03/11/2019
Esecuzione della pena: un ennesimo attacco ai principi costituzionali

Lo schema di decreto legislativo in materia di revisione dei ruoli delle Forze di Polizia, agli arti. 29 - 35 prevede la riforma anche del Corpo di Polizia Penitenziaria aumentandone i poteri e riducendo, di fatto, quelli della Dirigenza amministrativa. Il documento dell'Osservatorio Carcere UCPI

Il virus carcerogeno, che ha invaso il nostro Paese e che ormai senza differenze di colori, sia giallo-verde, che giallo-rosso, stravolge i principi fondamentali del diritto e del processo penale, sta per infliggere il colpo di grazia al principio di rieducazione del condannato e a tutti gli altri che tutelano la dignità dei detenuti. 
Come per la “vita libera” si ritiene di raggiungere risultati aumentando i minimi e i massimi edittali delle pene ed elaborando nuove fattispecie penalmente rilevanti, ignorando che sarebbe meglio intervenire sulle cause che generano condotte illecite, così per la “ vita detentiva” si vuole esclusivamente una logica securitaria e per raggiungere lo scopo si è previsto di marginalizzare la figura del Direttore dell’istituto, a vantaggio di un maggiore potere riconosciuto al Corpo della Polizia Penitenziaria. 
Una vera e propria militarizzazione del carcere, dove il personale amministrativo viene considerato “estraneo” e probabilmente inutile e d’intralcio al vero obiettivo che è quello di “buttare la chiave “e far “marcire” i detenuti. 
Lo dimostra inequivocabilmente il trattamento riservato alla Dirigenza Penitenziaria negli ultimi anni. I posti vacanti non sono stati riempiti e i Direttori sono spesso costretti ad occuparsi di più strutture a volte anche lontane tra loro. Si è ritenuto di riorganizzare la Polizia Penitenziaria, mentre la Dirigenza attende il contratto dal 2006.
L’Ordinamento Penitenziario ha affidato al Direttore dell’istituto il ruolo centrale di Garante della legalità, secondo i principi inviolabili di equità ed umanità. La ventilata riforma è destinata, invece, a creare una pericolosa alterazione degli equilibri di gestione dell’istituto a scapito anche della governabilità degli stessi, avuto riguardo non solo alla sicurezza, ma anche al trattamento. 
Lo schema di decreto prevede l’affidamento al Corpo di Polizia Penitenziaria del potere disciplinare, della valutazione dirigenziale, della partecipazione alle commissioni selettive del personale e ai consigli di disciplina, di posti e funzioni di Dirigenza generale, campi di azione che vengono sottratti alla Dirigenza amministrativa.
A tale progetto di revisione del sistema penitenziario, che lo fa regredire agli anni precedenti all’entrata in vigore dell’Ordinamento e quindi ad un’idea del carcere esclusivamente punitiva, si aggiunge che i nuovi e delicati compiti affidati al Corpo di Polizia Penitenziaria prescindono da una pregressa formazione. Circostanza che lascia intendere che vero scopo della riforma è, di fatto, annullare la figura del Direttore quale persona che possa mediare tra le esigenze trattamentali e quelle di sicurezza.
Carcere è sicurezza, sicurezza è carcere, questi i temi che la politica sbandiera in ogni occasione. Non esiste una vera opposizione a questo andamento che lentamente sta trascinando il nostro Paese in uno stato di Polizia. 
Non osiamo immaginare cosa altro possa accadere, ma certo in questo clima la Magistratura di Sorveglianza e i Garanti delle persone ristrette potrebbero essere i prossimi obiettivi.
Occorre su questi temi una forte mobilitazione delle forze sane del Paese. L’Unione Camere Penali Italiane, con il proprio Osservatorio Carcere continuerà a lottare per la difesa della Costituzione ed ancora e sempre per un carcere che rispetti la dignità dei detenuti.


Roma, 3 novembre 2019

L’Osservatorio Carcere UCPI