17/06/2024
A 41 anni dall'arresto ingiusto una Stele in memoria di Enzo Tortora.

 Pubblichiamo il documento dell’Osservatorio sull’Errore Giudiziario UCPI.

«Qualcuno doveva aver calunniato Josef K., perché senza che avesse fatto niente di male, una mattina fu arrestato». Era il 1925 quando veniva pubblicato post-mortem “Il processo” di Kafka, definito il più surreale ed angoscioso dei suoi romanzi.

Ma la realtà giudiziaria, in Italia, ha superato l’immaginazione letteraria.

Enzo Tortora, arrestato nel 1983, accusato di traffico di stupefacenti e di associazione a delinquere di stampo mafioso, ed in particolare di aver fatto parte della Nuova Camorra Organizzata con a capo il boss Raffaele Cutolo, condannato in primo grado, senza prove, fu poi assolto in appello, con sentenza confermata dalla Cassazione.

La vicenda, considerata “il più grande esempio di macelleria giudiziaria all’ingrosso del nostro Paese” (Giorgio Bocca), è costata ad Enzo Tortora una lunghissima, ingiusta detenzione: 7 mesi di carcerazione preventiva, poi ulteriori 6 mesi di arresti domiciliari, prima di essere rimesso in libertà. Il processo iniziò nel 1985 e, dopo 67 udienze, arrivò la sentenza di condanna: 10 anni di reclusione. Nel frattempo, Tortora era stato eletto deputato al Parlamento europeo ma, dopo la condanna in primo grado, si dimise, confermando la rinuncia all’immunità parlamentare, e fu sottoposto nuovamente agli arresti domiciliari nella sua abitazione. Nella fase d’appello però la situazione cambiò: le dichiarazioni dei pentiti furono ritenute inattendibili ed emersero le vistose incongruenze. Tortora venne assolto con formula piena.  Il 17 giugno 1987, 4 anni dopo il suo arresto, la Cassazione confermò la sentenza assolutoria. 

La lunga vicenda processuale fiaccò Tortora nell’animo e nel corpo, tanto che a d un anno dalla sentenza assolutoria, morì stroncato da un grave male.

A 41 anni di distanza, a Roma, innanzi all’Hotel Plaza, è stata inaugurata la Stele in memoria di Enzo Tortora, perché nessuno possa mai dimenticare l’orrore giudiziario ed il massacro umano a cui lo stesso fu sottoposto.

La vicenda processuale e personale di Enzo Tortora viene considerata dalla Unione delle Camere Penali come l’esempio di ciò che non dovrebbe mai accadere. Un Giudice che si appiattisce sulle richieste della accusa, senza nessuna analisi critica delle prove sottoposte alla sua attenzione, senza rispetto dei dettami Costituzionali e delle basilari regole procedimentali.  

L’Unione delle Camere Penali porta avanti, da decenni, diverse battaglie che hanno come scopo quello di evitare altri scempi giudiziari come quello di Tortora. Risarcimento dei danni cagionati nell’esercizio delle funzioni giudiziarie, responsabilità civile dei magistrati, separazione delle carriere giudiziarie, sono obiettivi che hanno come scopo non tanto quello, utopistico, di eliminare l’errore giudiziario, ma quantomeno quello di eliminare le commistioni, e quindi il sospetto, che l’imputato venga giudicato da un Giudice che terzo ed imparziale non è, o da un Giudice che si senta libero di sbagliare in quanto dei suoi errori non dovrà mai rispondere a nessuno.

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