La delibera di solidarietà dell’Unione all’avvocato Ugo Ledonne della CP di Cosenza per essere stato minacciato di denuncia per 'oltraggio a magistrato in udienza'.
GIUNTA DELL’UNIONE DELLE CAMERE PENALI ITALIANE
Delibera del 18 luglio 2024
La Giunta dell'Unione delle Camere Penali Italiane
premesso
che in occasione di un’udienza dibattimentale tenutasi lo scorso 10 giugno avanti il Tribunale Monocratico di Verona, l’Avvocato Ugo Ledonne, associato della CP di Cosenza, sia stato oggetto della richiesta da parte del Pubblico Ministero di trasmettere gli atti alla Procura della Repubblica, per il reato di oltraggio a un magistrato in udienza, mentre svolgeva la sua attività di difensore;
che, nell’occasione, il Collega aveva rilevato che le domande poste al testimone dal Tribunale avrebbero potuto nuocere alla genuinità della risposta e generare confusione e, da tale rilievo, era scaturita la richiesta del PM di trasmettere il verbale di udienza alla Procura della Repubblica competente, per il reato di cui all’art. 343 c.p.;
considerato
che appare utile ricordare a tutti gli attori della giurisdizione che “in una società fondata sul rispetto della giustizia, l’avvocato riveste un ruolo speciale. Il suo compito non si limita al fedele adempimento di un mandato nell’ambito della legge. L’avvocato deve garantire il rispetto dello Stato di Diritto e gli interessi di coloro di cui deve difendere i diritti e le libertà (..) Il rispetto della funzione professionale dell’avvocato è una condizione essenziale dello Stato di diritto e di una società democratica”, come recita il Codice Deontologico degli Avvocati Europei del Consiglio degli Ordini Forensi Europei (CCBE), all’articolo 1.1;
che la Corte europea dei diritti dell’Uomo a Sezioni Unite (Grand Chambre) ha da tempo riconosciuto che l’“l'indipendenza della professione legale, (...) è fondamentale per l'efficace funzionamento di un'equa amministrazione della giustizia” (2015);
che, se, purtroppo, minacce, aggressioni e persecuzioni da parte del potere di Stati non democratici o da parte dell’opinione pubblica sono tristemente noti, si avverte, con forte preoccupazione, come siano in aumento azioni disciplinari o (minacce di) denunce per contenuti non graditi nelle arringhe o nelle interlocuzioni con l’autorità giudiziaria;
che in un paese democratico il processo è il luogo fisiologicamente dedicato alla soluzione dei conflitti sociali ed è anch’esso luogo di confronto e sovente di contrasto dialettico tra le parti e in alcuni casi tra lo stesso giudice e le parti;
che tale dialettica, talvolta persino aspra, è funzionale all’accertamento processuale dei fatti attraverso il contraddittorio, nel rispetto delle regole del codice di rito;
che la minaccia di trasmissione degli atti alla Procura rivolta al difensore che abbia formulato, peraltro con modalità continenti e argomentazioni chiare e per nulla offensive, un’obiezione alla domanda ritenuta nociva posta dal Giudice pone in discussione dalle fondamenta la natura stessa e la funzione del processo, mirando a neutralizzare ogni contraddittorio e sterilizzare la difesa attraverso l’intimidazione;
che dobbiamo, altresì, purtroppo registrare come, di fronte a tale atteggiamento chiaramente intimidatorio posto in essere dal PM, sia mancato un immediato e fermo richiamo del Giudice rivolto all’organo dell’accusa a rispettare il difensore e la sua inviolabile funzione, il processo ed anche lo stesso Tribunale;
esprime
solidarietà all’avvocato Ugo Ledonne della CP di Cosenza per essere stato minacciato di denuncia per “oltraggio a magistrato in udienza” lo scorso 10 giugno in Tribunale a Verona mentre, in aula, svolgeva la sua attività di difensore;
tenuto conto
dell’allarmante situazione in cui operano quotidianamente i difensori a causa della delegittimazione della loro funzione – anche frutto della erronea assimilazione tra l’avvocato e le imputazioni a carico del proprio assistito;
riserva
di assumere ogni iniziativa necessaria ad assicurare il libero esercizio del diritto di difesa costituzionalmente e convenzionalmente riconosciuto, nella piena convinzione dell'irrinunciabile funzione di garanzia che l'avvocatura svolge all'interno della giurisdizione, affinché episodi quale quello avvenuto al Tribunale di Verona non abbiano più ad accadere e, in futuro, vi sia maggiore rispetto per il ruolo del difensore nel processo, perché sia assicurato che gli avvocati siano in grado di svolgere tutte le loro funzioni professionali senza intimidazioni, ostacoli, molestie o interferenze improprie e che i difensori non subiscano, o siano minacciati di subire, azioni penali o sanzioni amministrative, economiche o di altro tipo per qualsiasi azione intrapresa in conformità con i doveri, gli standard e l'etica professionale riconosciuti, come recita il principio n. 16 dei Principi Base delle Nazioni Unite sul ruolo del difensore, licenziati oltre 30 anni fa all’Avana ma evidentemente non ancora noti a tutti.
Roma 18 luglio 2024
Il Presidente Avv. Francesco Petrelli
Il Segretario Avv. Rinaldo Romanelli