06/04/2023
Il regime speciale concesso a Report

Pubblichiamo il documento della Giunta e dell’Osservatorio carcere UCPI, a seguito dell’ultima puntata di Report

In un dibattito pubblico già di per sé desolante per i toni e per le drastiche semplificazioni con cui viene spesso sostenuto il ricorso al carcere duro come strumento fondamentale di lotta alla mafia e tacciato di buonismo o, peggio, di contiguità con il crimine chiunque la pensi diversamente, si distingue drammaticamente il lungo servizio dedicato all’argomento dalla trasmissione Report, andata in onda qualche giorno fa sulla TV di Stato.

Con una tecnica comunicativa  basata su un fittissimo susseguirsi di informazioni, cronache, interviste e commenti, di cui colpiscono spesso gli accostamenti, attraverso i quali si riesce ad evocare anche quanto non viene detto in modo esplicito, si punta il dito contro tutti, dalla magistratura di sorveglianza alle Corti internazionali, che non sanno cosa sia la mafia; alle Università, che dispensano generosamente ai mafiosi titoli accademici di cui avvalersi per chiedere scarcerazioni, e così via.

Nel mirino, ancora una volta, anche gli Avvocati, con un inquietante elenco di quelli che difendono più persone ristrette al 41 bis, con tanto di nomi e cognomi.  Lista di professionisti e dei loro incarichi, oggetto di una "segnalazione" da parte della Commissione Antimafia. Metodo che ricorda le peggiori forme di dossieraggio totalitario.

Naturalmente non viene nemmeno considerato che si tratta di una materia specialistica, in cui è del tutto fisiologica la ricorrenza dei nomi di professionisti dotati di specifica preparazione ed esperienza, e si ventila invece il rischio di una strumentalizzazione dei colloqui difensivi per la diffusione di comunicazioni illecite, quasi fosse questo un importante elemento di fragilità del controllo che il regime speciale è destinato ad operare.

La trasmissione non fa alcun cenno all’evidente contrasto tra quanto stabilito dalla norma e l’effettivo trattamento riservato ai detenuti in regime speciale ex art. 41 bis, con divieti e restrizioni che ne minano salute e dignità.

Fango e solo fango su quelli che, per la Costituzione e le Convenzioni internazionali, sono valori fondamentali, come il diritto di difesa, il divieto di tortura a trattamenti inumani e degradanti, l’umanità della pena e la sua funzione di risocializzazione e perfino il valore di riscatto morale e sociale dello studio e della cultura.

Certamente non è una bella pagina per l’informazione italiana.

Roma, 05.04.2023

La Giunta

L’Osservatorio Carcere

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