03/04/2019
Eliminazione dell'abbreviato per i reati da ergastolo. Fine processo: mai.

Eliminazione dell’abbreviato per i reati da ergastolo in nome del populismo e della idolatria del fine-pena-mai, in aperto contrasto con il percorso aperto insieme all’avvocatura, alla magistratura ed all’accademia per individuare nuovi strumenti deflattivi volti a ridurre il numero dei dibattimenti e la durata irragionevole dei processi nel nostro Paese.
Il documento della Giunta UCPI.

La Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane ribadisce la più ferma censura ed il profondo sconcerto per la legge che ha introdotto la inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell’ergastolo, la quale segna un ulteriore arretramento del livello di civiltà della giustizia penale in Italia.

Il legislatore, anziché impegnarsi a riflettere sulla compatibilità tra la pena perpetua ed il principio costituzionale per cui la sanzione deve tendere al reinserimento del condannato nella società, interviene perfino sulle norme processuali per assicurarsi che l’ergastolo non possa mai essere evitato.

E lo fa sottraendo all’imputato il diritto di essere giudicato sulla base degli atti e senza dibattimento, quasi che l’assoluzione sia un esito processuale nemmeno ipotizzabile in caso di gravi reati, nonché tacendo che fino a ieri la scelta del giudizio abbreviato poteva condurre comunque, nei casi più gravi, alla irrogazione della pena dell’ergastolo, con il solo temperamento della eliminazione dell’isolamento diurno.

E’ dunque evidente come l’intervento esprima una idolatria della pena eterna, che risponde solo all’esigenza di assicurarsi un facile quanto effimero consenso in termini di esemplarità, senza curarsi non solo dei costi umani, ma anche delle gravi inefficienze che si producono sul sistema giudiziario.

Deve infatti essere denunziato che l’esclusione del giudizio abbreviato imporrà sempre la celebrazione dei dibattimenti, perfino in caso di evidenza della prova, con la necessità di impegnare per anni quelle Corti d’Assise e Corti d’Assise d’Appello che già oggi hanno concrete difficoltà a costituirsi, e che ora assolveranno al compito di spettacolarizzare il processo.

Un caro prezzo fatto pagare all’organizzazione giudiziaria in nome del populismo ed in aperto contrasto con il percorso aperto insieme all’avvocatura, alla magistratura ed all’accademia per individuare nuovi strumenti deflattivi volti a ridurre il numero dei dibattimenti e la durata irragionevole dei processi nel nostro Paese.

La Giunta

Roma, 3 aprile 2019

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