25/03/2019
Avvocati minacciati in Cina

La visita del Presidente Cinese Xi Jinping in Italia sia anche l’occasione per riflettere sulla violazione dei diritti umani e sulle limitazioni ai difensori dei diritti umani e colleghi avvocati. Il documento della Giunta e dell’Osservatorio Avvocati minacciati.

In merito alla visita del Presidente Cinese Xi Jinping in Italia, prendiamo spunto dalle parole del Presidente della Repubblica Mattarella, il quale si augura "un confronto sui diritti umani" con la Cina. "Alla luce del mandato italiano nel consiglio per i diritti umani dell' Onu desidero auspicare che, in occasione della sessione del dialogo Ue-Cina sui diritti umani che si svolgerà a Bruxelles dopo quella che si è svolta a Pechino lo scorso luglio, si possa proseguire in un confronto costruttivo sui temi così rilevanti".

L'UCPI condivide appieno il pensiero del Presidente Mattarella, il quale ha messo in luce una tematica delicatissima che si pone al di là delle collaborazioni commerciali con il colosso asiatico.

L'Osservatorio UCPI "Avvocati Minacciati" ricorda come la Cina sia stato il Paese protagonista della giornata dell'avvocato minacciato 2017, proprio in ragione delle gravi violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali che vengono perpetrate nel Paese e che spesso colpiscono difensori dei diritti umani e colleghi avvocati.

Secondo il rapporto predisposto dal progetto Avvocati Minacciati il 24 gennaio 2017, "In mancanza di un sistema di giustizia indipendente, i più di 300.000 avvocati in Cina sono soggetti ad un controllo costante delle autorità riguardo il loro lavoro.

(...) la legge cinese sull'avvocatura (2012) stabilisce che studi legali ed associazioni di avvocati debbano sottostare alla supervisione ed alla guida del ramo esecutivo del potere giudiziario.

Le riformate Misure Amministrative per studi legali (2016), un elenco di regole stabilito dal Ministero della Giustizia, stabilisce che gli studi legali debbano "supportare la leadership del partito comunista cinese e lo stato di diritto socialista " come requisito fondamentale per le loro attività. Le nuove regole stabiliscono altresì che una divisione del partito debba essere presente nello studio legale.

Il codice di procedura penale cinese e il codice penale cinese sono stati altresì riformati nel 2015 e 2012 al fine di includere articoli facilmente manipolabili, artt. 37 e 73 del CPP e 309 del CP, al fine di limitare la capacità degli avvocati di realizzare i propri doveri professionali.

Al di là degli ostacoli legislativi, gli avvocati in Cina sono vincolati da interventi diretti e misure amministrative da parte degli uffici giudiziari, associazioni di avvocati e la polizia, intralciati spesso senza solide basi giuridiche o come conseguenza dell’abuso di poteri esecutivi. Uno dei maggiori ostacoli è rappresentato dal sistema di ispezione annuale. Al fine di proseguire la loro attività professionale, gli avvocati devono sottoporre la loro licenza all’ufficio giudiziario, un ramo esecutivo del potere giudiziario, al fine di un’ispezione su base annuale. Verranno ispezionati in base ai casi trattati, specialmente con riferimento ai casi “sensibili politicamente”, che spesso hanno implicazioni relative ai diritti umani ed allo stato di diritto. All’esito dell’ispezione, all’avvocato può essere negato il timbro sulla licenza. Il timbro, che consiste in una misura amministrativa priva di basi giuridiche, determinerà se l’avvocato possa proseguire o meno il proprio lavoro negli anni successivi. Le autorità possono anche sospendere la licenza, sospendendo di conseguenza l’attività dell’avvocato, anche per anni.

Nel lavoro quotidiano, gli avvocati incontrano altresì violenza da parte della polizia, e nelle corti. Vengono vietati incontri con i clienti, accesso alla documentazione, specialmente per i casi definiti “sensibili politicamente”. Tutto ciò può risultare nella detenzione e violenza a cui gli avvocati sono sottoposti, nel caso insistano sui diritti umani e sul giusto processo. Altre misure contro gli avvocati consistono nell’obbligo di cambiare frequentemente residenza, ed il divieto di viaggiare al di fuori del paese.

Nel luglio 2015 si è verificato il -tristemente- celebre  «709 crackdown».

L’arresto dell’avvocatessa Wang Yu e della sua famiglia, avvenuto il 9 luglio ha segnato l’inizio di una repressione senza precedenti da parte del governo nei confronti di avvocati per i diritti umani e altri attivisti. Nelle settimane successive, almeno 248 avvocati e attivisti sono stati interrogati o arrestati da agenti della sicurezza dello stato e molti dei loro uffici e abitazioni sono stati perquisiti. A fine anno, 25 persone erano ancora in custodia o risultavano scomparse e almeno 12 di loro, tra cui i noti avvocati per i diritti umani Zhou Shifeng, Sui Muqing, Li Heping e Wang Quanzhang, erano trattenuti in “sorveglianza residenziale in una località designata”, sospettati di coinvolgimento in crimini contro la sicurezza dello stato. 

Poco o nulla è cambiato dal 2017 ad oggi; i colleghi continuano ad essere ingiustamente accusati, controllati ed imprigionati.

L'UCPI continua a monitorare attentamente tale situazione e sollecita il governo ed i rappresentanti della politica e della società civile italiana a far sì che il confronto con la Cina non si risolva in un mero accordo di partnership commerciale, ma che rappresenti piuttosto un'occasione per affrontare il tema dei diritti umani e promuovere uno stravolgimento dell'attuale regime in cui si trovano ad operare i colleghi cinesi, privi di qualsiasi protezione e anzi perseguitati per la difesa dei diritti fondamentali.

Roma, 24 marzo 2019

La Giunta

L'Osservatorio UCPI "Avvocati Minacciati"