09/01/2025
DDL sicurezza: il monito del Commissario europeo per i diritti umani

Il monito del Commissario Europeo per i diritti umani Michael O’Flaherty ai senatori: astenetevi dall’approvazione del ddl sicurezza. senza radicali modifiche, risulta in contrasto con la convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il comunicato della Giunta e dell'Osservatorio Carcere UCPI 

Il Commissario europeo per i diritti umani, Michael O’Flaherty, ha scritto una lettera al presidente del Senato, Ignazio La Russa, e, suo tramite, a tutti i Senatori della Repubblica, invitandoli a non approvare, senza radicali modifiche, il DDL Sicurezza, perché in contrasto con i parametri convenzionali europei come interpretati dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.

Nella lettera-appello, il Commissario europeo segnala come i diritti alla libertà di espressione e di riunione pacifica, sanciti negli articoli 10 e 11 della Convenzione europea, “sono una pietra miliare della società democratica, in quanto garantiscono che i cittadini possano impegnarsi nel dibattito pubblico ed esprimere disaccordo o chiedere miglioramenti a leggi, politiche e pratiche”. Ogni azione dello Stato volto a comprimere tali diritti può rappresentare, attraverso la legge, una risposta estrema, “necessaria, proporzionata, non discriminatoria e soggetta a un controllo giudiziario indipendente”. Ogni Stato membro non può, in sintesi, con le proprie leggi e le proprie condotte giungere sino al punto di “minare l’essenza del diritto di protesta o per criminalizzare i dimostranti pacifici”. Esiste un limite invalicabile per Il legislatore, rappresentato “dagli obblighi in materia di diritti umani assunti dallo Stato, tra cui la Convenzione, come interpretata dalla Corte”.

Forte è la preoccupazione, incalza il Commissario europeo per i diritti umani, verso l’art. 26 del DDL Sicurezza che introduce il reato, “definito in termini vaghi”, di “ribellione nelle carceri, punendo con la reclusione da uno a cinque anni (e da due a otto anni per coloro che promuovono, organizzano o dirigono la ribellione) non solo gli atti di violenza o minaccia, ma anche la resistenza, inclusa la resistenza passiva”.

Trattasi di misure spropositate e, soprattutto, fortemente limitative dei diritti delle persone detenute anche in ordine alla possibilità di ricorrere alle vie istituzionali per difendere i propri diritti.

I detenuti, ricorda il Commissario europeo, “continuano a godere di tutti i diritti e le libertà fondamentali garantiti dalla Convenzione, che possono essere limitati solo nei casi e nella misura previsti dalla stessa”. Benché, nel contesto carcerario, l’art. 11 CEDU non conferisca un diritto a socializzare con altri detenuti in un determinato momento o luogo, i detenuti godono “del diritto alla libertà di espressione, che comprende alcune forme di protesta pacifica che possono comportare una resistenza passiva”.

Proprio nelle carceri, in occasione delle proteste dei detenuti, attraverso, ad esempio, lo sciopero della fame, diventa “essenziale che lo Stato esamini e gestisca adeguatamente la situazione per accertare la vera intenzione e le reali ragioni della protesta dei detenuti, oltre a garantire una risposta significativa alle loro lamentele e richieste”.

“Come emerge dalla giurisprudenza della Corte e dai rapporti del CPT, nonché dalla giurisprudenza nazionale, il trattamento e le condizioni nelle carceri e nei centri di detenzione italiani sono risultati non conformi agli standard internazionali, aggiungendo motivi per i detenuti di contestare le loro condizioni con mezzi pacifici”.

Per queste ed altre ragioni, il Commissario europeo per i diritti umani, rivolgendosi al Presidente La Russa, ha formulato un fermo appello a tutti i Senatori della Repubblica italiana invitandoli a fermarsi nella loro sfrenata corsa per l’approvazione del DDL Sicurezza senza avere apportato le più opportune modifiche per renderlo, così, conforme ai parametri convenzionali sanciti dal Consiglio d'Europa sui diritti umani.
Fermatevi.
Siamo ancora in tempo.
Evitate di esporre, ancora una volta, l’Italia ad una infamante condanna in sede europea per la violazione dei diritti fondamentali dell’uomo, in particolare, dei detenuti.
Roma, 9 gennaio 2025
La Giunta
L’Osservatorio Carcere UCPI 

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