04/05/2020
Il Dottor Di Matteo a chi risponde dei propri atti politici?

Il Ministro Bonafede risponde al Parlamento ed ai suoi elettori dei suoi atti politici. Il Dott. Di Matteo a chi risponde dei propri?

Al termine di uno scontro pubblico tra persone che rappresentano istituzioni dello Stato e che si accusano reciprocamente, non restano solo sentimenti di sconforto, ma anche alcune domande.

In quale altro Paese democratico è anche solo immaginabile che un magistrato, per di più componente dell’organo di governo della Magistratura, possa consentirsi il lusso di tirare su il telefono e in diretta televisiva accusare, a due anni di distanza dal fatto e senza alcuna apparente ragione, il Ministro di Giustizia di non averlo nominato Direttore del DAP perché intimorito dalla mafia?

Oggi potremmo assistere indifferenti, e perfino compiaciuti, all’ennesima conferma di come funziona il mondo dei moralisti, dei puri che puntualmente incontreranno “un puro più puro che li epura”; o di quanto fosse straordinariamente precisa la profezia di Sciascia sulle malinconiche e cupe sorti del professionismo dell’antimafia.

Ma sarebbe davvero grave se, mentre il Ministro Bonafede renderà conto della propria condotta politica al Parlamento della Repubblica ed al proprio elettorato, il dott. Di Matteo potesse evitare di rendere conto ad alcuno, tra i vertici delle istituzioni a cui appartiene, del suo gesto politico intenzionale e preordinato.

Sarebbe la ennesima replica di un triste copione, che va in scena solo in questo nostro Paese da ben oltre 25 anni, dove ci sono sì i tre poteri, ma solo uno di essi -quello giudiziario - controlla, orienta e governa gli altri due, senza mai risponderne a nessuno.

Roma, 4 maggio 2020

La Giunta

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