08/08/2023
Il Parlamento fermi la nuova legislazione “emergenziale”.

Con il Decreto 7 agosto 2023 il Governo ha inteso ulteriormente estendere la disciplina speciale per le intercettazioni. Da ora in poi sarà più facile per le Procure intercettare, disporre il “pedinamento elettronico” delle persone e acquisire immagini e comunicazioni tramite il captatore informatico. Intanto il DAP limita le telefonate dei detenuti e la possibilità per i difensori di trasmettere gli atti del processo per via informatica alle persone in carcere. L’Unione denuncia l’intervento illiberale e invita il Parlamento a fermare la nuova legislazione “emergenziale”.

L’esame del Decreto approvato dal Governo nella seduta del 7 agosto consente di cogliere l’effettiva portata dell’intervento in materia di intercettazioni, che va ben oltre le anticipazioni di stampa e le iniziali prudenti dichiarazioni dello stesso Ministro della Giustizia. Con le nuove norme si è inteso ampliare il novero delle fattispecie che confluiscono nel c.d. doppio binario e per le quali è consentito il massiccio ricorso alle intercettazioni, anche attraverso il captatore informatico, in presenza di indizi (solo) sufficienti di reato. Il Governo ha dunque scardinato l’insieme dei limiti che nel tempo la Giurisdizione, attraverso le pronunce delle Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione, aveva individuato a presidio della coerenza del sistema processuale. Non tocca certo all’Unione delle Camere Penali difendere gli approdi delle Sezioni Unite che dall’avvocatura penale sono stati oggetto di critica per la loro timidezza ed in alcuni casi per la loro contraddittorietà, ma è un fatto che, in particolare con le pronunce Scurato e Cavallo, la Corte Suprema avesse inteso individuare un limite alla compressione del diritto alla segretezza e inviolabilità delle comunicazioni prevedendo, secondo il dettato normativo, una qualche rigidità dei presupposti e un freno all’utilizzo delle intercettazioni in procedimento diverso da quello nel quale sono state predisposte. L’intervento del Governo travolge dunque quei limiti aggirando i riferimenti della Giurisdizione, così realizzando i desiderata di alcune Procure oramai aduse a fondare quasi esclusivamente sulle intercettazioni l’impianto probatorio a sostegno dell’azione penale. 
Da domani, per un maggior numero di reati, più attenuati presupposti consentiranno l’attività di intercettazione (indizi sufficienti e non gravi, l’intercettazione potrà definirsi necessaria ma non indispensabile e potrà essere estesa senza limiti temporali e spaziali). Non solo. Il Governo ha previsto che tale estensione si applichi anche ai “procedimenti in corso”. Proprio in questa forzatura delle ordinarie regole processuali sono evidentemente rinvenibili le ragioni di straordinaria urgenza che invece non giustificano la nuova disciplina, la quale avrebbe richiesto, quantomeno, un approfondito dibattito parlamentare.
L’Unione chiede alle forze di ispirazione liberale presenti in Parlamento un impegno straordinario nel percorso di conversione affinché la nuova norma, certamente contrastante con principi costituzionali e pronunce della Corte EDU, sia radicalmente modificata.
Nelle stesse ore nelle quali il Governo ha inteso assumere il decreto “salva intercettazioni”, il DAP sta procedendo a limitare la possibilità per le persone detenute di ricorrere ai colloqui telefonici. La misura si era dimostrata in grado di attenuare i gravissimi disagi della condizione carceraria soprattutto nel periodo estivo che notoriamente determina condizioni, se possibile, più drammatiche della vita in carcere.
Il Ministero intende anche limitare la possibilità per i difensori di trasmettere agli assistiti detenuti gli atti dei relativi processi per via informatica.
Si tratta di misure irragionevoli, inutilmente punitive, assunte proprio mentre si chiede all’avvocatura di utilizzare i soli strumenti informatici per procedere al deposito degli atti difensivi. Non sono queste le riforme e gli interventi necessari al processo penale. Il disegno riformatore per essere conforme a Costituzione deve, al contrario, riscrivere gli Istituti di garanzia del contraddittorio e prevedere un rigorosissimo vaglio di presupposti ben più cogenti anche in materia di autorizzazione di intercettazioni.
Il Dicastero guidato dal Ministro Nordio fa invece oramai sistematicamente seguire alle condivisibili dichiarazioni garantiste del Ministro, disegni, atti e proposte che vanno in altra direzione.
L’avvocatura penale saprà individuare le forme più adeguate per dar voce alla protesta e richiamare alla coerenza con gli impegni assunti tutti gli attori istituzionali.
Nelle prossime settimane le Camere Penali Italiane saranno impegnate nel dibattito precongressuale e nella definizione degli impegni programmatici per l’azione futura.
I temi delle garanzie e le riforme urgenti in materia di prescrizione, processo e intercettazioni saranno al centro della elaborazione e delle iniziative delle singole Camere Penali per la rinnovata affermazione dei principi del diritto penale liberale e del giusto processo.

Roma, 8 agosto 2023

La Giunta