26/12/2019
Il giudizio senza la difesa

Riportano alcune poche cronache ed il puntuale intervento della Camera Penale Piemontese che il tribunale di Asti, alla ripresa dell’udienza di un delicato dibattimento dedicata alla discussione del difensore, sia entrato in aula ed abbia letto il dispositivo della sentenza. Il documento della Giunta UCPI

Pensavamo ed abbiamo sperato che si trattasse di uno scherzo di cattivo gusto, complice qualche brindisi di troppo in attesa del Natale ed invece Asti non si è riproposta per il suo spumante di fama internazionale, ma per una vergogna tutta nazionale.
 
Riportano alcune poche cronache ed il puntuale intervento della Camera Penale Piemontese che il tribunale di Asti, alla ripresa dell’udienza di un delicato dibattimento dedicata alla discussione del difensore, sia entrato in aula ed abbia letto il dispositivo della sentenza (una condanna ad anni 11 di reclusione).
 
Si può immaginare lo sconcerto dei presenti, aggravato dal presidente, il quale, sempre secondo le cronache, con incredibile noncuranza avrebbe strappato o accartocciato il dispositivo (un atto pubblico), invitando l’avvocato a concludere come se nulla fosse accaduto; solo a fronte delle proteste della collega, unico difensore dell’imputato, il collegio ha dichiarato di astenersi, ma pare che la presidenza del tribunale non abbia ancora deliberato su tale dichiarazione e stia svolgendo degli approfondimenti, ritenendo la questione delicata.
 
Dobbiamo ammettere che non c’è limite al peggio: ci eravamo già imbattuti in ordinanze di custodia cautelare emesse dal giudice suggerendo al pubblico ministero la motivazione della richiesta ed addirittura in sentenze già pronte con tanto di motivazione prima del giudizio di appello (e ne ricordiamo gli illustri autori), ma ora siamo di fronte al giudizio senza la difesa.
 
Una “dimenticanza” che ha coinvolto l’intero collegio e quindi ancora più triste.
 
Il nostro pensiero va innanzi tutto all’imputato, che aspettava speranzoso l’intervento del suo difensore e che ora attenderà la nuova decisione con comprensibile angoscia.
 
La nostra solidarietà va alla collega che ha dovuto subire nella pubblica aula di udienza una tale sfacciata violazione della sua funzione istituzionale e dignità professionale.
 
Ma non possiamo non pensare anche al sostanziale silenzio che su di una vicenda così grave e significativa si è registrato sui media nazionali, alla mancanza di commenti da parte dei consueti difensori dei magistrati in servizio permanente effettivo, all’assenza di prese di posizione da parte dell’Associazione Nazionale Magistrati, alla distrazione del Ministro, impegnato a tenere ferma l’abolizione della prescrizione, pare ora per difendere il suo onore.
 
Speriamo che il Consiglio Superiore della Magistratura ci risparmi l’apertura di una pratica a tutela di questi magistrati (anziché dell’imputato e del suo difensore), su sollecitazione delle correnti di appartenenza (perché, sia chiaro, dopo il caso Palamara nulla è cambiato) e soprattutto che nessuno proponga di “salvare” il giudizio conclusosi in assenza (del difensore) mandando in camera di consiglio tre nuovi magistrati a leggersi i verbali del dibattimento celebrato dai distratti condannatori.
 
Ma siamo ormai pronti a tutto, anche se rassegnati a nulla.
 
Ed allora denunciamo che solo una concezione proprietaria del processo ed una convinzione di inutilità dell’apporto difensivo alla formazione della decisione possono produrre uno stato mentale che consenta di dimenticare di dare la parola alla difesa.
 
Nulla succede per caso ed un evento così grave non può che essere il riflesso ed il sintomo della progressiva involuzione giustizialista in atto, evidenziando l’espansione ad ogni livello di un concetto del processo penale come macchina amministrativa di condanna piuttosto che di accertamento garantito.
 
In attesa che chi ha il dovere di intervenire lo faccia, noi assicuriamo alla collega piemontese, a tutta l’avvocatura e soprattutto ai cittadini, che non consentiremo che il diritto di difesa perda la sua sacralità ed effettività costituzionale e si affievolisca nella mera eventualità ed inessenzialità del suo esercizio.
 
Roma, 26 dicembre 2019
 
La Giunta

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