detenuti che dovevano scontare meno di un anno di pena e 3319, quelli con una pena tra uno e due anni. La Garante ha poi fatto riferimento al numero dei suicidi, 64 nel 2018, tra questi ben 22 detenuti in attesa del giudizio di primo grado. Il dato delle morti in carcere comunque prescinde dal numero  delle presenze che causa il non tollerabile sovraffollamento.

Daniela de Robert si è soffermata, tra l’altro, sulla mancanza di Camere di sicurezza, che costringe ad aprire le porte del carcere anche per coloro che saranno detenuti per meno di tre giorni e sulle mancanza di requisiti idonei per ospitare gli arrestati per quelle che invece sono operative, ma fuori norma. Sull’ assenza di Rems in Umbria, Molise e Val d’Aosta, che costringe i residenti in tali regioni ad essere collocati altrove, come è avvenuto per un molisano trovato in una Rems in Sardegna.

Alla Camera si è, dunque, parlato di diritti fondamentali. Una mattinata ad inviti, importante e degna di un Paese civile. Ad ascoltare donne e uomini delle istituzioni e addetti ai lavori. Una platea che conosce bene  la cronica ed eterna violazione dei diritti delle persone private della libertà personale. Non sono concesse repliche altrove. Peccato!

L’Osservatorio Carcere UCPI