30/10/2023
In difesa dell'autonomia e dell'imparzialità del Giudice

Un giudice di Milano viene processato dalla Procura per aver esercitato le proprie fondamentali funzioni di controllo giurisdizionale. E' in atto un costante attacco all’autonomia delle giurisdizione, ogniqualvolta il Giudice non si adegui alle richieste del Pubblico Ministero viene identificato come un ostacolo alla “Giustizia”, poiché nella narrazione ormai affermatasi come comune, il Pubblico Ministero è l’unico a saper distinguere ciò che è lecito da ciò che è illecito, a saperne indicare i responsabili, ad avere il potere di contrastare il male, senza bisogno che vi sia alcun Giudice e alcun successivo giudizio a riconoscere la bontà del suo operato. Il documento della Giunta UCPI

La Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane,

preso atto che

  • nei giorni scorsi si è assistito ad un violento attacco mediatico nei confronti del Giudice per le Indagini Preliminari di Milano, “responsabile” di aver accolto “solo” 11 su 153 richieste di custodia cautelare in carcere formulate dalla Direzione Distrettuale Antimafia nell’ambito di una indagine avente ad oggetto l’asserita esistenza di un “sistema mafioso lombardo”, che sarebbe costituito da esponenti della mafia siciliana, della ‘ndrangheta e della camorra;
  • al fine di dimostrare la superficialità delle valutazioni compiute dal Giudice e l’inadeguatezza a svolgere il proprio ruolo, si è affermato che il magistrato, per sostenere l’infondatezza delle tesi sostenute dalla DDA, avrebbe fatto ricorso, con la tecnica del copia e incolla, al contenuto del blog di un Avvocato;
  • tali informazioni sono state evidentemente veicolate dagli organi inquirenti nell’intento di innescare una campagna di delegittimazione del Giudice, resosi responsabile di non aver accolto le richieste formulate dalla DDA, a corredo del tempestivo annuncio che il provvedimento sarebbe stato impugnato davanti al Tribunale per il Riesame;
  • la contestazione rivolta al Giudice si è successivamente rivelata non corrispondente al vero, posto che la parte di testo riportata nel provvedimento di rigetto riproduceva uno stralcio di una ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bari, del 25 maggio del 2019;
  • l’attacco rivolto alla funzione del Giudice ha indotto il Presidente del Tribunale di Milano ad emettere un comunicato nel quale si è dovuto ribadire l’ovvio principio secondo il quale «il controllo del gip, lungi dal dover essere classificato come patologia, evidenzia il fondamentale principio dell’autonomia della valutazione giurisdizionale, in un sistema organizzativo e tabellare che impone il rispetto del principio del giudice naturale»;

osserva

che da oltre trent’anni si è venuta a creare nel nostro sistema una situazione di egemonia di fatto del Pubblico Ministero, protagonista assoluto della scena processuale, mediatica e politica, detentore della verità, unico a saper distinguere ciò che è lecito da ciò che è illecito, a saperne indicare i responsabili, ad avere il potere di contrastare il male, senza bisogno che vi sia alcun Giudice e alcun successivo giudizio a riconoscere la bontà del suo operato.

Si è così conseguentemente sviluppata una progressiva insofferenza verso gli altri soggetti della giurisdizione, la cui naturale ed ineliminabile funzione di controllo è ritenuta, nella migliore delle ipotesi, un inutile ostacolo che impone rallentamenti al naturale percorso della giustizia, a danno della sicurezza dei cittadini e dei superiori fini perseguiti dal Pubblico Ministero.

Se, dapprima, bersaglio di tale insofferenza è stato l’Avvocato, identificato con il proprio assistito e percepito come un difensore del reato, anziché come il garante dei diritti del cittadino sottoposto a procedimento penale, successivamente, come più volte paventato nelle analisi dell’UCPI, destinatario di questo stesso sentimento è divenuto il Giudice.

Ogni qualvolta quest’ultimo non si adegui alle richieste del Pubblico Ministero, esercitando le proprie fondamentali funzioni di controllo sostanziale e processuale, riconducendo la sua presunta verità ad una semplice ipotesi accusatoria, anche il Giudice accompagna l’Avvocato nell’ineluttabile destino di essere identificato come un inammissibile ostacolo alla “Giustizia”.

La funzione di giudicare, che è la più alta tra quelle che i consociati demandano allo Stato nel patto fondativo di ogni società civile, garantendo il corretto esercizio e l’esistenza stessa di tutti gli altri poteri, non può che essere esercitata in piena autonomia e con assoluta imparzialità, quali presupposti necessari affinché la decisione del Giudice sia percepita dai cittadini come autorevole e affidabile.

Tale autonomia è costantemente vulnerata dall’intervento egemonico del Pubblico Ministero dentro e fuori il processo, quale incontrastato promotore di iniziative giudiziarie capaci di mutare le sorti della politica, di decidere il destino delle persone e dei patrimoni, percepito al posto del Giudice come unico soggetto capace di soddisfare la domanda di giustizia.

L’attacco mediatico nei confronti del GIP di Milano, per aver posto in essere quel controllo che appartiene fisiologicamente alla propria funzione giurisdizionale,  pone ancora una volta l’accento sulla necessità di una riforma costituzionale dell’Ordinamento Giurisdizionale che rafforzi la figura del Giudice, come attore principale della giurisdizione, garantendone la piena autonomia e indipendenza dal Pubblico Ministero, attraverso la creazione di due distinti Consigli Superiori della Magistratura.

Appare innegabile, infatti, che condividere la medesima collocazione ordinamentale, abitare la stessa “casa”, significa consentire all’abitante più forte di riverberare il proprio potere sugli altri, condizionandone l’autonomia, con indebite commistioni e improprie pressioni, veicolate anche attraverso la capacità di condizionamento dei meccanismi elettorali che presiedono alla elezione della componente togata del Consiglio Superiore della Magistratura.

Tanto premesso

  • denuncia i tentativi di delegittimazione subiti dal Giudice per le indagini preliminari di Milano e manifesta la propria approvazione per l’autonomia e imparzialità dimostrata nell’esercizio di controllo e verifica delle richieste cautelari del P.M.;
  • sottolinea l’esistenza di un pericoloso attacco all’autonomia della giurisdizione, portato sia dall’interno, che dall’esterno alla magistratura;
  • ribadisce la necessità di una riforma costituzionale dell’Ordinamento Giurisdizionale che, attraverso la creazione di due distinti Consigli Superiori della Magistratura, rafforzi l’autonomia del Giudice, tutelandolo da condizionamenti interni.

La Giunta

Roma, 30 ottobre 2023

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