10/09/2023
Separazione delle carriere dei magistrati: le pericolose idee e gli spropositi dell'ANM.

L’Associazione Nazionale Magistrati ha licenziato un documento gravissimo. Per proporre le solite faziose e indimostrate critiche al progetto di riforma della separazione delle carriere dei magistrati, getta la maschera lanciandosi in considerazioni e idee pericolose per la democrazia e in alcuni spropositi culturali e giuridici. La “Politica” viene intesa, da ANM, come il Male che vuole sottomettere il Bene, come un pericolo per la democrazia, in quanto espressione di una congerie di interessi tendenzialmente illeciti, in difesa ed a garanzia dei quali essa si industria per tacitare e sottomettere la magistratura, unica ed eroica garante della legalità. Ci auguriamo allora che proprio la Politica sappia rivendicare con orgoglio e determinazione il proprio ruolo. La funzione difensiva viene invece considerata, sempre da ANM, come “rappresentazione di interessi privati”, che in quanto tale non ha titolo a pretendere parità rispetto alla parte pubblica, cioè al pubblico ministero. Uno sproposito giuridico e culturale di dimensioni epocali. La funzione difensiva, rappresentando la indispensabile condizione senza la quale non è tecnicamente possibile che si formi la prova nel processo e che il Giudice formi il proprio convincimento ed esprima il proprio giudizio, svolge una cruciale funzione di rilievo pubblico perfettamente equiparabile a quella svolta dall’Accusa. Identificare l’interesse specifico dell’imputato con la funzione pubblica svolta dal suo difensore rappresenta uno sproposito di dimensioni epocali, che ci fornisce la esatta misura della deriva populista e demagogica di ANM. Il documento della Giunta UCPI.

La Giunta UCPI auspica che Parlamento, Governo e forze politiche di maggioranza e di opposizione sappiano cogliere la straordinaria gravità del documento licenziato dal CDC nazionale di ANM, sulla prospettiva della riforma costituzionale della separazione delle carriere.
Ciò che desta allarme non è tanto il merito delle osservazioni critiche rivolte alle varie proposte di legge oggi pendenti avanti la Commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati, che si afferma riprodurre “fedelmente la proposta di iniziativa popolare presentata dalle Camere Penali”. Si tratta in larga parte di obiezioni ben conosciute, tutte caratterizzate da una capziosa faziosità, interamente volte a dimostrare ciò che il testo di tutte quelle proposte invece esplicitamente nega, è cioè la fantomatica sottoposizione del PM al potere esecutivo. Ora anzi ANM gioca al rialzo, pretendendo di sostenere che la volontà della “Politica” sarebbe in realtà quella di sottoporre indistintamente giudici e pubblici ministeri al proprio indiscriminato controllo. Ciò avverrebbe, tra l’altro, perché nei due CSM conseguenti alla separazione delle carriere, la presenza dei componenti di parte politica è prevista come paritaria e non più minoritaria. 
Sarà bene che si sappia che questa proposta, avanzata tra gli altri da Giovanni Leone in sede costituente, fu a lungo dibattuta, per essere infine accantonata. Ma oggi, visto ciò che il CSM è divenuto, cioè un organismo corporativo che condiziona la autonomia e la indipendenza dei magistrati a logiche correntizie e spartitorie (vedi vicenda Palamara), possiamo ben dire che fu un errore grave quello dei padri costituenti di aver (certo inconsapevolmente) consentito che con il tempo questo importante organismo volto  a garantire e difendere la indipendenza della magistratura si sia indebitamente trasfigurato in un organo di “autogoverno” della magistratura stessa, ciò che mai la Costituzione aveva previsto e voluto.
Ma a prescindere da questo ed altri profili di merito, che d’altronde il dibattito parlamentare ci auguriamo si appresti ad affrontare, eventualmente modificando, correggendo o non approvando una serie di proposte (per esempio, il sorteggio nella elezione dei componenti il CSM) peraltro non presenti nella nostra proposta di legge di iniziativa popolare, i profili di estrema gravità del documento sono altri, e devono essere fortemente stigmatizzati.
Il primo sta nella insistita rappresentazione, propria del più vieto populismo, di una “Politica” intesa, in sintesi, come un pericolo per la democrazia, in quanto espressione di una congerie di interessi tendenzialmente illeciti, in difesa ed a garanzia dei quali essa si industria per tacitare e sottomettere la magistratura, unica ed eroica garante della legalità. 
Ci auguriamo allora che proprio la Politica sappia rivendicare con orgoglio e determinazione il proprio ruolo, ricordando ai magistrati di ANM che Parlamento e Governo sono espressione della volontà popolare, la quale è sovrana e si esprime liberamente ogni cinque anni. La “Politica” non vince un concorso pubblico, rimanendo ad esercitare indisturbata ed inattaccabile il proprio potere per decenni, ma si propone ogni cinque anni alla volontà del corpo elettorale. Il tema della separazione delle carriere è stato espresso in campagna elettorale ed è stato plebiscitato dai cittadini, ben oltre i confini della attuale maggioranza politica. È legittimo contrastare ed opporsi a quelle idee, ma non è accettabile che tutto ciò venga rappresentato, meno che mai dalla magistratura, come un fattore di inquinamento della vita democratica e della legalità costituzionale, come il Male che vuole sottomettere il Bene.
La seconda affermazione di inaudita gravità è l'idea della funzione difensiva come “rappresentazione di interessi privati”, che in quanto tale non ha titolo a pretendere parità rispetto alla parte pubblica, cioè al pubblico ministero. Si tratta di uno sproposito giuridico che è strabiliante dover leggere in un documento ufficiale della rappresentanza politica della magistratura italiana. Come ogni giurista sa bene, la funzione difensiva, rappresentando la indispensabile condizione senza la quale non è tecnicamente possibile che si formi la prova nel processo e che il Giudice formi il proprio convincimento ed esprima il proprio giudizio, svolge una cruciale funzione di rilievo pubblico perfettamente equiparabile a quella svolta dall’Accusa. Identificare l’interesse specifico dell’imputato con la funzione pubblica svolta dal suo difensore rappresenta uno sproposito di dimensioni epocali, che ci fornisce la esatta misura della deriva populista e demagogica di ANM, la cui scomposta reazione dovrebbe definitivamente convincere il Parlamento ed il Governo di quanto quella della separazione delle carriere sia la solo riforma davvero indispensabile per cambiare il volto della giustizia penale nel nostro Paese. 
 
Roma, 10 settembre 2023
 
La Giunta