La circolare sull’Alta Sicurezza diramata il 27 febbraio dimostra come per il DAP la situazione nelle carceri è sì grave, ma per nulla seria. Pubblichiamo il documento della Giunta e dell’ Osservatorio Carcere
Non passa giorno senza che il carcere smetta di ricordarci le sue intollerabili condizioni di vita.
La lunga scia dei suicidi scandisce, inesorabilmente, il tempo delle prigioni e con esso il lugubre calendario dei detenuti. Sono il segno più eclatante del malessere che alberga negli istituti penitenziari.
E noi avvertiamo un senso di profonda indignazione e di forte timore nel ricordare i 28 detenuti – ultimo, a Cuneo – che, dall’inizio dell’anno, hanno deciso di porre fine alla loro vita. Un tragico numero che, assieme alle morti per altre cause, è arrivato a toccare la vetta degli 88 decessi dentro le sbarre, proiettandosi oltre il record dello scorso anno.
Eppure, per il DAP diventa prioritario far scendere una cortina del silenzio sulla situazione nelle carceri, al punto di vietare la pubblicazione, in alcuni istituti, di giornali animati dai detenuti o di silenziarne la voce, impedendo, in altri, che gli articoli di stampa sul carcere vengano sottoscritti con il nome e cognome degli autori.
Da giorni circola, tra gli addetti ai lavori, la inquietante notizia di una circolare diramata dal direttore generale dei detenuti e del trattamento, Ernesto Napolillo, il cui testo da poco risulta disponibile, benché datato 27 febbraio 2025.
È indirizzata ai Provveditori regionali, ai direttori degli istituti penitenziari, ai comandanti dei reparti della polizia penitenziaria ed ha un titolo il cui incipit è tutto un programma: “Modalità custodiali circuito Alta Sicurezza”.
In essa, grazie a non meglio precisate “relazioni di servizio”, anonime “proteste” e “lamentele”, si segnalano generiche “modalità organizzative disallineate rispetto alle circolari in vigore che disciplinano le modalità custodiali del circuito custodiale AS”, tutte non aderenti “alle imprescindibili e primarie esigenze di sicurezza penitenziaria”.
Tali disallineamenti, si legge nella circolare, troverebbero conferme nelle “numerose indagini espletate da alcune Procure distrettuali Antimafia” che hanno evidenziato una “sostanziale permeabilità del circuito detentivo AS”.
Da qui l’invito/ammonizione ai destinatari di rigorosa applicazione del regime di “custodia chiusa” per tutti i detenuti dell’Alta Sicurezza, nei termini fissati da una circolare del 2015.
Addirittura, risultando vane le precedenti sollecitazioni, il DAP pretende l’immediata trasmissione:
- “del regolamento interno dell’istituto nella parte relativa alla regolamentazione della vita dei detenuti Alta Sicurezza”;
- “degli ordini di servizio” vigenti per il circuito AS, con “indicazione degli orari di apertura e chiusura delle camere di pernottamento, del divieto di stazionare nei corridoi, degli orari di fruizione degli spazi comuni presenti nel reparto detentivo e di quelli destinati alla socialità, con la specificazione che le stanze in uso ai ristretti debbano rimanere chiuse”;
- Di ogni altro documento relativo alla gestione dei detenuti AS “ivi comprese petizioni, missive, note, lamentele scritte (firmati e sottoscritti da uno o più detenuti AS o da familiari e/o soggetti terzi)”.
Un provvedimento per alcuni versi inutile rispetto alle condizioni di vita all’interno delle carceri; per altro, controproducente rispetto alle esigenze trattamentali e rieducative dei detenuti, specie in AS, ma soprattutto utile a rafforzare la concezione securitaria e opprimente che da tempo alligna nelle stanze del Dipartimento e che trova concreta attuazione in una serie di condotte e di disposizioni per nulla condivisibili oltre che dannose. Perfettamente in linea con la brutale visione di chi, investito di specifiche funzioni di governo, non perde occasione per manifestare il suo disprezzo verso i detenuti ed il suo sadico godimento per la morsa letale loro praticata.
Una circolare priva di senso, con la singolare richiesta ai direttori di consegna immediata del regolamento di istituto, tanto più ridicola alla luce delle informazioni che, in occasione delle nostre visite in carcere, ci fornisce, di solito, il personale circa l’esistenza di un regolamento di istituto da lungo tempo al DAP “in attesa di approvazione”.
Ancor più assurda per la richiesta di trasmissione degli ordini di servizio sugli orari di chiusura delle celle, di fruizione degli spazi comuni e di quelli destinati alla socialità, senza nemmeno porre la giusta attenzione al vero problema del tempo “vuoto” dentro le sezioni. Senza rimedio alcuno all’assenza di contenuti, di attività trattamentali e rieducative proprio in quelle ore, minime 8, in cui si impone l’apertura delle anguste celle.
Tanto più scandalosa per la ingiunzione, dal chiaro tenore repressivo ed intimidatorio, di trasmissione di ogni scritto, petizione, richiesta, sottoscritti dai detenuti, dai familiari o da terzi, pur se costituenti manifestazione del fondamentale diritto di denuncia di ogni forma di degrado, di sopruso, di compressione della dignità umana, come spesso accade nelle sezioni detentive.
Una circolare-manifesto che tradisce le reali intenzioni di un’amministrazione sempre più disinteressata rispetto ad una esecuzione penitenziaria improntata ai principi ed agli ideali disegnati dalla Costituzione.
Forse il DAP ha deciso di farsi megafono di una propaganda tesa a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalle reali condizioni di degrado in cui si trovano le carceri, per l’incontenibile sovraffollamento, per l’inarrestabile diffusione del disagio psichiatrico, delle tossicodipendenze, per l’assenza di un’adeguata assistenza sanitaria, di una minima attività formativa e lavorativa, per orientarla verso l’avventata tesi secondo cui il degrado e i suicidi sono il prodotto del controllo mafioso nelle sezioni.
Il tutto, però, con una certa dose di irresponsabilità dinanzi ad un clima oramai incandescente, che espone le carceri al rischio di un pericoloso incendio e che segnala come la situazione per il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, pur essendo grave, non sia per nulla seria.
Roma, 10 aprile 2025
La Giunta
L’Osservatorio Carcere UCPI
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