19/10/2020
Il Governo esiga il rispetto dei diritti fondamentali dei pescatori di Mazara del Vallo prigionieri dell'esercito nazionale libico del Gen. Haftar

La nota della Giunta UCPI

Nella notte tra l’1 e il 2 settembre scorso quattro pescherecci italiani, di base al porto di Mazara del Vallo sono stati bloccati e sequestrati dalla “guardia costiera” delle forze armate del generale Khalifa Haftar; due dei pescherecci, l’Antartide e il Medinea, sono stati fatti approdare coattivamente nel porto di Bengasi, dove si trovano tuttora trattenuti insieme ai rispettivi equipaggi, formati sia da italiani che da persone di cittadinanza straniera; alle rimanenti imbarcazioni è stato concesso di fare rientro in Italia, ma i loro comandanti sono stati trattenuti in Libia.

L’8 settembre gli otto cittadini italiani fatti prigionieri sono stati trasferiti in un centro di detenzione della Polizia e lì trattenuti in stato di fermo.

Nel corso del question time del 7 ottobre u.s., il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, intervenuto in luogo del titolare del M.A.E.C.I., on. Di Maio, ha riferito che «pur in assenza di capi d’imputazione formali, l’intervento libico appare collegato a una presunta violazione della zona di pesca protetta in un’area di mare estesa fino a settantaquattro miglia di distanza dalla costa, proclamata dalla Libia nel 2005», e che il 29 settembre le Autorità di Bengasi «avrebbero dichiarato il passaggio del caso alla Procura militare», dato che il tratto di mare nel quale è avvenuto il sequestro sarebbe considerata zona militare; inoltre - ha proseguito D’Incà - «le indiscrezioni di stampa su presunte richieste di scambio dei marittimi con quattro cittadini libici condannati con sentenza definitiva in Italia restano a oggi, né confermate e né in alcun modo formalizzate. L’impegno del Governo è massimo, caratterizzato, come d’obbligo in questi casi, da un basso profilo mediatico».

Successivamente, tuttavia, si è appreso, del pericolo concreto dell’imminente avvio di un processo nei loro confronti, il 20 ottobre p.v., da parte delle autoproclamatesi Autorità di Haftar in un contesto territoriale altamente conflittuale e destabilizzato.

Un “processo” che non solo si preannuncia deficitario dei livelli di garanzie difensive riconosciute agli accusati dai modelli processuali propri degli Stati di democrazia liberale ma che lascia, purtroppo, presagire l’assoluta mancanza persino delle guarentigie minime richieste e riconosciute agli imputati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

In una siffatta situazione - senza con ciò voler avallare, neppure implicitamente, la giurisdizione di un’entità nazionale che non trova riconoscimento dall’ONU e dal nostro Paese - l’Unione delle Camere Penali Italiane esorta il Governo italiano ad adottare tutte le iniziative indispensabili e necessarie per garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei connazionali detenuti.

Roma, 19 ottobre 2020

La Giunta UCPI