Osservatorio Carcere

L’Osservatorio Carcere, costituito nel 2006, è una struttura composta dal responsabile di Giunta preposto alla sezione carcere e da un gruppo di lavoro i cui componenti sono esterni alla Giunta e da essa nominati, dei quali uno svolge la funzione di coordinatore.
L’Osservatorio Carcere e le strutture decentrate (rappresentate dai Referenti locali delle Camere Penali), operando secondo linee condivise dalla Giunta per il perseguimento delle finalità assegnate all’organismo, studiano i problemi normativi e pratici dell’ordinamento penitenziario e della realtà carceraria, seguono la produzione legislativa in materia penitenziaria, organizzano e attuano il monitoraggio della situazione carceraria attraverso le visite dei singoli istituti penitenziari, propongono interventi alla Giunta. L’Osservatorio Carcere ha stabilito in questi anni un rapporto permanente con le associazioni che si occupano di carcere, al fine di consolidare il proprio ruolo politico attraverso lo scambio di esperienze e conoscenze nel settore e per promuovere dibattiti e convegni.
Tra gli obiettivi dell'Osservatorio vi è quello di avvicinare l'opinione pubblica alle problematiche relative alla detenzione, per una grande sfida culturale di modifica del concetto di esecuzione della pena. 



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03/10/2022

Osservatorio Carcere - Relazione dell'attività

Pubblichiamo la relazione dell' attività dell' Osservatorio Carcere 

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Visite alle carceri e ai CIE

  Casa Circondariale di Monza - 22.11.2022

La Relazione sulla visita della Camera Penale alla Casa Circondariale di Monza – 22.11.2022

Il 22.11.2022 una delegazione della Camera Penale di Monza composta dagli Avvocati Noemi Mariani (Presidente), Gaetano Giamboi e Federico Sgroi (componenti del Consiglio Direttivo con delega al carcere), Irene Nisi e Adriana Facchin (componenti del Consiglio Direttivo), Valentina Pozzi (componente di Scuola Territoriale) e Valentina Manchisi (responsabile di Scuola Territoriale e componente di Nessuno Tocchi Caino) ha visitato la Casa Circondariale di Monza per prendere piena e diretta cognizione delle condizioni in cui versano la struttura e le persone tutte che vi vivono e vi lavorano, per acquisire informazioni complete sui vari profili di criticità di volta in volta emersi e per agevolare eventuali forme di collaborazione e partecipazione ai progetti in essere.

La delegazione è stata ricevuta ed accompagnata durante il corso della visita dalla Direttrice Dott.ssa Maria Pitaniello, dal Comandante De Felice e dal responsabile dell’area educativa Dott. Carbosiero.

Durante la prima parte dell’incontro, si è svolta una riunione in cui la Direttrice ha esposto una serie di dati relativi al numero di detenuti, alle nazionalità, all’età ed alla suddivisione per posizione giuridica.

Su un totale di 621 detenuti, vi sono 83 imputati in attesa di primo giudizio, 47 appellanti, 47 ricorrenti, 437 definitivi, 2 internati provvisori; 62 sono giovani adulti, 26 sono ultrasessantenni.

Circa il 50% è composto da stranieri, con percentuali maggiori per soggetti di nazionalità rumena e maghrebina.

La Direttrice denuncia un’elevatissima presenza di tossicofili che assumono farmaci sia sniffandoli sia sbriciolandoli all’interno delle sigarette.

Costoro costituiscono un serio pericolo per l’incolumità propria poiché frequentemente pongono in essere gesti di autolesionismo, nonché per gli altri perché compiono atti violenti verso detenuti e Agenti.

Ad oggi sono noti 57 detenuti con questo problema, ma emerge con chiarezza la presenza di un sommerso che è di difficile gestione in quanto, non essendo conosciuto, non consente di attuare una terapia di riduzione e di sostituzione del farmaco che possa scongiurare eventi critici.

Il 14 novembre scorso è iniziata una campagna di informazione sul tema rivolta a tutti i detenuti e ad essa faranno seguito i colloqui individuali.

A fronte degli episodi di violenza di cui si è avuta notizia nel mese di agosto, l’Amministrazione ha sentito circa duecento detenuti in rappresentanza delle varie sezioni ed anche in quella sede sono emerse le difficoltà di gestione dei tossicofili, al punto che alcuni detenuti arrivano a preferire le sezioni chiuse in quanto più tranquille.

La Direttrice riferisce che, nel corso di questi confronti, i detenuti hanno avanzato anche altre richieste, riguardanti ad esempio il vitto ed il numero dei medici presenti in Istituto, soprattutto dei dentisti di cui vi è una grande esigenza.

Sono state create delle commissioni per tentare di rispondere a tutte le esigenze.

Quanto al personale, la Direttrice riporta che esso sarebbe abbastanza in linea con la pianta organica, ma le carenze che comunque presenta nell’area amministrativa devono essere colmate con l’impiego “improprio” dagli Agenti di Polizia Penitenziaria (ad esempio, in ambito contabile).

Con riferimento alla Circolare per la prevenzione dei Suicidi, la Direttrice richiama il protocollo locale stilato nel 2018 che è oggi in corso di rivisitazione a livello regionale e coinvolge le aree educative e trattamentali.

Invita i legali a segnalare eventuali esternazioni dei detenuti che possano far pensare ad intenti anticonservativi specificando che ogni situazione sospetta verrà valutata da specialisti onde individuare i rischi concreti ed evitare al contempo strumentalizzazioni.

Verranno comunicati i numeri di telefono e l’indirizzo mail a cui rivolgersi, come da protocollo di recente attuazione.

È stato creato lo Sportello Imputati per la raccolta cumulativa delle istanze.

Sono presenti l’Anagrafe ed il Patronato.

Sia la Direttrice sia il Comandante si mostrano preoccupati con riferimento alla generalizzata demotivazione ed apatia di molti detenuti, in particolare dei giovani adulti che si mostrano poco socializzanti e che preferiscono rimanere in cella piuttosto che svolgere attività, anche all’aperto.

È stata apprestata una serie di azioni sia per categoria di detenuti, sia trasversali tra più di esse, quali ad esempio progetti per i soggetti c.d. maltrattanti, attività sportive ed artistiche, supporto alla fragilità, formazione di peer supporter.

Quanto alla struttura, sono previste sezioni specifiche per i soggetti fragili e per i collaboratori di giustizia. Ogni sezione ha una scala dedicata che confluisce in un piano comune denominato “la tangenziale”, interamente videosorvegliato e dove sono ubicati tutti i servizi.

La visita si è inizialmente svolta nell’area scolastica che comprende elementari e medie (CPIA), istituto alberghiero (Olivetti di Monza) e falegnameria (IPSIA di Lissone).

È poi proseguita nelle aree trattamentali ed educative che presentano carenza di personale specializzato: ad oggi, su otto figure richieste ne sono presenti solo cinque.

Il teatro originario, con capienza di 350 posti a sedere, è allagato e quindi ora l’attività si svolge in un salone all’uopo adibito.

L’aula di musica, di particolare pregio, è stata creata grazie alla collaborazione dell’Accademia di Brera, di Inner Wheel Italia che ha donato gli strumenti, della Polizia Penitenziaria che ha fornito gli arredi composti da librerie per gli spartiti. I detenuti possono accedere per imparare a suonare, anche come autodidatti.

L’orto è costituito da un’ampia serra esterna che tuttavia non è abbastanza grande per essere competitiva sul mercato e quindi oggetto di interesse partecipativo da parte delle cooperative. I frutti dell’orto vengono donati al banco alimentare e consumati all’interno dell’Istituto.

La biblioteca è ben fornita ed i libri sono divisi per genere, autore e lingua. È in fase di sviluppo un progetto per favorire il prestito interbibliotecario con Brianza Biblioteche.

È presente una redazione ove i detenuti scrivono pezzi che vengono pubblicati sul giornale locale, Il Cittadino di Monza.

Uno spazio è stato adibito a centro diurno a cui partecipano detenuti con disturbi comportamentali segnalati dagli educatori. Qui si svolgono attività semplici come la lavorazione della carta ed attività espressive che vengono condotte dagli educatori stessi.

Si svolgono anche attività di lettura in sezione ed ogni mese gli educatori redigono un report in cui indicano i soggetti partecipanti ed i generi letterari maggiormente apprezzati.

Quali attività lavorative interne sono previste l’assemblaggio di minuteria; la sartoria (Cooperativa Alice), fornita di macchinari per cucire, ricamare e lavorare la pelle; la falegnameria, che ha sviluppati importanti progetti (come l’arredo di alcuni uffici del Politecnico di Milano ed un bivacco alpino) e sta oggi realizzando rosari con il legno dei barconi di Lampedusa, grazie alla sinergia tra un progetto Arnoldo Mondadori ed il Ministero dell’Interno (i rosari verranno donati al Papa); la digitalizzazione di sentenze storiche inviate dall’Archivio di Stato del Tribunale di Milano (su progetto della Cassa delle Ammende).

La delegazione ha poi visitato due sezioni detentive (la quarta e la settima). Le celle sono estremamente piccole e non c’è lo spazio materiale per detenere beni di prima necessità. Per questo motivo, si trovano asciugamani ed accappatoi appoggiati l’uno sull’altro, pentole appese al muro, oggetti sopra e sotto i letti. Vengono utilizzati fogli di giornale per ripararsi dalla luce che risulta troppo forte per chi dorme in cima al letto a castello. È spesso presente una branda in più, lasciata chiusa durante il giorno perché altrimenti diventa impossibile muoversi nello spazio angusto. I bagni sono provvisti di lavandino, gabinetto e bidet. Non è fornita l’acqua calda. Le docce sono comuni ed è possibile accedere liberamente.

I detenuti che non mangiano al carrello possono cucinare con dei fornelletti da campeggio, appoggiati su mobiletti di fortuna.

È presente una piccola televisione.

Ogni cella è provvista di spioncino laterale.

I materassi sono ben tenuti; ciclicamente vengono sostituiti o disinfettati.

L’ambiente detentivo è, complessivamente, abbastanza pulito.

L’orario di apertura e chiusura delle celle è il seguente:

- orario normale: dalle 8:00 alle 20:00;

- orario ridotto: dalle 8:00 alle 18:30;

- orario reparto Luce: dalle 8:00 a oltre le 20:00.

Successivamente, la delegazione ha visitato il reparto che in passato era dedicato alle detenute donne e che, dopo anni di disuso, è ora stato rinnovato dai detenuti stessi e denominato reparto Luce.

La capienza è di 80 posti ed oggi ne sono occupati 37. Accedono i detenuti a trattamento intensificato, tutti impegnati in attività di formazione e lavorative, con pene da scontare più lunghe.

Le celle sono abbastanza ampie. Da due ne è stata ricavata una, ove possono essere detenuti tre soggetti. È stata lasciata parte del muro di mezzo, in modo da separare la zona giorno dalla zona notte. Vi sono armadi per i vestiti. Dei due bagni (originariamente previsti per ciascuna cella) ne è stato lasciato uno con lavandino, gabinetto e bidet ed uno come box doccia.

È prevista una cella per detenuti disabili.

I passaggi sono tutti aperti, la chiusura delle celle avviene oltre le ore 20, c’è complessivamente maggiore libertà di movimento. Sono presenti: una cucina in funzione, aule scolastiche al momento non utilizzate, un campo di pallavolo esterno, un’area esterna.

È presente un’area comune, allestita con un calciobalilla, una cyclette e degli strumenti di fortuna per il sollevamento pesi (casse d’acqua legate a dei bastoni).

L’ex reparto detenute madri verrà destinato ad attività lavorative.

La Direttrice rileva come, in questo circuito di media sicurezza, sarebbe possibile ampliare gli orari delle attività dei detenuti ma di fatto ci si scontra con il difficile coordinamento con gli enti esterni.

L’area sanitaria manifesta delle criticità. Vi è carenza di medici (ad oggi sono 8, rispetto agli 11 presenti nell’anno 2011) ed in particolare di dentisti (alcuni detenuti sono arrivati a chiedere di cambiare il pane perché non riescono a masticarlo). Sono presenti infermieri.

All’interno del dipartimento di salute mentale, gli psichiatri in servizio sono 7: si occupano di patologie psichiatriche e di disturbi comportamentali (di questi ultimi ne soffre circa 1/3 dei detenuti). La Direttrice ne sottolinea il grande impegno profuso, sia a livello umano sia professionale, e l’ottimo riscontro del servizio offerto ai detenuti.

Il SER.D. non si occupa dei tossicofili non essendoci un’espressa previsione per legge. Quanto ai tossicodipendenti, è grave il problema connesso ai detenuti che non hanno il permesso di soggiorno e che, dunque, non possono essere presi in carico da alcun servizio sul territorio.

Per le comunicazioni sono previste le telefonate a numeri autorizzati, tra i quali sono compresi quelli dei legali. È inoltre previsto il servizio di invio e ricezione di e-mail attraverso il progetto ZeroMail, che permette ai detenuti di inviare e ricevere comunicazioni elettroniche con un grande risparmio economico e vantaggio in termini di tempo.

Il contenuto dell’e-mail è strettamente riservato e personale ed i messaggi inviati tramite Zeromail hanno le stesse limitazioni previste dall’art. 18 ter OP.

La Camera Penale ha manifestato il proprio interesse a riprendere con il Carcere il progetto di educazione alla legalità nelle Scuole e ha dato la disponibilità a partecipare ad un progetto di rete di informazione e supporto dei ragazzi adolescenti figli di padri detenuti.

È avvertita la necessità di ripristinare lo sportello giuridico e per questo verranno interpellate le Università di Milano perché mettano a disposizione Dottori e Specializzandi.

Il Direttivo

 

 


  Casa Circondariale di Ferrara - 28.10.2022

Venerdì 28.10.2022 una rappresentanza della Camera Penale ferrarese e del suo Osservatorio carcere hanno fatto visita alla Casa Circondariale di Ferrara.

Unitamente agli Avvocati, Pasquale Longobucco (presidente della Camera Penale), Cecilia Bandiera (componente del direttivo), Mattia Romani (componente del direttivo) e a Filippo Barbagiovanni Gasparo (responsabile dell’osservatorio carcere), era presente anche il Garante locale per i Diritti delle Persone Private della libertà Personale, Dott. Francesco Cacciola.

La delegazione ha iniziato visitando il settore riservato ai collaboratori di giustizia, dotato di aula per attività didattiche, palestra, chiesa, sale colloqui per i familiari e giochi per i bimbi, sala per colloqui via Skype, cucina comune, laboratorio di falegnameria, ampio cortile per il passeggio, un orto molto ben curato che soddisfa le esigenze interne al carcere.

La delegazione ha anche visitato le camere di detenzione, alcune dotate di pc personali.

Analogo percorso è stato compiuto presso i reparti di detenzione dei detenuti comuni, con visita all’area sanitaria, in cui da poco tempo è e stata istituita la c.d. telemedicina.

Come sempre l'attenzione è stata, poi, posta sulle attività trattamentali potendo apprezzare, come già nel corso delle visite degli ultimi anni, gli sforzi di tutto il personale (con l'ausilio anche di locali realtà del volontariato) per consentire ai detenuti la fruizione del maggior numero di attività possibili (scuola, orti, campo sportivo, laboratori, etc.). 

Nel corso della visita si è potuto verificare come la Casa Circondariale ferrarese non sia immune da serie criticità, al pari degli altri istituti nazionali.

Continua a esserci una cronica carenza di personale, in un carcere in cui a fronte di una capienza di 244 detenuti, se ne stanno ospitando 345.

Si è appreso di una drastica riduzione di fondi da parte del Ministero dell'Istruzione che impediscono di estendere le attività trattamentali a numeri rilevanti di detenuti, sì da rendere non effettiva la finalità rieducativa della pena.

La riduzione dei fondi ha interessato anche le mercedi dei detenuti che lavorano, andando ad incidere direttamente sulla loro dignità di esseri umani.

E' stata poi evidenziata la difficoltà pratica nell’istituire un servizio lavanderia, per assenza di locali.

Nel corso della nostra visita abbiamo appreso che di 345 detenuti, 262 sono definitivi, di cui molti hanno un fine pena non superiore a due anni e per reati non ostativi.

In sostanza, stiamo parlando di detenuti che potrebbero tranquillamente scontare il residuo pena in forma alternativa.  

Siamo sempre più convinti che l’esecuzione di una pena nel rispetto dei requisiti minimi di dignità - come prevede l’articolo 27 della Costituzione - sia utile per l’intera collettività.

E’ da tempo che sosteniamo come un maggiore incentivo alle misure alternative alla detenzione sia un valido strumento, anche per umanizzare la pena all’interno delle nostre carceri.

Un sano realismo ci porta a ritenere che un’idea della giustizia carcerocentrica sia, non solo contraria a principi costituzionali, ma inutile dal punto di vista della tutela della collettività.

Uno degli scopi della funzione rieducativa del condannato è quello di restituire alla società un soggetto diverso da quello precedente.

Ciò è possibile sia attraverso un carcere in cui il detenuto possa usufruire di percorsi formativi e trattamentali adeguati sia attraverso l’utilizzo delle misure alternative alla detenzione.

I dati statistici ci dicono infatti che la percentuale di recidiva si riduce drasticamente nei casi di condannati che hanno scontato la pena in forma alternativa a quella carceraria.

E’ necessario che la politica si interroghi su questo e non faccia solo propaganda.

Tuttavia dobbiamo registrare come in tema di Giustizia il nuovo governo non nasca sotto i migliori auspici.

E’ di poche ore fa la notizia di un decreto legge – quale sarà l’urgenza non è dato sapere – che ha come obbiettivo quello di sospendere l’imminente entrata in vigore dell’intera cd “riforma Cartabia”.

Riforma che prevede - tra le altre cose - tutta una serie di interventi deflattivi aventi a oggetto reati di non particolare allarme sociale, con l’evidente scopo di arginare anche il fenomeno del sovraffollamento carcerario.

Si tratta di un provvedimento che la Giunta dell’Unione delle Camere penali non ha esitato a definire di “straordinaria gravità” e su cui ci si riserva di assumere ogni forma di contrasto e di protesta.

 

Il direttivo della Camera Penale Ferrarese

L’Osservatorio Carcere Camera Penale Ferrarese


  Casa circondariale di Prato - 22.09.2022

VISITA ALLA CASA CIRCONDARIALE DI PRATO DEL 22.09.2022

La delegazione che ha preso parte alla visita della Camera Penale di Prato era formata dai componenti dell’Osservatorio Nazionale Carcere UCPI Avv.ti Gabriele Terranova (Presidente della locale Camera Penale), Giuseppe Cherubino e Franco Villa. Erano altresì presenti i componenti della Camera Penale di Prato: Avv.ti Costanza Malerba, Elena Augustin, Benedetta Ciampi, Diletta Nerini e Sara Mazzoncini.

La nostra visita ha avuto inizio con l’accoglienza del Comandante Giuseppe Pilumeli, in assenza della Direttrice.

L’organizzazione informatica degli uffici e dei sistemi

Il Comandante ha illustrato alla delegazione l’implemento del sistema matricolare integrato nazionale: con questo strumento è infatti possibile conoscere la cronologia completa di processi (stato matricolare), colloqui, autorizzazioni. In questo modo, ad esempio, l’ufficio matricola, elaborando la posizione giuridica, conosce di tutti i periodi di carcerazione presofferti per misura cautelare che possono dunque essere computati alla carcerazione in essere.

Altro importante tassello informatico è quello del censimento della capacità lavorativa dei detenuti, che permette di conoscere se un detenuto ristretto presso l’Istituto x possa o meno essere trasferito nell’istituto y per le proprie capacità lavorative.

Criticità riscontrate – la carenza di personale di Polizia Penitenziaria

Allo stato attuale la CC di Prato ha un sotto-organico di 50 unità di Polizia Penitenziaria: su 517 sono presenti 211 unità. Nel recente passato questo ha comportato l’aumentare di eventi critici che però risultano ad oggi ridotti di 2/3. La riduzione è dovuta alla creazione di un canale di dialogo con i detenuti attuato mediante la presenza di un Ispettore per ogni sezione, presente ogni giorno e preposto al controllo ed all’ascolto delle problematiche riportate dai detenuti.

I colloqui famiglia e le postazioni di videoconferenza

Dal mese di settembre sono stati aumentati i colloqui famiglia, le stanze sono di 54mq pertanto è possibile utilizzarle con 6 tavoli che possano ospitare 3 adulti e due minori, in ossequio alle normative e regole pandemiche.

Nella CC di Prato vi sono 8 sale di videoconferenza (elevate a 8 dalle precedenti 3); in più le sale attrezzate con Teams. Tale alto numero di sale attrezzate è tipico di istituti, come anche la CR di San Gimignano, che hanno due target di detenuti: AS e collaboratori di giustizia.

L’organizzazione delle sezioni

All’interno della CC di Prato sono presenti 10 sezioni più una sezione collaboratori:

sez. 1. -> attualmente adibita a domiciliazione ed accoglienza. Dai primi di ottobre anche la quarantena dei nuovi giunti sarà ridotta: il detenuto in possesso di 3 dosi potrà fare un tampone rapido dopo 3 giorni e poi essere inserito in sezione, chi invece non è in possesso delle 3 dosi affronterà una quarantena di 5 giorni prima del tampone rapido e dell’inserimento in sezione. È destinata a tornare sezione di reclusione. Il reparto per la quarantena Covid verrà spostato sopra l’infermeria con 17 posti.

Sez. 2. -> riguarda i detenuti ex art. 32 Reg. Esec. O.P. È previsto un regime con apertura delle camere detentive per 8 ore giornaliere, ma nel periodo dal 1/8 al 2/10 vi è stata estensione dell’accesso ai luoghi aperti dalle 15.30 alle 17.45.

Attualmente ospita 33 detenuti che fruiscono due volte a settimana del campo sportivo esterno.

Sez. 3. -> La terza sezione ospita attualmente 59 detenuti ed è dedicata ai non definitivi o ai definitivi brevi. Vi sarà riorganizzazione per separare i definitivi dai cautelari.

Sez. 4. -> ha la stessa conformazione della terza sezione ed ospita ad oggi 61 detenuti

Sez. 5. -> ospita attualmente 43 detenuti ed è una sezione circondariale a regime aperto per 8 ore al giorno

Sez. 6. -> ospita attualmente 47 detenuti ed è una sezione di reclusione a regime aperto per 8 ore al giorno

Sez. 7. -> le sezioni del piano 4 dell’Istituto sono sezioni protette. La 7° sezione ospita i sex offenders e gli ex appartenenti alle forze dell’ordine. I detenuti totali sono 62, di cui 11 non scontano reati sessuali.

Sez. 8. -> ospita attualmente 42 detenuti di cui 2/3 sex offenders. È una sezione promiscua, verrà a breve riorganizzata: i detenuti dell’8° sezione in grado di transitare ad un programma di trattamento intensificato andranno in 1° sezione, che tornerà ad essere una sezione di reclusione. Caratteristica di tale sezione (la 1°) è la presenza della doccia nella camera detentiva. Per poter essere ospitati nella nuova 1° sezione servirà l’adesione ad uno specifico patto trattamentale.

Sez. 9 e Sez. 10. -> Sono due sezioni AS con 24 camere detentive per sezione, della misura di 13mq che possono ospitare 2 detenuti elevabili a 3. Attualmente vi sono 60 persone in 9° sezione e 52 persone in 10° sezione. Obiettivo è quello di riportare la capienza a due detenuti per camera di pernottamento, ed avere la possibilità di dedicare una cella singola a chi ha speciali esigenze sanitarie. 2/3 dei detenuti ristretti presso le sezioni AS non sono definitivi, solo 31 lo sono e gli altri hanno quanto meno una posizione mista. Non risultano procedimenti disciplinari a carico delle sezioni AS, e all’interno vi sono 18 studenti universitari.

Sono sezioni a regime cd. “chiuso” con 8 ore di apertura delle zone di pernottamento.

Nella sezione collaboratori di Giustizia sono presenti 22 detenuti

La visita alle Sezioni e agli spazi esterni: le criticità riscontrate, le segnalazioni dei detenuti

La visita agli spazi è iniziata dall’ampia palestra, su cui affacciano la cappella Maggiore, l’ufficio attività, gli uffici degli educatori. Al piano terra si ha anche un grande spazio per le attività teatrali.

Sempre al piano terra troviamo la MOF, l’aula scolastica per la VII sezione, uno dei cortili per il passeggio, la palestra, la moschea, la chiesa evangelica e la sala università. L’infermeria è presente su ogni piano.

Il polo scolastico conta la presenza di due indirizzi di studio: alberghiero (Datini) e tecnico industriale (Buzzi).

Sul piano terra l’impressione è quella della presenza di ampi spazi adibiti a svariate attività, pertanto da ritenersi sufficienti per la popolazione attualmente ristretta nell’Istituto.

La visita è poi proseguita attraverso l’accesso alle sezioni VII, VIII e IX, dove siamo stati accompagnati dall’Ispettore Donato Nolé.

Da mettere subito in luce quella che è la dimensione delle camere di pernottamento, nota dolente che confligge con gli ampi spazi dedicati ai passeggi ed alle attività. Nelle sezioni si nota che la camera di pernottamento situata all’ingresso della sezione è molto più ampia rispetto alle altre camere della sezione stessa, e questo si ripete su ogni piano. I blindi non sono regolamentari ed è presente lo spioncino nel vano bagno.

Il bagno presente in ogni camera è molto piccolo, consta di un lavabo e di un water. Vi è difficoltà di muovervisi anche solo per poter effettuare le operazioni di pulizia.

I detenuti della VII sezione si lamentano del vano doccia e della mancata organizzazione dei rifiuti, che spesso permangono in sezione per molto tempo, creando disagi soprattutto d’estate. I detenuti fanno presente che lavatrice ed asciugatrice sono guaste.

In IX sezione i detenuti lamentano il mancato riposizionamento dell’areatore nel vano docce, nella VIII sezione ci fanno notare che gli areatori in bagno non funzionano.

In tutte le sezioni permane il problema della TV, non visibile dal detenuto che pernotta al piano inferiore del letto a castello. I detenuti, in generale, lamentano del vano docce l’insufficienza per tutti (5 docce per una sezione intera) e lo stato di manutenzione delle stesse.

Importante notare che in IX sezione il letto singolo, nelle camere di pernottamento a 3, risulta fissato al suolo.

Dopo la visita alle sezioni è stato possibile visitare le cucine, che abbiamo trovato in perfetto ordine e cura. Il menù servito è ministeriale, vi è un appalto ad una ditta esterna per i materiali della cucina ed il sopravvitto, i cui prezzi sono allineati con il supermercato più vicino.  In cucina lavorano 14 persone al giorno: 8 persone a cucinare e 6 a pulire. Si lavora a turnazione.

Abbiamo visitato inoltre la zona passeggi delle sezioni AS, nonché l’ampia palestra e la Chiesa.

L’Ispettore Nolé ci ha poi accompagnato nella visita del reparto collaboratori, dove sono ristretti anche due studenti universitari. La sezione si distingue dalle altre per l’ampiezza delle camere di pernottamento e la cura degli ambienti: durante la pandemia sono stati realizzati stucchi colorati ed il reparto è stato ristrutturato e curato dai detenuti stessi. In questa sezione vi è un ampio spazio passeggi/campo sportivo. Le docce sono sempre disponibili, nel passeggio vi è anche una rete da tennis e le porte per il calcetto. È presente anche qui un’aula scuola.

La nostra visita è poi terminata con “la serra”, l’area curata dai lavoranti che ci hanno illustrato le ampie coltivazioni e gli spazi in cui lavorano.

Quello che emerge dalla visita presso la CC di Prato è la disponibilità di ampi ed attrezzati spazi per attività da svolgersi fuori dalle camere di pernottamento, camere che purtroppo appaiono inadeguate per dimensioni ad ospitare 3 detenuti.

Problematiche di deposito degli atti

Si segnala ad oggi l’impossibilità, per l’area educativa, di inviare solo determinate istanze in via telematica alla Magistratura di Sorveglianza. Le istanze depositate dai detenuti (richieste di misure, licenze, permessi premio) vengono spesso consegnati con l’ormai superato servizio postale.

Le relazioni per le udienze ed i GMF vengono invece inviati in via telematica.

È auspicabile pertanto che possa essere uniformato il sistema per permettere l’invio di tutte le istanze in formato digitale.

La visita dei Magistrati di Sorveglianza

I detenuti rappresentano che i Magistrati fanno visite regolari, alcuni preferiscono mantenere gli incontri in videoconferenza, altri effettuare visite fisiche.

Relazione redatta a cura dell’Avv. Sara Mazzoncini

 


  Casa circondariale di Busto Arsizio - 15.09.2022

Relazione sulla visita alla Casa circondariale di Busto Arsizio - 15.09.2022

Il 15.09.2022 una delegazione dell’Osservatorio Carcere della Camera Penale di Busto Arsizio, e segnatamente gli Avv.ti Samuele Genoni, Lorenzo Parachini, Alessandra Salomoni e Francesca Gallotti, ha visitato la Casa Circondariale di Busto Arsizio.

Alla visita hanno partecipato anche due assessori del Comune di Busto Arsizio, Paola Reguzzoni Assessore ai servizi sociali e salute, e Daniela Cerana, Assessore alle politiche educative.

Attualmente il mandato del Garante per i diritti dei detenuti è terminato, ed il Comune di Busto Arsizio non ha ancora provveduto a nuova nomina, che però, ci è stato assicurato, interverrà a breve.

La delegazione è stata ricevuta ed accompagnata durante il corso della visita dal Direttore, Dott. Orazio Sorrentini, dal personale della Polizia Penitenziaria, e dal Cappellano del carcere, Don David Maria Riboldi.

Preliminarmente, ci è stato consegnato un documento recante informazioni di carattere statistico che erano state previamente richieste, relativo alle persone detenute ed al loro numero, posizione giuridica, nazionalità.

Il numero complessivo si attesta ormai con una certa stabilità sulle 400 persone, inferiore ai picchi raggiunti negli anni scorsi, ma comunque ben superiore alla capienza regolamentare di 250 persone.

In particolare, al 15.09.2022 il numero complessivo era di 398 detenuti, dei quali 250 definitivi. I detenuti di nazionalità italiana sono 155 mentre gli stranieri 243 (provenienti soprattutto da Marocco, Tunisia, Albania, Romani e Nigeria).

La visita ha interessato l’area educativa, la quale, a fronte di una pianta organica di 4 educatori oltre ad un responsabile, vede attualmente la presenza complessiva di 3 educatori (quindi una persona in più rispetto al precedente accesso dell’Osservatorio nel settembre del 2021), e, ci è stato riferito, a breve prenderanno servizio altri 2 educatori (anche se, contestualmente, uno degli attuali dovrebbe aver ottenuto trasferimento presso altra sede). In conclusione il numero dovrebbe attestarsi nei prossimi mesi a 4 unità, così migliorando sensibilmente la situazione rispetto allo scorso anno.

Le lezioni scolastiche in presenza sono riprese regolarmente senza più la suddivisione degli allievi per sezioni, come invece avveniva nel periodo più critico della pandemia da Covid-19.

C’è stato modo di interloquire con la responsabile dell’area, dott.ssa Settineri, a proposito della recente iniziativa che ha visto l’instaurazione in via sperimentale, per gli istituti lombardi, di un canale di comunicazione dedicato difensori-aree trattamentali, iniziativa che anche la nostra casa circondariale ha accolto con favore.

Successivamente la delegazione ha visitato la sezione che, al piano terra, è stata interessata qualche mese fa da un incendio. Purtroppo nessun intervento di recupero edilizio è stato ancora effettuato, la sezione è tuttora inagibile ed i relativi ospiti (anche se si tratta di circa 15 detenuti, quindi un numero non particolarmente elevato) sono stati ospitati in altre celle.

L’area sanitaria manifesta, come sempre, più di una criticità (la situazione ci è stata descritta in modo particolareggiato dalla direttrice sanitaria dott.ssa Ezia Iorio). Per quanto il numero dei medici sia superiore rispetto a quello operativo lo scorso anno (6 invece di 3, ma con una riduzione a 4 unità entro i prossimi mesi a fronte di una previsione di 9), non vi è una vera e propria unità di pronto soccorso, ma unicamente di “primo soccorso”. Inoltre non vi è alcun accesso di medici specialisti (dermatologo, ortopedico, infettivologo, cardiologo…), rendendo così sempre necessaria la traduzione del detenuto all’esterno per i relativi accertamenti. Le traduzioni per motivi sanitari sono state 696 nell’anno 21021, e 391 nei primi sei mesi del 2022. La presenza dello psichiatra è purtroppo limitata a sole 2 ore settimanali.

È presente una sezione di FKT per riabilitazione, che accoglie soggetti provenienti da tutta Italia (15 posti).

La pianta organica degli infermieri è quasi totalmente coperta.

Nell’ultimo anno vi sono stati 21 tentativi di suicidio, mentre nel 2022, sino ad oggi, 9 tentativi, alcuni presumibilmente a carattere “dimostrativo”, mentre uno ha effettivamente rischiato di avere un esito infausto.

Sul fronte sanitario, ci sarà l’impegno dell’Osservatorio e del Direttivo a porre in essere tutte le iniziative possibili per risolvere o mitigare tali problematiche, coinvolgendo l’ASST, le amministrazioni locali, l’Università ed altre strutture mediche.

La visita è proseguita con l’accesso nelle sezioni 1 e 3 (terzo ed ultimo piano), ovvero quelle non interessate dai più recenti lavori di ristrutturazione. Alcune celle sono inagibili a causa di infiltrazioni d’acqua. Per quanto i bagni siano stati oggetto di alcuni interventi di rifacimento, complessivamente le suddette sezioni versano sicuramente in uno stato manutentivo peggiore rispetto alla quinta e sesta (primo piano), anche per quanto riguarda le suppellettili (compresi i materassi ed i cuscini).

I detenuti di tali sezioni, con alcuni dei quali è stato possibile interloquire, lamentano soprattutto la carenza di attività rieducative e lavorative.

Non vi sono, in generale, particolari restrizioni determinate dalla diffusione del coronavirus covid-19, se non il tampone per i nuovi ingressi e l’eventuale isolamento per i contagiati, ma, allo stato, non esiste alcuna criticità.

Il Direttore ha comunicato che viene data regolare applicazione al riformato art.123 comma 2bis c.p.p..

In conclusione, rimangono sostanzialmente inalterate alcune delle criticità evidenziate già in passato, quale il cronico sovraffollamento (sia pure con numeri inferiori rispetto al picco di circa 470-480 persone raggiunto pochi anni or sono), il cattivo stato di manutenzione di diverse sezioni, la carenza di attività lavorative e rieducative, l’area sanitaria, mentre sembrerebbe esserci un miglioramento dell’area educativa dovuto soprattutto all’aumento del numero degli educatori.

 

Camera Penale di Busto Arsizio

Il Responsabile dell’Osservatorio Carcere

Avv. Lorenzo Parachini

 


  Casa circondariale di Ariano Irpino - 30.08.2022

RELAZIONE VISITA CARCERE DI ARIANO IRPINO – 30.8.2022

La Camera Penale di Benevento, con una propria delegazione composta dal Presidente Avv. Simona Barbone, dal Segretario Avv. Nico Salomone, dai componenti di Giunta, Avv. Viviana Olivieri, Avv. Natascia Pastore, Avv. Domenico Rossi, dal Responsabile della Scuola di formazione, Avv. Carmine Monaco, e dalla componente del comitato scientifico della medesima scuola, Avv. Benedetta Masone, unitamente all’Osservatorio Carcere dell’UCPI, nella persona del Responsabile regionale, Avv. Giovanna Perna, ha visitato la Casa Circondariale di Ariano Irpino – P. Campanello. Grazie alla disponibilità e alla guida del Direttore, Dr.ssa Mariarosaria Casaburo, e del Comandante della Polizia penitenziaria, Attilio Napolitano, oltre che dell’educatrice, dr.ssa Rita Nitti, e del personale di polizia penitenziaria, la delegazione ha fatto ingresso nei reparti media sicurezza (vecchia e nuova ala), nell’articolazione sanitaria e in altri locali, quali uffici amministrativi, ufficio matricola, area colloqui, biblioteca, ludoteca, area verde esterna e area passeggio detenuti. Risultano smantellate e non più in uso le due sezioni - art. 32 - ordine e sicurezza, all’esito di atti di vandalismo e disordine posti in essere dai detenuti, che le hanno praticamente rese inutilizzabili.

Rispetto alla capienza attuale di circa 290 unità (350, se si contano le due sezioni, come detto, attualmente non praticabili), sono presenti in Istituto 233 detenuti (con la presenza di circa 5/6 collaboratori). Il personale di polizia penitenziaria consta di circa 130 agenti, con una pianta organica sottostimata (165 unità) successivamente agli ampliamenti strutturali del 2010. Il personale civile dei funzionari giuridico-pedagogici (educatori) consta di 4 unità: un numero maggiore consentirebbe certamente una più concreta realizzazione del ‘trattamento individualizzato’ per i detenuti. L’Istituto garantisce attività scolastica (liceo artistico e istituto alberghiero), sono invece in atto contatti per l’attivazione della scuola agraria; di recente sono stati organizzati diversi corsi di formazione e recupero (corso di giardinaggio, corso di educazione sentimentale, corso di legalità, etc.), oltre che attività teatrali, demandate all’impegno di volontari e società civile. Ancora non avviato il lavoro all’esterno, nonostante gli sforzi della Direzione e le richieste in tal senso effettuate alle istituzioni preposte. È in fase di costituzione un protocollo con la Croce Rossa proprio per il lavoro esterno dei detenuti. Lodevole esempio si riscontra nell’assunzione di quattro detenuti di recente avvenuta da parte di un’azienda locale che si occupa della produzione di imballaggi (Domopak). All’interno dei reparti sono presenti aree per la socialità abbastanza estese (seppur in qualche caso con oggettistica e attrezzistica desuete). In istituto sono presenti una ricca biblioteca e una ludoteca ben organizzata. V’è anche uno spazio verde esterno ben curato, dedicato agli incontri dei detenuti con i familiari e i propri figli. In corso di avanzamento il progetto per la costruzione di un campo sportivo (si è ottenuto lo stanziamento dei fondi). All’interno dell’istituto è presente una chiesa; padre Roberto Di Chiara si dedica con grande impegno all’assistenza spirituale dei detenuti, oltre che a fornire sostegno ai più bisognosi, anche grazie all’intervento della Caritas. Dopo la fase pandemica sono in via di ripresa corsi di preparazione ai sacramenti e le attività religiose collettive precedentemente organizzate. La chiesa interna all’istituto ha carattere polivalente; dunque, i suoi locali possono essere utilizzati anche per le attività trattamentali.

Le celle appaiono in condizioni mediamente accettabili, ampiamente entro i limiti delle misure ritenute “umane”, secondo i criteri individuati dalla CEDU, dalla giurisprudenza di legittimità e dalla legislazione nazionale. I detenuti lamentano carenza in termini di attività trattamentali, lavoro, ma soprattutto assistenza sanitaria. La Direzione ha opportunamente segnalato tali problematiche di tipo sanitario alla competente ASL, ma sinora senza una concreta svolta. In ciascun reparto è presente una cella (n. 5) per i diversamente abili, ma purtroppo gli ascensori (montacarichi) per il trasferimento ai piani della struttura sono fuori uso.

Anche nel caso di Ariano Irpino, la vera criticità è nel settore sanitario, e in particolare psichiatrico. Mentre è garantito un presidio medico giornaliero (l’équipe medica si compone attualmente di 1 medico responsabile, sostituto del dirigente sanitario, assente, e tre infermieri, oltre una psicologa dell’Asl, presente in istituto con orario ridotto, e una psicologa del Sert, presente due volte a settimana), per quanto carente in organico, assente completamente è l’assistenza psichiatrica interna. Essa, infatti, è totalmente demandata alle visite esterne per i detenuti con disagio psichiatrico, il che la rende farraginosa, inefficace e spesso tardiva, in ogni caso non costante come necessiterebbe. Come detto, la pianta organica medica è carente di personale: mancano almeno tre infermieri e personale OSS; pare che da settembre ne dovrebbe giungere uno in istituto. Come detto, manca un dirigente sanitario, ma vengono assicurate, a chiamata, visite di medici specialisti all’interno della struttura, al bisogno.

Il Carcere di Ariano Irpino è un istituto penitenziario che, come altri, paga la carenza di fondi, personale, strutture e la scarsa attenzione della Politica e delle Istituzioni. Nonostante l’impegno profuso dalla Direzione, dal personale civile e amministrativo e da quello della Polizia penitenziaria, v’è carenza di attività lavorative e trattamentali costanti per i detenuti, anche in ragione di una legislazione spesso inadeguata, la stessa che, “esternalizzando” la sanità carceraria, determina paralisi e tragedie vere, soprattutto nel settore della cura e dell’assistenza al disagio psichiatrico.

Avv. Giovanna Perna

Responsabile Osservatorio Regione Campania

Avv. Nico Salomone

Segretario di Giunta della Camera penale di Benevento – Delegato carcere

 


  Casa di Reclusione di Aversa "Filippo Saporito" - 25.08.2022

Casa di Reclusione di Aversa "Filippo Saporito" - 25.08.2022

Questa mattina 25/8/22 una rappresentanza  della Camera Penale di Napoli Nord, aderendo all'iniziativa dell'Unione Camere Penali Italiane "ferragosto in carcere" ha fatto visita alla Casa di Reclusione di Aversa "Filippo Saporito" (ex Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Aversa). Col Presidente avv. Felice Belluomo hanno partecipato alla visita gli avv.ti Maria Lampitella (vice presidente), Ernesto Cicatiello (tesoriere), Fabio Della Corte (quest'ultimo anche quale responsabile Regionale dell'Osservatorio Carcere per l'Unione Camere Penali Italiane) oltre alla Direttrice dell'istituto di pena Dott.ssa Stella Scialpi ed al vice Comandante di reparto De Pofi Pietro. La struttura, molto ampia ed inserita nel perimetro urbano della città di Aversa conta circa 167 detenuti (tutti definitivi) dei quali circa 50 sono internati. La Delegazione ha fatto visita al museo storico (già metà di visite guidate), al grande orto al quale si dedicano diversi detenuti ed al piccolo mercatino a km 0 dal nome "tutto saporito" ove tutti i venerdì mattina è possibile acquistare generi di orto-frutta (circa 10 internati sono occupati in questa attività). La direttrice, persona preparatissima e molto disponibile sia con la delegazione che con i detenuti, ha relazionato su gli altri progetti di lavoro in essere sia con la Caritas aversana che con l'ASI di Caserta che vedono impegnati la gran parte dei detenuti alcuni dei quali, tra l'altro, hanno ri-catalogato e sistemato anche l'archivio di stato presente nell'istituto di pena. 

La delegazione ha visitato, poi, due reparti uno più nuovo (c.d. la staccata) ove sono allocati circa 86 detenuti ed il reparto n. 8 che ospita circa 23 internati. Le celle sono dignitose, spaziose e ben arieggiate come pure i luoghi comuni; i detenuti vivono - all'interno dei reparti - in libertà e convivialità con le celle sempre aperte (tranne per alcuni reparti ove ci sono motivi di sicurezza).

Purtroppo, si contano almeno 7 - 8 internati  che necessiterebbero di urgente collocazione in REMS e per la quale vi sono quotidiane richieste (inascoltate) inviate dal carcere alle varie strutture presenti sul territorio. Ci sono, ad oggi, almeno due internati - a cui la delegazione con le opportune cautele ha chiesto di fare visita - completamente isolati perché pericolosissimi per se stessi e per gli altri. Ci sono internati, insomma, che avrebbero bisogno di un sostegno psichiatrico e soprattutto farmacologico costante e continuativo a fronte, invece, della presenza - per una volta a settimana - di un unico psichiatra. 

Anche i colloqui diretti con i detenuti hanno restituito due dati negativi: l'assenza di assistenza  sanitaria e la difficile interlocuzione con la Magistratura di sorveglianza. Molti detenuti sono in attesa (con tempi molto lunghi) di essere sottoposti ad esami specialistici od a veri e propri interventi chirurgici. Sono state segnalate altresì, alla delegazione, difficoltà di interagire con la Magistratura di Sorveglianza oltre che tempi molto lunghi per ottenere le liberazioni anticipate e soprattutto i permessi premio dove si registra una stretta significativa rispetto agli anni precedenti. 

La delegazione della Camera Penale di Napoli Nord unitamente alla delegazione dell'Osservatorio Carcere si impegnerà nel sensibilizzare e contribuire alla risoluzione dei problemi prospettati ponendo in essere tutte le azioni possibili.

 

 

 


  Visita Casa Circondariale 'A. Santoro' di Potenza - 24.08.2022

Visita Casa Circondariale “A. Santoro” Potenza del 24 agosto 2022

In data 24 agosto 2022, alla presenza degli avv. Sergio Lapenna Presidente Camera Penale distrettuale di Basilicata, avv. Francesca Sassano Vice Presidente Camera Penale distrettuale di Basilicata e Responsabile Osservatorio Carcere, avv. Shara Zolla Segretaria Camera Penale distrettuale di Basilicata, una delegazione della Camera penale di Potenza, ha fatto visita alla Casa Circondariale “A. Santoro” di Potenza.

La delegazione, accolta dalla Direttrice Dott.ssa Anna Maria Rosaria Petraccone e dal personale dell’Amministrazione penitenziaria, ha avuto modo di constatare le condizioni attuali di vivibilità all’interno dell’istituto, sia con riguardo alle condizioni strutturali che con riguardo all’offerta, accesso e fruibilità delle attività interne.

Interventi di ristrutturazione

Nuovi padiglioni:

I due cantieri aperti, relativi il primo ad un reparto ultimato ma ancora non compiutamente destinato alla utenza (potrebbero essere ospitati i detenuti “pericolosi” la cui condizione non consente una diversa allocazione, il secondo, ancora in ristrutturazione, destinato alla sezione femminile, verrà consegnato a dicembre 2022.

Tale consegna, prevista per giugno 2022, è stata prorogata alla data indicata, necessitando ancora l’ultimazione dei lavori.

Carenze inerenti la ristrutturazione:

in entrambe le sezioni non possono rilevarsi carenze strutturali, stante gli interventi operati e gli spazi ridistribuiti.

Le criticità maggiori, come si evince dalla tabella sanitaria di seguito riportata, riguardano proprio questo ambito, la situazione è attualmente sotto controllo dato l’esiguo numero (54) di detenuti attualmente in carico alla struttura.

CASA CIRCONDARIALE DI POTENZA -

UFFICIO SANITARIO

MEDICO N.1

18 ORE SETTIMANALI

MEDICI DI GUARDIA N. 3

12 ORE SERVIZIO GIORNALIERO

 

PSICHIATRA N.1

40 ORE MENSILI

OCULISTICA N.1

A RICHIESTA

DERMATOLOGIA N.1

A RICHIESTA

ODONTOIATRIA N.1

A RICHIESTA

PSICOLOGA SERVIZIO NUOVI GIUNTI N.1

      

INFERMIERI N. 5

6 ORE GIORNALIERE

DETENUTI TOSSICODIPENDENTI N. 6

DETENUTI CONSUMATORI NESSUNO

AFFETTI DA EPATITE C NESSUNO

AFFETTI DA PATOLOGIA HIV NESSUNO

DETENUTI VACCINATI COVID-19 TERZA DOSE TUTTI

 

E’ da precisare che questo numero ridotto delle presenze, dovuto alla ristrutturazione ed all’assenza della sezione femminile della Casa Circondariale, ha sicuramente determinato una migliore gestione degli spazi e anche delle situazioni di maggiore criticità, a seguito della pandemia in corso.

E’ sicuramente adeguato il nuovo reparto ristrutturato che a breve sarà ricettivo, perchè non solo gli spazi delle celle sono in linea con le prescrizioni normative (due soli detenuti per cella) ma il bagno e la scelta di un doppio lavandino ivi allocato, il secondo per uso di cucina, con spazio adeguato e stendino sovrapposto estraibile, è particolarmente ampio; inoltre ogni cella è dotata di una televisione a schermo piatto.

Vi è altresì da sottolineare la particolare disponibilità della direzione nella persona della Dott.ssa Anna Maria Rosaria Petraccone nonchè di tutta l’equipe e del comandante preposto alla struttura Giovanni Lamarca.

Tuttavia è altresì da evidenziare come l’impegno profuso dalla scrivente nelle precedenti interlocuzioni istituzionali per il funzionamento della parte sanitaria odontoiatrica e dell’installazione di apparecchiature radiologiche pre– intervento nell’ortodonzia, nonostante le rassicurazioni da parte dell’autorità sanitaria regionale, a tutt’oggi non hanno trovato adeguamento nè installazione.

Nonostante i solleciti inviati dalla scrivente, si attende dall’ASP di Potenza una concreta interlocuzione che è stata già richiesta e verrà reiterata sempre con maggiore incisività fino alla soluzione delle problematiche.

A dicembre, sarà attivata la sezione femminile e sarà garantito il concreto funzionamento della parte ginecologica di supporto, poiché è stata già nominata la specialista preposta e sono giunti alcuni presidi necessari (lettino ed ecografo) per le visite.

Permangono le maggiori criticità evidenziate per la struttura di Melfi sulle quali già la scrivente si è nuovamente resa parte diligente nel sollecitare all’attenzione istituzionale questa grave carenza.

In ultimo, il personale penitenziario da decreto Orlando previsto in numero di 122, vanta la presenza numerica di 108 penitenziari di cui effettivi 96, ciò per pensionamento di n. 4 unità e di ulteriori 3 unità in pre-pensionamento al 23 aprile e di 4 unità distaccate presso le carceri di Matera.

E’ altresì da sottolineare come il sistema di colloquio in remoto è stato affiancato a quello ordinario in presenza e ad oggi per l’esiguo numero di detenuti, la durata dei colloqui non subisce diminuzioni di orario.

Nella parte nuova ristrutturata è prevista un’area dedicata ai collegamenti video e l’istituto è altresì dotato di una stanza di videosorveglianza per i soggetti a rischio suicidario.

Non esiste in detta struttura una sezione AS, mentre tutte le attività trattamentali all’interno della struttura sono state ripristinate.

Si allegano le seguenti tabelle:

SITUAZIONE NUMERICA DETENUTI O INTERNATI A CARICO DELL’ISTITUTO “A. SANTORO” DI POTENZA ALLA DATA DEL 24/08/2022

PRESENTI IN ISTITUTO 54

ASSENTI TEMPORANEI 0

SOGGETTI IN CARICO 54

DI CUI:

SEMILIBERI 0

MINORI 0

DA IMPOSTARE 0

SEMIDETENUTI 0

GIOVANI ADULTI 3

ATTESA 1° GIUDIZIO 6

ADULTI 51

APPELLANTI 2

RICORRENTI 2

DEFINITIVI 41

PG MISTA CON DEFINITIVI 2

PG MISTA SENZA DEFINITIVI 1

INTERNATI PROVVISORI 0

INTERNATI DEFINITIVI 0

SENZA POSIZIONE GIURIDICA 0

SCARCERATI SENZA USCITA FISICA 0

 

LO STATO GIURIDICO DEL PROCEDIMENTO IN ESECUZIONE E’ IL SEGUENTE:

DA IMPOSTARE 0

ATTESA 1° GIUDIZIO 7

APPELLANTI 2

RICORRENTI 2

DEFINITIVI 42

INTERNATI PROVVISORI 0

INTERNATI DEFINITIVI 0

SCARCERATI SENZA USCITA FISICA 0

Potenza, lì 29/08/2022

Avv. Francesca Sassano


  Casa circondariale di Benevento - 18.08.2022

RELAZIONE VISITA CARCERE DI BENEVENTO – 18.8.2022

Anche quest’anno, la Camera penale di Benevento, con una propria delegazione (Pres. Avv. Simona Barbone, Segr. Avv. Nico Salomone, componente Scuola di formazione, Avv. Benedetta Masone), unitamente all’Osservatorio Carcere dell’UCPI, nella persona del Responsabile regionale, Avv. Giovanna Perna, ha visitato la Casa circondariale di Benevento-Capodimonte, come previsto e consentito dall’art. 117 O.P. Grazie alla disponibilità e alla guida del Direttore Gianfranco Marcello e del Comandante della Polizia penitenziaria dell’Istituto, Linda De Maio, oltre che del personale di P.P., la delegazione ha fatto ingresso nei reparti femminile (MS e protetti), maschile, media sicurezza, alta sicurezza e protetti, oltre che nelle articolazioni sanitarie e in altri locali, quali magazzino, cucine, lavanderia, sartoria, aree adibite all’attività scolastica (scuola dell’obbligo, istituto alberghiero, corso di dattilografia, etc.), aree esterne adibite per i detenuti (spazio verde, campo sportivo). Rispetto alla capienza di 261 unità, sono presenti attualmente in Istituto 376 detenuti, di cui 202 AS, 81 MS, 3 dichiaranti, 4 in isolamento fiduciario, 6 in articolazione psichiatrica, 24 protetti, 1 collaboratore di giustizia, 47 donne, 4 soggetti autorizzati al lavoro esterno ex art. 21 O.P. e 3 semiliberi (ed ulteriori 20 detenuti giunti da altri istituti, in particolare da Napoli-Poggioreale). Il personale di polizia penitenziaria consta di 244 agenti, tra posizioni apicali, dirigenti (3), ispettori (30), sovrintendenti (37) e agenti assistenti (174), e tra questi ultimi si rileva una carenza di circa venti unità in organico. L’assegnazione di agenti maschi con un’età oltre la media determina, nella gestione dei detenuti, problematiche connesse alla stanchezza fisica e psicologica (fisiologica, dopo anni di lavoro usurante). Il personale civile composto dai funzionari giuridico-pedagogici (cd. educatori) consta di sole sei unità ed è una carenza rilevante in quanto non ha consentito, dapprima, la concreta realizzazione della cd. “sorveglianza dinamica” ed attualmente il cd. “trattamento intensificato” per i detenuti, che dovrebbero vivere il carcere all’esterno della singola cella, impegnati in attività rieducative e di recupero. Al fine di assicurare l’attività trattamentale prevista dall’O.P. sarebbero necessari all’interno dell’Istituto penitenziario almeno due educatori per ogni sezione (40/50 detenuti). Carenti in termini numerici anche gli ‘operatori esecutivi’, ordinariamente presenti – invece – nelle strutture detentive minorili, essendo in servizio solo funzionari, il che rende più difficile nella prassi quotidiana organizzare e realizzare un determinato tipo di attività pratiche.

La significativa criticità insiste nel settore sanitario: il medico non riesce a garantire una presenza costante in Istituto, demandando le urgenze in alcuni casi alla guardia medica esterna. L’articolazione psichiatrica è praticamente priva di uno psichiatra fisso che presti assistenza ai detenuti con disagio mentale: il DSM garantisce la presenza di uno psichiatra (a rotazione) all’interno dell’Istituto solo per tre giorni alla settimana e per un turno di sei ore (8,00-14,00), assolutamente insufficiente. L’articolazione sanitaria, inoltre, è priva di autonomia strutturale, situata al fianco del reparto MS e con équipe a rotazione (medico dirigente e assistenti, 1 OSS, 1 infermiere professionale). Inoltre, come riferito dal personale medico presente al momento della visita, non dispone della cartella infermieristica personalizzata per il primo accesso del detenuto in articolazione.

L’Istituto garantisce attività scolastica (scuola dell’obbligo, istituto alberghiero ed altri corsi di formazione, come il recente corso di dattilografia, partecipazione al progetto organizzato dall’Università Federico II di Napoli e ad esami a distanza) e lavorativa; all’interno è presente una sartoria dotata di strumenti lavorativi all’avanguardia, di recente acquisiti e di un responsabile esterno esperto, dunque in grado di produrre lavori sartoriali di buona fattura (in fase pandemica sono state prodotte mascherine per la cittadinanza e ordinariamente vengono prodotte divise per i lavoranti e manutenute le divise della penitenziaria). Più limitata è l’attività trattamentale di tipo culturale e ricreativo, demandata come sempre alla buona volontà dei volontari che pur organizzano eventi teatrali e cinematografici all’interno dell’istituto, anche con una certa frequenza, e grazie all’impegno della Direzione, degli educatori e degli agenti. I locali palestra interni ai reparti sono desueti e sostanzialmente inutilizzati, con macchine ormai fuori uso. L’istituto di recente ha attivato un servizio e-mail per le comunicazioni con i detenuti ed ha implementato, per i colloqui, l’utilizzo delle videochiamate, pur avendo ripristinato il sistema ordinario delle visite in vigore precedentemente all’emergenza pandemica. È stato altresì istituito di recente un “totem” elettronico per la spesa dei detenuti. È presente da qualche tempo una ludoteca pei i colloqui familiari che vedono la presenza dei figli minori dei detenuti.

Un unico vicedirettore (in servizio solo fino a settembre in quanto poi sarà impegnato per altre attività di formazione/tirocinio del personale dirigenziale) coadiuva il direttore nei colloqui con i detenuti, insieme al comandante della P.P., dunque con relative difficoltà, cui si aggiungono le inefficienze in termini di comunicazione (relazioni, documentazione sanitaria, etc.) con l’Ufficio di Sorveglianza, spesso lento e farraginoso nell’acquisire quanto proveniente dall’istituto, a detrimento delle effettive possibilità per il detenuto di ottenere misure alternative alla detenzione. Per quanto riferito dal personale e dai detenuti medesimi, le visite al carcere da parte dei magistrati di sorveglianza per i colloqui con i detenuti sono effettuate di rado; e negli ultimi anni soltanto con modalità telematiche.

Si rintraccia più di qualche lamentela da parte dei detenuti per l’acqua calda presente ad intermittenza in alcuni reparti a causa di problematiche strutturali (in particolare ai piani superiori); le celle, nonostante il pur contenuto affollamento, appaiono in condizioni mediamente accettabili, con qualche caso di spazio eccessivamente ristretto, ai limiti delle misure ritenute “umane”, secondo i criteri individuati dalla CEDU, dalla giurisprudenza di legittimità e dalla legislazione nazionale.

Il Carcere di Benevento-Capodimonte insomma appare ancora una volta un istituto penitenziario che tra le mille difficoltà connesse alla carenza di fondi, personale, strutture e alla scarsa attenzione della Politica e delle Istituzioni, si muove lungo una linea di buona gestione e impegno che garantisce ascolto e detenzione “sopportabile”, ma con l’urgenza ormai non più rimandabile di provvedere da parte delle autorità sanitarie competenti a garantire una concreta assistenza psichiatrica, e sanitaria in generale, degna di un Paese civile.

Avv. Giovanna Perna

Responsabile Osservatorio Regione Campania

Avv. Nico Salomone

Segretario di Giunta della Camera penale di Benevento – Delegato carcere


  Casa circondariale Le Sughere di Livorno - 17.08.2022

Visita Casa Circondariale “Le sughere” Livorno del 17 agosto 2022

 

In data 17 agosto 2021, alla presenza degli avv. Luca Maggiora ed avv. Gabriele Terranova (componenti dell’osservatorio Carcere UCPI) nonché del Garante comunale per i detenuti Marco Solimano, una delegazione della Camera penale di Livorno, in persona della referente commissione carcere, avv. Guia Tani, ha fatto visita alla Casa Circondariale “Le Sughere” di Livorno.

La delegazione, accolta dalla Direttrice pro tempore Dott.ssa Maria Grazia Giampiccolo e dal personale dell’Amministrazione penitenziaria, ha avuto modo di constatare le condizioni attuali di vivibilità all’interno dell’istituto, sia con riguardo alle condizioni strutturali che con riguardo all’offerta, accesso e fruibilità delle attività interne.

Pur nella più completa disponibilità del personale amministrativo tutto, l’avvicendamento avvenuto nel mese di luglio 2022 tra l’ex Direttore del carcere Dott. Mazzerbo e l’instaurazione della nuova Direttrice (pro tempore) non ha permesso una più approfondita disamina delle problematiche attinenti, in particolar modo, gli edifici ospitanti i soggetti ristretti.

Interventi di ristrutturazione

 

Nuovo padiglione:

I due cantieri aperti al fine di una parziale ristrutturazione dell’Istituto dovrebbero concludere i lavori al termine dell’anno, con alta probabilità di un ritardo, che porterebbe la consegna dei due nuovi padiglioni all’inizio dell’anno 2023.

Come evidenziato nelle precedenti visite effettuate presso l’Istituto, tale intervento strutturale raddoppierà la popolazione carceraria, circostanza che andrà ad insistere ulteriormente sulla problematica inerente la carenza del personale (tanto di polizia penitenziaria che dell’area educativa) già oggi, purtroppo, evidente.

 

Carenze inerenti la ristrutturazione:

È necessario evidenziare come non siano stati avviati (né, ad oggi, ideati) progetti di ristrutturazione e intervento riguardanti l’area dei c.d. “Nuovi arrivi” (o “ex semi liberi”) e della sezione c.d. “transito”.

Entrambe le sezioni, tuttavia, necessitano di profondi ed interventi urgenti, anche in considerazione della tipologia di soggetti che si trovano a vivere in tali angusti spazi, in particolare modo per la sezione dei “nuovi giunti”, abitata da soggetti spesso alla prima esperienza carceraria.

 

Sezione “Nuovi giunti”

La sezione, che rimane isolata dalle restanti sezioni dell’Istituto, è popolata da soggetti al primo ingresso in fase di quarantena nonché da parte di soggetti destinati alla Sezione transito.

Le celle, meno di venti, pur avendo spazi che potrebbero ospitare sino a 4 detenuti, sono profondamente fatiscenti.

I bagni, in particolar modo, composti da un wc, un lavabo ed una doccia, si trovano in condizione di totale e completo abbandono, al limite dell’usufruibilità.

Tale condizione di estrema incuria e trascuratezza appare ancora più allarmante se si considera come tali ambienti siano destinati ai c.d. “nuovi giunti” e come questi soggetti spesso si trovino ad affrontare per la prima volta l’accesso in un istituto penitenziario, rendendo perciò necessario ed estremamente urgente un intervento di ripristino delle condizioni minime di vivibilità al fine, anche, di scongiurare atti di autolesionismo o ipotesi di suicidio da parte dei ristretti, già in una condizione di particolare vulnerabilità.

 

Sezione transito

Tale area, come già evidenziato nel corso degli anni, necessiterebbe di interventi profondi riguardanti non solo l’ampiezza delle celle e degli spazi agibili in generale, nonché la costruzione di bagni interni alle celle comprensivi di docce (queste ultime attualmente presenti solo all’ingresso della sezione in comune tra tutti i detenuti della sezione) ma veri e propri interventi strutturali su un’area dell’istituto che tutt’oggi continua ad essere oggetto di continui accoglimenti di istanze ai sensi dell’art. 35 ter o.p.

Tale sezione ospita tanto soggetti definitivi quanto soggetti in custodia cautelare.

In particolare si evidenzia la ristrettezza degli spazi (tutti ammobiliati con un letto a castello, un letto singolo, un o più armadi, un tavolo e relative sedie), anche in ragione del sovraffollamento evidente, essendo quasi tutte le celle abitate da tre soggetti ristretti.

In aggiunta a ciò, appare assolutamente necessario un intervento riguardante tanto l’inserimento di docce all’interno dei bagni quanto la suddivisione degli spazi interni al bagno: ed infatti, è quantomeno disumana la promiscuità alla qualesono costretti gli abitanti di tale sezione in uno spazio che non prevede alcun tipo di divisorio, neanche elementare, tra il servizio igienico ed il servizio adibito a “cucina”.

Ulteriormente allarmanti sono le condizioni in cui versano le docce comuni: 5 docce previste per l’intera sezione, abitata da circa 70 persone; un’unica finestra nel reparto docce ed una piccola finestra nel reparto attiguo ove sono presenti 3 lavandini ed un asciugacapelli; estrema difficoltà di scarico dell’acqua delle docce che, all’accesso in tale area, aveva formato una pozza di acqua in terra semi-permanente di almeno 2 cm con pericolo di caduta oltre all’evidente stato di degrado.

A ciò deve necessariamente aggiungersi l’assenza, nelle stanze, di frigoriferi o congelatori, presenti unicamente in un’area comune ed esterna alle celle, accessibile non liberamente ma unicamente tramite richiesta al personale (molto collaborativo in tal senso) o al detenuto lavorante.

Si rendono quindi non solo necessari ma assolutamente urgenti interventi in tale area anche e soprattutto stante il regime a “porte chiuse” vigente.

Appare oltremodo allarmante la situazione di estremo disagio dei soggetti ristretti per la formazione di gruppi di potere all’interno della sezione, tanto da costringere gli stessi a preferire il regime “a porte chiuse” rispetto ad un’eventuale modifica maggiormente libertaria.

La stessa difficoltà traspare dal personale penitenziario, spesso presente in misura assolutamente non adeguata a causa di un sotto organico costante nonché a numerose assenze.

A seguito di molteplici e non lievi eventi critici nonché sollecitazioni, sono stati disposti alcuni trasferimenti di soggetti ritenuti di più difficile gestione, nella speranza di ristabilire il controllo e la sicurezza della sezione.

A ciò deve necessariamente aggiungersi come, tra i soggetti di difficile gestione, vi siano numerose persone psichiatricamente vulnerabili nei confronti delle quali né il personale penitenziario né quello medico può intervenire adeguatamente a causa dell’assenza di strumenti, nonché spazi, congrui.

Tale situazione, estremamente delicata e destinata verosimilmente a tradursi in squilibri improvvisi, è ulteriormente aggravata dall’assenza di una Direzione stabile che possa adeguatamente intervenire, stante la nomina unicamente pro tempore della attuale Direttrice, già Direttrice (contestualmente) dell’Istituto di Volterra.

Sezione AS

Nel reparto di Alta Sicurezza non sono state rilevate criticità particolari pur restando l’annoso problema della terza branda inserita dopo gli interventi di costruzione di quest’area (risalenti al 2015) con camere detentive originariamente pensate per ospitare solo due detenuti. Le buone condizioni complessive del nuovo complesso, tuttavia, hanno indotto la magistratura di Sorveglianza a negare rimedi risarcitori ex art. 35 ter o.p. in conseguenza dell’inserimento della terza branda. Tuttavia, sebbene, a quanto affermato dall’amministrazione penitenziaria, la struttura risulti compatibile con le misure imposte dalla giurisprudenza della Corte europea come oggi interpretata dalla recente sentenza a Sezioni unite 6551/2021, la sensazione è che, specie per detenzioni di lungo corso (come quelle scontate dai soggetti inseriti nel circuito A.S.), la condivisione a tre di uno spazio comunque non particolarmente ampio, non sia affatto una soluzione rispettosa, al di là del formale adeguamento al criterio spaziale, di un canone di dignità da interpretare in senso ampio. Si osserva come, a seguito dell’alluvione che nell’anno 2017 colpì la città di Livorno, essendo stati allagati tutti i locali seminterrati rovinando tutti i terminali informatici, le telecamere di sicurezza dell’intera sezione nonché le porte della stessa (nate ad apertura elettrica), non essendo mai state ripristinate, non funzionano da allora, con evidente difficoltà di gestione tanto del controllo quanto della sicurezza, essendo utilizzate catene con lucchetti per la chiusura delle porte della sezione.

Infermeria

È stato rilevato un sotto organico di medici a tempo pieno presenti nella struttura.

È stata confermata la presenza di medici specialisti esterni alla struttura.

È stata progettata la presenza del medico in sezione al fine di instaurare un rapporto di maggiore vicinanza e poter prevedere percorsi medici maggiormente personalizzati.

Grazie all’impegno del personale medico ed infermieristico nonché del Garante locale per i diritti dei detenuti, è stato poi possibile registrare un successo meritevole di lode inerente il positivo superamento delle difficoltà registrate nel tempo e riguardanti la trasmissione delle istanze per il riconoscimento dell’invalidità civile da parte dei ristretti.

 

Attività trattamentali

Sono state riattivate tutte le attività trattamentali offerte all’interno dell’istituto che, a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza sanitaria, erano state sospese.

Sono stati ripristinati i percorsi scolastici, proseguono i corsi di formazione per saldatore, sono riprese le attività teatrali, il gruppo di consapevolezza e meditazione, le attività.

Prosegue il “Progetto Orti”, che riguarda il carcere di Livorno nonché quello di Massa.

 

Emergenza Covid

Anche all’interno dell’istituto non vi è l’obbligo di munirsi di mascherine.

Tuttavia, vi è una quarantena preventiva di 15 giorni per i nuovi ingressi da svolgersi nella sezione “Nuovi arrivi”, già oggetto di osservazioni critiche.

È stato, invece, velocizzato l’iter di reingresso imposto ai soggetti beneficiari di permessi nonché ai soggetti trasferiti da altri Istituti penitenziari.

Nonostante la riattivazione dei colloqui in presenza, è stata fortunatamente mantenuta la possibilità di effettuare colloqui familiari a distanza per mezzo di piattaforme quali Skype/Whatsapp con la predisposizione.


  Casa di reclusione di Fermo - 16.08.2022

RELAZIONE CARCERE FERMO 

L’Unione delle Camere Penali Italiane, con il suo Osservatorio Carcere, continua il monitoraggio degli istituti penitenziari territoriali.

Nell’occasione, l’Avv. Simone Mancini, Responsabile Regionale dell’Osservatorio Carcere UCPI, unitamente ad una delegazione della Camera Penale di Fermo composta dagli Avv.ti Marco Tomassini, componente del direttivo locale, Renzo Interlenghi, Michelangelo Giugni, Laura Dumi, Daniele Cardinali e il Dott. Federico Interlenghi, si è recato oggi 16 agosto presso l’Istituto penitenziario di Fermo.

La finalità di tale iniziativa consiste nel verificare le condizioni inframurarie dei detenuti, unitamente a quelle del personale dell’Istituto, situazioni che indubbiamente si riflettono nel livello di qualità della vita, nonché delle finalità della pena. Grazie alla cortese collaborazione offerta dalla Direzione dell’istituto di Fermo, è stato possibile accedere a zone abitualmente interdette ed è stato possibile mostrare ai detenuti la vicinanza della Camera Penale di Fermo e dell’Osservatorio Carcere, confrontandosi sulle criticità della vita carceraria.

L’Istituto penitenziario di Fermo non presenta ad oggi particolari criticità di organico, attualmente composto da 45 unità, di cui 35 svolgono il servizio di turno in continuo contatto con i detenuti, anche se si è in attesa di un aumento del personale. E’ stato invece rilevato un aumento della popolazione carceraria, passata dai 50 detenuti dell’anno precedente, ovvero il limite di capienza ordinaria, ai 56 riscontrati in data odierna, di cui 3 in regine di semilibertà; di questi circa il 40% sono stranieri, in maggioranza di religione musulmana.

È doveroso sottolineare la nota insufficienza degli spazi all’interno delle celle, nonché la vetustà dell’intera struttura, alle quali bisogna aggiungere un’ulteriore gravissima criticità, consistente nella carenza di adeguate strutture e personale qualificato per consentire un corretto svolgimento di quelle minime attività a diretto beneficio anche della convivenza tra i detenuti.

Da segnalare la ancora persistente attesa di un educatore che possa seguire con costanza le necessità rappresentate dalla popolazione detenuta. Ad oggi è ancora presente solamente un educatore “itinerante” il quale inevitabilmente non è in grado di fornire un adeguato contributo, nemmeno qualitativamente valido, stante la mancanza di quel costante e periodico contatto che permette la conoscenza approfondita delle problematiche del singolo detenuto.

Ulteriore nota dolente è costituita dall’assenza di iniziative di carattere lavorativo finalizzate al recupero ed al reinserimento sociale, problematica maggiormente avvertita dai detenuti privi di una fissa dimora in prossimità del fine pena.

Rispetto alla visita effettuata in data 15 agosto 2021 permangono quindi le gravi carenze in ordine alla mancanza di spazi e di educatori ed appare necessario segnalare un aumento di sei detenuti rispetto all’anno precedente.

Infine, permane la grave problematica inerente i detenuti psichiatrici, soggetti bisognosi di cure specialistiche e oltremodo fragili, privi di quel sostegno specifico che un carcere non è in grado di offrire. Il problema coinvolge anche il personale carcerario, posto che gli agenti di polizia penitenziaria non è in grado di svolgere funzioni di vigilanza specifica a soggetti con patologie psichiatriche, difficili da gestire e difficili da far convivere con il resto della popolazione detenuta.

Si spera in un intervento preciso e sistematico teso a migliorare le condizioni attuali, nell’ottica del raggiungimento del vero obiettivo della pena, che è quello di rieducare e risocializzare il soggetto detenuto, affinché non venga meramente punito ma diventi una risorsa per la comunità e non un problema da nascondere, seppellendolo in una cella.

Il Responsabile Regionale dell’Osservatorio Carcere

Avv. Simone Mancini

Il Presidente della Camera Penale di Fermo

Avv. Andrea Albanesi


  Casa circondariale 'Ugo Caridi' di Catanzaro - 21.07.2022

 

Relazione visita presso Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro

In data 21 luglio 2022 si è svolta una visita, ad opera di una delegazione composta da componenti della Camera Penale di Catanzaro (avv Dario Gareri, Vice Presidente, e avv. Francesco Iacopino, Segretario) e di Nessuno Tocchi Caino, presso la Casa Circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro al fine di verificare le condizioni di vita dei detenuti e lo stato della struttura penitenziaria.[1]

Nel corso della visita, prima di entrare nelle sezioni, si è avuto modo di interfacciarsi con alcuni educatori in servizio presso l’istituto, i quali hanno rappresentato come la propria attività lavorativa, finalizzata all’individuazione del corretto percorso trattamentale del reo, sconti la scarsità del numero di professionisti presenti, dal momento che a fronte di una popolazione di circa 700 detenuti, si registra la presenza di soli 9 educatori in pianta organica e sono, in realtà, solo tre quelli che effettivamente operano. Si comprende immediatamente che con questa sproporzione, tra detenuti ed educatori, il percorso di risocializzazione è destinato a restare sullo sfondo nella permanenza carceraria, con scarsi effetti in termini di inversione del percorso di vita. Di certo, questa problematica presente nella Casa Circondariale di Catanzaro è un leit motiv dell’universo penitenziario italiano e, in tal senso, militano l’alto tasso di recidivanza che riguarda coloro i quali scontano la propria pena intra moenia, i quali hanno, una volta usciti per fine pena, un’alta probabilità di fare reingresso, così ingenerando il fallimentare fenomeno delle sliding doors tra società penitenziaria, società libera e nuovamente società penitenziaria.

La visita nelle sezioni si è snodata tra l’Alta Sicurezza e la Media e dai racconti della popolazione detenuta si è tentato di fare una mappatura delle criticità presenti nell’istituto di pena.

All’ultimo piano della struttura si è avuto modo di ascoltare i racconti dei detenuti (ergastolani ostativi, detenuti ex 41 bis, detenuti ostativi alla concessione di benefici penitenziari) in regime di Alta Sicurezza. Nell’occasione, in base al riferito dei ristretti, è emerso che su oltre 200 detenuti ostativi a nessuno è stato concesso alcun tipo di beneficio penitenziario, incluso i semplici permessi premio, nonostante le aperture, in termini di interpretazione dell’art. 4 bis O.P., operate dalla Corte EDU con la sentenza Viola del 2019 e dalla Corte Costituzionale con la sent. N 253 del 2019.

Ciò nonostante, proprio nella Casa Circondariale di Catanzaro è possibile segnalare ad opera di detenuti ostativi dei percorsi personali di revisione critica e riscatto, che hanno portato ad eccellenti risultati proprio sotto il profilo educativo. È il caso di F.V., cuoco e autore del libro “Dolci cReati” (presentato in carcere dinanzi alle autorità civili e religiose), capace di disegnare un’iniziativa imprenditoriale che si spera, a breve, possa prender corpo. E anche quello di S.F., laureato in sociologia con il massimo dei voti, sotto la guida del Prof. Charlie Barnao. Sono esperienze che testimoniano plasticamente come, anche nel circuito in cui emerge un diritto penale a tutti gli effetti dedicato al “nemico”, con costanza e tanta forza di volontà, è stato possibile realizzare dei percorsi di vita, che restano ora in attesa di uno Stato che non si limiti esclusivamente all’uso della forza finalizzato alla difesa sociale, ma che sappia contemperare le esigenze di difesa sociale, con la prospettiva di una pena rieducativa perché rispettosa dei diritti umani.

Purtroppo, ulteriore testimonianza dell’esistenza di un regime carcerario differenziato è il caso del detenuto B.M. Nel giugno 2021 ha chiesto un permesso (consentito dall’art. 30 O.P.) per far visita al papà in “imminente” pericolo di vita. Il permesso è stato negato ed il padre del detenuto dopo due giorni è deceduto. Analoga storia per il detenuto C. che lamenta, in condizioni similari a quelle del caso che precede, di essere stato autorizzato solo all’uso di videochiamate.

Altra drammatica vicenda di M.C., classe 1980. Per lunghi e interminabili giorni ha accusato dolori e febbre. Raccontano i compagni di piano che avrebbe chiesto, inutilmente, di essere ricoverato in ospedale. Dopo 15 giorni sarà ricoverato, ma con una setticemia che, in brevissimo tempo, lo condurrà alla morte.

Quest’ultima vicenda offre l’opportunità di soffermarsi sui problemi relativi all’area sanitaria. In particolare, è emersa la mancanza del medico notturno, nonostante vi siano pazienti che richiedono assistenza continua, h/24, perché affetti da gravi patologie. Testimonia, in tal senso, il caso di L.I., malato di cirrosi epatica. Una notte ha accusato dolori lancinanti, che lo hanno portato a contorcersi e lamentarsi per ore, fin quando non è giunta la guardia medica, dall’esterno, che ne ha disposto il ricovero.

Oltre alla carenza di personale, dal racconto della popolazione detenuta incontrata, è emersa anche la mancanza di farmaci. Chi può, li compra da sé. Chi è povero e non può permettersi le cure, non ha diritto di ammalarsi. La salute, da queste parti, non è un lusso che si possono concedere tutti.

Il cuore del problema è che, non essendo l’attività sanitaria in carcere professionalmente stimolante ed economicamente appetibile, i posti di lavoro restano vacanti. Eppure, sulla carta, Catanzaro è considerato un centro clinico nel quale si trasferiscono i malati gravi, ma purtroppo questo centro clinico non funziona, non solo per mancanza di personale, ma anche per gravi problemi strutturali.

Come già relazionato l’anno passato nel corso del Ferragosto in Carcere, si sono nuovamente riscontrati i problemi in termini di capacità recettiva di detenuti affetti da patologie sia fisiche e, soprattutto, psichiche.

In ordine al primo profilo, si rileva che la piscina, finalizzata alla riabilitazione motoria di soggetti con gravi problematiche, benché inaugurata insieme al centro clinico nel 2017, è fuori servizio e nessuno dei detenuti ne avrebbe fatto uso. Anche sotto il profilo dei detenuti con disturbi psichiatrici si è rilevato la problematica del sovraffollamento di soggetti con tale tipologia di disturbo rispetto alla reale capacità recettiva e di cura della Casa Circondariale in termini di assistenza sanitaria.

La visita oggetto della presente relazione si salda con quella compiuta dalla Camera Penale di Catanzaro nel corso dell’anno 2021, nell’ambito dell’iniziativa di respiro nazionale “Ferragosto in Carcere”.

Da entrambi gli accessi è emersa chiaramente una problematica, che nel caso della Casa Circondariale “Caridi” passa normalmente sotto traccia: vi sono varie tipologie di sovraffollamento. Difatti, la locale casa circondariale, a differenza di quanto avviene nella maggior parte dei casi, non è toccata dal fenomeno del sovraffollamento carcerario strictu sensu. Ciononostante si è avuto modo di riscontrare un dato, che non rientra nelle statistiche ufficiali, ovverosia il sovraffollamento di detenuti con patologie fisiche e con problematiche di natura psichica, che non incontrano all’interno della struttura un servizio sanitario articolato in maniera di essere all’altezza delle necessità presenti.

Tutto ciò crea delle forme di sovraffollamento capaci di invalidare, unitamente alle altre criticità rappresentate, l’opera trattamentale del personale in servizio e, così, le prospettive di recupero di chi sconta la propria pena.                                                                          

Il Responsabile dell’Osservatorio Carcere

 Avv. Orlando Sapia

 Il Presidente

 Avv. Valerio Murgano              

 

[1] Si segnala il reportage della visita ad opera degli avvocati Gareri e Iacopino, pubblicato da Il Riformista


  Casa circondariale di Pordenone - 21.06.2022

RELAZIONE VISITA ALLA CASA CIRCONDARIALE DI PORDENONE DEL 21.06.2022.

A seguito della notizia - comparsa sui quotidiani locali un paio di settimane fa e di cui non è mai stata avvisata l’Avvocatura Pordenonese - relativa a problemi strutturali della Casa Circondariale cittadina una delegazione della Camera Penale di Pordenone - composta dal Presidente Avv. di Risio, dal Segretario Avv. Fabris, dal Vicepresidente Avv. Panizzi, dal Consigliere Avv. Centazzo e dall’associata Avv. Soveri delegata dalla Camera Penale territoriale per monitorare la situazione del Carcere cittadino - unitamente all’Avv. Enrico Miscia, referente regionale dell’Osservatorio Carcere dell’U.C.P.I., si è recata in visita alla struttura per verificare lo stato dei luoghi.

Ciò che è stato appurato non corrispondeva con quanto denunciato negli articoli di giornale pubblicati, infatti si è accertato come siano in corso delle attività di manutenzione di tipo prettamente idraulico che riguardano cinque delle dodici stanze detentive complessive.

Le cinque stanze interessate dai lavori sono quelle poste al primo piano e destinate alla sezione protetti nonché quella, separata dalle altre, destinata ai semiliberi. Una volta terminata l’attività al primo piano, gli interventi interesseranno le stanze del piano terra, tradizionalmente dedicate ai comuni.

Detta attività manutentiva trova ragione nel fatto che precedentemente la Casa Circondariale aveva un’unica sala docce con cinque postazioni - di cui solo quattro funzionanti - mentre le stanze avevano un bagno privato con lavandino e wc ma prive di acqua calda e di doccia.

Essendo la sala docce destinata a entrambe le sezioni ospitate, ovvero protetti e comuni, i turni per l’utilizzo delle stesse dovevano essere organizzati in modo tale da consentire a tutti la fruizione ma anche da evitare l’incontro tra gli ospiti delle due sezioni.

A seguito dei lavori in corso tutti i bagni avranno una doccia e godranno anche dell’acqua calda.

Benché non si siano ravvisate criticità nella tenuta strutturale dell’edificio, è la composizione stessa della casa circondariale a essere, da sempre, inadatta alla destinazione come spazio detentivo.

Si tratta infatti del Castello cittadino che risale all’incirca al XIII secolo e che è stato costruito e concepito secondo i canoni di allora: corridoi angusti, aperture piccole con aerazione e luce ridotte ulteriormente dalle grate, spazi aperti insufficienti.

Tuttavia, come in occasione delle visite precedenti, colpiscono la pulizia, l’ordine e l’organizzazione degli spazi che, senza ombra di dubbio, beneficiano del buon rapporto instaurato tra persone detenute e polizia penitenziaria.

In ragione delle attività di manutenzione non sono ammessi i c.d. nuovi arrivi ed è stata notevolmente ridotta la popolazione detenuta che, al 21.6, conta 22 persone, di cui 16 c.d. “protetti”.

Tutti i detenuti del primo piano, ovvero i c.d. protetti, sono stati trasferiti al pian terreno dove si trovano i c.d. comuni senza che ciò, tuttavia, abbia causato alcun tipo di problema in mezzo alla popolazione ospitata, in quanto l’obiettivo comune è il miglioramento degli spazi detentivi.

La Casa Circondariale costituisce, per quanto riguarda la pandemia, una piccola enclave immune da contagi quantomeno con riferimento ai detenuti e ciò ad evidenziare che, evidentemente, le misure restrittive adottate hanno, nonostante tutto, funzionato.

Con l’allentamento delle restrizioni imposte dal Covid19 sono riprese le precedenti attività formative, rieducative e ricreative quali Cineforum settimanale, le funzioni religiose, i corsi di alfabetizzazione e scolarizzazione sino alla III^ media.

Inoltre, grazie a un progetto finanziato dalla Cassa Ammende, i detenuti personalmente hanno rinnovato lo spazio lavanderia e conti correnti, eseguendo attività di pavimentazione, piastrellatura e pittura delle pareti e riuscendo a ricavare una ulteriore piccola area da destinare a laboratorio per le attività.

Le reali criticità sono rappresentate dalla mancanza di un medico “fisso” interno (attualmente sono circa sette i professionisti che si alternano nel servizio) e dalla riduzione del relativo orario.

E’ previsto, infatti, che il medico termini il proprio turno alle 18.00 lasciando quindi la gestione di eventuali necessità alla Guardia Medica, Servizio però da tempo afflitto dall’insufficienza di personale rispetto alle necessità del territorio e, in ogni caso, limitato rispetto alla realtà carceraria fatta di esigenze diverse e peculiari e specifiche condizioni di salute (ad esempio sieropositività, malattie sessualmente trasmissibili, ecc.) che richiedono una maggior attenzione.

Infine, l’altro vulnus nella realtà carceraria cittadina è rappresentato - come da tempo la Camera penale locale evidenzia - dalla mancanza di un Garante delle persone private della libertà personale.

Se la Svezia ha istituito detta figura nel 1809 e l’Italia ha avviato l’iter nel 1997, ci si chiede quando anche Pordenone potrà avere l’Autorità di garanzia prevista normativamente per le persone private della libertà.

Pordenone, 22 giugno 2022    

Avv. Sarah Soveri

 Avv. Enrico Miscia


  Casa circondariale di Firenze - 16.06.2022

In data odierna una delegazione della Camera Penale di Firenze formata da Avv. Leonardo Zagli (Referente Osservatorio carcere Cp Firenze), Avv. Chiara Dematté, Avv. Marianna Poletto, Massimiliano Chiuchiolo (Componenti Osservatorio carcere Cp Firenze) e Avv. Gherardo Pecchioni (Direttivo Cp Firenze) ha visitato la Casa Circondariale di Firenze, conclusasi con l'incontro con una delegazione di detenuti. Sono emerse le seguenti situazioni, direttamente potute osservare e per come riferiteci dalla Direttrice dott.ssa Antonella Tuoni:

a) Il contagio da Covid-19 è ad oggi pressoché sotto controllo non essendo stati segnalati casi di positività in essere. Per quanto attiene l'utilizzo delle mascherine la Direttrice prudenzialmente ne raccomanda l'utilizzo durante i colloqui, in attesa di nuove disposizioni sanitarie;

b) Sono stati visionati i lavori che interessano il reparto femminile che sono in via di ultimazione (il termine di chiusura è previsto per il mese di ottobre 2022). Si possono notare i vantaggi (esterni ma anche interni in particolar modo la riduzione delle infiltrazioni che da sempre ha flagellato la struttura e posto i detenuti in una gravissima condizione di sofferenza fisica derivata dalle enormi ed invasive muffe createsi all'interno delle camere detentive).

Al termine, inizieranno le opere di ristrutturazione del reparto maschile con una durata prevista per tutto il 2023). queste opere avranno ad oggetto la riduzione delle infiltrazioni, la creazione di nuove docce e l'installazione di impianti con pannelli fotovoltaici;

c) Sono stati sviluppati importanti progetti quali la creazione di 18 orti sociali nel terreno tra l'istituto e l'adiacente Casa di reclusione Mario Gozzini in accordo con il Comune di Firenze (Assessore Del Re)

 Continua l'iniziativa già promossa e denominata “Uffizi aperti” che prevede l'installazione di un piccolo museo interno nel spazio denominato “Giardino degli incontri” con le opere che il Direttore degli Uffizi concederà.

Continuano con profitto le esperienze lavorative all'esterno di detenuti e detenute (in particolare nella realizzazione di piccoli oggetti di bigiotteria con un'impresa di Scandicci ed, a breve, di bavaglini per neonati);

d) Per quanto riguarda la condizione dei detenuti, ad oggi è stata riscontrata la presenza di un numero complessivo di 560 persone.

La visione diretta delle sezioni, in particolare quelle del reparto giudiziario, ha purtroppo consegnato un quadro evidentemente critico in primis (aspetto molto grave) per quanto attiene le condizioni igienico-sanitarie.

I deficit strutturali, da sempre riscontrati, sono del tutto immutati la vivibilità nelle sezioni ora indicate è decisamente difficile ed il periodo caldo rende ancora più difficile il trascorrere della giornata;

d) un detenuto è in attesa di collocazione in REMS; vi sono ad oggi complessivi detenuti in numero di sette (2+ 5) che trovandosi in regime di art. 21 lavorano, anche presso il confinante Comune di Scandicci;

f) la visita al reparto femminile ha mostrato una situazione complessivamente migliore, anche dovuta al diverso numero di detenute, alla loro diversa organizzazione - anche igienica - ed al diverso rapporto tra numero di detenute e di dipendenti della Polizia Penitenziaria;

Incontro con la delegazione di detenuti

Al termine della visita alla struttura è stata svolta presso i locali del cinema un incontro con una delegazione di detenuti (del reparto penale e giudiziario) sia del reparto maschile che femminile al quale hanno partecipato anche l'Avv. Luca Maggiora (Presidente Cp Firenze) e l'Avv. Luca Bisori (Presidente Fondazione Forense Firenze).

Il colloquio con la delegazione di detenuti ha fatto emergere alcune problematiche molto serie: è stata confermata la carenza di igiene (con casi evidenti di cimici, mai seriamente debellate, e di piccioni nonché - nel reparto femminile - addirittura di scarafaggi);

E’ stata evidenziata una gestione sicuramente da migliorare del diritto dei detenuti alle telefonate con i propri parenti.

E’ stata infine avanzata la richiesta di apertura delle sezioni (del reparto penale) anche la mattina.

Questo incontro, oltre la visione diretta delle condizioni dei reparti detentivi ha rappresentato la parte più “emozionale” della visita.

I detenuti hanno infatti potuto esprimere liberamente alla Direttrice ed alla delegazione di Avvocati le loro istanze così creandosi un clima di confronto serio, sano e diretto al termine del quale la Camera penale di Firenze si è impegnata, alla luce delle numerose difficoltà, a raccogliere le lettere dei detenuti per poi indirizzarle agli organi competenti per la valutazione - diretta - delle criticità.

Incontro di calcio

In data 23/9/2022 verso le ore 17,30 si svolgerà una partita tra una delegazione di detenuti ed alcune vecchie glorie della Fiorentina (nonché di un numero limitatissimo di Avvocati) presso il campo della Sales,

L'idea del referente osservatorio Cp Firenze ha visto la luce grazie all'apporto del componente dell'Osservatorio carcere Avv. Chiuchiolo il quale, con numerose attività e contatti sta definendo tutte le specificità per rendere possibile l'evento.

 


  Casa circondariale di Opera - 09.06.2022

 

CASA DI RECLUSIONE DI MILANO OPERA

VISITA 9 GIUGNO 2022

La delegazione è composta dagli avv. Valentina Alberta e Antonio Radaelli, dell’Osservatorio Carcere UCPI, dall’avv. Paola Ponte, referente per il direttivo della Camera Penale di Milano, dagli avv. Eugenio Losco, Silvia Galimberti, Susanna Triulzi, Barbara Carraro, Debora Squeo, Alessandra De Pace, oltre che dai signori Luca Biscuola, Nicola Morawetz e Marco Ferrario dell’Associazione Radicale Enzo Tortora.

Il gruppo è stato ricevuto alle ore 14,30 dal direttore dott. Silvio Di Gregorio, dal comandante Amerigo Fusco e dalla responsabile dell’area trattamentale dott.ssa Silvana Resta. La visita inizia dall’atrio sotto gli uffici amministrativi, ove viene spiegato il progetto, la vision dell’istituto, simboleggiata dall’opera d’arte scelta post Covid per simboleggiare gli sforzi fatti da tutta la struttura. È L’ultima cena, opera commissionata nel 1494 da Ludovico il Moro, non benvoluto a Milano; rappresenta il riscatto. Il senso è legato alla figura di Gesù che scende sulla terra per evangelizzare e tutti contribuiscono alla sua opera, cosi anche tutti gli operatori penitenziari devono fare della relazione e dell’incontro con il detenuto il punto centrale della propria attività. L’offerta trattamentale è per tutti, anche per Giuda, che si perde, e Pietro che sull’errore costruisce la chiesa. Il tavolo è rivolto verso l’esterno ed è aperto alla comunità.

Sul lato accanto c’è il wall of fame, dove tutte le associazioni che collaborano con l’Istituto trovano posto con il loro gagliardetto o la loro targa. Si distinguono le università milanesi.

Opera è una casa di reclusione tra le più grandi d’Italia, e ora con l’apertura di una sezione AS2, prevista a breve, ci saranno tutti i circuiti compreso il 41bis.

Gli ultimi 30 anni hanno visto una continua altalena rispetto al regime interno alle sezioni, tra maggiore apertura e tendenza alla chiusura.

Oggi i dati dell’istituto sono questi:

793 sono i detenuti in MS
57 in AS1
189 in AS3
101 al 41bis
2 collaboratori di giustizia
56 sono i detenuti in articolo 21
19 i semiliberi

Il sovraffollamento “tollerato” è di circa 150 posti. I detenuti sono 1200 circa, situazione equilibrata e conforme rispetto all’applicativo ministeriale per il controllo degli spazi.

Trattando del “metodo” di Opera, viene posto l’accento sul progetto Metamorfosi, che è partito dal recupero dei barconi dei migranti di Lampedusa, inizialmente trasformati in presepi poi addirittura in violini. Il direttore sottolinea come il senso del progetto sia questo: “i detenuti con l’ingresso in carcere comprendono e, conseguentemente, scelgono la via del cambiamento convinto e profondo. La metamorfosi diventa il metodo per trasformare il carcere in una opportunità per chi ci vive ma anche per la collettività riportando l’attenzione sull’uomo e sulla sua ricchezza”. Con il primo violino creato si è suonato davanti al Papa, ora il progetto è di fare una vera e propria orchestra del mare. Nella cinta interna è stata creata una vera e propria piazza dei barconi. Autore dell’operazione è la Fondazione Casa dello spirito delle arti (Mondadori). È quindi ripartita l’attività della liuteria e sono tornati i maestri liutai di Cremona.

Il primo reparto è formato al primo piano da AS1 e AS3, al secondo da AS3, il terzo piano contiene la sezione della Vela e quella ex art. 32 OP e al quarto sono i nuovi giunti.

Ci sono 3 sezioni per piano. Per ogni piano vi è una linea telefonica che può essere utilizzata tra le 9 e le 19 in fasce divise per sezioni. Ci sono anche gli impianti per le chiamate Skype e Whatsapp ma fuori dalle sezioni.

I passeggi sono uno per sezione, quindi 12 in tutto per il primo reparto.

Il pattugliamento della polizia penitenziaria nelle sezioni aperte avviene per gruppi ed è basato sulla conoscenza personale di ogni detenuto.

In AS3 c’è una sezione a trattamento avanzato, ove vi sono anche alcuni permessanti. Viene specificamente visitata questa sezione, entrando anche nelle camere di pernottamento. La cella ha due posti e un bagno separato con un cucinino davanti. Il progetto principale della sezione è un progetto teatrale autogestito ed è in fase di predisposizione un laboratorio di falegnameria. Le persone detenute lamentano la riduzione delle telefonate che in periodo pandemico avevano dato molto sollievo alla carcerazione.

Viene poi visitato il piano terra con una serie di salette per attività in comune, le università stanno predisponendo delle casette in legno che saranno poste nell’area verde per trasferirvi tutte le attività e guadagnare spazio all’interno.

Nel corridoio che unisce il primo e il secondo reparto, vi è la palestra, che è stata completamente ristrutturata grazie ad un progetto con gli Scout durante la pandemia, al quale i detenuti hanno lavorato gratuitamente.

Si visita poi il settore delle lavorazioni, dove c’è un’attività di assemblaggio per la Vortice (contratti a tempo indeterminato a orario ridotto per circa 500 euro al mese), alcuni spazi usati per attività di data entry dalle società GSP e 1out, infine Fuori luoghi, Borseggi e Afol.

Il laboratorio per creare mascherine (fermo) è stato creato quasi subito, ora sono in attesa della certificazione per poter fare mascherine per gli ospedali.

Il padiglione nuovo, quasi completato ma non ancora aperto, ha 400 posti.

Per quanto riguarda la scuola superiore, vi sono 3 istituti tecnici o professionali. Vengono visitati gli spazi per le scuole nell’area della media sicurezza

Viene infine visitato il SAI. Vi sono medici di pronto soccorso h24 su tre turni, uno per SAI e 41bis e uno per AS e MS. In teoria poi vi sono 18 medici di reparto (11 posti coperti), gli specialisti vengono ma sono pochissime le ore che fanno e quindi le visite sono spesso esterne. Ci dovrebbero essere circa 450 ore al mese di assistenza psichiatrica ma in realtà ce n’è la metà.

Viene infine spiegato il progetto di trasformare la cinta esterna alloggiandovi i detenuti già ammessi al lavoro interno e quelli che partecipano a progetti di LPU, mandando i semiliberi a Bollate.

Il maneggio, aperto ad esterni, dà lavoro oggi ad un detenuto ma potrebbero diventare a breve 2 o 3.

Lo sportello giuridico viene gestito dalla signora Valentina Rovedo che si interfaccia con Sportello Carcere gestito dall’ordine. Collabora anche l’avv. Friguglio, fiscalista.

QUESTIONARIO CARCERE OPERA 

 


  Casa circondariale di Matera - 30.05.2022

CASA CIRCONDARIALE DI MATERA

30 MAGGIO 022

Il 30.05.22 la Camera Penale di Matera nella persona del presidente avv. Michele Porcari, dell’avv. Annamaria Buccico (referente osservatorio carcere CP Matera) e delle dottoresse Diliddo e Mestice, ha fatto ingresso nella Casa Circondariale di Matera per far visita all’istituto e ai detenuti con la cordiale e coscienziosa guida del direttore Luciano Mellone e del comandante dott. Bellisario Semeraro.

Consapevoli della delicatezza e della discrezione imposte nell’affrontare le tematiche inerenti alla realtà carceraria, ci siamo lasciati condurre nell’esplorazione della struttura con sguardo attento a cogliere gli aspetti positivi e le criticità della vita carceraria  e del suo governo all’interno del piccolo istituto penitenziario materano.

Un aspetto che preme sin da subito far emergere è l’impegno ammirevole del personale, atto a garantire la peculiare funzione rieducativa della pena prevista dall’ordinamento italiano: abbiamo incontrato, infatti, diversi operatori esterni impegnati nei programmi trattamentali necessari al processo di risocializzazione dei detenuti. La comunità penitenziaria, ha infatti la possibilità di seguire, e da quanto personalmente constatato lo fa con impegno ed orgoglio, diversi corsi di istruzione/alfabetizzazione, ragioneria, artigianato, teatro, giardinaggio e sartoria: grazie all’impegno profuso dalla cooperativa sociale Made in Carcere, il carcere di Matera vanta per esempio un importante laboratorio sartoriale di soli uomini le cui lavorazioni rappresentano un fiore all’occhiello per la struttura materana.

I numeri della partecipazione dei detenuti alle iniziative rieducative e formative offrono la misura della loro efficacia in termini di rieducazione e reinserimento sociale: più della metà della popolazione carceraria in espiazione di pena è infatti impegnata in corsi ed attività che quali propulsori naturali della risocializzazione hanno consentito -come nel caso della sartoria, del giardinaggio o della cucina-, la acquisizione di capacità e competenze utili a quella che sarà la vita del detenuto una volta fuori le mura.

Abbiamo potuto visitare l’intero edificio, che ristrutturato nel 2006 ospita 170 detenuti su 136 posti disponibili, per un totale di 49 stanze. Si tratta di un circuito di media sicurezza che ospita detenuti comuni, suddivisi in varie sezioni; all’interno della struttura vige un regime a porte chiuse a causa dell’assenza di un sistema di videosorveglianza e della carenza di personale.

Al primo piano e al piano terra è presente la sezione “Sirio”, che ospita 80 detenuti e costituisce il reparto più grande della Basilicata; in particolare, al piano terra sono collocati i detenuti promiscui, al primo piano quelli accusati di aver commesso reati di riprovazione sociale (reati sessuali e pedofilia). Le celle, piuttosto fatiscenti, misurano circa 19 mq ed ospitano dai 3 ai 5 detenuti. Sono munite di bagno e di un antibagno che funge da cucinino: lo spioncino di controllo dei bagni, oscurato dalla presenza di un tendone così allocato per tutelare la privacy del detenuto, perde quella funzione di controllo e sicurezza del detenuto, rendendo talvolta inevitabile il compimento di atti autolesionistici o suicidari, come purtroppo verificatosi proprio lo scorso anno.

Su ogni piano si trovano 2 zone passeggio.

Successivamente abbiamo visitato la sezione “Pegaso”, composta da 9 stanze e 1 zona passeggio, dove vi sono i cd. definitivi, e la sezione “Giudiziaria” in cui, invece, si trovano i detenuti non definitivi, distribuita su 2 piani, con 6 celle per piano.

Ci è stata mostrata anche la sezione “Accoglienza” che originariamente era adibita ad ospitare i nuovi arrivati, ma nel corso dell’ultimo biennio era diventata la sede in cui i detenuti trascorrevano il periodo di isolamento legato al coronavirus; oggi viene utilizzata in entrambi i casi oltre che per i detenuti che abbiano ottenuto permessi premio.

Infine, vi è la sezione per gli “Aspiranti collaboratori di giustizia”, che consta di complessivi 4 posti di cui 3 occupati.

I detenuti omosessuali e transessuali non hanno collocazioni specifiche o sezioni dedicate.

Abbiamo avuto modo di constatare una presenza piuttosto consistente di spazi comuni quali una sala tv con biliardino e cyclette, un campo da calcio, un’area verde utilizzata per la coltivazione dell’orto e la pratica del giardinaggio, che favoriscono l’integrazione e la socializzazione tra i detenuti: gli spazi comuni sono fruibili nella cosiddetta ora d’aria (dalle 8:50 alle 11:50 e dalle 13:00 alle 15:20).

Inoltre, la comunità penitenziaria all’interno della casa circondariale ha a disposizione una serie di servizi utili a soddisfare per quanto possibile le esigenze legate allo svolgimento della vita quotidiana: una biblioteca (con oltre 3000 testi), un supermercato ed una lavanderia.

 Gli oggetti personali dei detenuti vengono custoditi all’interno di un apposito magazzino.

Nel corso della visita è emerso anche il tema della religione all’interno delle carceri: sebbene non ci sia stato modo di visitarla, la struttura ospita una cappella e ai ristretti è assicurata la quotidiana presenza di un cappellano; su richiesta dei detenuti – a seconda del loro credo religioso – è possibile ammettere anche l’ingresso di altri ministri di culto come, ad esempio, protestanti e testimoni di geova.

Un’altra area importante dell’edificio è quella dedicata ai colloqui, che si differenziano a seconda degli interlocutori: sono presenti due stanze per i colloqui con gli avvocati, 1 stanza per quelli con un magistrato e 1 stanza per i colloqui generici con familiari o, ad esempio, assistenti sociali. Per quanto concerne gli incontri con la prole ed in particolare con figli minori è stata creata un’area verde più accogliente che, tuttavia, per mancanza di fondi è rimasta inutilizzata perché mai ultimata e messa in sicurezza.

Durante l’emergenza sanitaria il regime dei colloqui, per ovvie ragioni, era strettamente digitalizzato, attualmente, per i detenuti comuni, sono previsti fino a quattro colloqui al mese di cui due in videochiamata e due dal vivo, con una telefonata a settimana. Per chi ha figli minori, invece, è prevista la possibilità di chiamare casa anche 1 volta al giorno.

La divisione degli spazi, nel complesso, risulta abbastanza funzionale, ma nonostante ciò, come evidenziato, non tutte le aree sono sicure e perfettamente agibili per cui è certamente auspicabile un intervento in tal senso.

Le maggiori criticità lamentate, come nella maggior parte dei casi, riguardano la carenza di risorse economiche per ridurre i disagi della struttura e soprattutto la carenza di personale: basti pensare che il Direttore – Dott. Luciano Mellone – riveste questo stesso incarico anche in altri istituti penitenziari e non può, naturalmente garantire la sua assidua necessaria presenza; in più non vi è un numero adeguato di psicologi e assistenti sociali (sono presenti, di fatto, e nonostante la loro richiesta continua da parte della popolazione carceraria, un solo educatore ed un solo assistente sociale) che si occupino in maniera individuale e personalizzata dei problemi dei detenuti e li assistano con attenzione nei procedimenti davanti al magistrato e al tribunale di sorveglianza; non ci sono medici ed infermieri in numero sufficiente ad assicurare un servizio di infermeria fisso, ma soltanto un infermiere con turno fisso e medici di base con turni unicamente notturni o pomeridiani, mentre mancano del tutto medici specialisti (cardiologi, psichiatri, oculisti etc…). Carente anche il personale di sorveglianza e di polizia penitenziaria.

E’ stata sottolineata, altresì, la totale assenza della figura del magistrato di sorveglianza se non tramite sporadici colloqui da remoto.

L’esperienza, in generale, si è rivelata intensa ed arricchente, grazie al contatto diretto con le storie dei detenuti ed alla narrazione dettagliata che ci è stata fornita della vita condotta in regime di detenzione; ad ogni modo, l’osservazione ravvicinata delle criticità inerenti alle carceri, e nello specifico alla Casa Circondariale di Matera, ha rivelato la urgente necessità di operare in maniera rapida e sinergica.

Conclusivamente è utile ricordare che dall’epoca della introduzione del comma 2 bis, l’art. 123 c.p.p. riesce a trovare, presso tale istituto, frequente applicazione.

Si allega questionario.

 

 



  Casa circondariale di Cosenza - 14.04.2022

Relazione della visita alla casa circondariale di Pavia

La visita presso la Casa Circondariale di Cosenza “Sergio Cosmai” del 14/04/2022 è stata effettuata dagli Avv.ti Pietro Perugini in qualità di Presidente della Camera Penale di Cosenza “Avvocato Fausto Gullo”, Guido Siciliano in qualità di Segretario Camera Penale di Cosenza, Valentina Spizzirri in qualità di Responsabile regionale Osservatorio Carcere UCPI nonché coordinatrice dell’Osservatorio Carcere Camera Penale di Cosenza, dalle ore 09:45 alle ore 13:00 circa.

All’ingresso siamo stati accolti dalla Comandante Dirigente Aggiunto di P.P., Dott.sa Di Gioia, e dalla responsabile dell’area giuridico pedagogica, Dott.ssa Scarcello, che ci hanno guidato all’interno dell’istituto.

Nel corso della visita, precisamente, in area medica ci ha raggiunto la Direttrice della struttura, Dott.ssa Mendicino.

Attualmente il numero dei detenuti ristretti ammonta a 234 su 218 posti disponibili, di cui 134 definitivi, 98 in attesa di giudizio che non hanno una collocazione diversa.

L’area educativa: è ancora sotto organico, su quattro presenze necessarie ve ne sono solo due effettive.

L’area sanitaria: rimane tra le maggiori criticità intramurarie, per carenza di personale e scarsità di ore “concesse” dall’ASP locale ai medici intramurari.

Nel dettaglio:

è assente il cardiologo;
nel caso di richiesta di trasferimento di un detenuto in strutture di II livello, trattandosi di un carcere di I livello, passano molti mesi o addirittura anni con enormi difficoltà di gestione delle patologie da trattare;
le condizioni igienico sanitarie andrebbero migliorate.

Per quanto afferisce la gestione del Sars-Cov2, la vaccinazione ha raggiunto circa l’85% con terza dose; i restanti hanno rifiutato la somministrazione del vaccino per propria convinzione (no vax); vi sono statti casi di positività post vaccino, ma ci è stato riferito con sintomi lievi.

Biblioteca: con l’ausilio della associazione Liberamente, attualmente consta di circa 1.000/1.200 libri di vario genere.

Corsi scolastici – universitari: ci è stato riferito che sono attivi i corsi scolastici di alfabetizzazione tutti i giorni dalle ore 8:30 alle ore 13:30 (soprattutto per i detenuti stranieri, i frequentanti sono tra i 12 e i 15); due di scuola media con circa 20 detenuti frequentanti; un corso di scuola alberghiera con circa 50 detenuti; infine un corso tecnico – commerciale con circa 40 detenuti. Per quanto riguarda i corsi universitari (scienze giuridiche, economiche e dell’educazione), vi sono dei volontari dell’UNICAL che 3 volte a settimana si recano in istituto e/o si collegano da remoto, quali tutor, per supportare i frequentanti.

Detenuti stranieri: sono presenti 30 detenuti non italiani, di cui 6 europei e 24 extracomunitari di varie nazionalità (Ucraina, Tunisia, Siria, Senegal, Nigeria, Moldavia, Iran,Gambia, Georgia, Egitto, Afghanistan); non esiste una sezione a parte, onde favorire la socialità; tuttavia, ancora oggi, è assente la figura del mediatore culturale, fondamentale a tale scopo.

È stata attivata una lavanderia a gettoni, comprensiva di lavatrice e asciugatrice, gestita a turno da detenuti lavoranti; per chi versa in condizioni disagiate viene garantito il servizio centrale di lavanderia.

Non sono presenti detenuti omosessuali, qualora dovesse capitare ci è stato detto che verrebbero trasferiti in struttura carceraria dotata di sezione protetta.

Ancora oggi le celle non sono dotate di sistema refrigerante, per la stagione estiva, per come segnalato anche dai detenuti stessi che chiedevano almeno la possibilità di avere dei ventilatori, adatti e dotati di sistemi di sicurezza.

Per quanto attiene lo “spaccio interno” per i detenuti, si possono acquistare i beni disponibili e per quelli non presenti devono compilare una apposita domanda che viene evasa nelle 24 ore; i prezzi applicati sono quelli di mercato, in particolare il riferimento è il supermercato CONAD.

Religione: sono presenti musulmani che professano nelle celle, gli evangelisti che professano nel teatro e i testimoni di Geova che incontrano i detenuti singolarmente. Per i cattolici-cristiani, com’è noto, esiste una cappella all’interno della struttura con la partecipazione del parroco che si dimostra molto disponibile e attivo.

Palestra: ancora mancano gli attrezzi, sono presenti solo pochi pesi per allenarsi.

Celle: gli spazi appaiono, ancora, oggettivamente angusti ed al limite dei parametri minimi stabiliti, con riguardo alla superficie che assicura il normale movimento. Ogni cella risulta dotata di un bagno ma non di frigorifero e di un solo di un fornelletto da campeggio. Il pranzo e la cena vengono serviti in cella e preparati nella cucina della mensa. Vi sono detenuti che ordinano cibo a parte che viene conservato in celle di congelamento con sportello di chiusura amovibile e non ermetica, che sono state donate alla struttura e situate nei reparti detentivi.

I detenuti lamentano la totale assenza del Garante nonché il paventato ripristino del blocco dei pacchi postali alimentari (quindi, gli alimenti possono essere consegnati solo in occasione dei colloqui con i familiari); si è dialogato a lungo con la direttrice e si è valutato, per evitare recrudescenze, di ammettere alimenti, inviati a mezzo posta, purché ispezionabili e sotto vuoto, solo per coloro che hanno famiglie fuori sede.

Il Magistrato di sorveglianza si collega da remoto, sulla piattaforma Teams, solo una volta al mese per colloquiare con i detenuti.

Ci è stata segnalata, dall’amministrazione, il poco interesse per la realtà carceraria da parte delle rappresentanze comunali; ci si è impegnati a creare occasioni di incontro per instaurare un rapporto più proficuo con l’amministrazione comunale e anche con la comunità cittadina.

Da ultimo, si da atto della piena applicazione dell’art. 123 c.p.p. mediante l’invio, a mezzo pec, sia all’avvocato che all’autorità delle nomine di fiducia nonché delle richieste di ammissione al gratuito patrocinio.

L’Osservatorio Carcere Camera Penale di Cosenza


  Casa circondariale di Pavia - 14.01.2022

Relazione della visita alla casa circondariale di Pavia

 

Il giorno 14 gennaio 2021 ha visitato la casa circondariale di Pavia una delegazione composta dalla responsabile carcere della Camera Penale di Pavia, Eleonora Grossi, dal componente dell’Osservatorio Carcere UCPI, Valentina Alberta, dal Presidente e dai componenti del direttivo della Camera Penale di Pavia Daniele Cei, Alberto Assanelli, Marco Panzarasa, Valeria Chioda, Cristina Castagnola, il Presidente del Consiglio dell’Ordine di Pavia Massimo Bernuzzi e il consigliere dell’Ordine Alessandro Cignoli, l’assessore del Comune di Pavia Anna Zucconi, a cui si sono aggregati il parlamentare Alessandro Cattaneo e la garante per le persone ristrette della provincia di Pavia Laura Cesaris.

La delegazione è stata accolta dalla direttrice, dott.ssa D’Agostino, dal comandante dott. Napolitano, dalla vicecomandante dott. De Felice e dal capo dell’area educativa dott. Traversetti.

Si è immediatamente rappresentata la situazione legata alla nuova ondata di contagi che ha investito le carceri. Al momento, gli hub regionali di San Vittore e Bollate non sono in grado di accogliere i positivi e dunque vengono gestiti, salvo ospedalizzazione, in istituto. Si è utilizzato per gli attuali 39 casi il reparto nuovi giunti per i primi casi e ora anche una parte del polo psichiatrico. Le sezioni di “cristallizzazione” cioè di isolamento sono diverse, ovviamente chiuse.

Per il resto, è stato fornito uno schema, che si allega, con i numeri al 13 gennaio. I detenuti sono 578, a fronte della capienza regolamentare di 514 e di “capienza tollerabile” di 786; 285 sono i detenuti comuni, per la due terzi definitivi e per il 30% circa stranieri; i protetti sono 273, in gran parte definitivi. Vi è una piccola sezione di 8 persone ammesse a semilibertà e lavoro all’esterno.

Nell’istituto è collocato il polo psichiatrico regionale, che contempla 22 posti di cui oggi 12 sono occupati (la restante parte per ora non è attiva per mancanza di personale sufficiente ed è utilizzata per i casi di positività).

La struttura è composta di un padiglione vecchio, con problemi di struttura (infiltrazioni e problematiche impiantistiche – l’acqua calda non arriva ai piani alti ed alcune celle non hanno i termosifoni).  Al piano terra ci sono alcune celle per l’isolamento disciplinare. Viene poi visitata l’infermeria, dove la delegazione ha avuto la possibilità di un colloquio con il direttore sanitario dott. Broglia, che da qualche giorno sta provvedendo alla somministrazione delle terze dosi di vaccino. E’ in atto anche il tentativo di coinvolgere nella somministrazione i 60 detenuti che non hanno ricevuto alcuna dose. Il problema dell’area sanitaria è principalmente di personale. Con l’aumento delle borse di specializzazione 5 medici su 8 sono andati via. Per un periodo nel 2021 il dott. Broglia si è ritrovato da solo, ora ci sono altri due medici sui due turni, ma dovrebbe essercene uno ogni 200 detenuti, oltre al dirigente sanitario (v. DG 4716 /2016 Regione Lombardia). La ASST ha ora fatto bandi retribuiti a 35 euro l’ora, ma i compensi per esempio per l’attività vaccinale sono superiori.

La tempistica di gestione dovrebbe essere, a partire da gennaio, di una settimana per gestire richieste di visite mediche. Sembra esserci un problema di SERD. L’ufficio sarebbe aperto per due mattine la settimana, ma per lungo tempo non è stato presente l’assistente sociale.

Viene poi mostrato il polo psichiatrico, inaugurato nel 2017, sono 22 posti di cui 12 utilizzabili. Sono celle doppie con bagno separato e doccia in camera, a differenza delle celle normali del padiglione vecchio che sono da tre, con eventuale quarto posto a castello e bagno separato ma docce esterne.

Le attività trattamentali sono state fatte di norma nel teatro con 35 detenuti alla volta, ma ora il teatro è inagibile per infiltrazioni e rischio di crolli. L’unico luogo in cui possono essere tenute è l’aula polivalente che conterrebbe 15 persone, ridotte per limitazioni covid. Viene consegnato anche un elenco di attività trattamentali proposte a detenuti comuni a protetti. I protetti hanno un calendario più ampio, legato al fatto che le attività si svolgono in gruppi molto piccoli per piano, nella saletta comune. Fino a che gli spazi disponibili sono questi, vi è un oggettivo limite alla partecipazione dei detenuti, anche se si rappresenta che la direttrice sottolinea che comunque le richieste di partecipazione non sono tantissime.

Anche la palestra è inagibile, sempre per le infiltrazioni che sono visibili in tutti i piani del padiglione vecchio. La direttrice rappresenta che si tratta di lavori che vanno al di là dell’autonomia di spesa dell’istituto e per la predisposizione dei preventivi che il PRAP richiede per consentire una procedura semplificata richiederebbe competenze tecniche che gli impiegati amministrativi non hanno. Per il rifacimento delle sale colloqui famigliari (inagibili per infiltrazioni, i colloqui con i famigliari avvenivano in corridoio) i lavori stanno per essere avviati e sono stati disposti in autonomia, mentre per la palestra l’ufficio tecnico del PRAP sta valutando un progetto. Per i tetti un funzionario del ministero ha effettuato un accesso. Le questioni strutturali non sono quindi destinate a risolversi in tempi brevi; le attività trattamentali, e la scuola (purtroppo ridotta in periodo pandemico – nonostante il provveditorato abbia dichiarato i detenuti comparabili agli studenti fragili e quindi abbia formalmente assicurato la didattica in presenza) si svolgono quindi in gruppi molto piccoli.

Viene visitato anche il padiglione nuovo, che ospita circa 300 detenuti c.d. “protetti”, nel quale al piano terra trova posto una cucina moderna e ampia. Questa ha dato la possibilità all’istituto scolastico professionale Cossa di attivare un frequentatissimo corso di istruzione superiore, che arriva fino al quarto anno. C’era anche l’istituto Volta (geometri e ragioneria) che però ha ridotto i corsi ora con il Covid. VI sono poi quattro sezioni (la 11, sezione ex art. 32 OP, la 13, la 15 e la 17).

Nell’istituto è presente uno sportello per tutte le pratiche burocratiche, seguito anche dagli enti territoriali. Viene segnalato un progetto finanziato di reinserimento a fine pena (“Tavolo dimettendi”)

Per quanto riguarda il lavoro, la direttrice riferisce di una percentuale del 25/30% che lavora a rotazione per l’amministrazione, 4 detenuti che sono nella MOF.

Per quanto riguarda la polizia penitenziaria, si rappresenta la carenza di organico grave soprattutto l’assenza di sottufficiali. CI sono solo 4 ispettori in istituto. E’ stata visitata anche la caserma, che nonostante lavori di rifacimento della copertura fatti relativamente di recente, presenta una situazione critica per le infiltrazioni. Si tratta di circa 60 posti, distribuiti in alloggi singoli e doppi. Gli spazi sono angusti, ma soprattutto – nonostante  i lavori – si è riscontrato uno stato decisamente poco dignitoso (vengono riferiti anche odori di muffa). Anche la palestra della polizia penitenziaria, oltre che una parte della mensa, è inagibile.

La delegazione ha concluso la visita con l’impegno a monitorare la situazione e ad interessare le autorità competenti rispetto alle carenze riscontrate.

Milano/Pavia, 17 gennaio 2022

- Allegati

 

 


  Istituto Penale Minorile di Catanzaro - 20.12.2021

Relazione della visita all’Istituto Penale Minorile di Catanzaro

In data 20/12/21 una delegazione della Camera Penale “Alfredo Cantàfora” di Catanzaro, composta dallo scrivente e dal collega avv. Salvatore Sacco Faragò, si è recata presso l’Istituto Penale Minorile “Silvio Paternostro” di Catanzaro al fine di conoscere le condizioni di vita dei minori e dei giovani adulti ivi detenuti.

L’iniziativa si è inserita nel più ampio evento organizzato a livello nazionale dal Partito Radicale, che dal 15 al 24 dicembre dell’anno appena trascorso ha interessato i seguenti istituti penali minorili: Palermo, Torino, Caltanissetta, Airola, Nisida, Bologna, Roma, Quartucciu, Catania, Catanzaro, Acireale, Firenze, Milano, Pontremoli, Treviso, Bari, Potenza.

La visita è iniziata con l’accesso alla zona delle camere di detenzione. Tale parte dell’istituto è di recente costruzione rispetto al resto del complesso che risale agli anni venti del secolo passato. Le camere di detenzione dei minori sono chiaramente distinte da quelli dei giovani adulti. Questa parte dedicata al pernotto e al consumo dei pasti si presenta pulita e funzionale. Le camere sono ampie e tutte dotate di bagno, munito dei servizi igienici necessari, tra cui il piatto doccia. Ogni camera ospita due o tre detenuti e lo spazio disponibile per ogni ospite è più che sufficiente, essendo da una misurazione ictu oculi ben superiore ai tre metri quadri. Inoltre, si segnala che al momento della visita i detenuti presenti erano tredici a fronte di una capienza di trentacinque. Le aree di consumazione dei pasti si sono presentate anch’esse ampie e ben illuminate da luce naturale. Si è, altresì, provveduto a accedere alle aree passeggio che sono parse piuttosto ampie e pulite.

Durante l’accesso alla zona pernotto e consumazione pasti non erano presenti detenuti nell’area sopra descritta, in quanto essendo le prime ore della giornata, erano tutti impegnati nelle varie attività che l’istituto mette a disposizione.

Terminata la visita alla zona di detenzione si è proseguito nell’area storica dell’istituto in cui si svolgono le attività formative, di istruzione, ricreative etc.

Nonostante trattasi di una struttura risalente nel tempo è stata adeguatamente riformata a seguito di una profonda opera di ristrutturazione.

Nell’istituto si svolgono i corsi di scuola primaria e secondaria di primo grado e nel corso della visita ai locali si è avuto modo di interloquire con due minori intenti a seguire lo svolgimento della lezione, i quali hanno espresso la propria soddisfazione circa le condizioni di vita. I corsi di scuola superiore di secondo grado si svolgono all’esterno e attualmente è presente un solo detenuto frequentante all’esterno presso specifico istituto tecnico superiore.

Successivamente si è avuto modo di osservare altri detenuti intenti nello svolgimento di corsi di formazione professionale. In particolare l’istituto “Paternostro” offre ai soggetti ivi detenuti la possibilità di frequentare dei corsi finalizzati all’attività di pizzaiolo/panificazione, restauro mobili, lavorazione pellame. Per ogni attività di quelle sopraelencate sono presenti gli appositi laboratori che sono parsi essere funzionanti e concretamente utilizzati. La visita ai laboratori ha dato la possibilità alla delegazione di interfacciarsi con i ristretti ivi presenti, i quali anche in detta occasione hanno espresso soddisfazione in merito al percorso svolto nell’istituto.

Oggetto della visita sono stati, altresì, la sala attrezzi finalizzata all’attività ginnica e la sala finalizzata al colloquio tra detenuti e visitatori familiari con al seguito bambini. Quest’ultima sala è stata realizzata al fine di creare un ambiente il più possibile ludico e familiare vista l’eventuale ingresso di bambini parenti dei ristretti.

Sono presenti tra i vari corpi di fabbrica ampi cortili dedicati a svariate attività, quali ad esempio l’orto e il campo di calcio, fornito di erba sintetica e i cui impianti sono parsi essere nuovi. È, inoltre, presente nella parte storica anche un teatro, fruibile dai detenuti, che proprio la sera della visita ha ospitato una rappresentazione. La struttura in questione si è presentata completamente ristrutturata e capace di ospitare sino a ottanta spettatori.

In sostanza, l’istituto è più che funzionale sia sotto il profilo materiale che sotto l’aspetto dell’offerta di formazione/istruzione.

In chiusura della visita, grazie alla collaborazione del Dott. Del Re, il vicedirettore che ha accompagnato la delegazione, si è compilato il questionario allegato alla presente relazione. La visita è terminata alle ore 12:30

Catanzaro, 09/01/22

Avv. Orlando Sapia


  Casa circondariale di Padova - 18.10.2021

Visita  alla Casa di Reclusione di Padova (18 ottobre 2021)

                Il 18 ottobre 2021 una delegazione, composta da Michele Godina, Presidente della Camera Penale di Padova, Simone Bergamini, responsabile regionale Osservatorio Carcere UCPI unitamente alla Commissione Carcere della Camera Penale di Padova di cui fanno parte Annamaria Alborghetti, Laura Capuzzo, Alessandra Chiantoni, Serena Fornaro e Michele Grinzato, ha visitato la Casa di Reclusione di Padova.

                La visita è iniziata alle ore 9,30 e si è protratta fino alle ore 14. Siamo stati ricevuti dal Direttore, Dr. Claudio Mazzeo, e dalla Vice Comandante Maria Grazia Grassi che ci hanno accompagnato nel corso di tutta la visita con grande disponibilità e cortesia.

Dopo un breve colloquio illustrativo che si è svolto nella sala riunioni, abbiamo subito iniziato la visita delle sezioni.

Alla data del 18 ottobre risultano in carico 525 detenuti di cui 15 semiliberi in licenza Covid, a fronte di una capienza regolamentare di 438 unità.

La gran parte dei detenuti fa parte della media sicurezza, solo 17 sono in AS1, mentre 100 sono classificati come protetti, gli ergastolani sono circa 60, e nell’area semiliberi e art.21 sono 35.

Sono 140 i detenuti che lavorano per le Cooperative mentre 80 lavorano per l’Amministrazione. Vi sono inoltre detenuti che svolgono LPU con il Comune e la Provincia di Padova per la manutenzione delle strade ed aree verdi. Per tali attività i detenuti percepiscono solo un rimborso spese.  Scopriamo che il Liceo Curiel è stato ristrutturato proprio dai detenuti.

La campagna vaccinale ha dato buoni risultati e ad oggi residuano 40 non vaccinati.

Prima di iniziare la visita delle sezioni ci rechiamo nell’infermeria dove ci accoglie lo psichiatra, Dr. Padoan.

L’infermeria presenta gravi problemi logistici e necessita di una ristrutturazione.

In più zone piove all’interno.

Sono previsti 13 infermieri e un coordinatore ma al momento sono in 8. E’ previsto un concorso che dovrebbe portare a 23 unità il personale infermieristico.

I dirigenti sanitari sono 2 e 9 le guardie mediche.

Da notare che non vi sono infermieri h24 in quanto il turno termina alle 22. Mancano alcuni specialisti come l’ortopedico,  il radiologo e il diabetologo, il cardiologo viene una volta alla settimana.

Si consideri che le patologie più diffuse sono il diabete e problemi cardiologici.

E’ presente il medico del SERT. Sono ben 160 i detenuti seguiti dal Sert, mentre 120 presentano problemi psichiatrici e 25 hanno una doppia diagnosi.

E’ stato predisposto un protocollo ad hoc per la prevenzione dei suicidi. I casi di autolesionismo sono un centinaio all’anno.

Nell’insieme l’infermeria presenta molte criticità, nonostante gli sforzi del personale che è riuscito a gestire il periodo più difficile che ha dovuto affrontare la primavera scorsa, prima con la diffusione di vari focolai covid e poi con la vaccinazione dei detenuti.

Non vi sono stanze per ricoveri temporanei e di conseguenza chi sta male deve curarsi in cella, che spesso condivide con altri, o nei casi più gravi  viene ricoverato in ospedale.

Il carcere si sviluppa su 5 piani, con due sezioni per piano, oltre ad una palazzina separata di due piani.

Nella sezione 1 si trovano gli isolati, nelle sezioni 2, 3 e 4 i comuni, alla 5 i lavoranti, alla 6 i protetti, alla 7 gli ergastolani e gli AS.

Vi è in atto un programma di manutenzione finanziato dal Ministero che finora ha riguardato il 7B e il 6B.

Iniziamo la visita dal blocco 2 dove si trovano 37 detenuti sul lato A e 44 sul lato B.

Le celle restano aperte dalle 8 alle 19,40, a parte le chiusure temporanee previste per la conta.

Le celle sono piccole con i due letti messi a L.

Il wc e il lavandino sono separati ma lo spazio limitato costringe a riporre cibo e frutta a pochi centimetri dal wc.

 I sanitari sono vetusti e spesso rovinati. Le docce sono all’esterno e, nonostante siano state rifatte 4 anni fa, sono piene di muffa e l’intonaco cade a pezzi in più punti. Si nota come i blocchi destinati ai comuni sono quelli in condizioni peggiori, non solo per problemi di manutenzione e, forse, strutturali, ma anche perché si nota poca cura e molto disordine.  Non è da escludere che la cosa si colleghi alla tipologia dei detenuti di queste sezioni, poco stimolati, senza un lavoro, moltissimi di loro stranieri.

La conferma di questa ipotesi la troviamo visitando il blocco 5 dove si trovano i lavoranti. Qui si trovano 39 detenuti da un lato e 44 dall’altro. Le stanze, pur presentando i problemi che abbiamo già visto, sono tenute molto meglio sia a livello di ordine che di pulizia. Tuttavia anche la sala socialità, benchè tenuta bene e ridipinta da poco dai detenuti, presenta in più punti molte infiltrazioni d’acqua. In effetti l’umidità sembra un problema costante e diffuso in tutto l’istituto.

Al blocco 7 si trovano 14 detenuti da un lato e 23 dall’altro.

Il lato B è stato recentemente ristrutturato ed è un altro mondo. Nella stanza socialità c’è l’aria condizionata e non si può fumare. Nel corridoio adiacente i bidoni della raccolta differenziata. Nella lavanderia troviamo lavatrici nuovissime, ciascuna con asciugatrice. E si spera che in questo modo l’umidità possa diminuire.

C’è una stanza per due persone destinata ai portatori di handicap, con un letto a castello per il piantone e un bagno a norma per handicappati.

Le stanze sono singole, il letto è situato di fronte, vicino alla finestra. Sulla destra due mobiletti inox, un ripiano con fornello a induzione e un lavandino, Una mezza parete separa il tutto dalla porta del bagno, munito di lavandino, doccia, wc e di un termosifone verticale.

Ma anche qui non mancano le criticità, addebitabili, in questo caso, alla ditta che ha effettuati i lavori. Un detenuto ci fa notare che l’erogatore della doccia è attaccato al muro: per fortuna l’ingegnosità non manca e con una bottiglietta di plastica attaccata al rubinetto si cerca di risolvere il problema. Inoltre in alcune stanze non arriva l’acqua calda. Il Direttore ci informa che ha già chiesto alla ditta che ha fatto i lavori di provvedere a risolvere tutte le criticità. C’è poi un problema che ha del paradossale. Notiamo che nelle celle c’è un frigorifero piccolissimo simile a quello degli alberghi dove non ci sta praticamente niente, a parte un paio di bottiglie d’acqua.  I detenuti avevano dei frigoriferi molto più grandi acquistati a loro spese che vorrebbero poter continuare ad usare. Problema: un frigorifero più grande ridurrebbe lo spazio rischiando di ridurre la capienza sotto i 3 mq, limite al di sotto del quale vi è violazione dell’art.3 CEDU. In realtà non ci sembra un problema visto che comunque si tratterebbe di frigoriferi non enormi e, come tali, spostabili. Vedremo come si risolverà la cosa.

Anche al blocco 6, destinato ai protetti, il lato B è stato ristrutturato. Qui però le stanze sono per due persone con letti a castello.

Ci rechiamo quindi al Polo Universitario che, finalmente, è tornato in funzione. Infatti durante la pandemia era stato tristemente riconvertito in reparto Covid. Qui vi è una stanza con i computer, con la possibilità di collegamenti con l’esterno e con il controllo del server centralizzato. Quindi si può fare!

Il Polo è sempre stato sezione aperta. Ci fermiamo a parlare con uno studente di ingegneria informatica, ha fatto la triennale e ora sta concludendo la magistrale. E’ molto contento di essere tornato al Polo, ora può studiare nella sala comune di studio, un luogo tranquillo e silenzioso. E’ l’unica sezione dove esiste il refettorio.

Due parole vanno spese a proposito del Polo Universitario.

Alleghiamo alla presente relazione una scheda redatta dalla Dott.ssa Jessica Lorenzon, psicologa  e criminologa critica, dottoranda in Scienze sociali (Dip. FISPPA UniPd), tutor di coordinamento progetto Università in carcere Padova.

Ci rechiamo poi alla pasticceria dove lavorano 42 detenuti, tra loro anche alcuni della sezione protetti. Altri 4 lavorano all’esterno. Ogni mattina sfornano un migliaio di brioches che escono dal carcere alle 5 di mattina per essere consegnate nei vari bar.  Per entrare dobbiamo indossare camice e cuffia, oltre alla mascherina che già abbiamo indossato all’ingresso in carcere. L’ambiente è pieno di impastatrici, forni ed altro che lavorano a pieno ritmo. Ogni giorno vengono fatti 1200 kg di impasto per i famosi panettoni della Giotto. Vi si dedicano ben 15 detenuti. La Cooperativa cerca poi di fare rete per aiutare i detenuti a reinserirsi una volta scarcerati.

Il nostro viaggio nel lavoro prosegue ai 2 call center. Qui 30 detenuti si occupano delle prenotazioni per il CUP dell’ospedale di Padova e Mestre.  Vengono effettuate anche le prenotazioni ACLI e quelle per i medici liberi professionisti di Mestre.

Passiamo poi al capannone dove viene effettuato l’assemblaggio per la valigeria Roncato. Durante il Covid hanno fatto le mascherine..

Curioso il lavoro del tacchificio. Qui vengono fatti circa 3000/4000 paia di tacchi al giorno per una ditta della riviera del Brenta che rifornisce le più grosse marche, da Vuitton a Gucci ed altri, che vendono scarpe di prestigio a prezzi stratosferici.  E’ un lavoro che richiede grande precisione ed accuratezza perché quei 12 cm. Lunghi e sottili hanno bisogno di un sostegno particolare per non rompersi o piegarsi. Chissà cosa direbbero le signore che camminano su quei tacchi se sapessero che la sicurezza dei loro passi dipende dalla bravura e serietà del lavoro dei detenuti.

Ormai è molto tardi e dobbiamo affrettarci. Non manchiamo di visitare la Cooperativa Altracittà che effettua commesse per 6 aziende oltre all’attività di legatoria. 28 detenuti sono addetti all’assemblaggio delle bustine di thé e caffè, alla confezione dei fondi delle bottiglie di maraschino oltre che all’assemblaggio di valvole per riscaldamento.

Che dire al termine della nostra visita?

Possiamo dire che un carcere dove entra la cultura, dove entra l’Università, dove entra il lavoro sicuramente fa un passo importante verso la finalità rieducativa della pena. Ma è anche importante che gli ambienti siano sani e puliti per rispettare la dignità di tutti. 

 

 


  Casa circondariale di Piacenza - 05.11.2021

LE VISITE DELL'OSSERVATORIO

Relazione sulla visita alla Casa Circondariale di Piacenza - 05.11.2021

 

Nella giornata del 5 novembre 2021 la delegazione della Camera Penale di Piacenza, composta dal Presidente avv. Elena Del Forno, dal Referente Regionale Osservatorio Carcere avv. Romina Cattivelli e dal Referente locale avv. Paolo Campana ha fatto visita alla Casa Circondariale delle Novate di Piacenza. Dopo il preliminare incontro con la Direttrice della struttura Dott.ssa Maria Gabriella Lusi, il Comandante della Polizia Penitenziaria Ispettore Giovanni Marro e la Dott.ssa Vincenza Zichichi, capo area trattamentale, la delegazione ha potuto visitare gran parte dell’istituto, accedendo sia alle singole sezioni, sia alle parti dedicate ai servizi. Attualmente presso la struttura sono presenti 362 detenuti rispetto a una capienza massima tollerabile di 416. Tra i detenuti, quelli che scontano una condanna definitiva sono 236 e sono ubicati in un’apposita sezione. La popolazione carceraria è composta per il 61% da stranieri, gli italiani sono 141, gli infratrentenni sono 30 e gli ultrasettantenni sono 15. Sette detenuti sono assegnati al lavoro esterno ex art. 21 dell’ordinamento penitenziario. L’unico reparto femminile della struttura è dedicato al regime di alta sicurezza: sono 20 le detenute, nessuna delle quali presenta situazioni familiari, ritenute delicate all’interno delle mura, come figli piccoli o stato di gravidanza.

All’interno della struttura, i detenuti che si dedicano a lavori inframurari ed esterni sono 190. Si evidenzia poi che sono circa 200 i detenuti che all’esterno sarebbero senza fissa dimora e, soprattutto, senza una rete familiare pronta ad accoglierli. Nel 2021 poco meno di 20 detenuti hanno beneficiato di regimi premiali, quali l’affidamento in prova ex art. 47 ter O.P.

Presentare il quadro d’insieme della realtà carceraria visitata significa anche segnalare la carenza di organico denunciata dall’amministrazione carceraria: soprattutto manca il pieno organico nei ruoli dei funzionari e dirigenti del Corpo di Polizia Penitenziaria, degli Ispettori e dei Sovrintendenti. Carenze di organico ci sono stati segnalati anche con riguardo alla figura dei funzionari giuridico pedagogici, precisamente nella misura di tre unità, e per il funzionario delle organizzazioni, delle relazioni e della contabilità.

Durante la visita all’interno delle sezioni, a nostra richiesta, ci è stato rappresentato che i fatti di autolesionismo sono in diminuzione, come pure gli episodi di rivolta: questa tendenza – ci è stato spiegato – sarebbe da attribuire al c.d. ‘regime chiuso’ imposto come misura di precauzione per evitare l’eventuale diffusione incontrollata del Covid-19 all’interno del carcere. Questa modalità di gestione, ci è stato spiegato, consente anche di meglio sopperire la carenza di organico della polizia penitenziaria. Va puntualizzato, tuttavia, che, come ci è stato riferito sia dal Garante locale che dal Garante Regionale dei detenuti, tale modalità di regime è stato abbandonato da tutte le altre strutture detentive dell’Emilia Romagna. Questa situazione, se da un lato ha comportato la diminuzione di comportamenti irregolari tra i detenuti, dall’altro ci porta ad auspicare che possa a breve essere abbandonata una volta terminata l’emergenza sanitaria. Come ci è stato fatto notare dai predetti Garanti, è soprattutto il padiglione nuovo, concepito strutturalmente per una vigilanza ordinaria a celle aperte, a soffrire maggiormente per queste restrizioni. Un ulteriore importante dato da riportare riguarda le condizioni di vita in carcere: fortunatamente sia nel 2019 che nel corrente anno non si sono registrati suicidi, mentre nel 2020 due tragici eventi.

Per quanto attiene i detenuti che manifestano disturbi psichiatrici e il relativo reparto ‘ROP’, ci viene manifestata in particolare la difficoltà di individuare strutture esterne di cura dove trasferire questi detenuti, che sarebbe più corretto chiamare pazienti psichiatrici. Quanto all’assistenza sanitaria, il numero di medici e infermieri applicati al carcere è più che soddisfacente (150 unità circa), tuttavia ci è stato manifestato un sentito auspicio acché si raggiunga una migliore interazione e collaborazione con l’autorità sanitaria locale.

Si è pocanzi accennato al nuovo padiglione. Va, infatti, precisato che il Carcere delle Novate è sostanzialmente ripartito in un c.d. vecchio padiglione, in cui sono rinchiusi 200 detenuti, incluso il reparto femminile, e in un nuovo padiglione. Il vecchio padiglione, purtroppo, come evidenziatoci anche dal Garante regionale, soffre della vetustà della struttura e del mancato adeguamento ad alcune nuove norme che impongono tra l’altro doccia e acqua calda in ogni cella. Il nuovo padiglione, invece, risulta in regola con gli standard attuali. Anche le dimensioni delle celle variano tra le due strutture: nelle sezioni del c.d. vecchio padiglione la superficie delle stanze è di 11 mq per massimo due detenuti ognuna, nel nuovo padiglione le celle sono di 18.03 mq e ospitano da due a tre detenuti al massimo. La direzione ci rappresenta, inoltre, che sono circa 100 i detenuti in celle singole e che sono presenti stanze attrezzate per detenuti con disabilità.

E’ doveroso evidenziare che anche il padiglione vecchio è stato valorizzato, attraverso il lavoro e il coinvolgimento dei detenuti guidati da arte-terapisti, con ritinteggiature a colori delle pareti, arricchite qua e là da disegni che rappresentano vari paesaggi naturalistici e anche la piazza più rappresentativa di Piacenza, Piazza Cavalli.

Il merito di ciò va riconosciuto certamente alle iniziative avviate dalla Direttrice in carica, la quale ci ha dato l’impressione di un sincero impegno e di una forte determinazione a far sì che il tempo in carcere non sia il tempo del non far nulla: ne sono riprova il teatro creato e attrezzato con il lavoro dei detenuti, i laboratori – come quello femminile dove vengono preparati manufatti destinati alla raccolta fondi per iniziative benefiche – le due biblioteche dotate anche del servizio di interscambio con le biblioteche comunali di Piacenza, l’area pedagogica con attività scolastica in presenza, la presenza di un mediatore linguistico culturale, il servizio CAF alcuni giorni della settimana, il laboratorio di trasformazione agroalimentare gestito con la collaborazione dell’Orto Botanico e che a breve vedrà l’adibizione di un chiosco per la vendita diretta al pubblico di conserve e marmellate prodotte all’interno delle mura, gli orti autogestiti dai detenuti, le arnie per le api, le due serre e le coltivazioni nell’area perimetrale del carcere, dove si coltivano fragole e mirtilli, come ci è stato spiegato da due giovani detenuti che ci sono parsi molto coinvolti nel lavoro cui sono quotidianamente dediti. Segnaliamo al momento solo il mancato sviluppo di lavori socialmente utili che potrebbero rappresentare un valido e ulteriore strumento per la risocializzazione dei carcerati.

Per quanto concerne l’emergenza Covid-19 va, innanzitutto, riconosciuto alla Direzione e al Personale di aver saputo gestire anche i momenti più difficili e cruciali della fase acuta della pandemia. Questa capacità di affrontare una così dura e inaspettata prova è stata riconosciuta anche dai garanti dei detenuti, i quali hanno evidenziato altresì la veloce ripresa delle varie attività interne dopo la loro sospensione durante i momenti più emergenziali della diffusione del Covid-19. Dall’inizio della pandemia i detenuti risultati positivi sono stati solo 15, di cui 5 nel 2021. All’interno del carcere sono stati predisposti un reparto di osservazione e uno per la quarantena.

Infine, una nota positiva è l’avvio imminente della possibilità per i familiari di visitare i propri cari ristretti anche il giorno di domenica, ciò anche per facilitare gli incontri con i minori senza compromettere i loro impegni scolastici durante la settimana. Prima iniziativa di questo genere in Emilia Romagna.

Si ringraziano la Direttrice, l’Ispettore e gli organi direttivi della Casa circondariale per la disponibilità e per il confronto costruttivo e aperto durante tutto il corso della nostra visita, che ci è parsa essere stata molto gradita.



  Casa di reclusione di Spoleto - 17.01.2020

LE VISITE DELL'OSSERVATORIO

Relazione sulla visita alla Casa di Reclusione di Spoleto
17 gennaio 2020

 

Il 17 gennaio 2020, i responsabili nazionali dell'Osservatorio Carcere (Riccardo Polidoro e Gianpaolo Catanzariti) ed i responsabili per la Regione Umbria (Donatella Maria Aiello) e Toscana (Luca Maggiora), hanno visitato la Casa di Reclusione di Spoleto (PG).
La delegazione è stata ricevuta dal Direttore unitamente a tutto lo Staff amministrativo ed è stata accompagnata, durante tutto il corso della visita, dal Comandante della Polizia Penitenziaria.

LA STRUTTURA

L'Istituto, consegnato nei primi anni '80, ha subito assunto le caratteristiche di un carcere di massima sicurezza ed oggi ospita una sezione destinata esclusivamente ai detenuti in regime speciale del 41 bis O.P. che la delegazione, non essendo stata autorizzata, non ha potuto visitare.
A tutt'oggi risulta privo di teatro e di area verde, quest'ultima in fase di realizzazione.
I recenti eventi sismici hanno colpito le diverse strutture dell'intero penitenziario, inducendo un impegno straordinario di intervento ancora non eseguito per buona parte delle sezioni (fra queste l'edificio destinato all'allocazione della polizia penitenziaria).
L'accorpamento dei Provveditorati di Umbria e Toscana ha comportato un aumento del numero di trasferimenti per "ordine e sicurezza" di detenuti, sopratutto in MS che sono così arrivati a Spoleto, comportando a detta del personale dell'Istituto, un incremento di situazioni conflittuali e problematiche.

PRESENZE E CAPIENZA. INFORMAZIONI, CONOSCENZA E TRASPARENZA

Al momento della visita, su una capienza regolamentare di 449 posti (effettivamente disponibili 432), i detenuti presenti erano 410 (oltre ad un detenuto in permesso) così suddivisi in 4 sezioni:

•          Penale 2

◦          1 piano n. 20;

◦          2 piano n. 20;

◦          3 piano n. 20;

◦          4 piano n. 19;

Totale  n.  79.

•          Penale 1

◦          transito                                  n.        4;

◦          1 piano su due lati                 n.      43;

◦          2 piano su due lati                 n.      47;

◦          3 piano su due lati                 n.      44;

◦          infermeria                              n.       4;

◦          R Osservazione Psichiatrica  n.       3;

Totale                                           n.  145.

•          Reparto N.G.

◦          1 piano su due lati      n.    53;

◦          2 piano su due lati      n.    42;

◦          3 piano su due lati      n.    48;

Totale                         n.  143.

•          Ex Femminile

◦          1 piano            n. 36

•          Semiliberi        n. 2

•          Art. 21            n. 4

Tre detenuti in osservazione psichiatrica, 94 in Media Sicurezza, 183 in Alta Sicurezza, 6 i semiliberi, 45 protetti (16 AS e 29 MS) e 79 al regime speciale detentivo ex art. 41 bis OP.
I detenuti stranieri sono 61 (49 MS e 12 AS).
Su 203 detenuti presenti interessati da reato ostativo, ben 145 potrebbero aspirare all'apertura giuridica prodotta dalla Sentenza n. 253 della Corte Costituzionale del 23 ottobre 2019 sull'art. 4 bis comma 1 OP.
Come spesso accade, anche a Spoleto il regolamento interno dell'istituto, pur essendo stato approvato dal Dipartimento ministeriale è in attesa di approvazione da parte del Magistrato di Sorveglianza.
Da quanto riferito, vi è una diversa collocazione tra i detenuti definitivi e quelli in attesa di giudizio.
La maggior parte delle celle hanno la doccia in camera, ricavata in un angolo dello spazio destinato, in maniera promiscua, sia ai servizi igienici, sia al piano cottura.
Le celle singole per i detenuti comuni, seppur raddoppiate nel numero, per buona parte non appaiono conformi ai parametri dimensionali convenzionalmente accettati.
Non è stata riferita alcuna difficoltà circa l’erogazione dell’acqua, nemmeno nel periodo estivo, così come per quella calda disponibile h 24 anche se si registrerebbero dei consumi spropositati.

Vi è un impianto di riscaldamento con termosifoni e per rinfrescamento utilizzano il ricircolo naturale dell’aria.
Nelle sezioni vige per alcune ore il regime porte aperte.
Il blindo viene chiuso nelle ore notturne.
I colloqui con i familiari vengono svolti in 11 sale colloqui in grado di ospitare sino a 100 familiari in totale.
Alcune difficoltà logistiche che inevitabilmente impattano sul mantenimento di costanti rapporti con i familiari sono state evidenziate da detenuti AS che hanno le loro famiglie in regioni distanti molti chilometri dall'istituto in questione.
Come già riferito, al momento la struttura è priva di area verde anche se ne è prevista la realizzazione.

AREA SANITARIA

Il presidio sanitario è assicurato da personale medico di continuità assistenziale e da infermieri dipendenti o distaccati dall'USL Umbria 2.
E' retto da un direttore sanitario, responsabile del servizio sanitario interno che si avvale di un servizio di guardia medica ed un presidio infermieristico h 24. Vi sono poliambulatori per attività medico-specialistica.
Da informazioni assunte, l'ultima visita dell'ASL in struttura risale a sei mesi fa.

ATTIVITA’ LAVORATIVE

Nell'istituto esistono alcune strutture destinate ad attività lavorativa, in particolare vi è una Falegnameria di enormi dimensioni e potenzialità, ma che viene utilizzata per la realizzazione di arredamento per strutture detentive con commesse prevalentemente ministeriali oppure, in collaborazione con la comunità esterna, per la realizzazione di arredi urbani, allestimenti teatrali, attrezzature didattiche e ludiche per le scuole.
Altra struttura lavorativa presente è una officina per la lavorazione del ferro anche se priva di commesse esterne ed una lavanderia detenuti destinata al lavaggio del materiale di arredo delle camere detentive.

Il servizio di Manutenzione Ordinaria Fabbricati viene svolto da 22 detenuti (funzioni di elettricisti, fabbri, inservienti esterni, giardinieri, inservienti caserma agenti, imbianchini, idraulici e muratori) sotto la supervisione di 11 unità di Polizia Penitenziaria.

ATTIVITA' EXTRA-MOENIA

Per i lavori di pubblica utilità è in atto una convenzione tra il Comune di Campello sul Clitunno, la Casa di Reclusione di Spoleto e l'U.D.E.P.E. di Perugia per la predisposizione di un progetto sperimentale finalizzato all'impiego di detenuti.
Altra convenzione stipulata con il Comune di Spoleto, l'U.D.E.P.E. di Perugia e l'Azienda Servizi Spoleto S.p.a. per la manutenzione del verde e dell'arredo urbano, gestione delle attività per il canile (lavori di manutenzione di cucce e realizzazione di box e cucce presso il Canile Rifugio, supporto alla pulizia dei box e spazi esterni, taglio erba e manutenzione siepe e alberature, piccoli lavori di manutenzione dell'ufficio e del magazzino, cura e uscite al guinzaglio con gli ospiti del canile); per la realizzazione e gestione di una cucciolata all'interno dell'Istituto nella quale ospitare i randagi cuccioli catturati nel territorio di Spoleto, nonché l'attuazione di un corso di formazione per i detenuti sulla corretta gestione di cani, cuccioli o adulti, nonché sul recupero di cani con alterazioni comportamentali di rilievo con l'obiettivo di renderli futuri istruttori di cani.
Altra collaborazione in essere per il reinserimento socio-lavorativo di detenuti tra l'Arca del Mediterraneo Onlus, la Casa di reclusione di Spoleto e l'U.D.E.P.E. di Perugia nell'ambito del progetto Nazionale Carcere di Caritas Italiana di Foligno per offrire ad un numero complessivo pari a 15 detenuti e soggetti in misura alternativa in carico all'U.D.E.P.E. Concrete opportunità di inserimento per lo svolgimento di lavori di pubblica utilità e/o di occupazioni retribuite.
E' in fase di progettazione la manutenzione del verde e più in generale della struttura dello Stadio Comunale di Spoleto, attualmente gestito dalla Società sportiva privata ASD Pol. Pen. Spoleto, mediante l'impiego di detenuti che possono essere avviati in lavori di pubblica utilità.
E' attivo un progetto Genitorialità dedicato alla facilitazione delle relazioni tra i papà detenuti di Alta e Media Sicurezza ed i figli in età evolutiva tra i 3 e 12 anni.

SCUOLA E FORMAZIONE

In collaborazione con l'Ufficio Scolastico Regionale per l'Umbria di Perugia sono attivati i corsi di Scuola elementare, media inferiore, media superiore con due indirizzi di studio, alberghiero e liceo artistico, per un numero complessivo di circa 130 detenuti frequentanti.

CULTURA, RELIGIONE, SPORT

All'interno della struttura sono presenti due biblioteche per i detenuti, curate da un detenuto bibliotecario con circa 12.000 volumi.
Esiste un unico spazio adibito a luogo di culto, una cappella per la religione cattolica.
Per gli altri culti sono consentiti solo incontri con i rispettivi ministri.
Nell'ambito della rassegna teatrale spoletina (Festival dei due Mondi) l'estate scorso si è registrata l'esibizione dei detenuti in uno spettacolo teatrale proprio alla Rocca Albornoziana.
La struttura ha una palestra capiente ed attrezzata utilizzata dai detenuti e gestita da un detenuto nonché una palestra per il personale ed una struttura sportiva coperta utilizzata dai cittadini per la pallavolo e la boxe.

PERSONALE

A fronte di una pianta organica individuata con Decreto 2017 in n. 281 unità di Polizia Penitenziaria (4 Commissari, 34 Ispettori, 56 Sovrintendenti, 187 Agenti/Assistenti), l’istituto dispone di n. 289 unità (2 Commissari, 35 Ispettori, 40 Sovrintendenti, 212 Agenti/ Assistenti).
7 sono gli educatori su n. 8 unità in pianta organica e 26 amministrativi.
Nella struttura operano 5 esperti ex art. 80 OP.

SEZIONE 41 BIS OP

Nella sezione sono ristretti 79 detenuti in regime speciale ex art. 41 bis OP. Nulla possiamo riferire sulla struttura in assenza di autorizzazione specifica da parte del DAP.
L'amministrazione auspica la destinazione esclusiva dell'istituto per i detenuti in regime speciale e ciò in ragione della legge 94/2009 (pacchetto sicurezza) che prevede, appunto, la destinazione esclusiva per quelle strutture che da anni gestiscono tali sezioni speciali.
Analogamente, sarebbe opportuno modificare il comma 2-quater lettera F dell'art. 41 bis O.P., rendendo possibile la fruizione di 3 ore al giorno, in gruppo, di socialità (due al passeggio ed una in saletta sempre in gruppo). In tal modo ove si dovesse giungere alla destinazione esclusiva dell'istituto al trattamento in regime detentivo speciale, la C. R. di Spoleto potrebbe accogliere circa 200 detenuti al 41 bis.

 

 

 


  Casa Circondariale di Ferrara - 03.09.2019

LE VISITE DELL'OSSERVATORIO

Casa Circondariale di Ferrara - 03.09.2019

Nella giornata di oggi una delegazione del Direttivo e dell’Osservatorio Carcere della Camera Penale Ferrarese, composta dagli Avv.ti Pasquale Longobucco, Alessandro Misiani, Irene Costantino, Mattia Romani, Carlo Alberto Papotti, Alessandra Palma, Nicola Sganzerla e Lucrezia Vaccari, ha fatto visita alla locale Casa Circondariale. Attualmente presso la struttura sono presenti 373 detenuti (nella maggior parte dei casi collocati in celle a due letti) rispetto ad una capienza regolamentare di 244 ed una capienza tollerabile di 464, di cui circa il 35% di stranieri. Il numero dei detenuti risulta in progressivo e costante aumento, secondo un trend di crescita che caratterizza tutto il territorio nazionale e che testimonia, ancora una volta, la natura sistemica del fenomeno del sovraffollamento carcerario. Pur con tutte le problematiche connesse, da un lato al numero dei detenuti e, dall’altro al numero del personale di Polizia penitenziaria (ad oggi inferiore di poco più di venti unità rispetto alla pianta organica) si è potuto constatare – come già, invero, avvenuto anche nel corso dell’ultima visita, risalente allo scorso anno – che, nel corso degli ultimi anni, sono stati effettuati indubbi progressi nell’opera rieducativa- trattamentale, grazie al costante impegno degli Uffici Direttivi della Struttura, I detenuti, infatti, hanno la possibilità di accedere a diverse attività formative e lavorative tra le quali, in particolare, la scuola (è attivo, in particolare, il percorso di studi dell’Istituto Alberghiero), il recupero dei RAEE, la coltivazione di orti ed il laboratorio di bricolage. Deve, tuttavia, rilevarsi che il numero dei detenuti coinvolti in dette attività, ad oggi, risulta ancora troppo limitato a causa, soprattutto, di difficoltà logistiche ed economiche. Un’efficace opera rieducativa, però, non può assolutamente prescindere dallo svolgimento costante e generalizzato di attività di studio e di lavoro il cui reperimento non può essere lasciato agli sforzi del singolo istituto, ma necessita di interventi strutturali e centrali. Proficue e, sicuramente da proseguire ed incrementare, appaiono anche le iniziative di collaborazione con associazioni del territorio e, in generale, con realtà esterne all’Istituto. Si ringraziano gli organo direttivi della Casa circondariale per l’occasione e per il confronto costruttivo che, nel corso delle nostre visite, è sempre stato garantito.

Ferrara, 3.9.2019

Il Direttivo della Camera Penale Ferrarese

L’Osservatorio Carcere della Camera Penale Ferrarese


  Casa Circondariale di Viterbo - 23.05.2019

COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO

dell’Osservatorio Carcere dell’Unione Camere Penali e della Camera Penale di Viterbo

23 maggio 2019 Visita alla Casa Circondariale di Viterbo

Una struttura depotenziata dalla mancanza di risorse umane ed economiche, con un enorme contrasto tra la manutenzione degli Uffici e lo stato fatiscente dei luoghi in cui vivono i detenuti. Stanze con muri umidi e pareti scrostate, pochissime docce funzionanti in ambienti con muffa e muri sporchi. I detenuti lamentano la presenza di blatte e topi.  I colloqui con il Magistrato di Sorveglianza, a mezzo video, sono tenuti alla presenza della Polizia Penitenziaria. Vietata la visita al reparto dove vi sono detenuti in regime di 41 bis.

L’istituto potrebbe essere un’eccellenza per gli ambienti in cui si svolge l’attività scolastica e lavorativa e per i grandi spazi all’aperto. Falegnameria e sartoria, ben attrezzate, dove si lavora per produrre beni per l’amministrazione penitenziaria, nessuna commessa esterna. Una potenzialità sprecata che dovrebbe essere meglio gestita. Duecento piante di ulivo. L’olio prodotto viene venduto allo spaccio ed il ricavato destinato all’Ente Assistenza del Personale dell’Amministrazione Penitenziaria. Due serre, per la coltivazione di semi e germogli. Solo sei detenuti impegnati per ciascuna attività, con tempi ridotti per mancanza di risorse economiche. Per la costante richiesta si svolgono turni, ma sono pochissimi i detenuti a cui è consentito tale attività.

Presenti 572, con una capienza regolamentare di 431 unità. Ma non è il sovraffollamento il male peggiore dell’istituto. Il passaggio dalla zona uffici e laboratori a quella detentiva è raccapricciante. Le piccolissime stanze che ospitano i detenuti sono in condizioni vergognose e le docce in comune, di cui solo la metà funzionanti, sono in uno stato inimmaginabile dove la muffa è dappertutto. Due detenuti per stanza, non vi sarebbe la possibilità di una terza presenza. Forse si raggiungono i 3 mq. di spazio a testa, ma comprendendo anche il mobilio. Alcuni detenuti lamentano la presenza di blatte e topi e per quello che è stato visto, vanno creduti. Materassi e cuscini di gommapiuma lercia e rotta. Stato igienico complessivo propedeutico per malattie infettive ed altro.

Possibilità per il Magistrato di Sorveglianza di avere il colloquio con il detenuto dal suo ufficio, a mezzo video, mentre l’interessato si trova in una stanza attrezzata per il collegamento. Sorprende che a tale attività assista personale della Polizia Penitenziaria.

Preoccupante il divieto di visitare gli spazi di detenzione del reparto destinato al 41 bis.

Roma/Viterbo, 27 maggio 2019

I Responsabili dell’Osservatorio Carcere UCPI

Avv.to Riccardo Polidoro

Avv.to Gian Paolo Catanzariti

I Responsabili per il Lazio

Avv.ti Roberta Giannini e Marco Russo

 

La Camera Penale  di Viterbo

Il Presidente

Avv.to Roberto Alabiso


  Casa Circondariale di Trento - 23.03.2019

 

LE VISITE DELL’ OSSERVATORIO
Casa Circondariale di Trento – 23 marzo 2019

Il 23 marzo 2019, il responsabile nazionale dell'Osservatorio Carcere, Gianpaolo Catanzariti, ed il responsabile per la Regione Trentino Alto-Adige, Filippo Fedrizzi, unitamente ad una delegazione della Camera Penale di Trento composta da Giovanni Ceola, Giovanni Guarini, Andrea Stefenelli, Ingrid Avancini, Teresa Gentilini e Veronica Manca, hanno visitato la Casa Circondariale di Trento, dopo i recenti episodi di suicidio verificatisi e la rivolta avvenuta il 22 dicembre dello scorso anno scatenatasi proprio dopo il suicidio di un giovane detenuto.

Già in precedenza, nell’ottobre del 2017, l’Osservatorio Carcere aveva visitato la struttura trentina. Per maggiori dettagli

http://camerepenali.it/public/file/Documenti/Documenti%20osservatorio%20carcere/2017-10-14_Relazione_visita-al-carcere_Trento.pdf

Con la odierna visita, oltre all’acquisizione delle informazioni e dei dati più rilevanti sulle condizioni detentive all’interno dell’Istituto, per la prima volta ed in via sperimentale, si è somministrato un questionario, tradotto in lingua inglese ed in lingua araba, appositamente predisposto dalla Camera Penale di Trento, con il supporto di uno psicologo esperto di soggetti che versano in stato di detenzione, direttamente ai detenuti.

Trenta domande a risposta multipla per sentire direttamente dalla voce dei detenuti, che hanno inteso liberamente aderire al progetto, le condizioni della detenzione presso il carcere di Trento e per capire le radici del disagio.

Un esperimento pienamente riuscito, per dare voce a chi non ha voce, i cui risultati verranno elaborati e resi pubblici. Pochissimi i detenuti che non hanno risposto al questionario.

La costruzione dell’Istituto, finanziata dalla Provincia Autonoma di Trento, come riportato anche nella precedente relazione, è terminata nel 2010. Il 17 dicembre dello stesso anno vi è stata l’inaugurazione e il trasferimento dei detenuti dalla vecchissima Casa Circondariale di Via Pilati (costruzione di epoca asburgica, adiacente il Palazzo di Giustizia, nel centro cittadino) alla nuova struttura di Via Beccaria a Trento Nord. L’accordo tra Provincia Autonoma di Trento e Ministero prevedeva che il nuovo carcere dovesse contenere al massimo 240 detenuti, mentre tale soglia è stata ben presto superata. D’altra parte anche il personale della polizia penitenziaria è risultato ridotto all’osso e ben al di sotto di quanto sarebbe necessario per garantire la piena operatività di una struttura pensata per essere un carcere di livello mitteleuropeo. La delegazione, assente il Direttore, il Sanitario ed il Capo dell’Area Educativa, è stata accolta dal Comandante ed accompagnata, durante tutto il corso della visita, da un Assistente Capo della Polizia Penitenziaria.

LA STRUTTURA

L'Istituto, di recente costruzione, dotato di particolari apparati atti alla domotica, comprende il padiglione maschile, quello femminile e quello destinato alla semilibertà. Il maschile comprende al suo interno nr. 8 sezioni di cui nr. 2 destinate ai detenuti cosiddetti protetti; quello femminile comprende nr. 2 sezioni (allo stato, è utilizzata solo quella sita al primo piano detentivo) mentre all'interno del padiglione “semilibertà” si trovano, oltre ai detenuti in regime di semilibertà, anche quelli in Art. 21 O.P. Sia nel padiglione maschile che in quello femminile, al piano terra, si trovano l’infermeria di reparto, gli ambienti destinati alle attività formative, scolastiche e lavorative. All’altra estremità, invece, è situato il reparto destinato ai colloqui visivi con familiari e difensori.

PRESENZE E CAPIENZA. INFORMAZIONI, CONOSCENZA E TRASPARENZA

Al momento della visita i detenuti presenti erano 275, di cui 24 donne e 251 uomini, su una capienza regolamentare di 415 detenuti con una tollerabilità dichiarata in 449 (spazi minimi pro capite considerato ogni settore di istituto).

Il numero dei detenuti è, ovviamente, stato notevolmente ridimensionato dopo i tragici eventi di novembre allorquando le presenze erano pari a 348

Come spesso accade, anche a Trento non vi è ancora un regolamento interno dell’istituto, esistendo una bozza trasmessa al Dipartimento ed in attesa di approvazione.

Da quanto riferito, ad ogni detenuto viene consegnato, al momento dell’ingresso, un vademecum, redatto in lingua madre, esplicativo delle disposizioni contenute nell’O.P. e delle disposizioni interne.

Al detenuto appena entrato viene dato il kit con prodotti igienici sanitari.

L’istituto ospita 214 detenuti definitivi e 38 in attesa di giudizio, senza distinzione alcuna di sezione.

La maggior parte della popolazione detenuta è straniera (185) con 160 extra-comunitari. Gli europei sono 25, provenienti dalla Romania.

Le nazionalità con una maggiore rappresentatività sono Albania, Marocco, Tunisia, Nigeria, Algeria.

Erano presenti 59 tossicodipendenti non collocati in alcun reparto particolare.

I titoli di reato per cui i detenuti stanno scontando la pena sono riconducibili a quelli previsti dall’art. 73 DPR 309/90, poi furti, rapine e reati c.d. sessuali.

In ogni sezione si trovano una cella per disabili che ospita al massimo due detenuti (disabile più il piantone), tredici celle per tre posti ciascuno ed una cella di dimensioni più ampie in cui sono ubicati di regola quattro detenuti.

Tuttavia, nella sezione femminile vi è una signora invalida, affetta da sclerosi multipla, la quale ha riferito che dalla porta della cella non passa la carrozzina, di talché deve usare un girello.

Tutte le celle sono fornite di docce e di una stanza separata con wc nonché di uno spazio per poter cucinare.

Non è stata riferita alcuna difficoltà circa l’erogazione dell’acqua, nemmeno nel periodo estivo, così come per quella calda disponibile h 24.

Vi è un impianto di riscaldamento con termosifoni e per rinfrescamento utilizzano il ricircolo naturale dell’aria.

Inoltre, ogni sezione ha una sala lavanderia munita di lavatrici ed una sala socialità.

Le sale di socialità risultano allo stato completamente spoglie ed alcune addirittura inagibili, essendo state gravemente danneggiate nel corso della rivolta. I calcetti (calcio balilla) presenti durante la visita del 2017 sono stati completamente distrutti.

Le sezioni sono tutte sottoposte al regime porte aperte, ad eccezione di quella che ospita i “non meritevoli” (sezione G).

Il blindo è aperto dalle 7,30 alle 22,00; le celle dalle 8,30 alle 11,30, dalle 12,30 alle 15,30, dalle 16,30 alle 18,30.

Ai detenuti vengono garantiti sei colloqui visivi al mese, salvo che per quelli ristretti per reati di cui al primo comma dell’art. 4 bis OP

Tutti vengono svolti nella comune saletta colloqui in grado di ospitare 15 detenuti, ognuno dei quali è ammesso a ricevere fino a tre congiunti.

I colloqui, di norma, durano un’ora salvo che il detenuto abbia richiesto di cumulare più colloqui per ragioni riconducibili alla distanza del luogo di residenza dei congiunti.

E’ possibile utilizzare, purché le condizioni climatiche lo consentano, per i colloqui con bambini, l’area verde. Sia l’area verde presso il nido che una saletta d’attesa sono concepite ed arredate per attenuare l’impatto che la struttura può avere sui minori. In ogni caso ogni saletta reca dei disegni tali da favorire l’ingresso dei bambini all’interno della struttura. Presso il Block House operano anche le volontarie che impegnano i bambini durante le fasi di attesa con attività ricreative.

I familiari possono portare oggetti al detenuto, nei limiti imposti dall’Ordinamento Penitenziario. Gli alimenti devono essere consegnati in confezione integra e devono essere prodotti normalmente commercializzati all’esterno. Gli insaccati e i formaggi sono consentiti solo se presentati in confezioni trasparenti e in formato a fette. 

AREA SANITARIA

Per quel che riguarda l’area sanitaria, dopo la rivolta del dicembre 2018 è in corso una sua radicale ristrutturazione (anche in considerazione dell’anomalo numero di suicidi registrato negli ultimi tempi).

In particolare, il reparto sanitario prima dipendeva dal Pronto Soccorso dell’Ospedale S. Chiara di Trento e gestiva sia l’assistenza di base che la gestione delle urgenze.

Tuttavia, non vi era un centro diagnostico, né un pronto soccorso con personale medico sempre presente, che garantisse l’assistenza nelle situazioni di emergenza H24, sicché, in caso di urgenza, il detenuto veniva trasportato al pronto soccorso mediante il servizio del 118 o, nei casi meno gravi, veniva allertata la guardia medica esterna.

Inoltre, lo psichiatra (come pure gli operatori del SER.D.) erano presenti una sola volta in settimana per 4 ore, e ciò nonostante la presenza di numerosi soggetti con problemi psichiatrici e/o di dipendenza, oltretutto ospitati nelle sezioni comuni insieme a tutti gli altri detenuti.

Adesso, invece, l’Azienda Sanitaria ha deciso che l’area sanitaria non faccia più capo al Pronto Soccorso dell’Ospedale S. Chiara (sempre in sofferenza per mancanza di medici e per il surplus di lavoro), ma divenga un’area autonoma, facente riferimento all’A.O.F. (Articolazione Organizzativa Fondamentale) Servizio territoriale e all’Area delle cure primarie, ciò che dovrebbe garantire il reperimento di personale medico (eventualmente anche in regime di convenzione) con maggiore facilità, e così garantire una copertura H24.

In particolare, si è previsto che i medici dovrebbero passare da 1,5 a 4-5 unità, mentre gli infermieri da 10 a 14 unità.

Anche le ore di presenza dello psichiatra dovrebbero essere implementate, fino a raggiungere le 14 – 16 ora la settimana, come pure la presenza del personale del SER.D. (medico e psicologo).

 CUCINA, ALIMENTAZIONE, PASSEGGI

Sia nel reparto femminile, sia in quello maschile è attiva una cucina. Nella prima lavorano 2 cuoche ed un’inserviente mentre nella seconda lavorano, alternandosi, 6 detenuti al fine di garantire la colazione, il pranzo e la cena.

E’ possibile soddisfare le esigenze alimentari per chi necessita di diete particolari o a seconda della fede religiosa.

Il menù, estivo e/o invernale, viene stilato dal Ministero della Salute e divulgato agli utenti mediante tabelle affisse oltre che in cucina anche nelle sezioni detentive.

Durante la visita si è potuto verificare il contenuto del carrello contenente il vitto per il pranzo e la qualità del cibo appariva soddisfacente.

L’ora d’aria è regolamentata in due fasce orarie giornaliere: una al mattino (dalle 9.00 alle 11.00) ed una al pomeriggio (dalle 13.00 alle 15.00).

Viene garantita mediante l’utilizzo dei cortili passeggi interni. Una per ogni sezione.

ATTIVITA’ SPORTIVE E TRATTAMENTALI

Vengono praticate attività sportive e ricreative con l’utilizzo di un campo da calcio interno ed uno esterno, di una palestra e con giochi di società.

Quanto alle attività trattamentali, si segnala l’utilizzo di tutti i locali ad esse destinati, occupati in quasi tutte le fasce orarie.

Vi sono circa 10 aule scolastiche del Reparto Trattamento F; 7 locali destinati ad attività varie del Reparto Trattamento G; 4 capannoni del Reparto Lavorazioni; la lavanderia, la biblioteca, 2 palestre, il campo sportivo esterno ed il teatro, per quanto riguarda la Sezione Maschile. In quella Femminile vi sono 3 aule formative, la biblioteca e la lavanderia.

Durante l’anno scolastico e formativo non residuano nell’istituto trentino spazi trattamentali inutilizzati – se non nella fascia tardo pomeridiana – segnalandosi per contro la saturazione di tutti gli ambienti utili allo scopo. 

LAVORO

Sono state accolte tutte le proposte provenienti dall’esterno, anche per i detenuti cd. protetti: 5 cooperative datrici di lavoro o di formazione remunerata (Kaleidoscopio/Chindet nell’imbottigliamento detersivi, Kinè nella digitalizzazione, Venature nella lavanderia maschile, Sfera nella coltivazione del verde) occupano i 4 capannoni del Reparto Lavorazioni, la lavanderia industriale e l’ex refettorio, garantendo decine di posti occupazionali/formativi pagati. La lavanderia femminile è invece, come la cucina femminile, a carico della amministrazione.

Nel 2017 sono stati occupati, in istituto, mediamente 170 detenuti/e alla volta, dei quali circa 110 nelle mansioni intramurarie e i restanti nelle cooperative, assunti o coinvolti in progetti di tirocinio comunque remunerati.

Nel 2018 tale numero è sceso, in ragione da un lato del raddoppio delle spese di mantenimento, dall’altro del quasi raddoppio dell’importo delle mercedi intramurarie, obbligando, così, una riduzione della pianta organica dei lavoranti alle dipendenze dell’Amministrazione (da circa 110 posti agli attuali 60-70 oltre ad una decina al Femminile.

In dettaglio:

nel 2017 sono stati complessivamente assunti dalla Direzione o dalle cooperative datrici di lavoro 358 detenuti maschi e 32 donne, quasi tutti su più turni bimestrali o trimestrali ripetuti; circa un centinaio, anche tra quelli assunti, hanno frequentato il locale laboratorio di assemblaggio, formalmente configurato come corso di formazione per i prerequisiti lavorativi anche se poi, erogando gettoni presenza di discreta consistenza, è stato economicamente considerato equivalente ad un turno di lavoro intramurario. I tempi di attesa per un turno di lavoro sono stati intorno ai 2-3 mesi, e dunque in un anno sarebbero stati garantiti a ciascuno minimo 6 mesi di attività remunerata;

Nel 2018 hanno lavorato nell’intramurario alle dipendenze dell’Amministrazione 280 detenuti maschi e 32 donne, spesso su più turni con cadenza mediamente bi o trimestrale (2 mesi di lavoro e 2-3 di attesa).

Sia nel lavoro intramurario che nelle cooperative Kaleidoscopio (assemblaggio) e Venature (lavanderia) sono previsti turni appositi, per lo più tardo-pomeridiani, per i detenuti protetti.

SCUOLA E FORMAZIONE

La formazione professionale si interseca con i percorsi occupazionali e scolastici:

alcuni detenuti iscritti alla I liceo frequentano non il LES ma lezioni generaliste al mattino e un percorso alberghiero pomeridiano gestito dall’Istituto Alberghiero di Levico;
le cooperative Kaleidoscopio e Chindet, che unitariamente gestiscono il grande laboratorio di imbottigliamento detersivi, lo fanno sia assumendo manodopera detenuta (Chindet) che anche offrendo moduli formativi bimestrali pagati (Kaleidoscopio), come sopra precisato;

la cooperativa Sfera, nella sua attività di coltivazione di zafferano, cavoli ed erbe aromatiche, nel 2018 sta utilizzando non assunzioni ma tirocini remunerati; 

la formazione “pura” è quella del centro Pertini (corsi di acconciatura ed estetica femminile ed acconciatura maschile) e dell’Istituto Alberghiero di Levico (pasticceria femminile), quest’ultima integrata da moduli brevi di cake design finanziati dal club Soroptimist.

CULTURA, RELIGIONE, SPORT

Grazie alla doppia esperienza annuale di Toni Marci e di Emilio Frattini (oggi sostituito da ANDERLE di Finisterrae Teatri) viene garantito un percorso teatrale pressoché permanente, affiancandosi ad altre esperienze laboratoriali che occupano alcuni mesi dell’anno, quali quelle:

pittoriche (soprattutto a cura del Museo Diocesano);
scacchistiche (a cura di maestri cittadini);
del club alcologico (a cura del Servizio Alcologia e di CTS-Progetto Uomo);
di auto mutuo aiuto (a cura di a.m.a.);
di Costituzione/legalità (a cura di APAS e facoltà di Giurisprudenza);
della redazione del giornale intramurario (a cura di APAS);
del bricolage estivo proposto dai volontari della caritas;
della catechesi proposta dal Cappellano e da Volontari anche con interventi filmici o musicali.
di addestramento all’imprenditorialità proposto da soggetti privati.

Pittura, redazione del giornale, proposte religiose, laboratori sulla legalità propongono, da soli o in aggiunta a quelli per i detenuti ordinari, anche interventi specifici per i cd. protetti. 

In istituto è presente un Imam per la preghiera collettiva del venerdì, alcuni Testimoni di Geova, membri dell’Assemblea della Chiesa di Dio in Italia e, da ultimo, un Pastore ortodosso.

E’ presente un cappellano che svolge nelle due cappelle dell’istituto, maschile e femminile, i riti della religione cattolica.

Il responsabile della Comunità Islamica, che coordina la preghiera presso la locale moschea maschile, accede due volte al mese.

E’ molto intensa la presenza dei testimoni di Geova e delle Chiese di Dio in Italia.

E’ stato autorizzato a frequentare l’istituto un pastore ortodosso, che però attualmente non risulta svolgere con regolarità il suo ruolo.

Il cappellano cattolico ha riferito che sarebbe prevista per l’ultima settimana di maggio, in collaborazione con l’associazione pensionati della Val di Non, un cammino ovvero un percorso a piedi nell’alta Val di Non per i detenuti ritenuti meritevoli (massimo 5 persone), mediante il ricorso all’istituto del permesso premio.

Il pernottamento è presso l’oratorio di Romeno. I detenuti meritevoli verranno segnalati dall’area educativa e forse ci sarà anche una detenuta.

Nel corrente 2019 si prevede di attivare un laboratorio di psicoterapia di gruppo per sex offender (su finanziamento congiunto di Fondazione Caritro e Fondazione Trentina Volontariato Sociale) e un progetto di educazione alla salute rivolto all’intera popolazione detenuta promosso dal Dipartimento alla salute della PAT;

Escludendo il lavoro, ma ricomprendendo tutte le altre attività trattamentali anche variamente remunerate (ad es. la formazione professionale di Kaleidoscopio):

nell’anno scolastico e formativo 2016-17 hanno svolto attività educative 465 detenuti diversi, donne e protetti compresi: costoro, frequentando più attività ciascuno, hanno garantito complessive 1283 unità/frequenza.
nell’anno scolastico e formativo 2017-18 hanno svolto attività educative 460 detenuti diversi, donne e protetti compresi: costoro, frequentando più attività ciascuno, hanno garantito complessive 1360 unità/frequenza.

Dunque, considerando che il turn over complessivo di questo istituto è di circa 450/500 detenuti in entrata e in uscita ogni anno, se ne deduce che quasi tutte le persone che sono transitate in questo istituto sono state coinvolte in attività trattamentali.

Talvolta si è trattato di un coinvolgimento minimo (un laboratorio teatrale in settimana, un incontro alcologico in settimana), talaltra la partecipazione è stata più intensa (scuola al mattino, lavoro al pomeriggio, magari qualche laboratorio estemporaneo il tardo pomeriggio).

SPORTELLI INFORMATIVI E DI SOSTEGNO

Il counselling proprio di tali sportelli è fornito dagli interventi di:

APAS (segretariato sociale e aiuto al reinserimento);
ATAS-Cinformi (segretariato sociale e consulenza mirati sui detenuti stranieri);
Comunità Girasole (predisposizione di progetti comunitari per situazioni di marginalità sociale);
Odos di Bolzano  (segretariato sociale e aiuto al reinserimento per i provenienti dal territorio bolzanino);
Unità di Strada (preparazione e aiuto alle dimissioni);
Caritas (sportello vestiario);
Sportello previdenziale ACLI e APAS (consulenza su disoccupazioni, assegni familiari, ecc.)
CRVG 8accoglienza ai familiari i giorni di colloquio);
Politiche sociali PAT e ALFID (progetto genitorialità);
Giuristi dentro (consulenza giuridica e contatto con i legali); 

Dunque, ogni anno accedono alla struttura complessivamente, per garantire l’architettura del versante trattamentale sopra delineato, oltre 500 soggetti. Di questi:

circa 150 sono autorizzazioni ex art 17 per operatori stabili, necessari a garantire la gestione dei poli lavorativo, scolastico, formativo;
un altro centinaio di soggetti esterni viene nell’arco dell’anno accreditato temporaneamente, per i mesi necessari a partecipare ai singoli moduli tematici proposti (corsi legalità, corso disegno, attori o comparse per laboratori teatrali, sportelli informativi vari, ecc.).
un altro centinaio è rappresentato da autisti, tecnici, certificatori, manutentori, fornitori delle varie cooperative che gestiscono in istituto lavoro o formazione professionale;
altri 150-200 soggetti autorizzati ex art. 17 accedono occasionalmente come studenti in visita all’istituto (soprattutto), spettatori degli eventi teatrali, componenti degli occasionali cori religiosi proposti dal Cappellano, ecc.

Le attività sono svolte da soggetti pubblici e privati accreditati:

il polo Rosmini per tutti i livelli scolastici;
l’Istituto Alberghiero di Levico per il corso di cucina
le cooperative (Venature, Kinè, Kaleidoscopio e Chindet, La Sfera) per le attività occupazionali e alcuni percorsi formativi;
il centro Pertini, ancora l’Istituto Alberghiero di Levico e il club Soroptimist per la formazione;
tutti i soggetti privati che propongono attività all’istituto: APAS, ATAS, ODOS, Girasole, Unità di Strada, Caritas, CRVG, ACLI, ALFID, Toni Marci, Finisterre Teatri, Museo Diocesano, A.M.A., club scacchistico, ecc.

L’istituto penitenziario non dispone di una cifra liberamente spendibile per acquistare sul mercato libero attività trattamentali: esso accoglie tutto quanto di valido viene proposto dal territorio.

Sia nella sezione maschile, sia in quella femminile, si trovano le aule computer per la formazione informatica proposta all’interno dei percorsi scolastici.

Nelle sezioni detentive non è altrimenti attivo l’accesso ad Internet.

Vengono concessi singoli PC per il possesso all’interno della camera detentiva solo a singoli detenuti, previa valutazione individualizzata della Direzione.

Nelle due sezioni è presente una biblioteca. Quella situata al Maschile ha circa 6000 pubblicazioni, quella del femminile circa 4000, concernenti tutti i generi di maggiore consultazione.

La biblioteca maschile origina da una datata Commissione ex art 12 ord. penit. che dettò i criteri pluralistici in base ai quali acquistare pubblicazioni.

Nella vita dell’ultimo decennio dell’istituto di Spini, peraltro, si registra la totale mancanza di fondi sul capitolo destinato all’acquisto di libri, e dunque è ormai prassi l’accoglienza continuativa di pubblicazioni provenienti da dismissioni di biblioteche del territorio.

Sia la qualità di tale fonte di ricezione di pubblicazioni che l’estrema difficoltà di individuarle e catalogarne ha frenato l’acquisizione di testi in arabo.

Sia al maschile che al femminile tutti i detenuti accedono al locale biblioteca e scelgono libri da catalogo o per visione diretta o su suggerimento del bibliotecario/a.

Un detenuto, laureato, svolge le funzioni di bibliotecario-scrivano.

Anche al femminile c’è una detenuta bibliotecaria.

Il polo scolastico Rosmini garantisce nei relativi spazi (12-13 aule in tutto il Reparto F e parte del Reparto G siti a Piano terra) alcune decine di moduli scolastici, diversificati per livello, dall’alfabetizzazione di base fino al secondo triennio superiore.

Nell’a.s. 2016-17:

- 257 detenuti maschi e 23 donne hanno frequentato il più generale contenitore dell’alfabetizzazione (comprensivo di decine di moduli di italiano e tematici diversificati per detenuti ordinari e protetti);

- 16 detenuti maschi hanno frequentato la scuola media;

- 54 detenuti maschi hanno frequentato il percorso liceale;

- circa 130 detenuti maschi e 20 donne (gli stessi si cui sopra oppure altri) hanno frequentato i meno intensi ma comunque presenti moduli scolastici estivi 2017.

Nell’a.s. 2017-18:

- 187 detenuti maschi e 10 donne hanno frequentato il più generale contenitore dell’alfabetizzazione (comprensivo di decine di moduli diversificati per detenuti ordinari e protetti e per le donne);

- 49 detenuti maschi e 6 donne hanno frequentato la scuola media;

- 59 detenuti maschi e 9 donne hanno frequentato il percorso liceale;

- 146 detenuti maschi e 20 donne (gli stessi si cui sopra oppure altri) hanno frequentato i meno intensi ma comunque presenti moduli scolastici estivi 2018.

I numeri dell’a.s. 2018-19 attualmente in corso sono di massima sovrapponibili a quelli degli anni precedenti.

Le circa 30 classi scolastiche contemporaneamente attive occupano tutto il Reparto F (circa 10 aule) e parte del Reparto G (altre 3 aule, aperte mattina e pomeriggio) siti a Piano terra.

Due aule sono attive al Femminile.

Tutti i moduli scolastici sono gestiti dal polo Rosmini, con una quarantina di docenti per la scuola curricolare e un’ulteriore quarantina di insegnanti per quella estiva.

Sono frequentati da tutti i detenuti che ne fanno richiesta.

frequentano i percorsi “curricolari” da settembre a giugno, altri 130-140 i moduli tematici estivi.

Fino ad oggi è stata posta particolare attenzione nel preservare i percorsi scolastici dal rischio di sovrapposizione con altre attività: di massima, dunque, chi frequenta scuola mattutina viene avviato ad attività lavorative e formative solo pomeridiane, mentre solo chi non frequenta percorsi scolastici viene avviato a mansioni lavorative mattutine.

I detenuti hanno la possibilità di leggere giornali, quotidiani, settimanali e mensili, acquistati dal sopravvitto oppure donati da enti religiosi o similari. All’interno dell’istituto vi è uno spaccio, con un’impresa esterna di mantenimento che fornisce i generi necessari.

A fronte di una pianta organica individuata con Decreto di n. 229 unità di Polizia Penitenziaria, l’istituto dispone di solo n. 158 unità. La maggiore carenza si rileva nel personale maschile con particolare riguardo al ruolo dei Sovrintendenti e quello degli Ispettori.
108 agenti sono addetti alla vigilanza, 50 negli uffici.
I dipendenti dell’Amministrazione Penitenziaria sono 175
Si annoverano un solo Dirigente e 6 Funzionari, la cui condizione è però piuttosto instabile:

in contabilità ci sono 3 Funzionari e 2 amministrativi, ma 2 unità ormai da anni coprono anche, in servizio di missione,  la contabilità della C.C. Bolzano, il cui organico è da altrettanti anni del tutto scoperto;
l’Ufficio Educatori conta 3 Funzionari fissi, quotidianamente operativi. Altri 3 sono da anni distaccati altrove, mentre una unità in aggiunta arriva da fuori per soli 8 giorni al mese.

Come detto, gli Educatori effettivamente presenti sono 3, a 36 ore settimanali ciascuno.

Il numero è fortemente insufficiente, soprattutto se rapportato:

alle presenze medie del 2018 (stabilmente sopra le 350 unità);
al numero di pratiche inoltrate alla Magistratura di Sorveglianza (oltre 1500 all’anno);
all’importante quantità di attività, persone e laboratori trattamentali organizzati;
ai massicci adempimenti statistici e burocratici richiesti.

PROGRAMMA TRATTAMENTALE
Ai sensi dell’art 13 ord. penit., ogni detenuto condannato è sottoposto ad osservazione scientifica della personalità da parte di uno staff multidisciplinare composto da Educatore, assistente sociale e psicologo (eventualmente anche dal Sert) e presieduto dal Direttore.

Al termine del periodo fissato dalla normativa, deve essere redatto un programma individualizzato di trattamento.

Quanto sopra viene effettivamente svolto, nell’ambito però dei limiti dettati dallo scarso apporto fornito dall’UEPE di Trento, dall’elevato turn over di soggetti in espiazione di pene brevi, della mancanza in capo a molti extracomunitari (che rappresentano oltre il 70% dei presenti) di riferimenti esterni.

Deve a tale proposito precisarsi che il beneficio che maggiormente avrebbe dovuto decarcerizzare, soprattutto con riguardo alle pene brevi, e cioè la detenzione domiciliare ex l. 199, è ben poco applicato a causa della mancanza in capo a molti detenuti soprattutto stranieri di effettivo domicilio.

Inoltre, il territorio trentino ormai da molti anni offre davvero poco in termini di possibile occupazione esterna dei detenuti: tolti singoli “posticini” in APAS, Talea e ALPI, l’attenzione dell’associazionismo e cooperativismo trentino per il carcere (i cui detenuti non sono purtroppo lavorativamente molto appetibili) è davvero scarsa.

Inoltre, negli ultimi anni sono stati trasferiti a Trento numerosi detenuti provenienti dalle carceri congestionate delle regioni limitrofe, con conseguente difficoltà non soltanto di garantire loro un effettivo esercizio del diritto all’affettività, ma anche di elaborare seri programmi trattamentali volti al reinserimento del detenuto in un contesto territoriale diverso da quello di provenienza e di residenza della sua famiglia.

Inesistente, infine, l’interesse del mercato produttivo libero.   

Gli assistenti sociali dell’UEPE di Trento sono poche unità, che vengono periodicamente integrate da contratti annuali per psicologhe o master.

In base a recente convenzione col carcere, l’UEPE interviene nell’attività di osservazione solo quando c’è una effettiva risorsa esterna da verificare, ma anche in tali casi la fatica di tale Ufficio nell’erogare compiutamente e stabilmente detto servizio – se rapportata alla quantità di utenza detenuta e in esecuzione esterna – è evidente.

Gli assistenti volontari in senso stretto, quelli autorizzati ex art. 78 ord. penit. sono 3, svolgono attività di sostegno morale nei confronti dei detenuti richiedenti.

La forma di volontariato più significativa per l’istituto è quella che riguarda i gestori e partecipanti dei vari laboratori tematici e sportelli informativi, che nell’arco di un anno coinvolge centinaia di persone appositamente autorizzate ex art 17.

L’Istituto dispone di n. 17 veicoli totali. 6 per il trasferimento dei detenuti, 8 in uso al personale, 2 per trasporto di materiale ed 1 trattore.

Il Magistrato di Sorveglianza viene in Istituto, due volte al mese, incontrando i detenuti. La visita della struttura avviene 1/2 volte al mese

Una volta l’anno si riscontrano visite di Ministri, Membri del Parlamento, Componenti CSM, Presidenti di Corte di Appello, Procuratori Generali, Presidenti di Tribunale, Procuratori della Repubblica, Consiglieri Regionali, Prefetti, Questori, Capo Gabinetto dell’Amministrazione Penitenziaria, Provveditore. Talvolta con visite di cortesia programmate oppure non annunciate.

L’Istituto trasmette le nomine dei difensori effettuate dal detenuto al Consiglio dell’Ordine di appartenenza dell’Avvocato.

CONSIDERAZIONI FINALI

La visita presso il carcere di Trento ha consentito alla delegazione di toccare con mano alcune criticità segnalate dagli stessi detenuti e che, comunque, i dati raccolti non sembrano smentire.

Il punto dolente del percorso trattamentale, con specifica attenzione alla valutazione conclusiva, riguarda l'operato della Magistratura di Sorveglianza in termini di tempestività delle risposte, al pari del lavoro svolto, in maniera specifica, dagli educatori, in numero certamente inferiore alle previsioni ed alle aspettative di una struttura come quella trentina.

E' chiaro che una intempestiva risposta, sia quanto al lavoro svolto dagli educatori, sia quanto alla Magistratura di Sorveglianza, inevitabilmente si riverbera sulla condizione anche di natura psicologica dei detenuti, molti dei quali già subiscono una lesione ed un contraccolpo anche sul loro diritto all'affettività e sul percorso di risocializzazione avviato stante la lontananza dai loro familiari e dal territorio di appartenenza.

Si è registrato, infatti, di recente, un preoccupante fenomeno di trasferimento presso la Casa Circondariale di Trento di detenuti provenienti da altre regioni, con conseguente ulteriore aggravio del rapporto numerico tra detenuti, educatori e personale di polizia penitenziaria presente nella struttura trentina e con maggiore difficoltà di reinserimento sociale di persone prive di stabili punti di riferimento sul territorio ove sono detenute.

 


  Casa Circondariale di Bolzano - 02.12.2017

LE VISITE DELL’OSSERVATORIO:

Relazione dell’Osservatorio Carcere sulla visita alla Casa Circondariale di Bolzano

Una delegazione dell’Osservatorio Carcere (composta da Gianluigi Bezzi, Ninfa Renzini, Franco Villa e Filippo Fedrizzi), unitamente ad una delegazione della Camera Penale di Bolzano (composta da Stefano Zucchiatti e Mara Uggè), ha effettuato una visita alla Casa Circondariale di Bolzano.

La stessa è situata in un edificio di fine ottocento, ubicato nel centro cittadino, letteralmente fatiscente, non a norma ed in fase di dismissione, in attesa che venga costruito il nuovo carcere in zona aeroporto.

Tale nuovo carcere dovrebbe essere pronto per il 2020 e dovrebbe avere una capacità di 220 posti, dei quali 20 riservati ai semiliberi.

La delegazione è stata accolta dalla Direttrice dr.ssa Anna Rita Nuzzaci e dal Comandante, i quali, in un breve incontro preliminare, hanno fornito una prima panoramica sulla situazione generale dell’istituto.

Il carcere di Bolzano ospita attualmente 112 detenuti, tutti uomini, a fronte di una capienza regolamentare pari a 87 detenuti, nonché di una capienza tollerabile pari a 105 detenuti.

I detenuti italiani sono solo 19 su 112; quelli seguiti dal SER.D. siccome affetti da dipendenze sono 58 (42 tossicodipendenti e 16 dipendenti da altro).

Questi ultimi non sono detenuti in un reparto apposito.

I semiliberi sono soltanto 2.

Non ci sono detenuti ammessi al lavoro esterno ex art. 21 O.P..

Non ci sono detenuti omosessuali o transessuali.

La maggior parte sono definitivi (64), mentre i restanti sono non definitivi o con posizione mista (questi ultimi sono 10).

I reati per i quali i detenuti stanno scontando la pena sono principalmente i seguenti: artt. 73 e 74 D.P.R. 309/90, art. 624, 628, 337, 582, 575, 612 bis c.p..

Trattandosi di Casa Circondariale, le pene da espiare non sono superiori ai 5 anni.

Per reati puniti con pene maggiori (ad esempio l’omicidio) sono previste permanenze soltanto temporanee o in transito.

Dal momento che in Provincia di Bolzano le caserme, le questure ed i commissariati non si sono dotati di camere di sicurezza, vengono tradotti in carcere anche le persone in stato di fermo, in attesa del giudizio direttissimo.

Il carcere è suddiviso in 3 sezioni, una per piano.

Le camere di pernottamento sono singole (pochissime) o multiple.

Le celle multiple ospitano fino a 12 persone.

Vige il sistema delle celle aperte, dalle 8,30 alle 11,30 e dalle 12 alle 18.

In ogni cella c’è un WC ed un lavandino, ma manca l’acqua calda. C’è, invece, un termosifone, ma del tutto insufficiente (specialmente per le celle più grandi).

Le docce sono ubicate in uno spazio in comune e sono dotate di acqua calda. Per avere l’acqua calda in cella bisogna prelevarla nelle docce e portarla in cella con un secchio.

Le celle non hanno uno spazio riservato per cucinare i cibi, i quali vengono cucinati generalmente accanto al water.

I detenuti fruiscono di 6 colloqui visivi al mese e di 1 colloquio telefonico settimanale (per i padri di figli minori di anni 10 sono previsti 2 colloqui visivi supplementari e 2 colloqui telefonici al mese).

I colloqui avvengono in un locale comune, al quale possono accedere fino a 3 familiari, e durano mediamente un’ora.

Nella sala colloqui ci sono libri e qualche gioco per i bambini, ma non uno spazio apposito ad essi dedicato. I familiari possono portare, nei giorni di colloquio, i pacchi con vestiti, libri e cibi ammessi.

Quanto al personale dell’Amministrazione Penitenziaria, vi sono 55 unità sulle 81 previste, ivi compreso il Comandante, 40 addetti alla vigilanza, 5 addetti al nucleo traduzioni e 9 agli uffici.

Sono presenti 10 dipendenti del Comparto Ministeri, dei quali 3 con la qualifica di funzionario.

Sono presenti solamente due educatori, uno dei quali andrà in pensione il 16.12.2017 e l’altro ha già 60 anni: lavorano 36 ore settimanali.

Accedono saltuariamente 4 assistenti sociali dell’UEPE e 2 assistenti volontari (che si occupano della fornitura di vestiario e di prodotti per l’igiene e che partecipano alla gestione della biblioteca).

Le attività trattamentali sono pressoché inesistenti: lavorano solamente 33 detenuti, part time ed a rotazione, esclusivamente nell’ambito del cosiddetto lavoro domestico.

Vi sono corsi scolastici (solo fino alla scuola media), di scrittura creativa, teatro, fotografia, disegno, chitarra, italiano e tedesco, cucina, informatica e artigianato.

I corsi si svolgono in due aule e nel laboratorio di informatica.

Terminato l’incontro preliminare, la delegazione (sempre accompagnata dalla Direttrice e dal Comandante) ha proseguito la visita all’istituto, incominciando dal piano terra, ove si trovano l’ufficio matricola, la sala colloqui con gli avvocati (una sola), la sala colloqui con i familiari (una sola), la stanza per le perquisizioni e quella dell’unico mediatore culturale (che è presente saltuariamente).

Vi sono poi 4 celle singole per isolamento, transito o casi di emergenza, con letto, water, lavabo (ma senza acqua calda), un armadietto, due mobiletti ed un televisore. Le docce sono in comune.

Sempre al piano terra c’è l’aula di socialità e l’ufficio del capoposto, l’aula scolastica molto piccola (ricavata da un precedente angusto magazzino), la cucina e la biblioteca (che funge anche da ufficio educatori).

La cucina appare abbastanza moderna (è stata ristrutturata nel 2003), c’è una doppia lista di cibi che tiene conto delle esigenze religiose dei detenuti ed il menu viene stabilito secondo le tabelle ministeriali, con una commissione di controllo composta da 3 detenuti estratti a sorteggio.

In cucina lavorano sei detenuti; i pasti vengono consumati in cella.

Una ditta esterna gestisce il servizio mantenimento detenuti e fornice il sopravvitto.

La biblioteca consta di circa 5200 volumi, alcuni dei quali (pochi) in lingua straniera; in arabo ci sono solo alcuni libri del Corano.

Ci sono anche riviste settimanali e mensili e la carta dei diritti dei detenuti multilingue.

I quotidiani possono essere acquistati dai detenuti e vengono distribuiti nelle celle.

L’accesso alla biblioteca è il mercoledì dalle 12,30 alle 16,30 ed un volontario distribuisce i libri in prestito.

Proseguendo nella visita, c’è poi il Casellario (deposito degli oggetti personali dei detenuti, che non possono tenere in cella), l’Ufficio Conti Correnti, la sala computer (con 8 computer fissi, senza collegamento internet) e l’infermeria.

Al momento della visita era presente un’infermiera, la quale riferisce che la presenza di personale paramedico sarebbe garantita 12 ore al giorno.

La presenza del medico sarebbe invece garantita per 3 ore al giorno.

C’è un locale per il pronto soccorso, ma per le emergenze gravi, oppure quando manca il medico, ci si deve rivolgere al 112 (ex 118).

Nel corso della visita un detenuto ha riferito che appena alcuni giorni prima un compagno di cella che era svenuto ha dovuto attendere almeno 20 minuti prima che qualcuno gli prestasse soccorso.

Non vi è un reparto medico, né un centro diagnostico.

Le diagnosi o le visite specialistiche avvengono presso l’ospedale di Bolzano; i tempi di attesa sono inferiori a quelli degli utenti esterni.

Per i detenuti HIV/AIDS e per quelli affetti da epatite B e C sono previsti un monitoraggio ematologico e visite infettivologiche periodiche.

All’interno del carcere è operativo sia il SER.D., sia il Servizio di Alcologia.

Non c’è invece un reparto psichiatrico, ma viene uno psichiatra esterno una volta la settimana e due psicologi per le persone con dipendenze.

Sempre al piano terra, vi è poi una sala per i colloqui telefonici dotata di un solo telefono ed un cortile esterno per il passeggio, con un tavolo da ping pong.

Il cortile è stretto e lungo e non consente attività sportive diverse dal passeggio, anche se i detenuti hanno dipinto sul muro una porta da calcio e qualche volta giocano a pallone.

L’accesso al passeggio è determinato in 6 ore ed avviene a rotazione quotidiana tra le sezioni in turni di quattro ore.

La visita è quindi proseguita al piano primo e secondo dell’istituto (dove si trovano le sezioni seconda e terza).

Anche qui le celle sono singole (pochissime e anguste), medie (contengono fino a 5 persone) e più grandi (contengono 10 – 12 persone ed hanno una superficie di 42 mq.), tutte dotate di bagno con WC e lavabo, di un unico termosifone (insufficiente per le celle più grandi), ma senza acqua calda.

I termosifoni, vecchissimi, spesso perdono acqua, che deve essere raccolta in apposite bacinelle.

I serramenti sono pure vecchissimi e usurati, mentre il frigo c’è solo al piano.

Le docce sono in comune.

Nelle celle, probabilmente anche per la mancanza di valide attività ricreative e trattamentali, molti detenuti erano in branda che dormivano anche a tarda ora.

Nelle sezioni c’è una piccola palestra e (solo nella seconda sezione) una piccola sala di socialità, con due calcetti ed un tavolo da ping pong, per il che i detenuti (specialmente quelli della terza sezione) passano il tempo o in cella o sul corridoio.

I corridoi si presentavano lerci, con avanzi di cibo e mozziconi di sigaretta per terra.

La chiesa è invece ampia e dignitosa e viene usata anche per svolgervi attività teatrali.

Non c’è il cappellano, ma viene un sacerdote volontario ultrasettantenne a celebrare la S. Messa.

Nella seconda sezione c’è un locale adibito a studio dentistico ed un magazzino, fatiscente come il resto dell’edificio.

Nel corso della visita alle sezioni si è avuto modo di parlare con diversi detenuti, i quali lamentavano, oltre alle pessime condizioni della struttura, il freddo nelle celle, la scarsissima qualità e la poca varietà del cibo (alla sera verrebbe servita sempre e solo minestra), il costo esorbitante del sopravvitto, la mancanza di carta igienica (due rotoli di carta igienica ogni due settimane per le celle con 10 persone), le lungaggini per ottenere i permessi di colloquio con i familiari e la scarsissima presenza del Magistrato di Sorveglianza all’interno dell’Istituto.

L’impressione complessiva che si è tratta dalla visita è stata dunque quella di un istituto carcerario fatiscente indegno di un paese civile, che riesce ancora a funzionare (male) solo grazie alle iniziative ed alla dedizione dell’ottima direttrice e del personale che ivi lavora.

Roma, 13 dicembre 2017

L’Osservatorio Carcere UCPI


  Casa Circondariale di Trento - 14.10.2017

LE VISITE DELL’OSSERVATORIO:

Relazione dell’Osservatorio Carcere sulla visita alla Casa Circondariale di Trento

Il 14 ottobre 2017 una delegazione dell’Osservatorio Carcere (composta da Gabriele Terranova, Giuseppe Cherubino, Gianluigi Bezzi, Franco Villa, Simone Bergamini e Filippo Fedrizzi), unitamente ad una delegazione della Camera Penale di Trento (composta da Stefano Daldoss, Ingrid Avancini, Marcello Paiar e Angelica Domenichelli), ha visitato la Casa Circondariale di Trento.

La costruzione dell’Istituto, finanziata dalla Provincia Autonoma di Trento, è terminata nel 2010. Il 17 dicembre dello stesso anno vi è stata l’inaugurazione e il trasferimento dei detenuti dalla vecchissima Casa Circondariale di Via Pilati (costruzione di epoca asburgica, adiacente il Palazzo di Giustizia, nel centro cittadino) alla nuova struttura di Via Beccaria a Trento Nord.

L’accordo tra Provincia Autonoma di Trento e Ministero prevedeva che il nuovo carcere dovesse contenere al massimo 240 detenuti, mentre tale soglia è stata ben presto superata (alla data della visita i detenuti erano complessivamente 325, mentre il picco massimo, pari a 375 detenuti, risale al 07.03.2012).

D’altra parte anche il personale della polizia penitenziaria, al quale deve ovviamente provvedere il Ministero, è risultato ridotto all’osso e ben al di sotto di quanto sarebbe necessario per garantire la piena operatività di una struttura pensata per essere un carcere di livello mitteleuropeo.

La delegazione, assente il Direttore, il Sanitario ed il Capo dell’Area Educativa, è stata accolta dal Comandante ed accompagnata, durante tutto il corso della visita, da un Assistente Capo della Polizia Penitenziaria.

Presso l’Ufficio Matricola si è potuto accertare che, a fronte di una capienza regolamentare massima di 418 detenuti (quella tollerabile, e cioè calcolata salvaguardando lo spazio vitale minimo di 3 mq., è invece pari a 439 detenuti), alla data del 14.10.2017 vi erano appunto 325 detenuti in tutto.

Di questi 302 erano uomini e 23 donne (non risultavano presenti omosessuali e/o transessuali), dei quali 279 definitivi e 46 in attesa di giudizio, senza che vi sia una diversa collocazione tra i primi ed i secondi.

I detenuti stranieri ammontavano a 237 persone (pari al 73% dei presenti) a fronte di 88 italiani, così suddivisi per nazionalità: 68 tunisini, 40 marocchini, 22 rumeni, 18 albanesi, 16 nigeriani, 9 pachistani, 7 algerini, 5 gambesi, 5 kosovari, 47 di altre nazionalità.

I detenuti tossicodipendenti erano 86, non collocati in un reparto particolare.

I principali reati per i quali i detenuti stavano scontando la pena sono quelli di cui agli artt. 73 e 74 D.P.R. 309/90, 624 e 625 c.p., 609 bis, ter, quater e octies c.p..

I detenuti definitivi presenti scontano pene fino a 5 anni di reclusione, salvo un paio di detenuti che, pur dovendo scontare pene più alte, sono stati tenuti ugualmente a Trento perché utili all’Istituto per determinate mansioni che richiedono competenze specifiche.

L’istituto è diviso in 3 padiglioni: quello maschile, quello femminile e quello per detenuti in regime di art. 21 O.P. e semiliberi.

Le celle sono di quattro categorie: normali, disabili, infermeria, nido.

Le celle sono fornite di docce, wc, spazio per cucinare, acqua corrente calda e fredda, riscaldamento.

Ci sono tre sezioni per piano (una per i protetti), che si diramano dal blocco servizi (detto snodo).

Il blocco servizi, all’interno del quale vi è un addetto della polizia penitenziaria, è altamente informatizzato, con un vero e proprio sistema automatico che consente di comandare a distanza l’apertura e la chiusura dei cancelli, la regolazione dell’illuminazione e l’erogazione dell’acqua.

Le sezioni sono tutte sottoposte al regime porte aperte, ad eccezione di quella che ospita i “non meritevoli”.

Accanto all’Ufficio Matricola si è potuta visitare la cella nuovi giunti.

Successivamente, si è passati alla visita delle celle della sezione transito e isolamento.

Tali celle si presentavano totalmente prive di arredi, fatto salvo un letto fisso ed uno sgabello.

Al momento della visita erano presenti due detenuti, uno dei quali si lamentava della scarsa assistenza sanitaria e dell’assenza del dottore.

L’area è tutta videosorvegliata.

Proseguendo nella visita, si sono potute visitare la chiesa, la moschea ed il teatro, dove una ventina circa di detenuti frequentano corsi di recitazione.

In chiesa stava suonando un gruppo rock di detenuti, mentre nella adiacente area trattamentale tre detenuti stavano suonando la chitarra ed uno (assistito da un volontario) la fisarmonica, mentre di sabato si svolgerebbe anche un corso di sassofono.

Dalle vetrate che danno sull’esterno si intravedeva l’orto gestito dalla Cooperativa La Sfera, che impiega 3 – 4 detenuti.

Successivamente, si è visitato il reparto sanitario / infermeria, presso il quale, al momento della visita, era presente un solo parasanitario.

Tale reparto garantisce l’assistenza di base e la gestione delle urgenze.

Non vi è un centro diagnostico, né un pronto soccorso; in caso di urgenza il detenuto viene trasportato al pronto soccorso mediante il servizio del 118.

Nel reparto in questione si effettuano, in particolare, le visite dei nuovi giunti, le vaccinazioni e lo screening per diverse patologie.

Sono disponibili, a rotazione, specialisti in dermatologia, ortopedia, infettivologia, psicologia, cure dentarie, diabetologia (i detenuti diabetici sono 6 o 7).

Lo psichiatra è presente una volta in settimana ed i soggetti con problemi psichiatrici sono detenuti nelle sezioni. L’assistenza notturna è garantita dalla guardia medica.

Le visite strumentali vengono fatte all’esterno, con tempi di attesa normalmente inferiori a quelli dei pazienti in libertà.

I paramedici presenti sono due per turno. E’ previsto l’allestimento di un servizio di radiologia e c’è un defibrillatore per ogni piano.

Gli operatori del SER.D. sono presenti in Istituto una volta alla settimana.

In istituto vi sono sportelli informativi o di sostegno gestiti da diverse associazioni (ATAS – Cinformi per gli stranieri, Comunità Girasole, Odos di Bolzano, Unità di Strada, ecc. per tutti).

Passando al reparto cucina, la stessa è apparsa abbastanza nuova e ben fornita. Il menù è deciso dalla commissione vitto.

Vi lavorano due cuochi e due inservienti nel settore maschile e due cuoche ed un inserviente nel settore femminile.

Vi è inoltre uno spaccio, gestito dalla S.p.A. Fast con sede a Trieste, dove i detenuti possono acquistare generi di prima necessità e alimenti

E’ prevista la possibilità di distribuire cibi diversi per coloro che necessitano di diete particolari o richiesti dalla loro fede religiosa

Per quel che riguarda l’istruzione, il polo scolastico Rosmini garantisce diversi moduli scolastici, diversificati per livello, dai corsi di alfabetizzazione fino alla IV superiore.

Nell’anno scolastico 2016/2017, 257 detenuti maschi e 23 donne hanno frequentato il corso di alfabetizzazione, 16 maschi hanno frequentato la scuola media, 54 maschi il quadriennio liceale; infine 130 detenuti maschi e 20 donne hanno frequentato i moduli scolastici estivi.

Tre pomeriggi in settimana sono dedicati alla scuola per i detenuti protetti.

Si tengono inoltre, in apposite aule, corsi di inglese e di informatica. In quest’ultima sono disponibili 16 PC, ovviamente non connessi ad internet.

Il Centro Pertini e l’Istituto Alberghiero di Levico tengono inoltre corsi formativi di acconciatura e di cucina, sia per gli uomini che per le donne.

Le donne possono anche frequentare corsi di estetica e pasticceria.

E’ inoltre attivo un laboratorio formativo di assemblaggio.

All’interno dell’Istituto ci sono anche lavorazioni esterne, di assemblaggio e imbottigliamento di detersivi (gestite dalla Cooperativa Kaleidoscopio) e di lavanderia – stireria (gestit dalla Cooperativa Venature).

Vi è poi un laboratorio di essicazione di erbe officinali prodotte nell’orto dell’istituto.

Tali lavorazioni occupano mediamente 20 detenuti.

Dai dati forniti dall’istituto risulta che, nei primi 9 mesi del 2017, hanno lavorato complessivamente per l’Amministrazione o per le cooperative 350 detenuti maschi e 30 donne, ma va tenuto presente che il lavoro viene effettuato su turni bimestrali o trimestrali.

Infatti, i detenuti hanno riferito che, mediamente, si lavora tre ore e mezzo / quattro al giorno per due mesi, ogni cinque o sei mesi.

Ancora, oltre 450 detenuti e detenute hanno frequentato, nell’anno scolastico e formativo 2016/17, molteplici laboratori scolastici – formativi – tematici organizzati in istituto.

L’istituto è inoltre fornito di una biblioteca nel reparto maschile e di una biblioteca nel reparto femminile, gestite dagli educatori e con accesso regolato per fasce orarie e secondo turni differenziati per ogni sezione.

I protetti non riescono ad accedere alla biblioteca.

Scarseggiano i libri in lingue straniere; vi è un servizio di prestito libri gestito da un detenuto ed all’interno della biblioteca sono disponibili delle copie del regolamento di esecuzione dell’ordinamento penitenziario.

I detenuti possono leggere tutti i giornali di libera vendita all’esterno, che vengono distribuiti da personale della polizia penitenziaria.

L’istituto è fornito di campo da calcio esterno e di due palestre.

Venendo alla dislocazione dei detenuti all’interno dell’istituto, si è proseguito con la visita di due sezioni comuni e della sezione protetti, per rendersi conto delle reali condizioni in cui vivono gli stessi.

Il blindo è aperto dalle 7,30 alle 22,00; le celle dalle 8,30 alle 11,30, dalle 12,30 alle 15,30, dalle 16,30 alle 18,30.

I passeggi dalle 9,00 alle 11,00 e dalle 13,00 alle 15,00, oltre ad alcune eventuali ore extra.

Le quattro ore d’aria quotidiane vengono trascorse nei passeggi esterni o nei cortili. La guardiola è vuota e c’è una stanza con la lavatrice e, d’estate, il frigorifero.

Le celle, dai mq 15 in su (lordi) ed originariamente pensate per due persone, si presentavano dotate di due letti spesso a castello (per un massimo di 4 posti letto, anche se non sempre tutti occupati), con doccia e bagno separati, angolo cucina (con fornello a gas da campeggio, lavello e piano appoggio) e finestre luminose.

Il bagno è dotato di wc, doccia e bidet, acqua calda e fredda.

Ogni sezione ha una sala per le attività comuni, con il calcio balilla.

Le lamentele raccolte riguardano principalmente la scarsa qualità del cibo e la mancanza di sufficiente attività lavorativa – formativa e lato sensu trattamentale.

I colloqui visivi dei detenuti con i familiari sono 4 o 6 al mese; quelli telefonici 4 mensili.

I colloqui visivi durano un’ora, con 25 detenuti per volta ed è prevista un’area per incontrare i bambini, sia all’interno dell’istituto, sia all’esterno (per i mesi estivi).

I colloqui con gli avvocati sono tutti i giorni, dal lunedì al sabato, dalle 8,30 alle 14,30.

Terminata la visita al reparto maschile, si è passati a quello femminile.

Le donne detenute sono 23, delle quali 4-5 di nazionalità italiana.

Qui la guardiola è attiva. Il reparto è dotato di sala colloqui e di un’area verde poco distante, per i colloqui nei mesi estivi.

Vi è il nido, accogliente ma vuoto, al pari delle celle per detenute madri.

Il reparto è dotato di cucina ben attrezzata, nonché di aule didattiche con PC.

Le detenute hanno a loro disposizione un’area passeggi, un campo da pallavolo, il calcio balilla, una piccola area coperta con due panchine, un tavolo da ping pong e gli stendini per stendere la biancheria.

L’ora d’aria è la stessa che per gli uomini: dalle 9,00 alle 11,00 e dalle 13,00 alle 15,00.

Le celle, sostanzialmente uguali a quelle del reparto maschile, sono aperte dalle 8,30 alle 18,30 e c’è pure una cella per non fumatori.

In reparto è strutturato come quello maschile: vi è la biblioteca, una palestra, la sala ricreativa, la sala colloqui, la chiesa.

Alle detenute è interdetto il lavoro nell’orto dell’istituto, che è riservato ai soli uomini.

Pertanto, le stesse possono dedicarsi solo a frequentare la scuola o i corsi formativi (informatica, estetica, pasticceria).

Le maggiori lamentele riguardano la mancanza di opportunità di lavoro sia inframurario, sia in regime di semilibertà o di art. 21 O.P., le scarse visite in reparto da parte di Direttore, Comandante e Magistrato di Sorveglianza (quest’ultimo verrebbe solamente ogni 2 e 3 mesi), nonché la mancanza di corredo essenziale (in particolare, di sufficiente detersivo, carta igienica ed assorbenti igienici).

La videosorveglianza è anche qui estesa a tutti gli ambienti, ad eccezione delle celle (tranne quelle destinate alla sorveglianza “a vista”).

I colloqui si effettuano 4 volte la settimana a rotazione (2 per le detenute comuni, 2 per le protette), oltre ad una domenica al mese.

All’interno dell’istituto non sono ammesse attività promiscue tra uomini e donne, né in ambito scolastico, né in ambito lavorativo, né in ambito formativo.

Venendo al personale che opera all’interno dell’istituto, vi sono soltanto 120 unità di Polizia Penitenziaria sulle 214 previste, 1 dirigente e 10 funzionari.

Il rapporto tra il numero di detenuti ed il personale di polizia penitenziaria è dunque assai critico e la situazione pare destinata a peggiorare ulteriormente, in quanto è stato riferito che, nei prossimi due anni, sarebbero previsti 58 pensionamenti.

I dipendenti dell’Amministrazione riconducibili al Comparto Ministeri oscillano tra i 15 e i 25, a seconda dei movimenti che il settore subisce.

Anche l’Area Contabile soffre una pesante carenza di personale, essendosi ridotta da 8 elementi (dei quali 5 funzionari) a 4 elementi (dei quali 3 funzionari), con gestione (in missione) anche della contabilità della Casa Circondariale di Bolzano

All’interno del carcere lavorano annualmente circa 200 operatori stabilmente accreditati (docenti, tutor, formatori, certificatori, tecnici, ecc.), mentre altrettanti soggetti autorizzati ex art. 17 accedono come studenti in visita all’istituto, spettatori di eventi teatrali, cori, ecc..

Gli educatori sono 4 e lavorano 36 ore alla settimana, a fronte dei 6 (+ 1 figura di supporto) previsti.

Gli assistenti sociali dell’UEPE presenti sono da 3- 4 a 7-8 a seconda dei periodi, ma sono ritenuti comunque insufficienti.

Gli assistenti volontari ex art. 78 sono 2 e sono in corso le procedure autorizzative per altri 2.

Sono inoltre presenti ministri del culto cattolico, mussulmani, dei testimoni di Geova, ortodossi e delle chiede di Dio in Italia.

I Magistrati di Sorveglianza sono 2 e visitano l’istituto 4 volte al mese, incontrando i detenuti e visitando le sezioni.

Nell’ultimo anno vi sono state 15 visite da parte di Membri del Parlamento, Consiglieri regionali, Magistrati ed altri soggetti con potere di visita e controllo sugli istituti penitenziari.

Pochi giorni prima della visita la Provincia Autonoma di Trento ha nominato, per la prima volta, il Garante dei detenuti, nella persona della prof.ssa Antonia Menghini, titolare del Corso di Diritto Penitenziario della Facoltà di Giurisprudenza di Trento.

In definitiva, l’impressione che si è avuta è quella di una struttura carceraria moderna ed efficiente, che tuttavia, anche a causa della carenza di personale, appare incapace di sfruttare appieno le proprie potenzialità.

Inoltre, tale struttura è parsa poco integrata con il territorio, soprattutto per quel che riguarda le opportunità lavorative e formative offerte ai detenuti, le quali, anche in considerazione delle risorse economiche e della tradizione solidaristica della zona, dovrebbero e potrebbero avere ben altra consistenza.

Roma, 21 ottobre 2017

L’Osservatorio carcere UCPI


  Sezione Distaccata della Gorgona della Casa Circondariale di Livorno 22 luglio 2017

Visita alla Sezione Distaccata della Gorgona della Casa Circondariale di Livorno

22 luglio 2017

La nostra delegazione è composta da Giuseppe Cherubino, Filippo Fedrizzi, Davide Mosso, Ninfa Renzini e Gabriele Terranova, per l’Osservatorio Carcere, Enrica Accardo, Nando Bartolomei, Aurora Matteucci e Lorenza Musetti, per la Camera Penale di Livorno. É con noi anche Marco Solimano, Garante dei Diritti delle Persone Private della Libertà Personale del Comune di Livorno.

Si parte dal Porto Mediceo di Livorno con il battello privato Urgon (nome storico dell’Isola), che effettua servizio di trasporto pubblico ed è attualmente l’unico mezzo per raggiungere l’isola della Gorgona, dopo poco più di un’ora di navigazione. Il costo del biglietto è di 52 € a persona, per chi, come noi, non fruisce dell’escursione guidata sull’isola. Attualmente anche i rifornimenti avvengono con questo mezzo, poiché sono state recentemente soppresse, per ragioni economiche, le due motovedette della Polizia Penitenziaria che effettuavano i trasporti logistici. Apprendiamo che è questo uno dei motivi di una vivace protesta in atto del personale, condotta anche con uno sciopero della fame, che trova eco anche sulla stampa (Agenti: i veri reclusi siamo noi). Nei giorni successivi alla visita, è stata diffusa la notizia che, in accoglimento di queste rivendicazioni, l’Amministrazione si è impegnata a ripristinare il servizio di almeno una delle due motovedette.

Prima ancora di attraccare, il personale del battello ci informa che è vietato fotografare l’isola perché area penitenziaria. Appena sbarchiamo, lasciamo cellulari, macchine fotografiche ed ogni altro strumento teconologico.

Raggiungiamo a piedi, guidati da Marco Solimano, la Caserma della Polizia Penitenziaria, attraversando il piccolo borgo di pescatori che si snoda intorno all’insenatura del Porto, dove solo pochi fortunati, quasi tutti discendenti delle tre famiglie che furono inviate a colonizzare l’isola nel 1820, possiedono delle abitazioni in concessione demaniale. Ci riferiscono che l’unica persona che dimora stabilmente sull’isola, oltre al personale della Casa Circondariale, è una signora ultranovantenne, mentre gli altri residenti fanno la spola con la terraferma.

La Caserma domina la baia e gode di un grande e bellissimo terrazzo panoramico.

Ci riceve il Comandante del Reparto di Polizia Penitenziaria, Comm. Gisberto Granucci, in assenza della Direttrice, Dott.ssa Santina Savoca, che viene di rado, poiché dirige anche l’Istituto di Livorno, del quale quello che si trova sull’isola, da tre anni, è divenuto una sezione distaccata a custodia attenuata, sebbene sul sito del Ministero della Giustizia venga ancora indicato come Casa di Reclusione autonoma. C’è anche il Dott. Stefano Turbati, responsabile dell’Area Educativa, che ci accompagnerà per tutta la visita.

Il colloquio preliminare con il Comandante si svolge sulla terrazza, dopo un caffè presso lo spaccio della Caserma, unico luogo dove i pochi dimoranti dell’isola possono effettuare acquisti, anche di beni di prima necessità.

Ci viene riferito  che, prima dell’accorpamento alla Casa Circondariale di Livorno, l’assegnazione dei detenuti alla Gorgona era vagliata, con criterio di premialità, da una commissione composta dal Direttore e dagli educatori, che ne valutava l’idoneità sul piano disciplinare, lavorativo ed anche sanitario (non possono essere ammesse persone con patologie che richiedano cure particolari perché il presidio sanitario sull’isola è minimale, anche se è sempre presente un medico e personale infermieristico). Oggi invece gli ingressi vengono decisi autonomamente dall’Amministrazione Penitenziaria secondo le regole ordinarie e si è registrato un significativo incremento di soggetti giunti a seguito di sfollamenti da altri Istituti, talvolta senza adeguata selezione e perfino senza che ne abbiano fatto richiesta. Ciò rappresenta un problema perché la vita sull’isola comporta un elevato grado di isolamento dall’esterno al quale non tutti sono in grado di adattarsi. E ciò vale anche per il personale qui dislocato, che effettua lunghi turni lontano dalle famiglie, accumulando i riposi per tornare periodicamente a casa. Inoltre, la stessa natura del complesso penitenziario, che si estende su spazi aperti, richiede che la popolazione detenuta sia idonea al regime di custodia attenuata, che comporta anche la libertà di muoversi con una certa libertà. Qualche mese fa, alcuni detenuti che non avevano gradito l’assegnazione a questo istituto hanno ingerito per protesta delle pile e, per trasportarli in Ospedale, è stato necessario l’intervento dell’elisoccorso. Eventi  drammatici  che, in un Istituto come questo, diventano di difficile gestione.

L’Istituto ospita attualmente 80 reclusi, 19 dei quali in regime di art. 21 O.P., con alta percentuale di stranieri. Rispetto ad un anno fa, c’è stato un incremento di 20 unità. La capienza regolamentare è di 84, quella massima tollerabile, secondo il Ministero, di 120, ma il Comandante sostiene che, in base al numero delle camere detentive disponibili, che sono 56, la capienza massima si aggiri realisticamente intorno alle 100 unità.

Tutti lavorano, anche se non tutti in attività compatibili con i rispettivi profili lavorativi elettivi. Le attività presenti sono agricole e di allevamento animali (mucche, pecore, maiali, galline, tacchini, conigli, cavalli, asini), oltre a quelle funzionali alla gestione dell’Istituto (cucina, pulizie, manutenzione degli ambienti ecc.). C’è anche un vigneto  dove si produce un vino di pregio, gestito in concessione dall’Impresa Frescobaldi, che impiega alcuni detenuti ed ha anche assunto a tempo indeterminato 2 ex reclusi dell’isola.

L’organico del personale di Polizia Penitenziaria ammonta a 54 unità, ma solo 25 attualmente sono coperte, ciò accentua la necessità di un regime di vigilanza che si affidi molto al contegno responsabile dei detenuti e l’esigenza che questi siano adeguatamente selezionati. Gli educatori sono 3, come prevede la pianta organica, ma ci viene segnalato che, per ragioni logistiche, ci sono difficoltà a svolgere regolari riunioni di equipe. É praticamente assente il personale volontario, che non ha la possibilità di organizzare alcuna attività, non potendo soggiornare sull’isola e visti gli orari dei trasporti, che non consentono di trattenersi sufficientemente nelle ore pomeridiane, quando i detenuti sono liberi dal lavoro.

Incamminandoci a piedi sulla strada che risale la collina retrostante la baia del porto, incontriamo il vecchio ufficio postale, oggi in disuso, e la Chiesa, con annessa abitazione del cappellano, che non vi soggiorna stabilmente, ma garantisce la celebrazione delle funzioni religiose tutte le domeniche alle 11:00.

Accanto alla Chiesa, c’è l’ambiente destinato ai colloqui con i familiari, con un’ampia area verde attrezzata. I colloqui si svolgono solo il sabato, ma hanno una durata di 6 ore consecutive, nel corso delle quali i detenuti possono cucinare in apposita cucina e consumare i pasti con i loro familiari. Visto che non è agevole venire spesso, ci si è attrezzati per cumulare le ore di colloquio e consentire di fruirne accorpandole. Qui si svolgono anche i colloqui con gli avvocati.  I colloqui telefonici avvengono ancora attraverso il centralino, senza l’uso di schede e non è stata purtroppo allestita alcuna possibilità di usare strumenti per colloquio in videoconferenza.

Nelle vicinanze c’è anche una foresteria, attualmente non in uso. Ce n’è un’altra, ad esclusivo uso del personale di Polizia Penitenziaria, con 15 posti. Ci viene spiegato che, per scelta dell’Amministrazione, poiché c’è penuria di acqua, si preferisce contenere il numero delle presenze sull’isola per non dovere sostenere costi necessari a fronteggiarne un maggiore fabbisogno. Anche per questa ragione è stato accantonato un progetto di albergo diffuso che era stato in passato preso in considerazione. Del resto, il fatto che anche reclusi in regime detentivo ordinario si muovano liberamente per motivi di lavoro non permette di consentire l’accesso all’isola di estranei. I pochi turisti che possono accedervi, sono costantemente accompagnati e seguono un  itinerario di visita rigidamente predeterminaro.

Il Garante Solimano ed il Dott. Turbati ci spiegano che è questo il principale limite ai contatti con l’esterno. Perfino i volontari qui non possono venire perché dovrebbero fermarsi a pernottare, ma non è consentito. Questo impedisce di organizzare attività trattamentali diverse dal lavoro. Per tale ragione, ad esempio, si è dovuto recentemente accantonare anche il progetto di un corso di diritto costituzionale che era stato ideato da volontari e che aveva raccolto l’adesione di un docente universitario. In passato non è sempre stato così, come testimoniano i corsi di formazione (scuola edile e corso sub), che ancora sono indicati sul sito del Ministero.

Risalendo lungo la collina, incontriamo l’edificio che ospita i reclusi in art. 21O.P., che godono di celle singole, con bagno e doccia piuttosto angusti. Lo stato degli ambienti non è molto accogliente, ma in compenso c’è una spaziosa cucina, con annesso refettorio, dove ogni detenuto dispone del suo armadietto e del suo frigorifero. Un detenuto è intento a preparare la pasta per la pizza e ci fa notare che, all’esterno, c’è anche il forno a legna.

Ci soffermiamo a colloquiare con alcuni dei detenuti presenti, che si mostrano soddisfatti del proprio regime detentivo e motivati dalle particolarità che offre questo istituto, anche se comporta la rinuncia alle visite dei familiari, per chi ne ha. Uno dei presenti, ha la famiglia a Firenze, ma riceve visite non più di 3 o 4 volte all’anno. Un altro detenuto si lamenta per l’assenza di corsi di formazione, sottolineando che l’attività che presta in questo istituto non gli consente di migliorare il suo curriculum lavorativo.

Si muovono liberamente anche al di fuori della sezione detentiva ed anche oltre gli orari lavorativi. La sezione chiude dalle 21:00 alle 06:00 e, di notte, quando le celle sono chiuse, non c’è nessun operatore. In caso di necessità, i reclusi dovrebbero poterli chiamare con un campanello, ma non funziona.

 Risalendo lungo la strada per alcune centinaia di metri, incontriamo infine, la sezione detentiva a custodia attenuata. É primo pomeriggio e molti detenuti sono presenti, avendo già esaurito i propri impegni lavorativi che, essendo spesso connessi ad attività agricole o di allevamento animali, cominciano la mattina molto presto. La Sezione è recintata e presidiata dal personale di vigilanza. Nell’orario di apertura delle celle, dalle 06:00 alle 21:00, i reclusi si muovono liberamente negli spazi comuni, che anche qui comprendono cucina e refettorio, oltre ad una palestra (con attrezzi piuttosto vecchi), una barberia ed un campetto da calcio in ottime condizioni. C’è anche una biblioteca, fornita di circa 1400 volumi. Il detenuto che svolge funzioni di bibliotecario, ci mostra il registro del prestito e l’inventario dei libri, sottolineando che ha svolto un corso di catalogazione. Le camere detentive si affacciano direttamente su un porticato aperto che circonda il cortile. Quindi gli spazi comuni sono in massima parte all’aperto. A monte, dove si trova il campetto da calcio, non c’è recinzione e la sezione detentiva confina direttamente con un impervio pendio coperto dal bosco.

Nelle ore del mattino, quando si recano al lavoro, anche i detenuti della sezione a custodia attenuata si muovono liberamente sull’isola per raggiungere i propri posti di lavoro.

Anche qui ci soffermiamo a colloquiare con diversi detenuti e notiamo che alcuni scontano pene medio – brevi. Molti sono stranieri ed uno di essi ci riferisce che fra circa sei mesi raggiungerà i limiti di pena per chiedere l’espulsione. Alcuni si lamentano per l’eccessivo isolamento e per i lunghi ritardi nella consegna della corrispondenza. Qualcuno ci dice che non tutti riescono ad adattarsi alla vita sull’isola, sia per l’isolamento, sia per l’impegno lavorativo, che è significativamente maggiore rispetto agli altri Istituti. Per questo, alcuni, dopo avere fatto domanda per venire, se ne pentono.

Le camere detentive sono quasi tutte doppie ed hanno bagni con doccia piuttosto angusti. Quelle del piano superiore hanno anche un antibagno.

Visitiamo anche la cucina, dove lavorano 3 detenuti. Uno di questi ci dice che anche la consegna dei generi alimentari avviene spesso in ritardo. I rifornimenti arrivano tutti dalla terraferma e non è consentito l’utilizzo dei prodotti dell’attività agricola e di allevamento che si volge sull’isola.

Lasciata la sezione detentiva, proseguiamo visitando le stalle, gli ovili, i recinti degli animali, l’orto, il tutto seguendo una strada sterrata contornata a monte dal bosco, dalla quale si gode di una splendida vista sul mare. Accompagnati dal Dott. Turbati, ci soffermiamo anche nei pressi delle rovine del vecchio Convento dei frati che colonizzarono l’isola nei secoli passati e presso un piccolo cimitero che ospita le tombe degli antenati delle 3 famiglie degli isolani (come si nota dai cognomi, che sono sempre gli stessi), insieme a quella di un ex recluso che qui ha finito i suoi giorni ed ha chiesto di esservi sepolto.

La visita si conclude con l’impressione che questo Istituto, che coniuga l’isolamento geografico con la custodia attenuata, rappresenti un esperimento di grande interesse, soprattutto per l’ottima offerta lavorativa di cui godono i detenuti, tutti impegnati in attività che si svolgono all’aria aperta e che danno prodotti di pregio. É un vero peccato che, salvo l’eccezione del vino Frescobaldi, i prodotti non siano valorizzati commercialmente, ciò che potrebbe fornire anche risorse per sviluppare ulteriori attività trattamentali diverse dal lavoro, che sono invece drammaticamente carenti.

Ha inoltre trovato piena conferma, anche per un episodio di violenza fra reclusi verificatosi il giorno successivo alla nostra visita di cui abbiamo appreso dalla stampa, la concretezza del rischio che una insufficiente selezione della popolazione detenuta qui destinata rischi di compromettere l’equilibrio del sistema, che peraltro si giova di un organico di operatori decisamente ridotto.

Forse sarebbe auspicabile – ed è un suggerimento che si permettiamo di rivolgere all’Amministrazione – che entrambe le sezioni dell’Istituto fossero trasformate in sezioni riservate a semiliberi ed a soggetti ammessi al lavoro all’esterno, garantendo così un vaglio giurisdizionale agli ingressi e riducendo gli ostacoli che oggi limitano l’accesso di ospiti sull’isola, in modo da favorire anche una maggiore interazione sociale.

Chissà che non se ne possa discutere in futuro proprio in questa splendida cornice, organizzandovi un convegno sui temi dell’esecuzione penale, come si propongono i colleghi della Camera Penale di Livorno che hanno partecipato alla visita.

L'Osservatorio Carcere UCPI 

 


  Casa di reclusione di Parma - 15.03.2017

 

LE VISITE DELL’OSSERVATORIO

Casa di reclusione di Parma  - 15 marzo 2017

 

Su richiesta della Camera Penale di Parma, l'Osservatorio ha visitato la locale  Casa di Reclusione

Hanno partecipato i membri dell'Osservatorio Gianluigi Bezzi, Fabio Bognanni, Ninfa Renzini, Gabriele Terranova e Renato Vigna nonché, in rappresentanza della Camera Penale di Parma Monica Moschioni (referente Osservatorio Carcere), Michele Cammarata, Monica Alpini, Sergio Ghiretti, Michele Villani, Federica Folli e Roberto Cavalieri.

In assenza del Direttore del Carcere sono stati ricevuti ed accompagnati dalla vice Direttrice Lucia Monastero e dal Comandante Domenico Gorla.

 

La casa di reclusione è funzionante dal 1990.

 

I detenuti presenti attualmente in Istituto sono 608 (solo uomini) rispetto alla capienza regolamentare di 468 posti e a quella tollerabile di 731 posti; tra i 608 presenti non vi sono detenuti comuni qualificabili come “sex offenders”, in quanto il reparto protetto è stato dismesso e i detenuti presenti a Parma sono stati trasferiti presso altre carceri. Attualmente le celle sono quasi tutte occupate da due persone, stanti i numeri sopra indicati. Per quanto riguarda i detenuti definitivi, nel numero totale di 461 presenze, sono così ripartiti: 180 AS3, di cui 13 allocati nella sezione SAI (ex CDT) e 9 nella sezione paraplegici – 36 AS1 di cui 2 allocati nella sezione ex CDT – 328 detenuti qualificati di media sicurezza (MS). Attualmente sono presenti n. 63 detenuti in regime di 41 bis, sezione rispetto alla quale non è stata autorizzata la visita da parte del DAP.

Ai numeri sopra indicati devono sommarsi n. 8 detenuti semiliberi e n. 11 detenuti in art. 11 (lavoro esterno)-colpisce il numero particolarmente esiguo di detenuti ammessi al lavoro esterno o alla semilibertà, che è stato giustificato dalla vice direttrice in ragione dell’ostatività della posizione giuridica della gran parte dei detenuti ospitati a Parma rispetto alla ammissione ai benefici penitenziari e al conseguente percorso trattamentale extramurario (v. anche griglia analitica dei reati per i quali i detenuti ospitati a Parma stanno scontando la pena – punto 6 del questionario)

I detenuti ammessi al lavoro interno sono, invece, 181 (per il mese di marzo) a turnazione (turnazione per tutte le mansioni, ad eccezione degli addetti alla MOF, in ragione della loro specializzazione) e con mansioni “tipiche” ovvero scopino, portavitto, addetto cucina (cuoco e aiuto cuoco), barbiere, addetto MOF, addetto lavanderia o piantone; non ci sono in questo momento ditte esterne che propongano attività lavorative da svolgersi all’interno dell’Istituto o appaltino lavorazioni, ma è stato finanziato dalla Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza un progetto per la realizzazione di una lavanderia industriale, per la quale devono ancora essere indette le gare per l’acquisto dei macchinari

Rispetto alla suddivisione in reparti (punto 8 del questionario), è stato precisato dalla vice direttrice prima della visita che non c’è in Istituto una sezione a custodia attenuata per le persone tossicodipendenti e che è in costruzione un nuovo padiglione, la cui realizzazione è programmata per la fine dell’anno 2017, salvo l’ulteriore tempistica necessaria per l’allestimento degli arredi, che ospiterà n. 200 posti in celle da tre persone dalla metratura di 18 mq, probabilmente destinate a detenuti di categoria AS. Contemporaneamente è stato previsto l’ampliamento dell’area colloqui famigliari in area adiacente a quella già esistente. Rispetto al SAI (ex CDT) la vice direttrice ha precisato che la capienza è assolutamente insufficiente rispetto al numero delle persone assegnate a Parma anche per trasferimento da altri Istituti: per la precisione vi sono 18 celle regolamentari nella sezione, nella quale è garantita la presenza del medico ogni mattina, a fronte di n. 180 detenuti  in attesa di allocazione al SAI, attualmente collocati in sezione ordinaria

La visita all’interno del carcere ha riguardato le sezioni AS1 (solo la sezione 3A), AS3 (solo la sezione 3B), MS (solo la sezione 2A, quella attualmente con regime aperto), la sezione isolamento cd IRIDE (attualmente utilizzata sia per la alta che per la media sicurezza), le cucine AS, l’area destinata a kinesiterapia (attualmente inutilizzata, con visione della piscina), l’infermeria generale, la sezione SAI (AS + MS) e il reparto paraplegici

Le sezioni AS 1 e 3 che ospitano complessivamente 230 detenuti (di cui 70 studenti e 13 studenti universitari) prevedono tutte l’apertura delle celle solo per 2 ore al mattino e 2 ore al pomeriggio, durante le quali i detenuti possono accedere alle salette per attività ricreative dalle ore 9.00 alle ore 11.00 e dalle ore 13.00 alle 15.00, mentre possono fruire (alternativamente) dell’ore d’aria nell’area passeggi nell’arco temporale tra le ore 9.00 e le ore 12.00 e tra le ore 13.00 e le ore 15.00; gli orari coincidono con quelli per l’accesso alle salette computer, per cui, a detta del comandante di reparto (circostanza confermata anche dal Garante dei detenuti di Parma, presente alla visita), i detenuti sono costretti a scegliere se frequentare il corso di computer o accedere alla saletta per studiare, soprattutto se frequentanti l’università, utilizzando il proprio computer (che può essere utilizzato solo nelle predette salette e non anche nella cella) ovvero fruire dell’ora d’aria o della socialità in saletta ricreativa.

Durante la visita alla sezione AS1 è stato verificato che le celle misurano 9 mq, comprensivi della branda (inamovibile e a castello) e dello spazio per l’armadio (inamovibile), oltre allo spazio per il bagno (dotato di WC e doccia): vi è un piccolo tavolo sul quale vi è il fornelletto per la cucina, mentre le vivande sono stipate sopra o sotto il medesimo tavolo o sulla branda superiore, quando non occupata da altro detenuto. Le celle sono 25 e i detenuti della sezione 3A sono 31, quindi sei detenuti sono costretti a condividere la cella in due persone. La saletta per la socialità collocata nella medesima sezione misura circa 4x5 mq ed è arredata con alcune sedie di plastica e tavoli di plastica, nonché un tavolo da ping pong (che un detenuto riferisce essere rotto), nonché un biliardino. L’ora d’aria viene fruita in un cortile interno in cemento ed è possibile per i detenuti AS e MS utilizzare a rotazione un campo da calcio, destinato solamente al gioco dei detenuti durante le ore d’aria. Nella sezione vi è un apparecchio telefonico nel corridoio, destinato alle comunicazioni con i famigliari e con l’avvocato, senza la protezione di una cabina e senza l’apposizione di altre protezioni per la privacy

È stato possibile visitare anche la saletta pc utilizzata per la formazione all’uso del computer, che attualmente è dotata di 8 postazioni (da utilizzare a turno da parte dei detenuti ammessi al corso)

È stato possibile inoltre visitare la saletta destinata alla Redazione di Ristretti orizzonti e si è appreso che 10 detenuti AS fanno parte della redazione e accedono alla saletta una volta alla settima, il giovedì, unitamente ai redattori esterni (presente una volta ogni quindici giorni la responsabile): la saletta attualmente non è attrezzata con un computer né con una stampante e i detenuti hanno riferito che, anche quando redigono gli articoli sul proprio computer, devono manoscriverli per consegnarli alla redattrice.

È stata visitata la sezione isolamento IRIDE, nella quale sono attualmente presenti sia detenuti AS che MS (per quanto riferito dal comandante a causa di una recente rissa tra extracomunitari, che ha coinvolto una trentina di detenuti, tutti sanzionati con l’isolamento- questa era stata riferita in sede di colloquio preliminare come una delle criticità della vice direttrice, unitamente alla presenza di detenuti comuni pericolosi e della problematica del proselitismo islamico). Le celle sono arredate con mobili ancorati al suolo e in alcune di esse il mobilio è assente (il tavolo è un blocco di cemento), essendo destinate a detenuti che hanno dimostrato particolare pericolosità e il rischio di gesti autolesionistici e aggressivi verso terzi)

È stata visitata la sezione paraplegici, dotata di 9 celle, nella quale è stato riferito dal comandante che la presenza del medico è garantita h24: durante la visita, nella quale ci si è soffermati anche a parlare con un detenuto, che ha richiamato la delegazione, non è stato mai incontrato alcun medico né personale infermieristico. La sezione, a detta del comandante, è dotata di un detenuto con mansioni di piantone e presenta una saletta socialità (di dimensioni quasi doppie rispetto a quella visionata nella sezione AS) attrezzata con un biliardino, una saletta educatori, una saletta operatori, un bagno assistito.

Prima di accedere alla sezione sanitaria SAI (ex CDT) abbiamo visitato l’area infermieristica e destinata alle visite specialistiche, comune ai reparti CC e CR, nella quale sono presenti ambulatori ecografico, radiologico, dentistico, chinesiologico, ortopedico e un ambulatorio generico. Abbiamo incontrato l’unica fisioterapista dell’istituto, presente per sei ore al giorno tutti i giorni: non ci sono sostituti e la stessa deve occuparsi delle cure da apprestare a tutti i detenuti dell’istituti bisognosi, ovviamente seguendo delle liste di attesa tanto per le terapie fisiche che per quelle di elettrostimolazione

Il reparto CDT è diviso tra reparto CDT per i soli detenuti 41 bis (nel quale sono ospitati 9 detenuti) e SAI destinato ai detenuti comuni e AS, nel quale sono attualmente ospitati 15 detenuti allocati in altrettante e 4 piantoni , occupanti n. 2 celle ulteriori: la capienza totale del reparto SAI è di 19 persone. Presso il reparto SAI (l’unico visitato, in quanto il reparto CDT 41 bis è stato escluso dalla visita) durante la visita abbiamo incontrato unicamente personale infermieristico e non medico. Adiacente a tale reparto vi è la piscina destinata alla idrokinesiterapia, attualmente inutilizzata per problematiche burocratiche della AUSL

L’istituto è dotato di n. 3 cucine (1 per i detenuti AS, 1 per i detenuti MS e 1 per gli agenti) e la nostra visita ha riguardato la cucina AS, dove attualmente sono impiegati, come riferito dal comandante, come detenuti lavoranti 9 cuochi, 9 aiuto cuochi e due addetti alle cucine; vi sono, inoltre, 12 detenuti AS1 addetti al corso di panificazione, che si occupa della produzione del pane per la mensa di Padre Lino. Durante la visita ci è stato riferito dal personale della polizia penitenziaria presente che, per l’acquisto dei generi di sopravvitto, i detenuti fanno riferimento ad una lista di bene, i cui prezzi sono attualmente forniti dalla CONAD, quale supermercato più vicino e con i prezzi più concorrenziali

I colloqui famigliari sono prenotabili telefonicamente (parenti di detenuti 41 bis e detenuti comuni) e anche a mezzo email (solo parenti di detenuti comuni), mentre i colloqui visivi con il difensore non sono prenotabili in alcun modo (né telefonicamente né a mezzo email) e neppure è possibile dall’esterno comunicare con l’ufficio matricola per la verifica della nomina o della presenza del proprio assistito

L’istituto di pena, pur nella sua complessità, non è ancora dotato di un regolamento interno, per la cui predisposizione è stato riferito che la Direzione “sta lavorando con il Magistrato di Sorveglianza”; non è stata prevista neppure in termini consultivi alcuna interlocuzione con l’avvocatura locale per il tramite della CP di Parma (che pure aveva inoltrato in data 3 febbraio u.s. richiesta di incontro al Direttore per risolvere alcune problematiche, meglio elencate nella missiva allegata) né con l’osservatorio carcere della UCPI, che ha dichiarato la propria disponibilità in tal senso in sede di visita

Questa chiusura della Direzione del carcere nei confronti dei contributi esterni e le problematiche relative all'incredibile numero di detenuti in attesa di assistenza sanitaria (18 posti a fronte di 180 richieste), rappresentano le principali criticità emerse nel corso della visita.

 

Relazione a cura dell’Avv. Monica Moschioni

Referente Osservatorio Carcere

Camera Penale di Parma


  Casa Circondariale di Sollicciano - Firenze 30.11.2016

CASA CIRCONDARIALE DI SOLLICCIANO

30 NOVEMBRE 2016

L’Osservatorio è tornato a Sollicciano, dopo la visita del 6 maggio 2015,  per le segnalazioni avute dalla locale Camera Penale  e in occasione della “2^ Giornata dei braccialetti” organizzata a Firenze, per denunciare la carenza dei mezzi di controllo a distanza previsti dall’art. 275 bis C.P.P. e 58 quinques O.P.

Hanno partecipato il Presidente della Camera Penale di Firenze, Avv. Luca Bisori, il Responsabile dell’Osservatorio Carcere, Avv. Riccardo Polidoro, l' Avv. Gabriele Terranova, componente del direttivo e l’Avv. Luca Maggiora, Referente dell’Osservatorio per la Camera Penale di Firenze.

Con loro, Rita Bernardini, Presidente d’onore di “Nessuno Tocchi Caino” e la Dott.ssa Christine Von Borries, S. Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze.

La delegazione ha avuto preliminarmente un incontro con la , Dott.ssa Loredana Stefanelli, con il Comandante della Polizia Penitenziaria , Mario Salzano, con il cappellano Vincenzo Russo e con il Responsabile dell’Area Educativa. Dal colloquio sono emerse enormi criticità, che troveranno poi riscontro nella successiva visita e faranno comprendere che la situazione è notevolmente peggiorata rispetto al maggio 2015.

Nel riportarci alla precedente relazione, teniamo ad evidenziare le seguenti circostanze:

I detenuti presenti sono 748 (di cui 85 donne), a fronte di una capienza regolamentare di 450 unità. A causa del sovraffollamento si è dovuto ricorrere alla terza branda a castello in alcune celle e ad usare il Reparto Transito (buio ed in pessime condizioni) per molti più giorni di quelli generalmente previsti;
Nonostante il 70% dei reclusi siano extracomunitari, mancano mediatori culturali. Sono solo 3 e vengono 2 ore a settimana.
Vi sono 2 detenuti che dovrebbero essere portati alla REMS di Volterra, dove non c’è posto e sono, pertanto, piantonati a vista .
Vi sono 2 detenuti per i quali il Magistrato ha disposto gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, ma per la carenza del dispositivo sono stati posti in lista di attesa e quindi scontano una detenzione in carcere dovuta esclusivamente ad un’inadempienza dello Stato.
Detenuti, insieme alle rispettive madri, anche 2 bambini,  di 8 mesi e 2 anni. Hanno un reparto loro, definito “nido”, ma che  non è assolutamente idoneo ad una sana crescita;
In media, v è un turn-over di detenuti pari a 2.000 all’anno;
L’Istituto continua a non avere un Regolamento Interno. Criticità che riguarda anche moltissimi altre strutture, nonostante l’Ordinamento Penitenziario lo preveda dal 1975;
Il muro di cinta (1 Km. e 800 mt.) è inagibile e parti di esso sono a rischio crollo. Circostanza che impedisce il controllo dall’alto e i camminamenti. La vigilanza esterna è stata praticamente soppressa;
Vi sono diffuse e notevoli infiltrazioni di acqua dalla copertura e dalle mura. Piove nelle celle e nei corridoi posti all’ultimo piano.
In alcuni corridoi i mattoni di vetro-cemento sono letteralmente esplosi, a causa della forte differenza termica giorno-notte, e vi è il pericolo che altri possano rompersi.
Molte celle, così come constatato nella precedente visita, non offrono lo spazio vitale minimo. La situazione si è aggravata per l’aumento delle presenze;
Permane l’assenza di acqua calda nelle celle. La maggior parte sprovviste di docce. Quelle comuni sono in locali fatiscenti, umidi e con notevoli incrostazioni sui muri e con acqua calda “a singhiozzo”;
La scorso agosto vi è stato un problema di materassi con le zecche, che tutt’ora permane;
Nelle aree passeggio si stanno apportando modifiche. In alcune si è eliminato un muro, sostituito con rete metallica, per consentire più luce;
L’enorme area esterna, fatta eccezione per il reparto femminile, è del tutto abbandonata e potrebbe, invece, consentire una valida attività lavorativa;
Il personale è del tutto insufficiente. Carenze nell’area educativa, di psicologi, educatori e anche nella polizia penitenziaria;
Enormi le problematiche relative all’organizzazione sanitaria. Si ricorre spesso all’invio in Ospedale esterno, dove manca un reparto detentivo e i pazienti devono essere piantonati, con grande spreco organizzativo e di risorse. Danaro che potrebbe, invece, essere speso per acquistare strumentazione sanitaria.
La c.d. “vigilanza dinamica” è operativa, tranne in due sezioni. C’è da sottolineare che, in mancanza di attività trattamentali, la maggior parte dei detenuti passeggia nei corridoi in pieno ozio.
La V Sezione “Giudiziario” è in condizioni pessime e sovraffollata. Celle piccolissime, con tre brande a castello. Bagni umidi e con mura scrostate. Corridoi strettissimi che non consentono spazi adeguati.  Docce sporche e insufficienti. Livello igienico pari a zero.

All’esito della visita, possiamo ribadire, con maggiore forza, che l’emergenza carcere non è affatto superata e Sollicciano rappresenta pienamente tale condizione. La direttrice ci ha riferito che vi sono alcuni progetti per superare le più evidenti criticità, ma da tempo l’istituto attende la soluzione delle palesi emergenze.

Resta un carcere “in attesa” mentre le sue strutture crollano e i diritti dei detenuti, già non rispettati, precipitano verso l’assoluto oblio.


  Casa Circondariale di Livorno - 16.11.2016

 

Casa Circondariale di Livorno

16 novembre 2016

 

 

Su impulso della Camera Penale di Livorno, l’Osservatorio Carcere dell’Unione Camere Penali Italiane, rappresentato dall’Avv. Gabriele Terranova, ha visitato, il 16 novembre 2016, la Casa Circondariale di Livorno.

La delegazione della  locale Camera Penale  era composta dagli Avvocati Marco Talini, Nando Bartolomei, Lorenza Musetti, Ettore Puppo, Ilaria Nannipieri, Barbara Luceri, Aurora Matteucci.

Ha partecipato alla visita anche il Garante dei Diritti dei Detenuti, Marco Solimano.

Dopo l’incontro con la Direttrice, Dott.ssa Santina Savoca, il Commissario Capo, Marco Garghella e il Responsabile dell’Area Educativa, Lucio Coronelli, per un confronto sull’attuale situazione in cui versa l’istituto, vi è stata la visita ai reparti, che ha confermato le criticità evidenziate nel corso del colloquio.

 

Popolazione carceraria

Attualmente la popolazione detenuta presso la Casa circondariale è composta da 204 detenuti di cui 108 in regime di Alta Sicurezza (AS3) (tra questi, 106 provenienti dal meridione) e 96 in regime di media sicurezza (dei quali 79 in regime di custodia cautelare e soltanto 17 definitivi, prevalentemente con revoca di misura alternativa, quindi senza prospettive). In generale i definitivi sono 119.

Alcuni detenuti assegnati al penitenziario livornese (40) sono stati provvisoriamente dirottati verso altre carceri nell’attesa dell’ultimazione dei lavori nel padiglione del c.d. ex femminile. Padiglione, questo, estremamente fatiscente, destinato fino a qualche mese fa ad ospitare i detenuti in isolamento. I detenuti ammessi al lavoro all’esterno sono 4 (due in conto amministrazione, due presso ditte esterne, grazie ad un progetto Uepe per pulizie), ex art. 21 o.p. I semiliberi sono 11 (alcuni intramoenia). In generale, i lavoranti ex art. 21 o.p. vengono trasferiti proprio perché non c'è nessuna previsione di attività lavorativa interna. In sede di ristrutturazione sono stati previsti molti spazi per le attività, ma non per lavorazioni interne.

La struttura del Carcere di Livorno

I padiglioni sono in tutto 5:

1) il nuovo reparto A.S.;

2) il reparto “nuovi giunti” (che attualmente ospita anche un detenuto A.S. in isolamento volontario);

3) il c.d. transito (per i detenuti in M.S.);

4) l’ex femminile, che prima ospitava 50 detenute ed ora è chiuso per lavori di ristrutturazione e che sarà destinato ad ospitare la sezione per l’osservazione psichiatrica (oggi mancante) ed infine

5) il reparto dei detenuti in regime di semilibertà.

Questa classificazione tradizionale è oggi superata da una diversa disposizione per colori.

Il c.d., reparto verde ospita 8 detenuti, il reparto arancio 16 semiliberi e 78 lavoranti, quello blu gli AS3. A ciò si aggiunge un reparto di media sicurezza con circa 40 ristretti. Il reparto di transito ospita i nuovi giunti e l'isolamento disciplinare. La capienza totale è di circa 300 unità.

Il responsabile dell'area trattamentale, sig. Lucio Coronelli riferisce che, dopo la ristrutturazione del reparto verde, cercheranno di prevedere una progressione fra le varie aree. Al reparto verde resteranno i lavoranti, i detenuti della sezione di media sicurezza; nel reparto giallo i cosiddetti “ridefiniti”, cioè declassificati da 41 bis. Nel reparto verde sarà attuato il regime delle porte aperte, per 12 ore al giorno. Nell'alta sorveglianza invece le celle sono chiuse e sono garantite soltanto sei ore di permanenza fuori dalla cella, in locali appositi, oltre alle attività trattamentali.

C’è la scuola di primo e secondo grado (ragioneria) e vi sono studenti universitari iscritti al polo di Pisa. Vengono attivati corsi di lettura, rugby, cineforum.

Le criticità ravvisate

Sezione A.S.

Quest’area del penitenziario è stata di recente ristrutturata (i lavori non sono ancora ultimati e quelli per la ristrutturazione dei reparti destinati ad ospitare i detenuti in regime di media sicurezza inizieranno a giugno del 2017).

Ad oggi l’unico “padiglione” di nuova costruzione è quello in cui vivono i detenuti in regime di A.S. Il reparto dei detenuti in M.S., come sarà descritto meglio successivamente, versa in condizioni di totale degrado e di abbandono.

Indubbiamente la costruzione del nuovo reparto ha, in parte, migliorato le condizioni dei detenuti in A.S. I locali suono nuovi, al loro interno vi è una palestra, una libreria e l’infermeria. Tuttavia sembra mancare, anche in questa nuova espressione di edilizia carceraria, il rispetto dell’obiettivo della finalità rieducativa della pena. In primo luogo perché non sono state né progettate né realizzate aree destinate al lavoro all’interno del Carcere (circostanza, questa che, a detta della Direttrice, impedisce di fatto, l’attuazione di progetti di lavoro all’interno dell’istituto: i detenuti, infatti, si lamentano che manca il lavoro, uno ci riferisce che le attese superano i 13 mesi e si lavora per un mese. Lui ha quattro bambini fuori).

In secondo luogo perché le celle sono indubbiamente piccole se le immaginiamo, come accaduto anche in passato, abitate da tre detenuti. Va segnalata infatti la protesta che i detenuti in regime di A.S. hanno portato avanti per l’introduzione in cella della c.d. terza branda. Al momento del nostro ingresso la branda è stata predisposta ma non vi erano condizioni accertate di sovraffollamento. Il bagno ha doccia e antibagno con lavello, dove è collocato il fornellino. Dalla finestra si vede il campo sportivo che avrebbe bisogno di un nuovo manto. Le finestre hanno tutte grate metalliche a maglia stretta che rendono più difficoltosi i passaggi d’aria e la vista esterna.

Altra situazione estremamente critica riguarda la cucina della nuova area. Interamente costruita e consegnata alla direzione del carcere da un anno, la stessa è TOTALMENTE INUTILIZZATA per la mancanza delle condizioni necessarie al rilascio della certificazione di prevenzione incendi. Tale situazione, sicuramente grave (sarebbe interessante conoscere nel dettaglio la spese sostenuta dal Ministero per quella cucina), è ancor più incresciosa se calata nella specifica realtà dell’Istituto. Questo spazio, infatti, ove funzionante, potrebbe ben essere destinato a consentire agli ospiti in regine di A.S. di svolgere attività lavorative che sono attualmente impossibili stante, come detto, la carenza di spazi a ciò destinati. D’altra parte, la cucina attualmente esistente, come denunciato ultimamente anche dal Garante Marco Solimano, è del tutto fatiscente.

Accanto alla palestra si trovano gli uffici dell'area giuridico pedagogica. C'è anche un'aula scolastica con tv dove vengono organizzate sessioni di cineforum. La biblioteca conta 800 libri, provenienti da donazioni, gestito da un bibliotecario detenuto.

Saliamo al primo piano, sala ricreativa, accessibile in alternativa ai passeggi - di limitatissime dimensioni- nelle ore destinate all’aria. Nei pressi sono stati allestiti spazi per barbiere e ambulatorio.

Le celle sono chiuse e si garantiscono sei ore di permanenza fuori dalla cella, in locali appositi, oltre alle attività trattamentali.

C'è la scuola di primo e secondo grado, studenti universitari iscritti al polo di  Pisa, corsi di lettura, rugby, cineforum. Le stesse attività, spesso proposte in media sicurezza, sono fallite

Sezione M.S.

I detenuti in regime di M.S. sono ospitati nel reparto c.d. “transito”. Qui vi dimorano per lo più persone in esecuzione di misura cautelare e definitivi (in tutto 17), questi ultimi quasi tutti reduci da misure alternative revocate; quindi senza prospettive trattamentali proiettate verso l'esterno. Non esiste, infatti, nel penitenziario una differenziazione logistica tra detenuti in regime cautelare e definitivi. Tutto il padiglione è fatiscente: le celle sono molto piccole ed ospitano 3 detenuti, vi sono problemi considerevoli con il riscaldamento (il cui servizio è stato appaltato ad una società privata di Treviso non facilmente reperibile in caso di guasto, che controlla da remoto l’erogazione del servizio). I detenuti si sono esplicitamente lamentati del mancato funzionamento e denunciano la complessiva criticità della loro condizione per il sovraffollamento e per il totale degrado degli ambienti. Il locale comune ove sono allestite le docce (due sole per 88 persone) è in condizioni di assoluto degrado e sporcizia. Le docce sono indecenti. Troviamo anche un trapiantato di fegato chi si lamenta la scarsa assistenza per le lunghe attese per ogni domandina. Ad aggravare questa situazione l’impossibilità di realizzare progetti lavorativi o ricreativi all’interno del carcere. Le poche “ore d’aria” (in tutto 2 ore e 45 minuti al mattino e 2 ore e 45 minuti il pomeriggio) non vengono quasi mai utilizzate per la realizzazione di progetti o di attività lavorativa all’interno del carcere.

La Direttrice ha riferito che le attività per i detenuti in A.S. sono molte ma che per i detenuti in M.S. il problema esiste. Si parla comunque sempre e solo di attività non lavorative, essendo trasversale il problema delle attività lavorative intramurarie che non sono state attivate, se non quelle minime alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria (attività di pulizia). E’ palese la violazione dell’art. 15 o.p. che individua il lavoro come uno degli elementi qualificanti del trattamento rieducativo stabilendo che, salvo casi di impossibilità, al condannato e all’internato è assicurata un’occupazione lavorativa. Mancano in sostanza convenzioni con le cooperative sociali ex art. 47 r.e.. Problematico anche il c.d. ‘volontariato’ per quanto dalla Direzione sia stato riferito che le associazioni che si muovono dentro il carcere sono diverse.

Da questo reparto si accede a una sala ricreativa, al campo e alla palestra. Attualmente molti spazi sono occupati dalla scuola. Vediamo la sala ricreativa, abbellita da studenti dell'istituto d'arte. C'è un biliardino e un tavolo da ping pong.

Il cortile per il passeggio è ridicolo (probabilmente 4x4 o 5x5). La sala polivalente è chiusa dal 2011 e dovrebbe essere riaperta quando sarà completata la ristrutturazione.

Nuovi Giunti

Anche questa area – destinata, in teoria, alla provvisoria collocazione dei detenuti in attesa della loro assegnazione ai reparti più consoni alla gestione del loro trattamento penitenziario- non sembra ispirata ai principi della rieducazione della pena (anche se in misura inferiore rispetto a quanto accertato nel reparto del .c.d “transito”): celle singole, molto piccole e i detenuti ospitati non partecipano alle attività all’esterno. In tutto  otto celle singole, con bagno e doccia interni. Il reparto è stato aperto nel 2011, dopo ristrutturazione. I detenuti escono solo per i passeggi. La Direttrice accenna al fatto che alcuni pretenderebbero di stare qui perché si trovano bene, prevalentemente per le celle singole ( il caso riguarda in particolare un detenuto che sceglie l’isolamento anziché la condivisione di una cella in AS perché da dividere con altri due detenuti in condizioni di sovraffollamento). Ammette lei stessa che gli ambienti destinati ai passeggi sono allucinanti.

Colloqui telefonici

Secondo l’orientamento della direzione i detenuti possono telefonare al difensore solo in casi di urgenza e se l’istanza è motivata da ragioni processuali legate alla fissazione di un’udienza. Quanto ai detenuti in AS (definitivi) la Direttrice riferisce della presenza di circolari che impediscono il contatto diretto con il difensore se non previa istanza motivata. Abbiamo chiesto di darci contezza di queste circolari. Si è riservata.

 

Relazione a cura dell’Avv. Aurora Matteucci

Referente Osservatorio Carcere

Camera Penale di Livorno

 

 

 

 


  Casa Circondariale di Voghera – 25 ottobre 2016

LE VISITE DELL’OSSERVATORIO

Casa Circondariale di Voghera – 25 ottobre 2016

La delegazione composta da Gianluigi Bezzi, Davide Mosso, Gabriele Terranova, per l’Osservatorio, il Presidente Maria Rosa Carisano, ed i colleghi Anna Cicala, Francesca Cernecca, Francesca Turini, Alfredo Barietti e Emanuela Martinotti, quest’ultima anche referente locale dell’Osservatorio, per la Camera Penale di Pavia.

Incontriamo la direttrice, Dott.ssa Maria Antonietta Tuci, il Comandante del Distaccamento di Polizia Penitenziaria, la responsabile del nucleo traduzioni e piantonamenti, due funzionari dell'aria giuridico pedagogica e un’assistente sociale dell'UEPE.

Non è stata autorizzata l'evasione del nostro questionario. La direttrice, pur dandoci atto che è pervenuto un diniego, immagina che possa trattarsi di una decisione solo interlocutoria e si riserva di provvedere, in tal caso, successivamente.

Ci viene spiegato, per quanto fosse ovvio, che la cautela deriva probabilmente dalla particolare tipologia dei detenuti che ospita questo Istituto, con presenza significativa di soggetti sottoposti al regime del 41 bis.

Nel corso del colloquio, ci forniranno comunque alcune delle informazioni che erano oggetto del nostro questionario.

Ci viene comunicato subito il dato delle presenze, aggiornato a venerdì scorso (339). La capienza tollerabile non esiste più, a seguito della istituzione del "Gruppo Torreggiani", che gestisce il sistema di monitoraggio in tempo reale, su tutto il territorio nazionale, dei metri quadri a disposizione di ciascun detenuto e la concreta capienza dell'istituto, tenendo conto del parametro dei 3 m quadri che va assicurato. Si va in alert se si verifica un superamento del parametro anche in una sola camera di pernottamento.

In ogni caso, l'istituto dovrebbe avere una capienza  di circa 400 presenze.

Il comandante aggiunge successivamente che il tasso generale di sovraffollamento è piuttosto basso. La capienza regolamentare è di 339, quella tollerabile, quando costituiva valore ufficiale, era di 517. Le presenze, ad oggi, sono 300.

La percentuale di tossicodipendenti, secondo la direttrice, è molto bassa, anche se ci indica che sono attualmente 79.

Non ci sono donne ed è scarsa la presenza di extracomunitari, una quarantina in tutto.

In omaggio alle vigenti linee guida, si presta molta attenzione alla differenziazione dei circuiti e ad evitare occasioni di contatto fra reclusi appartenenti a circuiti diversi.

Ci sono 3 reparti destinate ai condannati e 3 agli imputati in attesa di primo giudizio, anche se molti hanno posizione giuridica mista.

In teoria, il rapporto sarebbe metà e metà; in realtà, ad eccezione che nel periodo feriale, sono molto frequenti i trasferimenti per trasferte determinate da impegni giudiziari di coloro che hanno processi in corso che riducono notevolmente il numero degli imputati. Trattandosi di detenuti di alta sicurezza, i processi sono spesso nel sud Italia.

Attualmente i detenuti del circuito AS3 sono 240, 60 quelli del circuito AS1 (molti dei quali ergastolani ostativi), una trentina ripartiti fra la media sicurezza e i collaboratori.

Ci sono due padiglioni. Uno è stato aperto nell'Ottobre del 2013.

Le camere del nuovo padiglione misurano 19 m quadri +7 m quadri di bagno e ospitano potenzialmente quattro detenuti ciascuna (tre brande o due letti a castello); quelle del vecchio padiglione, circa 10 m quadri ciascuna, con 4,5 di bagno, ed ospitano mediamente uno o due detenuti. Solo nel nuovo padiglione le camere sono fornite di doccia.

Quasi tutte le sezioni ospitano detenuti del circuito AS1 e AS3. C'è poi un piccolo reparto di media sicurezza ed uno per i collaboratori. Questi ultimi hanno celle di varie dimensioni.

Sono in corso di approvazione, qualcuno già provato, circa 10 progetti di ristrutturazione finanziati dalla cassa delle ammende.

La funzionaria responsabile dell'area giuridico - pedagogica, ci spiega che hanno dato priorità a quelli finalizzati a migliorare la vivibilità delle camere di pernottamento (anzitutto la sostituzione delle turche con i wc e la realizzazione delle docce nelle celle del vecchio padiglione). Quest'ultimo risale al 1982 / 1983.

E anche previsto un intervento di ristrutturazione dei cortili passeggio.

Ci sono 2 cucine, una per ogni padiglione.

I detenuti lavorano prevalentemente a turni mensili e sono selezionati secondo graduatorie che, a quanto ci viene riferito, tengono conto anche di esigenze di sicurezza. Esistono solo attività finalizzate alla gestione interna dell'istituto (cuoco, aiuto cuoco, portavitto, spesino, scopino, barbiere, scrivano ecc.). Vi sono poi alcuni detenuti in art. 21 che gestiscono i pacchi dell'ufficio colloqui ed alcuni assegnati alla MOF.

In tutto, accedono al lavoro circa 5/7 detenuti per sezione. Le sezioni sono 10. Quindi in tutto dai 50 ai 70 detenuti (non tutti simultaneamente, ma a turno).

L'istituto dispone di due biblioteche, una nel vecchio reparto ed una piccola nel reparto collaboratori.

L'istruzione è organizzata annualmente con un tavolo didattico al quale partecipano i Presidi delle scuole che operano nell'istituto. Attualmente ci sono prima, seconda e terza classe di ragioneria, terza e quarta classe geometri per il reparto AS3, +1 classe per la licenza media, un corso di alfabetizzazione e due corsi d’inglese gestiti dalla scuola media.

Nella formazione delle classi, non sempre riescono ad assecondare le richieste di tutti i detenuti. Devono tenere conto anche di esigenze di sicurezza e della necessità di separare i detenuti di diversi circuiti. Quindi, nel reparto di media sicurezza ed in quello dei collaboratori non è facile raggiungere il numero minimo per costituire le classi di insegnamento (ed infatti, nell’anno in corso, non ne è stata costituita alcuna).

In tutto coloro che studiano sono circa 100 / 120; quindi circa un terzo.

Ci sono anche una decina di studenti universitari, iscritti ad Atenei esterni e diversi, visto che non c'è polo universitario. Alcuni sono iscritti ad Atenei calabresi ed effettuano gli esami a distanza.

L'aria trattamentale dispone di soli due educatori, quelli oggi presenti (in passato sono stati anche in tre, ma con una in maternità). L'organico nel prevederebbe 6.

Anche l'organico di Polizia Penitenziaria è largamente scoperto. Sarebbe prevista la presenza di tre commissari e ce n'è uno solo, il Comandante. C'è un solo ispettore, attualmente in allattamento, e tre sovraintendenti.

Viene sottolineato anche l'enorme carico di lavoro del nucleo traduzioni e piantonamenti, legato alle  già menzionate trasferte giudiziarie di lunga distanza. A queste si aggiungono anche le traduzioni per motivi sanitari, in misura pressoché paritetica.

In queste condizioni, è impossibile anche solo parlare di sorveglianza dinamica e non è possibile gestire il regime delle celle aperte, che del resto non è previsto per i reparti del circuito AS e qui non si applica nemmeno nel reparto di media sicurezza ed in quello dei collaboratori, dove vige il regime di cui all'art. 32 O.P.

L'uscita dalle celle è prevista solo per quattro ore giornaliere di passeggi, +2 ore di accesso alle stanze di socialità, più la socialità in cella per la cena.

L'UEPE dispone di sole sei unità di personale. L'organico ne prevederebbe 21. Seguono anche i detenuti di Vigevano e Pavia. Solo un'assistente sociale, quella oggi presente, è dedicata, e non in via esclusiva, a questo Istituto. È presente circa una / due volte al mese. In passato era garantita la presenza una volta alla settimana.

I magistrati di sorveglianza sono 3, uno dei quali ha preso funzioni solo ieri. In precedenza erano due. Vengono personalmente in Istituto per i colloqui ed utilizzando Skype solo per le rogatorie.

L'offerta trattamentale risente fortemente della carenza di personale e di risorse, anche se vi sono interessanti progetti in corso di approvazione e vari progetti non finanziati che si avvalgono dell'ausilio del volontariato. Ci menzionano un progetto che prevede un intervento formativo professionalizzante nell'ambito dell'edilizia e HCCP in corso di approvazione. Fra i progetti non finanziati, corsi di letteratura, di lingua straniera, di teatro (la scorsa settimana è stata messa in scena una rappresentazione parodistica dei Promessi Sposi), corsi di riflessione assistita sulla genitorialità, che coinvolgono anche i familiari e i figli minori.

Di particolare interesse, un corso di giustizia riparatoria, finanziato ex l. 8, che coinvolge una decina di detenuti del circuito AS1 e che si articola in percorsi di gruppo e, successivamente, individuali, gestito con la cooperativa Dike di Milano.

Per la tutela della genitorialità è disponibile, a turno, uno spazio gioco attrezzato per colloqui individuali (lo vedremo nel corso della visita constatando che c’è un divano e qualche giocattolo).

Per le attività sportive sono stati siglati protocolli con CSI e UISP. Si organizzano tornei di ping-pong tornei di calcio, che rientrano anche nei mondiali antirazzisti e prevedono anche incontri con squadre esterne.

All'interno dell'Istituto è presente anche una palestra ed un campo sportivo destinati al personale di Polizia Penitenziaria ed è in corso di approvazione un progetto per la ristrutturazione di una vasta area sportiva, sempre destinata allo stesso personale.

Il volontariato è riunito in una rete (Vogherete) con cui il personale si riunisce periodicamente. L'ultima riunione è stata venerdì scorso.

Esiste un protocollo per l'impiego di detenuti nella gestione dell'archivio dell'Ufficio del Giudice di Pace di Pavia ed è in corso di approvazione ex l. 8 un analogo progetto per la gestione dell'archivio del Tribunale.

In ogni sezione ci sono sale per hobby e attività artistiche.

Quanto ai culti religiosi, oltre al Cappellano, sono presenti anche un ministro di culto evangelico, che organizza anche il cineforum, ed un'associazione buddhista.

I musulmani sono pochissimi e non hanno, ne hanno mai chiesto, per quanto ci viene riferito, un luogo di preghiera comune.

L'assistenza sanitaria è garantita grazie a protocolli con il Servizio Sanitario Territoriale.

All'interno dell'Istituto è presente solo l'infermeria e i trattamenti sanitari sono garantiti prevalentemente con traduzioni ex art. 11 O.P., anche perché l'accesso in Istituto di medici specialisti è sempre meno frequente.

Viene fatto un cenno anche ai rapporti con il Garante dei diritti dei detenuti, oggi non presente, che ci riferiscono molto presente in istituto ma - così viene segnalato - potrebbe dialogare di più con l'Amministrazione.

Nel corso della visita, veniamo accompagnati in una sezione del nuovo padiglione che ospita reclusi del circuito AS3 in espiazione di pena.

Constatiamo che le camere di detenzione presentano spazi accettabili e bagni relativamente accoglienti, con doccia.

La sala per la socialità è invece angusta, in rapporto al numero dei reclusi presenti, che infatti riferiscono di non usufruirne molto (sarebbe accessibile per due ore al giorno).

Visitiamo anche la biblioteca, che conta circa 6000 volumi, ed una sala cinema / teatro ampia ed accogliente.

Le aule scolastiche sono state ricavate in vecchie sale colloqui.

Molto diversa, e decisamente carente, è la situazione nella sezione di media sicurezza, sebbene anch’essa di recente ristrutturazione, come testimoniano i bagni con wc e docce.

Troviamo anche celle con sette brande e senza lavabo, in cui si utilizza il lavandino del bagno per lavare le stoviglie.

I detenuti si lamentano del regime detentivo cui sono costretti per garantire l'isolamento dagli altri reparti che rientrano nel circuito AS.

Non c'è nessun offerta scolastica ed anche la S Messa è garantita solo una volta al mese. Un detenuto ci riferisce di un'attesa di otto mesi per una visita medica.

Ancora peggiore è la sezione del reparto AS3 del vecchio padiglione, identica all'altra, ma non ristrutturata. I bagni presentano ancora la turca e le docce sono comuni.

In tutte le sezioni le aree destinate al passeggio appaiono insufficienti e poco accoglienti.

Sono ospitati nel vecchio padiglione anche i collaboratori, che soffrono delle stesse restrizioni, anche se alcuni godono di celle singole e molti dispongono del privilegio di usare il computer.

La nostra visita si conclude senza prevedere il passaggio dalle sezioni del reparto AS1, che ospitano i detenuti in regime di 41 bis.

Come sempre, abbiamo riscontrato condizioni di vivibilità ai limiti della decenza (se non oltre) negli ambienti che attendono interventi di ristrutturazione, peraltro già programmati e da finanziare con la cassa delle ammende.

Colpisce tuttavia forse ancor più la totale assenza di qualsiasi prospettiva di vita comunitaria e la povertà dell'offerta trattamentale e rieducativa, nonostante la sporadica presenza di interessanti progetti, come quello rappresentato dai percorsi di giustizia riparativa.

Constatiamo che l'idea di andare oltre la mera segregazione è, di fatto, considerata perfino ultronea, con riferimento ai detenuti del circuito AS.

Registriamo il fatto che la vocazione di questo istituto ad ospitare detenuti di alta sicurezza pregiudica pesantemente anche la condizione dei pochi presenti che non appartengono a quel circuito.

Prendiamo atto, anzitutto attraverso il diniego dell'autorizzazione a compilare il nostro questionario, che il livello di trasparenza dell'Amministrazione, nonostante la cordialità con cui veniamo usualmente accolti, si riduce significativamente quando si incontrano i circuiti di alta sicurezza.

L'Osservatorio Carcere UCPI 


  Casa di reclusione di Vigevano - 15.07.2016

 

LE VISITE DELL’OSSERVATORIO

15 luglio 2016 – Casa di reclusione di Vigevano

 

Su richiesta della Camera Penale di Pavia e Vigevano, l’ Osservatorio ha visitato la Casa di reclusione di Vigevano. Hanno partecipato gli Avvocati Filippo Castellaneta e Davide Mosso, componenti del direttivo, Maria Rosaria Carisano e Emanuela Martinozzi, rispettivamente Presidenti della Camera Penale di Pavia e di Vigevano, Marco Rossini, Segretario della Camera Penale di Pavia, Vanna Jahier, Garante dei Diritti dei Detenuti del Comune di Vigevano.La delegazione è stata ricevuta dal Dott. Davide Pisapia, Direttore dell’istituto, dall’ Educatrice , Dott.ssa Gaeta e da alcuni funzionari ed agenti della polizia penitenziaria.

Della visita all’interno dell’Istituto

La/e celle di isolamento.

Quella che si può visitare, perché non occupata  è sporca e fatiscente. Sul tavolaccio c’è un materassino in spugna in pessime condizioni. Il lavabo è sbrecciato. L’altra, occupata, sembra essere nelle medesime condizioni, anzi anche priva di finestra verso l’esterno.

I laboratori dedicati al lavoro.

La visita continua nella zona  in cui vi sono due laboratori In   uno si lavora nel campo dei database, nell’altro come addetti al call center di un operatore di telefonia.

Vi sono impiegate complessivamente una trentina di persone. Alle quali si aggiungono quelle impegnate in un piccolo laboratorio che fa prodotti di tipo artigianale. Mentre però in quelli in cui operano call center e “database” vi sono più persone al lavoro, in quello in cui viene svolta l’attività artigianale, non c’è nessuno. Viene spiegato che le presenze sono, invece, in crescita per la partecipazione ad esposizioni e fiere.

La palestra:

Qualche attrezzo, materiale scarso ed obsoleto. Ci sono 3 persone che si allenano.

Le aule scolastiche

Ce ne sono alcune. Si va dai corsi elementari a quelli professionali. Ora sono in pausa estiva.

Primo piano della sezione maschile.

Le celle sono aperte. Le persone vanno, più o meno stancamente, su e giù per il corridoio centrale.Le sole due docce a servizio dell’intero piano sono in condizioni fatiscenti. Uno dei signori detenuti fa notare che il bagno della cella è angusto al punto che per usare il water e chiudere la porta si è costretti a tenere le gambe di sbieco.

Secondo piano della sezione maschile

Qui il regime è a celle chiuse. Da questa e quell’altra cella si levano le lamentele di alcuni, tutte legate peraltro al fatto di stare lì chiusi a fare niente. Per altro verso, tanto da parte delle persone con le quali si è parlato nelle prima sezione, quanto in questa emerge un generale apprezzamento del lavoro del personale di polizia penitenziaria.

Sezione Femminile

Al reparto femminile viene mostrato il locale adibito alla sartoria

Lo spazio pare adeguato, i macchinari sembrano in buono stato. Ha però rischiato di chiudere. L’attività è proseguita grazie ai proventi di un’asta benefica con cui si sono acquistate macchine da cucire per la lavorazione delle pelli. Le persone impiegate peraltro sarebbero poche, ma allo stato non lavorano. La responsabile della produzione è in permesso premio.

Primo piano femminile.

Le persone ivi detenute sono tutte in regime di Alta Sicurezza (perché ritenute affiliate ad organizzazioni criminali di stampo mafioso et similia).

Qui la sorpresa più eclatante: l’ordinamento penitenziario che trova attuazione. Le “stanze di pernottamento” non sono le solite squallide celle ma le camere singole, come previsto dalla legge.

Occupate ognuna da una persona soltanto, hanno pareti tappezzate con carta da parati, in prevalenza in tinta unica colori pastello. Il corredo del letto ed i tessuti e le tendine, con cui vengano mascherati gli anonimi arredi forniti dall’amministrazione, sono dello stesso colore.Un senso di armonia; finalmente, luoghi dignitosi!

Il direttore spiega che tutto ciò è “a cura e spese” delle signore detenute. Che stanno con le celle aperte 12 ore al giorno e si impegnano regolarmente nelle attività che vengono loro proposte.

Piano terra femminile.      

Le “ospiti” sono pressoché tutte tossicodipendenti e/o di nazionalità rom. La situazione è tutt’altra rispetto al piano di sopra. Si levano lamentele quanto all’ambiente in generale ma soprattutto per la zona doccia che non consente un adeguato igiene personale. Viene criticata anche la mancanza di attività trattamentali. A fronte di questo rilievo l’educatrice Gaeta replica però osservando che non è che non vi siano state e non vengano fatte proposte.La questione, secondo lei, è che, passato un primo breve periodo di adesione, una dopo l’altra quelle che si sono iscritte abbandonano l’attività.

 

Della “chiaccherata” con il direttore.

Il carcere di Vigevano è stato edificato a partire dal 1987, fu aperto nel 1993, è gemello di quello di Pavia, non è mai stato ristrutturato, fu uno di quelli dello scandalo delle cd. “carceri d’oro”.

Alle vicissitudini interne legate all’avvicendamento nel corso degli anni del personale, degli operatori del trattamento e dei direttori, si accompagna un deficit della struttura in sé che lui ritiene difficilmente sanabile.

Nato come Casa Circondariale è poi divenuto Casa di Reclusione.

E lo è a tutti gli effetti: tutte le persone detenute sono in esecuzione di pene definitive. Molti peraltro per pene inferiori ai tre anni. Ospita un reparto maschile ed uno femminile. In quest’ultimo ci sono 80 persone, metà in una sezione “comune” metà in “Alta sicurezza”.A fronte di una capienza regolamentare di 239 persone, ne sono presenti 399 (quella “tollerabile” sarebbe 457).Le celle sono di 11 mq, bagno compreso. Costruite con la previsione di ospitarvi una persona, nella realtà di regola ne ospitano due. Non rispondono ai nuovi parametri della tipologia della cella, ma i costi per l’adeguamento sono enormi e non ci sono le risorse in questo momento. 

Molti degli impianti elettrici non sono a norma.  In ogni sezione, ognuna delle quali ospita 50 detenuti, ci sono 6 docce. Capita però che non tutte siano funzionanti ovvero non ci sia l’acqua calda.Il personale di polizia penitenziaria è composta da 140 unità.  Gli educatori sono 5, i volontari una decina. Sarebbe peraltro benvenuto un maggior apporto di volontari anche perché potrebbero contribuire ad un’incentivazione delle attività il pomeriggio. Per quanto concerne l’assistenza religiosa, oltre al cappellano della chiesa cattolica, entrano in carcere ministri del culto evangelico. E’ stata di recente accolta la richiesta delle persone di religione musulmana di avere a loro volta un’assistenza. Il D.a.p. sta poi vagliando se mettere a disposizione uno spazio interno per la preghiera. La Caritas                  ha reso disponibile un appartamento in città in cui vengono accolte sia persone in permesso sia chi, in difficoltà economica, venga da lontano per svolgere il colloquio con il proprio familiare.Il direttore si mostra consapevole dell’importanza dello svolgimento dell'azione trattamentale ed in particolare dell’offrire il più possibile a tutti un’attività lavorativa.

Rileva tuttavia che nella sostanza l’aumento delle persone detenute registratosi da fine 2014, tra le quali molte non comunitarie e/o senza fissa dimora, ha accresciuto le criticità già esistenti. I molti stranieri richiederebbero più mediatori culturali. Spesso sorgono questioni legate alle domande di rinnovo del permesso di soggiorno e non si sa come risolverle.

Quanto al lavoro, di base si sostanzia nelle classiche attività interne di pulizia, spesa e distribuzione dei pasti, alle quali si viene affidati con l’altrettanto classico sistema a rotazione.Peraltro nella sua esperienza è stato ed è assai difficile far entrare in carcere lavori da aziende e cooperative che operano all’esterno. Solo di recente, in virtù della collaborazione con una società già presente nel carcere di Opera, si sono creati, nel reparto maschile, i due laboratori che abbiamo visitato Le attività “trattamentali” sono costituite dai corsi scolastici di differenti livelli e dal teatro.Si aggiungono, sostenute finanziariamente dal Comune, varie attività di natura culturale: una rassegna letteraria, la collaborazione di registi locali nello svolgimento delle manifestazioni teatrali, gli incontri con persone del mondo della cultura e dello spettacolo (viene fatto l’esempio di Nando Dalla Chiesa e Paolo Sorrentino).

Il regolamento interno parrebbe essere stato predisposto con l’intervento del Magistrato di Sorveglianza ed inviato al Provveditorato. Ad oggi però di fatto non c'è.Viene consegnato un opuscolo, dato in dotazione dal Ministero con la traduzione in arabo, francese e spagnolo. Le celle rimangono aperte per 12 ore al giorno, ad eccezione che nella cd. “sezione 1”. Dal punto di vista sanitario operano 6 medici in orario compreso dalle 7 alle 23. La guardia medica “funziona” 24 ore su 24.Non c’è una sezione dedicata alle persone tossicodipendenti, che sono peraltro un’ottantina. Viene uno psicologo del Sert per 6 ore a settimana. L’ultimo suicidio si è verificato nel 2005. Vi è poi stato un atto autolesionistico grave nel 2011.

Quanto ai Magistrati di Sorveglianza, che fanno capo all’Ufficio di Pavia, è da tempo che non si recano più in carcere, avendo sostituito le visite con gli incontri in video conferenza.  Per porre rimedio alle deficienze strutturali - celle inadeguate, docce in comune, impianto elettrico fatiscente, infiltrazioni d’acqua - il direttore ha relazionato al Ministero ed al Provveditorato senza però ricevere al momento proposte concrete. L’unica possibilità ritiene sia redigere progetti con un massimo di spesa di € 50.000, sperando vengano poi approvati.Il contributo offerto dall’esterno è, a giudizio del direttore, modesto (anche perché le varie associazioni culturali “perdono piuttosto tempo a litigare tra loro”).Per concludere due note ancora: non è mai stato stipulato alcun protocollo con Camera Penale e Consiglio dell’Ordine locali.E quanto alla raccomandazione del Documento finale degli Stati Generali (cfr. ad es. pag. 8) di modificare da parte degli operatori penitenziari il linguaggio infantilizzante (domandina, spesino, scopino, etc) nella prospettiva di passare ad un modello di responsabilizzazione delle persone detenute, beh, qui al momento non pare essere stata ancora recepita. Speriamo lo sia in un futuro.

 

 


  Casa di reclusione di Is Arenas - 4.5 giugno 2016

CASA DI RECLUSIONE DI IS ARENAS

4-5  giugno 2016

Il Responsabile dell’Osservatorio Carcere, Avv. Riccardo Polidoro, ha visitato la Casa Penale di Lavoro all’aperto di IS ARENAS, in Sardegna. Istituita nel novembre del 1961, ha un’estensione di 2.758 ettari in un’area SIC (Sito d’interesse comunitario). Comprende una parte montana estesa per circa 1.000 ettari, ricoperta di macchie boschive, che scendono in forte pendio fino al fiume Bau; una parte collinare a larghe ondulazioni, che arriva fino al mare, su cui si affaccia per un fronte di circa 5 km.

Il Direttore, Dott. Pier Luigi Farci (che dirige anche gli istituti di Oristano e Nuoro) , unitamente al  Comandante della Polizia Penitenziaria, Vice-Commissario Adriano Comito, al Responsabile della Segreteria Antonello Musa e all’Agronomo Mauro Pusceddu, ha illustrato l’attuale situazione della struttura, consentendo  la visita dell’intero territorio.

I detenuti presenti sono 76, a fronte di una capienza di 116 unità. La scheda del Ministero della Giustizia – aggiornata al 26 febbraio 2016 – riporta una presenza di 72 persone, per una capienza regolamentare di 237 unità, con posti regolamentari non disponibili in numero di 11.

Il contrasto è dovuto alla circostanza che la zona detentiva è divisa in tre edifici: il “Centrale” , il “Conca d’Oro”, il “Conca Verde”. Solo il primo è attivo. Le altre due, denominate “Diramazioni”, sono chiuse per assenza di detenuti. La Diramazione “Conca d’oro” , con capienza 54 unità, potrebbe essere aperta, senza necessità di grandi interventi, mentre l’altra necessita di lavori più importanti, in particolare al tetto. La capienza effettiva, pertanto, va calcolata sommando i posti della “Centrale”, più quelli della Diramazione “Conca d’Oro”, escludendo “Conca verde”. Le 3 strutture sono del tutto autonome e distanti tra loro. In passato si è giunti a più di 200 presenze.

L’organico della polizia Penitenziaria è composto da 75 effettivi (di cui 11 a cavallo), a fronte di un organico previsto di 83 unità.

All’interno dell’area vi è un “villaggio” destinato alle vacanze del personale dell’ Amministrazione Penitenziaria. 25 bungalow da 6 posti. E’ aperto dal 15 maggio al 30 settembre, con turni di gg.15. Vi si accede per sorteggio, viste le numerose richieste. Se sorteggiati, si potrà presentare una nuova richiesta dopo 5 anni. All’interno del villaggio vi lavorano 5 detenuti e, comunque, non è un’area riservata, ma aperta. La gestione è dell’ E.A.P., Ente di assistenza per il Personale Amministrazione Penitenziaria.

Numerose le attività. Agricole (vaste aree ad orto e serre), Allevamento (bovino, suino, equino, ovino, caprino, apistico, avicolo), Lattiero Caseario (formaggi di vario tipo; progetto Galeghiotto), Produzione di Miele, Lavorazione delle carni.

I tipici asinelli sardi (razza protetta) sono numerosi e tenuti in libertà. Nell’area s’incontrano anche cervi.

Sono 4 i c.d. “capi d’arte”, cioè coloro che insegnano i mestieri. Sono civili a contratto. Figure essenziali per tutte le tipologie di lavoro.  

Vi è una scuderia, con 30 box, curata dai detenuti. I cavalli sono 40. Il reparto a cavallo della Polizia Penitenziaria, consta di 11 unità.

Si effettua la vendita diretta dei numerosi prodotti, anche ad aziende esterne all’amministrazione. Carni, formaggi, miele, ortaggi, frutta.

Vi è un bar-spaccio, un ristorante-pizzeria, sia per i detenuti, sia per gli ospiti del villaggio.

 L’edificio c.d. “centrale” ,  un immobile luminoso di un piano, con ampie finestre sull’esterno, ospita le stanze di pernottamento. Finalmente l’uso di questo termine è appropriato. I detenuti, infatti, passano l’intera giornata all’esterno, impegnati nei vari lavori. Sono 14 le stanze. Molto grandi, ospitano da 6 a 8 persone. Vi sono 4 stanze singole. Luce e spazio non mancano, ma vi sarebbe necessità di una ristrutturazione, soprattutto per i bagni. Per la socialità vi è un ping pong, biliardini e un campo di calcio quasi regolamentare, in cui vengono effettuati spesso veri e propri tornei. Vi sono laboratori per la lavorazione del sughero e del legno. Una biblioteca. Una cucina ben attrezzata. I cibi vengono consumati in stanza, non vi è una sala mensa. L’infermeria risulta ben attrezzata. E’ prevista la Guardia Medica per 24 ore. Vi è uno studio dentistico. Gli specialisti hanno dei turni e la visita si effettua su prenotazione. L’insegnamento scolastico si effettua in una classe elementare/media. E’ possibile telefonare con le schede, fino alle ore 19.00. I colloqui si effettuano il sabato ovvero su prenotazione.

Nonostante la totale libertà che i detenuti godono all’interno dell’area, pochissimi gli eventi critici. Vi è un clima sereno e in tutte le attività si riscontra una vera passione per il lavoro svolto.

Andrebbero ristrutturati i due edifici denominati Conca D’Oro e Conca Verde, per consentire l’ingresso di altre persone, in quanto il senso della pena trova ampio riscontro in questo istituto. L’aspetto negativo è certamente l’ isolamento. Il paese più vicino dista 25 Km. e il luogo va raggiunto necessariamente in auto e non è vicino a stazioni e/o aeroporti.

C’è da chiedersi se le persone detenute rinuncerebbero ai frequenti colloqui con i familiari, per scontare la pena lavorando in condizioni dignitose e in un luogo che è di rara bellezza. Ma per coloro che non hanno rapporti stabili con il territorio di appartenenza, Is Arenas rappresenterebbe un’occasione unica di reinserimento sociale, sia per l’attività svolta sia per i rapporti umani.

Conclusa la visita, ci si chiede perché non incentivare questo tipo di detenzione su altri territori, riducendo il limite della lontananza dai familiari e costituendo, in aree demaniali, attività utili alla comunità ed allo stesso tempo in linea con quanto previsto dalla nostra Costituzione, sul senso della pena. Terreni incolti, potrebbero sorgere a nuova vita; zone devastate, potrebbero tornare a risplendere. Le aree ci sono, le persone anche, quello che manca è il pensiero istituzionale che non riesce ad andare oltre le mura di una detenzione spesso inutile e dannosa per tutti.


  Casa Circondariale di Napoli Poggioreale G.Salvia - 30 maggio 2016

CASA CIRCONDARIALE DI NAPOLI-POGGIOREALE “G.SALVIA”

30 maggio 2016

La delegazione dell’Osservatorio Carcere dell’ U.C.P.I., composta dal Responsabile Avv. Riccardo Polidoro, e dai componenti il direttivo Avv. Fabio Bognanni, Avv. Ninfa Renzini, Avv. Gabriele Terranova e Avv. Renato Vigna ha visitato il 30 maggio 2016 la Casa Circondariale di Napoli –Poggioreale. Presenti anche il Vice-presidente dell’Unione, Avv. Domenico Ciruzzi e i rappresentanti della Camera Penale di Napoli e de “Il Carcere Possibile Onlus” , Avv. Marialessandra Cangiano,  Avv. Sabina Coppola, Avv. Angelo Mastrocola e Avv. Tommaso Pelliccia. Segnalati dall’ Osservatorio Giovani UCPI, hanno partecipato alla visita l’Avv. Attilio Borricelli e l’Avv. Anna Chiara Iovane .

Il direttore Dott. Antonio Fullone, unitamente al dirigente dell’Area Trattamentale Dott. Formisano, ha ricevuto gli Avvocati nella sala conferenze. Presente alla visita anche il Magistrato di Sorveglianza, Dott.ssa Monica Amirante.

L’ “Osservatorio Carcere” aveva già visitato l’Istituto il 30 novembre 2012.

E’ stato immediatamente affrontato il tema dell’annunciata vendita dell’istituto, notizia pubblicata, con grande evidenza, sul quotidiano “La Repubblica” due giorni prima, il 28 maggio. Alcuna comunicazione è pervenuta alla direzione e soprattutto è stato evidenziato che vi sono imponenti lavori in corso e 15 milioni di euro già stanziati per continuare la ristrutturazione in atto.  In questo palese contrasto, emerge la certezza che sul tema della detenzione in Italia l’attenzione deve essere sempre e costantemente alta. Inoltre la vendita per costruire altra struttura in periferia, sarebbe in contrapposizione con i lavori degli Stati Generali dell’ Esecuzione Penale, che hanno indicato la strada di un carcere integrato con il territorio. Posizione condivisa dall’ Osservatorio Carcere UCPI, che è favorevole alla dismissione e vendita degli istituti fatiscenti, ma per consentire il finanziamento di misure alternative al carcere. La pena detentiva deve sempre più diventare residuale, in favore di un nuovo catalogo di pene, che comprenda misure alternative, oggi dette di comunità. Sarebbe opportuno definirle “pene alternative”, al fine di chiarire che sono comunque “pene”.

L’istituto è, dunque, interessato da lavori in corso. Nei primi giorni di giugno aprirà il Padiglione Torino e verrà chiuso il Venezia, poi sarà la volta del Salerno. I tecnici stanno anche valutando il miglioramento delle aree destinate al “passeggio”, secondo i progetti presentati da “Il Carcere Possibile” Onlus della Camera Penale di Napoli e dalla Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi Federico II.

Il sovraffollamento permane, ma non vi sono più le 3.000 presenze degli anni passati. Il 30 novembre 2012, quando l’Osservatorio visitò Poggioreale le presenze erano 2694. Tra il 2014 e il 2015 non si è mai superato il numero di 2000 detenuti. Desta allarme, però, una tendenza in crescita dall’inizio del 2016. Al momento della visita le presenze sono 2035, a fronte di una capienza di 1640 unità, ridotta a 1500 per i lavori in corso. Il sovraffollamento è , dunque,  di 516 detenuti .

Non vi è la possibilità di far accedere tutti al trattamento, né tanto meno al lavoro. Fondamentale e indispensabile il contributo del volontariato. Gravissima la mancanza di spazi in comune , che non consente la socialità.

Solo il 60% dei presenti usufruisce del regime “aperto” (otto ore  con il cancello della stanza aperto), che però si concretizza nella sola possibilità di passeggio nel corridoio, per i molti che non svolgono alcuna attività. Il restante 40%  resta nelle celle , con la possibilità di uscire solo per le due ore d’aria. Il regime “aperto” è impedito anche per ragioni strutturali, in quanto alcuni padiglioni – come il Napoli – sono su più livelli, ma senza solai che li dividono e le stanze affacciano quindi su uno stretto corridoio.

Quanto visto contrasta con la recente nota del Dipartimento, in cui si dichiara che negli istituti di pena il 95% dei detenuti è a “regime aperto”.

Non è ancora in funzione il sistema di schede per le telefonate, circostanza che limita molto la possibilità di usufruire del contatto con l’esterno.

Le cucine sono due. Ma quella del Centro Clinico serve solo tale struttura e prepara cibi per diete particolari. Ha una potenzialità di 350 pasti al giorno. L’altra, che serve l’intero istituto, deve, pertanto fornire il resto dei pasti, circa 1700. La qualità ovviamente ne risente. La maggior parte dei detenuti cucina nelle stanze e non mangia il cibo fornito dall’amministrazione. Nei reparti non ancora oggetto di ristrutturazione, sono costretti a usare lo strettissimo bagno – dove vi è il solo water e il lavandino -  per cucinare e lavare le stoviglie. Nei prossimi lavori di ristrutturazione sono previste altre due cucine.

Nel visitare il Centro Clinico, la delegazione ha incontrato il Dirigente Sanitario, Dott. Bruno Di Benedetto che ha riferito che sono stati investiti circa 2 milioni di euro per migliorare la struttura ed è in corso una gara per l’attrezzatura radiologica. Vi è carenza di personale, dovuta anche al frequente turn over. Gravissima la situazione per i ricoveri all’esterno. Attese dai 3 mesi ai 2 anni, nonostante l’urgenza dei casi.

L’istituto è diviso in padiglioni che hanno il nome di città : Napoli, Milano, Livorno, Genova, Torino, Venezia, Avellino, Firenze, Salerno, Roma, più un padiglione denominato Italia.

Il Torino, come abbiamo detto, è stato interessato a lavori di ristrutturazione, iniziati la scorsa estate e sarà riaperto a breve. Stanze con bagno fornito di doccia. Vi è un ambiente separato per cucinare.

Il Venezia è davvero indecente. Il contrasto tra i due padiglioni, posti, tra l’altro, vicini, è raccapricciante. Il bagno è piccolissimo, con il solo water e lavandino. I detenuti vi cucinano e gli alimenti e le stoviglie sono ivi riposti. Muri fatiscenti e umidi. Non è possibile il regime celle aperte. Situazione igienico-sanitaria oltre i limiti di guardia. Un vero scandalo. Il Direttore riferisce che, nei prossimi giorni, le persone del Venezia saranno trasferiti nel rinnovato Torino, anche per consentire i lavori di ristrutturazione del padiglione, non più rinviabili.

Il Napoli è anch’esso in pessime condizioni . Muri scrostati, umidità dappertutto. Non è possibile il regime “celle aperte”, anche per il limitatissimo spazio esterno, in quanto la struttura si sviluppa su tre livelli, ma senza solai di divisione.

Il Roma, che ai primi due piani ospita tossicodipendenti e all’ultimo i sex-offender , è pure esso invivibile. Il bagno, in  pratica non esiste, in quanto water e lavandino sono separati dal resto della stanza da una sporca tenda di fortuna. A questi elementi si aggiunge la presenza del solo blindato, senza il cancello. Circostanza questa che limita moltissimo l’ ingresso di luce e il ricambio d’aria.

L’Italia, che ospita i lavoranti, ha la particolarità di avere i blindati in legno. Anche qui i bagni delle stanze sono senza doccia.

Le aree di passeggio sono prive di tutto e consistono in spazi ricavati tra un padiglione e l’altro, dove i detenuti possono solo camminare. In caso di pioggia o di sole caldo, una piccola tettoia li ripara. Come abbiamo già riferito, per queste aree, vi sono progetti di rifacimento.

La situazione logistica, dunque, è in piccola parte migliorata. Ma vi sono ancora moltissime criticità, in violazione di legge. L’aumento delle presenze registrato in questi ultimi mesi, desta un giustificato allarme. Oggi Poggioreale è ancora per la maggior parte dei detenuti invivibile. Solo un immediato intervento di ristrutturazione, accompagnato ad una drastica riduzione del numero di presenze (ben al di sotto di quello ritenuto regolamentare) , potrebbe recuperare alla legalità la storica struttura napoletana. Vi è moltissimo spazio , che va sfruttato non per stipare detenuti, ma per gestire attività di recupero. Questa la strada da seguire. Va detto che l’attuale direzione fa il possibile per limitare gli enormi disagi, dovuti  alle innumerevoli carenze logistiche e alla mancanza di risorse.

Il trattamento è riservato a pochissime persone. Vi è una falegnameria che fornisce gli arredi a molti istituti. Vi è una tipografia. Un laboratorio per l’arte presepiale. Vengono effettuati corsi di teatro, d’informatica, di cucina . La maggior parte delle attività è affidata al volontariato.

Nel 1998 è stato realizzato un tunnel di collegamento tra l’istituto ed il Palazzo di Giustizia, che consente il trasferimento dei detenuti, senza uscire dal carcere. Ma il  tunnel, di 900 metri, deve necessariamente essere percorso comunque con i blindati, vista la lunghezza. Vi è, inoltre, il problema che spesso si allaga, in quanto posto a ben 16 metri sotto il livello del piano stradale, perché deve passare sotto la linea della metropolitana.

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Leggi il questionario 


  Casa Circondariale di Bergamo - 26 febbraio 2016

CASA CIRCONDARIALE DI BERGAMO

26 febbraio 2016

 

LA DELEGAZIONE

La delegazione di visitatori è composta da un componente l’'Osservatorio Carcere dell'UCPI (avv. Gianluigi Bezzi), nonché dal Presidente  della Sezione di Bergamo della Camera Penale della Lombardia Orientale (avv. Monica Di Nardo), da membri del Direttivo della medesima Sezione (avv. Carlo Cofini, avv. Andrea Temporin, avv. Marialaura Andreucci, avv. Barbara Bruni, avv. Paolo Maestroni, avv. Alessandro Magni), da un  membro del consiglio Direttivo Distrettuale della Camera Penale della Lombardia Orientale (avv. Riccardo Tropea), oltre che da alcuni associati della Sezione di Bergamo della Camera Penale della Lombardia Orientale (avv. Miriam Campana, avv. Michele Comotti, avv. Arianna Gherardi, avv. Giacomo Zozzini, avv. Flaminio Maffettini, avv. Paola Noris, avv. Marta Valvassori, avv. Lorenzo Ventura). E' infine presente un componente  del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Bergamo, oltre che associato UCPI, (avv. Emilio Tanfulla).

La Sezione di Bergamo della Camera Penale ha ritenuto importante invitare i propri iscritti, pur nei limiti di disponibilità numerica indicata dalla dirigenza della Casa Circondariale, a una ampia partecipazione; invito accolto dagli associati che, numerosi, hanno aderito all'iniziativa.

La delegazione è stata accompagnata, per tutta la durata della visita, dal Direttore della Casa Circondariale, Dr. Antonino Porcino, dal Comandante del Corpo di Polizia Penitenziaria, Commissario Antonio Ricciardelli, dal Vicecommissario Daniele Alborghetti,  dalla Dr.ssa Anna Maiolo, responsabile dell'Area Trattamentale della Casa Circondariale, nonché dal cappellano della Casa Circondariale, Don Fausto Resmini.

IL COLLOQUIO PRELIMINARE

La delegazione viene accolta, alle ore 14.00, dal Direttore della Casa Circondariale, Dr. Antonino Porcino, e dal suddetto personale di Polizia Penitenziaria.

Prima di iniziare la visita, si svolge, nella sala conferenze, un colloquio preliminare con il Direttore nel corso del quale vengono, innanzi tutto, meglio chiarite e approfondite le finalità dell'incontro, in modo da mirare il successivo accesso alla struttura.

Il Direttore fornisce, poi, qualche cenno storico (il cantiere della Casa Circondariale fu aperto nell'anno 1955 e l'inaugurazione fu nel 1978) e illustra le attuali linee organizzative, sottolineando come la struttura carceraria non sia più, come avveniva in passato, "autoreferenziale", ma come l'accento sulla finalità rieducativa della pena abbia giustamente imposto, nel tempo, un'apertura e un'interazione con le altre istituzioni (si pensi alla stretta collaborazione con il Ministero della Sanità - sempre nell'ottica che il benessere psico-fisico dei detenuti sia presupposto essenziale per l'accettazione e l'attuazione di percorsi riabilitativi - sia con il Ministero della Pubblica Istruzione).

Sempre al fine di ottimizzare i vari aspetti organizzativi, si svolge, con cadenza indicativamente mensile, una "Conferenza di Servizio", nel mentre annualmente (ma con possibilità di modifiche e integrazioni al bisogno) viene elaborato un Documento Unico di Programmazione.

Il Direttore tocca poi il tema dell'adeguamento della struttura alle disposizioni della sentenza Torreggiani e, dunque, conferma come il parametro (3 m per ogni detenuto) sia attualmente rispettato; come, pur con una popolazione carceraria superiore a quella regolamentare (che sarebbe di n. 320 posti), si sia, attualmente, in un ambito di tollerabilità  e come la tendenza della direzione sia quella di mantenere una vivibilità interna attraverso forme di responsabilizzazione dei detenuti (con la sottoscrizione di un "Patto di Responsabilità"). Ai detenuti definitivi si chiede di sottoscrivere un "Patto Trattamentale", una dichiarazione di adesione a un percorso rieducativo e di inserimento sociale.

Viene infine trattato il tema della osservazione della personalità che - spiega il Direttore - deve essere sì individuale, ma anche volto al monitoraggio del singolo, calato nelle dinamiche di gruppo.

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LA VISITA

Alle 14.30 la delegazione inizia la visita, sempre accompagnata dal Direttore, dal comandante del Corpo di Polizia Penitenziaria, Commissario Antonio Ricciardelli, dal Vicecommissario Daniele Alborghetti, dalla Dr.ssa Anna Maiolo, da Don Fausto Resmini.

La struttura della Casa Circondariale è costituita da due blocchi di edifici, entrambi accessibili dall'esterno, ma anche collegati dall'interno.

In uno vi sono i reparti della circondariale, nell'altro si trova la Sezione Penale (nell'ex aula bunker).

La delegazione inizia la visita dall'area riservata agli Uffici (Direzione e Comando), per proseguire nell'area riservata alle udienze e ai colloqui dei detenuti con i difensori. Si procede, poi, attraverso l'area dedicata agli uffici degli educatori, dei soggetti preposti alle attività trattamentali, degli psicologi, dei funzionari del SERT.

Si passa quindi alla zona ove sono situati il Casellario e l'Ufficio Matricola.

Si inizia la visita della Sezione Maschile della Casa Circondariale.

Viene visitata l'area nella quale si trovano le stanze (n. 6) deputate ai colloqui con i familiari. Sono locali abbastanza ampi, con arredi costituiti unicamente da tavoli e sedie in plastica; tra una e l'altra vi sono degli spazi dedicati al controllo visivo (e non auditivo) da parte del personale di polizia penitenziaria.  Vi è una sala deputata al colloquio con i minori (con arredi e corredi di pertinenza).

Si accede, dunque, ad un'area esterna deputata ai colloqui all'aperto, attrezzata anche con un parco giochi per i bambini ove si svolgono, più volte durante l'anno, anche delle feste per creare momenti ludico/conviviali tra i detenuti-genitori e i minori.

In struttura contigua a tale area si trova la palestra della Casa Circondariale: è un ambiente coperto unico, molto ampio, costituito essenzialmente da un campo per pallavolo/pallacanestro. Sul fondo vi è un'area attrezzata con qualche macchina (step, macchine per la pesistica ecc.). La palestra è aperta tutti i giorni, con turni mattutini e pomeridiani e con possibilità di accesso dei detenuti a rotazione settimanale a seconda della sezione. Vi è poi un campo sportivo all'aperto.

La delegazione accede poi alla zona del panificio (gestito da Cooperativa Esterna) che garantisce una piccola produzione destinata alla Casa di Riposo e una produzione dolciaria (pasticceria secca) destinata alla vendita nel circuito equo-solidale. Vi lavorano 5 detenuti di sesso maschile.

Si passa quindi all'Ufficio Sopravvitto, presso il quale i detenuti (utilizzando le somme che eventualmente abbiano in deposito) possono rifornirsi di generi alimentari e di prima necessità (con controllo dei prezzi che viene effettuato con periodica comparazione con quelli della grande distribuzione della medesima realtà territoriale).

La delegazione accede poi al teatro interno alla struttura ove è in corso una lezione tenuta da un docente di un’associazione teatrale. I detenuti mostrano spontanea curiosità per la presenza della delegazione e per le ragioni della visita. I detenuti che accedono al corso di teatro sono, indicativamente, 30 per anno.

La visita prosegue con l'accesso alla zona cucina. E' un ambiente con attrezzature professionali. E' soggetto a verifiche ASL. A cucinare sono i detenuti stessi (previo nulla osta sanitario). Vi è un'apposita commissione (sempre composta da detenuti) addetta ai controlli e alle valutazioni qualitative e quantitative delle somministrazioni alimentari. Vi è la possibilità di un vitto specifico per coloro che necessitino di diete particolari o che abbiano regimi alimentari legati alla fede religiosa.

La delegazione viene quindi introdotta nelle varie Sezioni Maschili della Casa Circondariale disposte su 3 piani. In ogni piano vi sono tre sezioni a raggio, con una zona centrale (la c.d. "rotonda") di smistamento. In totale, dunque, vi sono 9 sezioni (una dedicata ai detenuti protetti) e una sezione di semiliberi.

Alcune celle (a seconda delle necessità del momento) possono essere riservate a detenuti non fumatori.

La delegazione accede alle sezioni a regime aperto (con chiusura delle celle dalle ore 21.00 alle ore 08.30) e ha modo di interagire con i detenuti che, anche in questo caso, si mostrano incuriositi dalla presenza dei visitatori e ne chiedono le ragioni. Senza difficoltà alcuna consentono di far vedere le celle. Queste si presentano con spazi effettivamente minimi; sono arredate con letti a castello e sono per lo più multiple (tre o più letti). Lo spazio è occupato da derrate alimentari ed effetti personali.  Non vi sono aree riservate per cucinare: vengono quindi  utilizzati, per chi lo ritiene, gli spazi della stanza posizionando fornellini a gas. Le celle hanno servizi igienici separati. Non tutte sono dotate di docce. Vi sono quindi anche docce comuni per ogni sezione. Complessivamente la struttura mostra i segni del tempo. Ci viene riferito che sono in corso progetti per l'ammodernamento dei servizi igienici e per realizzare le docce in ogni cella. I detenuti, in regime aperto, occupano il corridoio e le sale di socialità (ve ne è una per ogni sezione), nelle quali è presente qualche tavolo, una TV, alcuni giornali.

La delegazione visita quindi la zona dell'infermeria e di pronto Soccorso. Trattasi di presidio sanitario dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII, legato, dunque, al Servizio Sanitario Nazionale al quale sono passate le competenze della sanità penitenziaria (gestita secondo le leggi nazionali e regionali e secondo protocolli di intesa tra la dirigenza dell'Azienda Ospedaliera e la direzione della Casa Circondariale).

Il servizio prevede un ambulatorio medico infermieristico con presenza di un medico SIAS (Servizio Integrativo di Assistenza Sanitaria) sulle 24 ore (con tre turni giornalieri); il servizio è garantito da 7 medici. Vi è un coordinatore medico che opera per 18 ore settimanali. E' poi garantita la presenza, a turnazione, di medici specialisti (compreso il servizio di psicologia clinica). L'accesso alle visite è programmato su richiesta del detenuto o su valutazione del medico. Le sale visita sono moderne e corredate con strumentazione e attrezzature anche specialistiche. Per i soggetti tossicodipendenti è operativo un SERT e per i detenuti affetti da malattie quali HIV/AIDS è previsto monitoraggio infettivologico.

La delegazione accede poi alla Cappella. Don Fausto Resmini, cappellano della Casa Circondariale, fornisce qualche cenno storico (la cappella fu inaugurata nel 1980), segnala che da parte dei detenuti vi è gran rispetto per il luogo di culto (tanto che non si è mai resa necessaria manutenzione straordinaria), che non si registrano conflittualità legate alla diversa fede religiosa e che, in ogni caso, ai musulmani che ne facciano richiesta è riservata, per la preghiera, una sala della Sezione. La messa viene celebrata nella giornata di sabato, in corridoio, per i detenuti "protetti", nel mentre la messa comune è domenicale. La catechesi è settimanale.

La delegazione si sposta verso i locali destinati alla scuola (ivi compresa una sala biblioteca). Sono garantiti corsi di alfabetizzazione, le scuole primarie e secondarie, l'indirizzo di Ragioneria e alcuni corsi universitari (attualmente vi sono 6 detenuti iscritti a corsi universitari).

Si visita poi la sezione c.d. di "accoglienza", nella quale i detenuti si trattengono il tempo strettamente necessario affinché lo staff (composto, oltre che dal personale di polizia penitenziaria, dal medico, dallo psicologo e dall'educatore) ne valuti il collocamento più idoneo.

La delegazione effettua anche un passaggio dalla sezione isolamento.

Si passa poi attraverso alcuni camminamenti esterni (dai quali si vedono altri cortili cintati, tutti in cemento, senza spazi verdi, nonché un separato spazio riservato ad una serra) e si accede ad un ambiente occupato da detenuti (circa 10) che svolgono attività di call center. Il locale si trova in uno spazio del tutto simile a un piccolo capannone, posto a piano terra, organizzato con circa 10 postazioni. I detenuti vi sono addetti a tempo pieno.

La visita prosegue con l'accesso alla Sezione Penale

La Sezione penale accoglie detenuti in espiazione pena (ma altri, nel medesimo regime, sono anche presenti nella Casa Circondariale) ed è situata in una struttura indipendente dell'intero complesso (ex aula bunker). Ha una cucina autonoma, proprie aule scolastiche, una propria cappella. Anche nella Sezione Penale vi è una sala di socialità e una piccola palestra. Le celle appaiono di dimensioni un po’ più ampie di quelle di cui alla Casa Circondariale e lo status generale rivela interventi di manutenzione più recenti.

La delegazione ha quindi modo di interagire con alcuni detenuti (e con i loro insegnanti) impegnati in un corso che si svolge in collaborazione con la GAMEC di Bergamo (Galleria di Arte Moderna e Contemporanea). I detenuti (il corso ne impegna attualmente circa 15/16) stanno realizzando lavori di cartotecnica. Sono disponibili nell'illustrare la loro esperienza e il frutto del loro lavoro.

La visita termina con l’accesso alla Sezione Femminile nella quale si trovano, attualmente, 36 detenute. Non vi sono bambini.

Anche questa sezione è dotata di sale colloqui per i difensori; sala colloqui per le famiglie; ambulatorio infermieristico, cucina, una zona colloqui all'aperto, una cappella, una sala biblioteca.

Le detenute si mostrano disponibili a mostrare le celle (che sono dotate di servizi igienici). Le dimensioni sono analoghe a quelle delle sezioni maschili della Casa Circondariale. Non vi sono però le medesime problematiche di sovraffollamento il che rende la vivibilità senza dubbio migliore.

Terminata la visita, la delegazione viene dunque congedata dal Direttore Dr. Porcino.

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Molto precisa e articolata è risultata essere la risposta al questionario predisposto dall'Osservatorio Carcere e che la Direzione ci ha fatto avere nei giorni successivi, a dimostrazione di un buon livello di professionalità all'interno della struttura, anche se risulta evidente come l'attenzione dell'Istituto e del suo storico Direttore sia rivolta ad una detenzione sicura, umana e rispettosa dei diritti fondamentali degli ospiti piuttosto che all'elaborazione di percorsi di recupero individuale costituzionalmente orientati al reinserimento personale e sociale delle persone.

Leggi il questionario  


  Casa Circondariale F. Falsone di Palmi - 23.01.2016

 

CASA CIRCONDARIALE “F. SALSONE” DI PALMI

23 gennaio 2016

La delegazione dell’Osservatorio Carcere dell’UCPI ha visitato la Casa Circondariale di Palmi. Presenti, il Responsabile Riccardo Polidoro, e i componenti il direttivo Franco Villa, Gianluigi Bezzi, Simone Bergamini, Fabio Bognanni, Roberta Giannini, Ninfa Renzini, Giuseppe Cherubino e Renato Vigna.  Erano altresì presenti il Presidente della Camera Penale di Palmi Avv. Armando Veneto, il Presidente del COA di Palmi Avv. Francesco Napoli e gli Avvocati Francesco Formica e Maria Grazia Salerno, indicati dall’ Osservatorio Giovani dell’UCPI.

L’autorizzazione all’accesso era stata richiesta dall’Osservatorio a seguito di una missiva dei detenuti delle Sezioni Alta Sicurezza che chiedevano di  prendere atto delle numerose criticità che presentava il carcere di Palmi..

La delegazione è stata accolta dal Direttore Dr. Romolo Pani, e da una folta delegazione della Polizia Penitenziaria .

L’Istituto F. Salsone di Palmi è stato fondato nel 1979 e nasce come vero e proprio Carcere di Massima Sicurezza per i detenuti per reati in materia di terrorismo; un tempo questa struttura ha avuto anche il braccio femminile.

Allo stato la struttura :

vanta una capienza di 152 posti estensibili per tolleranza massima a 213;  
allo stato attuale ospita 176 detenuti di cui 132 in regime di Alta Sicurezza
non dispone di sezione femminile
ospita 13 detenuti stranieri tra i quali vi sono 11 extracomunitari
ospita 149 detenuti in attesa di giudizio e 27 condannati a pena definitiva. 
si è recentemente dotato di un Regolamento Interno seppur non ancora definitivamente approvato dal Competente Ufficio del DAP.
ospita 5 soggetti dichiarati tossico dipendenti
dispone di 121 unita di Polizia Penitenziaria di cui 25 risultano però distaccate in missione presso altri istituti ; di questi 121, 18 operano presso gli uffici mentre gli altri sono addetti a vigilanza piantonamenti e traduzioni
dispone di 5 educatori ( funzionari giuridico pedagogici ) e di 3-4 assistenti sociali che fanno capo all’UEPE di Reggio Calabria
dispone di 10 assistenti volontari ex art 78 OP
dispone di 15 volontari provenienti dal mondo delle associazioni che partecipano alla azione rieducativa dei condannati
dispone di 6 furgoni protetti per trasportare i detenuti ,a solo 2 risultano efficienti, di un Furgone Ducato e di 3 autovetture di servizio  . 
la stragrande maggioranza dei detenuti presenti nelle sezioni AS risente di provvedimenti coercitivi per violazione dell’art 416 bis c.p. per art 74 dpr 309/90  oltre che pe delitti aggravato dall’art 7 L.203/91
la stragrande maggioranza dei detenuti presenti nelle sezioni di MS risente di provvedimenti coercitivi per delitti in materia di armi, per quello cui all’art 73 dpr 309/90 e per rapina.
dispone di 6 sezioni  e di due tipologie di celle : a) i cubicoli - nei quali dovrebbe trovare allocazione una sola persona ; b) i camerotti  - nei quali dovrebbero trovare allocazione max 4 persone.
le celle (tranne quelle della sezione isolamento) pur essendo dotate di WC non dispongono di doccia; i detenuti pertanto fruiscono di docce comuni funzionanti tutti i giorni con acqua corrente caldo-fredda .
è dotato di riscaldamento con 2 radiatori per ogni camerotto di cui uno allocato nel bagno con tempi ed orari di accensione collimanti con le regole previste dall’area climatica B (nella quale ricade il Comune di Palmi)
non dispone di impianti di aria condizionata, e durante l’estate tenta di far fronte alla calura favorendo l’aerazione ovvero lasciando completamente aperti i blindi delle celle.
prevede lo svolgimento di colloqui della durata di 1 ora tra detenuti e familiari previo prenotazione a mezzo mail da inoltrarsi dalle ore 9 alle ore 16.00 di ogni giorno . Vi è un colloquio domenicale una volta al mese ed il numero di colloqui ai quali è ammesso ogni singolo detenuto dipende dal titolo di reato per il quale lo stesso è ristretto ( restrizioni ex art 37 co,,a 9 dpr 230/2000 per reati ostativi ex art 4 bis )
dispone di 4 sale colloqui con postazioni variabili da 5 ad 8  più un area verde fruibile dai detenuti di MS solo durate le belle stagioni.
prevede che la posta in entrata ed in uscita viene smistata e ritirata per l’inoltro ogni giorno ad orario pomeridiano fisso.
prevede che in occasione dei colloqui possano essere consegnati alimenti seguendo un elenco di generi consentiti.
dispone di un infermeria centrale e di servizio di assistenza medica erogabile h 24 con assistenza infermieristica per 14 ore al giorno.
dispone di un servizio di medici specialisti di varie branche consultabili alla bisogna e di un esperto psicologo che segue i detenuti nuovi giunti,  quelli affetti da dipendenza da droghe o alcool od altri eventualmente segnalati dal Servizio; da circa due anni non dispone più della cardiologia in quanto l’ASP seppur debitamente compulsata avrebbe omesso di individuare lo specialista di tale branca.
dispone di una cucina nella quale lavorano 5 detenuti ( 1 cuoco – 1 aiuto cuoco – 3 inservienti) che quotidianamente confezionano i pasti per l’intera popolazione carceraria attenendosi al menù previsto dalle tabelle ministeriali e rispettando le diete speciali e le indicazioni ricevute sulla base della religiosità del detenuto consumatore del pasto.
prevede che il detenuto di AS possa trascorre fuori dalla cella solo 4 ore presso i c.d. passeggi all’aria aperta oltre ad una ora di c.d. socialità-
prevede che i detenuti di MS possano trascorrere 8 ore fuori dalla camera di pernottamento tra passeggi e salette di socialità. 
dispone di un campo sportivo
dispone di un teatro nel quale anche grazie al supporto prestato da volontari esterni è appena stata allestita e rappresentata l’Opera Romeo e Giulietta interamente recitata dai detenuti e della quale è stato realizzato un DVD di cui la direzione ha fatto dono ad ognuno dei componenti della delegazione;
dispone di un luogo di culto, o meglio di una Cappella  che di fatto appare l’unica cosa di ottima manifattura e che versa in perfetto stato di conservazione;
dispone di aule scolastiche sia nel reparto AS che in quello MS;
dispone di una biblioteca con 3078 volumi servizio di distribuzione volumi ai detenuti
dispone di un campo di calcio che viene usato a turno dai detenuti di AS e da quelli di MS ;
dispone di una palestra ( che però può essere usata solo dai detenuti della AS )
prevede che le attività trattamentali vengano svolte dagli operatori interni dell’area pedagogica dai docenti del CPIA di Reggio Calabria e dai volontari ex art 78 OP oltre che dagli esterni che di volta in volta ottengono l’autorizzazione da parte del Magistrato di Sorveglianza di Reggio Calabria;
prevede che dietro autorizzazione espressa si possa usare il pc ai fini della visualizzazione di atti processuali o per ascoltare i file audio che costituiscono materiale probatorio di processi nei quali è stato fatto ricorso a delle intercettazioni telefoniche od ambientali .

 

***

Su specifica richiesta la direzione ha precisato che ogni detenuto dispone della Carta dei diritti e che le disposizioni interne vengono ritualmente comunicate affiggendo degli appositi avvisi presso le sezioni e/o nei luoghi frequentati dai familiari dei reclusi.

A seguito della visita protrattasi per circa 4 ore in tutti gli ambienti si è potuto verificare che le doglianze dei detenuti erano tutte assolutamente fondate, in quanto più o meno tutti gli alloggi, risultano danneggiati per vetustà e perché sia nei cubicoli che nei camerotti i detenuti dispongono di spazi minori di quelli espressamente previsti a seguito della c.d. sentenza Torreggiani .

Notevoli e diffuse appaiono infatti le tracce di umidità nei muri delle singole celle, ed i detenuti lamentano in particolare l’assenza di un adeguato sistema di riscaldamento, l’assenza delle docce presso le camere, ma anche e soprattutto del fatto che a protezione di ogni singola cella esista ancora una tipologia di inferriata a maglie strettissime che rende la detenzione opprimente e che sopprime il diritto dei reclusi di Palmi di godere adeguatamente di quella stessa luce del giorno di cui possono invece bearsi tutti gli altri detenuti della penisola .

La parte della struttura in cui alloggiano i detenuti in regime di media sicurezza (ex braccio femminile) è in pessime condizioni. La  situazione di questo specifico settore appare a dir poco insostenibile, per lo stato di abbandono in cui esso versa. In tutti gli ambienti chiusi vi è un intenso tanfo reso pungente dalle diffuse macchie di umidità che appaiono coperte solo grazie ad interventi manutentivi estemporanei ed inadeguati.

Il carcere di Palmi, dunque, presenta delle criticità evidenti , delle quali dovrebbe immediatamente prendere atto il Dipartimento della Amministrazione Penitenziaria, che imporrebbero la temporanea chiusura di almeno uno dei due bracci al fine di veder effettuati i lavori più essenziali ( quelli necessaria rende gli ambienti salubri ed accoglienti) al fine di garantire l’igiene e la salute dei detenuti.

In questo carcere sostanzialmente, ed anche da quanto ci dice l’efficace e competente Direttore Dr. Romolo Pani non ci sono particolari problemi di sicurezza, nonostante la popolazione dei reclusi sia costituita da soggetti interessati a processi di criminalità organizzata.

I detenuti, sono apparsi particolarmente delusi dal modus in cui stanno scontando la loro attuale privazione della libertà personale. Dal colloquio con alcuni di loro abbiamo verificato che, nonostante i loro curricula sono persone molto motivate, ben disposte ad una pausa rieducativa ed animati da valori sociali e umanitari.

Il Direttore è una persona che, in quanto giovane, vanta un’ esperienza limitata alla quale sopperisce con la propria diligenza e la propria competenza, che lo fanno apparire come una persona estremamente dedita al proprio lavoro e ben predisposto ad esperienze dal contenuto umano.

Un altro spunto di riflessione lo pretende lo sguardo dato alla saletta destinata ai colloqui tra i detenuti e gli avvocati, la quale è dotata di solo 5 postazioni . Quanto ai turni previsti la AS ha diritto al colloquio avvocati per 4 ore mattutine e 2 pomeridiane il lunedì ed il mercoledì ; stesso vale per la MS che invece ne ha diritto agli stessi orari durante il Martedì ed il giovedì.

Tutto accade in una sala vetusta ed allestita con attrezzature spartane ed inadeguate che risultano controllate da un solo Agente della Polizia Penitenziaria,.

La visita effettuata, nel suggerire serissimi spunti di riflessione, ha ancora una volta offerto la dimostrazione sul campo che i luoghi di detenzione, verso i quali tradizionalmente l'avvocatura penalista associata nutre ragionevoli riserve, meriterebbero di essere passati in rassegna uno per uno da una commissione di esperti espressamente incaricata di tracciare il piano degli interventi più necessari e non rimandabili.

Le denunce dei detenuti di Palmi sullo stato del carcere hanno trovato pieno riscontro e smentiscono gli annunci del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria che proclamano la fine dell’emergenza. Moltissimo c’è ancora da fare ed è bene che tutti lo sappiano.


  CIE di Ponte Galeria - Roma - 18.12.2015


CIE di Ponte Galeria Roma 18 dicembre 2015

Il 18 dicembre 2015 la delegazione ha visitato il CIE di Ponte Galeria, presenti i componenti dell'Osservatorio Carcere: Roberta Giannini, Ninfa Renzini, Gabriele Terranova, Renato Vigna e Franco Villa, nonché Claudia Prioreschi della Commissione Carcere della Camera Penale di Roma.
Al nostro arrivo presso il CIE, ci attende una sorpresa: ci riferiscono che il settore maschile è stato evacuato a seguito di una rivolta scoppiata una settimana prima. Tutti gli alloggi, nonché parte delle pareti in plexiglas che sormontano le cancellate di recinzione sono stati danneggiati dalle fiamme appiccate dai migranti trattenuti, che hanno risparmiato solo i locali adibiti alle pratiche di culto (una moschea ed una cappella) ed uno degli alloggi che al momento della rivolta non era occupato.
Gli ospiti sono stati tutti trasferiti in altri centri o dimessi.
Visitiamo quindi questa parte della struttura nell'attuale stato di abbandono, in un clima di “quiete dopo la tempesta”, in cui le evidenti tracce del tumulto rendono palpabile la tensione che deve averlo caratterizzato.
Sebbene sia passata una settimana, è ancora presente in tutti gli ambienti chiusi un intenso odore di fumo, reso più pungente dalla diffusa umidità lasciata dall'intervento degli idranti che condensa la fuliggine dappertutto.
Solo nelle latrine fa ancora capolino l'odore acre dell'urina.
Gli avanzi dell'ultimo pasto che è stato distribuito, abbandonati qua e là, fanno pensare ad un'escalation improvvisa e ad una concitata e precipitosa evacuazione.
La precedente visita dell’ “Osservatorio Carcere” risaliva al 9 aprile 2013, ed anche allora la delegazione aveva constatato i segni di una rivolta incendiaria consumatasi pochi giorni prima.
La struttura è costituita da singole unità abitative, abbastanza ampie, ciascuna con un dormitorio da otto posti letto, un soggiorno arredato con tavoli e panche, un bagno con docce, lavandini e latrine “alla turca” tutte in metallo ed uno spazio esterno molto ampio, anch'esso attrezzato con tavoli e panche.
Le unità sono circondate da alte cancellate, alcune anche sormontate da barriere di plexiglass, e si affacciano su un ampio cortile centrale di forma rettangolare, anch'esso racchiuso dalle cancellate. Quest'ultimo è accessibile solo di giorno e consente di passare liberamente da un'unità all'altra e di raggiungere quelle che sono adibite a spazi comuni, precisamente la moschea, la cappella per il culto cristiano e la barberia (dove è sempre presente un operatore che controlla accuratamente che le lamette vengano cestinate prima di uscire). Di notte invece gli ospiti sono chiusi nelle singole unità, che godono comunque di un ampio spazio esterno.
C'è anche un campetto da calcio con erba sintetica, anch'esso recintato da alte cancellate, ma si trova fuori dal perimetro del settore e vi si accede a turno, in piccoli gruppi, per evitare pericolosi assembramenti, come alla mensa, collocata nell'edificio adiacente, dove i pasti vengono distribuiti attraverso una grata.
Tutto il mobilio, comprese le panche della cappella, è inchiodato stabilmente al suolo, per ragioni di sicurezza, le stesse per le quali i sanitari sono in metallo e non in ceramica (come nel settore femminile), è vietato cucinare, detenere accendini (sono consentiti solo cerini tipo “Minerva”), corde di ogni tipo (compresi i lacci delle scarpe) e perfino usare l'olio per condire i cibi (a richiesta vengono conditi prima della distribuzione).
Il Direttore della struttura, Enzo Lattuca, che ci accompagna nella visita insieme ad altri 4 operatori, ci spiega efficacemente che l'ospite medio di sesso maschile dedica ogni momento della sua permanenza presso il centro ad escogitare forme di protesta o a cullare propositi di evasione. Qualsiasi arredo o suppellettile che ne sia suscettibile viene distrutto. Qualsiasi oggetto può diventare strumento per auto-infliggersi lesioni che richiedano interventi sanitari urgenti (capitava spesso, ad esempio, che venissero inghiottiti i tappi delle bottiglie di plastica, con conseguente necessità di intervento ambulatoriale per la rimozione, prima che si adottasse il sistema di distribuire le bottiglie senza tappo). Per questo, nel settore maschile, non ci sono televisori (anche se, in qualche unità, notiamo ancora gli attacchi predisposti per ancorarli alle pareti) e neppure i telefoni pubblici che sarebbero previsti dal regolamento unico dei CIE, sostituiti da apparecchi cellulari privi di fotocamera che vengono distribuiti all'ingresso (il costo, di circa 15 € ciascuno, viene detratto dal ticket money, la diaria quotidiana che i trattenuti ricevono).
Molto diversa appare la situazione del settore femminile, che ospita ancora circa 90 migranti, in gran parte nigeriane (vi sono poi alcune sudamericane, qualche cinese, una cittadina della Mongolia, una iraniana, una ucraina, una iraniana ecc.).
La struttura è identica a quella del settore maschile, con la differenza che qui le unità abitative ospitano 6 letti invece che 8, i servizi igienici sono in porcellana e gran parte degli ambienti sono abbelliti da colorati graffiti murali dai contenuti che spesso evocano le origini delle migranti. Ci riferiscono che sono opera delle stesse migranti, ma il filo conduttore tematico e lo stile grafico, sempre lo stesso, lasciano intendere l' attribuibilità di quasi tutti ad un'unica ospite, forse una cittadina georgiana da poco rimpatriata.
Qui non ci sono i problemi di sicurezza che si incontrano nel settore maschile, non solo per la differenza di genere, ma anche – probabilmente – per la diversa tipologia delle ospiti migranti di sesso femminile, in massima parte (circa l'80/90%) provenienti da respingimenti di frontiera e dunque direttamente dai barconi approdati sulle nostre coste mediterranee, mentre gli ospiti di sesso maschile sono quasi tutti espulsi dal territorio e quasi sempre provengono da istituti di detenzione, per scarcerazione a fine pena.
Il Direttore ci riferisce che, fino al luglio 2015, il numero degli ospiti di sesso femminile era di una ventina circa. Poi sono iniziati gli arrivi di migranti provenienti da sbarchi, il primo, composto di 68 cittadine nigeriane, il 23/07/2015, e le presenze si sono attestate sulle 180 unità, equamente divise fra i generi.
Non ci vengono forniti dati precisi sulla durata media della permanenza dei migranti nel centro, ma apprendiamo che spesso superano il limite normativo dei tre mesi, dato che quasi tutti presentano richiesta di asilo.
Anche le donne fruiscono di un campetto, attrezzato con una rete da pallavolo, al quale però accedono liberamente. Ne troviamo alcune che vi consumano il pasto a mo' di pic nic, sedute al sole della giornata quasi primaverile.
La differenza rispetto al settore maschile si nota particolarmente alla mensa. Anche quella femminile si trova fuori dal settore dove soggiornano le ospiti, ma è aperta e priva di inferriate. Vi si accede senza limitazioni di numero e viene utilizzata anche per attività ricreative e culturali, come testimoniano i festoni allestiti per festeggiare una recente ricorrenza e le scritte sulla lavagnetta, usata per lo svolgimento di lezioni di lingua italiana.
Appena fuori dall'area recintata, si trova una piccola biblioteca, riservata alle ospiti donne (ma i libri sono utilizzati, a richiesta, anche dagli uomini).
Sul muro di uno delle abitazioni, campeggia una scritta che riassume efficacemente l'atmosfera che si respira. Vi si legge: “La tranquillità è importante, ma la libertà è tutto!”. Nonostante il clima molto più sereno, infatti, anche nel settore femminile, dagli sguardi trapelano stati d'animo, se non di rabbia, di rassegnata disperazione e, nelle parole delle poche migranti che hanno accettato di parlarci, il tema dominante è l'insofferenza verso l'attuale condizione di trattenimento, che viene avvertita come ingiusta ed umiliante.
Il resto della struttura, al di fuori delle imponenti cancellate che delimitano i settori dove alloggiano i migranti trattenuti, ospita gli uffici del personale della GESPA, la società francese specializzata nella gestione di istituti di detenzione che gestisce la struttura su appalto del Ministero dell'Interno, in convenzione con la Questura. Vi sono anche gli uffici distaccati della Questura, l'aula per le udienza di convalida dei trattenimenti (nella cui anticamera notiamo colorite scritte di protesta), un'unica sala colloqui e gli spazi destinati all'assistenza sanitaria. Un presidio di Carabinieri garantisce la sicurezza, esercitando però, di fatto, solo una vigilanza perimetrale, condivisa con personale dell'Esercito, che controlla i documenti all'Entrata della struttura. Gli operatori della GESPA ci riferiscono che i Carabinieri non accedono mai all'interno dell'area “residenziale”, limitandosi a controllare i pacchi in entrata. Non lo hanno fatto neppure in occasione del recente tumulto, quando sono stati gli stessi operatori, insieme al Direttore, ad entrare ed a negoziare con i migranti in protesta per consentire l'accesso dei Vigili del fuoco.
Esiste comunque un sistema di videosorveglianza che riprende tutta l'area del campo, ad eccezione dell'interno degli alloggi.
Gli operatori della GESPA gestiscono il centro da poco più di un anno. Sono arrivati subito dopo la modifica normativa che ha ridotto la durata dei tempi di permanenza (l. 30/10/2014 n. 163) e sostengono che, anche per questo, dopo le note precedenti proteste (molti ricordano quella c.d. delle bocche cucite), durante la loro gestione, il clima era sempre stato molto sereno, fino alla sommossa di pochi giorni fa', che hanno avvertito come un “fulmine a ciel sereno”.
Tutti appaiono molto motivati e animati da valori sociali e umanitari. Il Direttore è un manager con alle spalle esperienze totalmente eterogenee e si dichiara molto gratificato da questa esperienza dai forti contenuti umani. Alcuni sono stranieri (incontriamo, in particolare, un ragazzo nigeriano ed una cittadina statunitense, che opera in questo centro da quando era gestito dalla Croce Rossa
internazionale). Un ragazzo siciliano, che è stato assunto dopo una prima esperienza presso il CIE di Trapani, ed uno romano, ci raccontano come hanno intrapreso quasi per caso questo lavoro così coinvolgente.
L'organico comprende 32 operatori addetti all'accoglienza impegnati a tempo pieno, 2 addetti all'informativa legale, 3 mediatori culturali, 2 assistenti sociali, 1 psicologo, 1 psichiatra, 1 economo e 2 amministrativi, oltre al Direttore.
L'assistenza sanitaria è garantita da un presidio costante (h 24) assicurato da 5 medici e 6 infermieri, a rotazione.
Gli operatori della GESPA accompagnano all'esterno gli ospiti che necessitano di cure mediche più specialistiche presso i presidi sanitari territoriali, cosa che accade con cadenza sostanzialmente quotidiana.
All'ingresso, i migranti ricevono, come prevede il regolamento unico dei CIE, un'informativa legale scritta, tradotta in varie lingue, che viene illustrata verbalmente ad ognuno, viene sottoscritta ed è anche affissa nei locali destinati all'accoglienza.
Ciascun ospite viene dotato di un badge munito di fotografia, che servirà ad identificarlo durante tutta la permanenza, essenziale, ad esempio, quando viene distribuita la terapia.
All'interno del centro operano anche diverse associazioni di volontariato. Ci vengono indicate Be Free, Differenza Donna, A Buon Diritto, Suore USMI (che gestiscono anche un interessante programma di rimpatrio assistito ed offrono anche assistenza all'esterno, a coloro che vengono dimessi per il superamento dei limiti massimi di trattenimento), Comunità di Sant'Egidio, Charitas Diocesana (con la quale esiste anche un protocollo), Centro Astali.
Le autorizzazioni all'accesso competono alla Questura, che autorizza con i medesimi criteri sia l'accesso dei familiari per i colloqui, sia quello di chi entra per altre ragioni (eventuali fornitori di servizi, addetti alle pulizie ecc.), escludendo praticamente solo chi ha precedenti penali (oltre, ovviamente, a chi non è munito di regolare titolo di soggiorno).
I colloqui si svolgono dalle 09:00 alle 12:00 in un'unica sala colloqui, destinata anche ai colloqui con gli Avvocati.
La visita ci ha offerto numerosi spunti di riflessione.
Ci ha colpito la qualità delle professionalità impiegate dalla GESPA, gestore privato che opera in convenzione con l'Amministrazione pubblica. Gestore, scelto nel panorama internazionale della gestione privata dei luoghi di detenzione, verso il quale tradizionalmente, anche da parte dell'avvocatura penalista associata, si nutrono ragionevoli riserve e che, invece, nel caso di specie, sembrerebbe, almeno per quanto abbiamo potuto constatare, fornire un esempio positivo.
Notiamo, in particolare, che, nonostante gli enormi problemi di sicurezza, oggettivamente molto accentuati rispetto a quelli che usualmente ricorrono nei penitenziari, con adeguati accorgimenti architettonici, si coniuga un regime detentivo aperto (tale è indubbiamente, senza infingimenti terminologici, la condizione dei migranti trattenuti, che sono di fatto dei reclusi), con una vigilanza
solo perimetrale del personale in divisa, a dispetto del diffuso allarme che ha recentemente suscitato la prospettiva dell'adozione di analoghe modalità di gestione della sicurezza prevista per le REMS. Si deve peraltro constatare che tale regime, escludendo totalmente l'intervento del personale addetto alla sicurezza all'interno dell'area di detenzione, probabilmente per la comprensibile scelta di evitare l'uso della forza nei confronti dei migranti, si rivela tuttavia del tutto inadeguato a prevenire ed a contenere eventi critici quali quello registratosi pochi giorni prima della nostra visita, pur riducendo al minimo il corredo degli arredi e limitando drasticamente l'accesso di beni anche vagamente suscettibili di uso improprio, cosa che di per sé influisce molto negativamente sulla qualità della vita dei soggetti ristretti.
Non si può non constatare infine come la detenzione amministrativa dei migranti irregolari, per sua stessa natura ed ancor più per la modalità spesso casuale con cui viene adottata nei confronti solo di una piccola parte dei numerosissimi stranieri irregolari presenti sul territorio nazionale, per quanto si possa cercare di umanizzarla, non può che essere avvertita, anzitutto da chi la subisce, come una forma di ingiusta ed insensata prevaricazione, dettata più dall'esigenza politica di mostrare un apparente rigore nei confronti del fenomeno dell'immigrazione clandestina, piuttosto che da reali necessità di sicurezza e di contenimento del medesimo fenomeno.
Chi è aduso a frequentare gli istituti penitenziari, dove quasi sempre la sofferenza è accompagnata dalla speranza di un riscatto futuro, dalla consapevolezza di un debito con la società e talvolta anche da qualche sorriso, avverte immediatamente il sentimento di profonda frustrazione e di ribellione, più o meno latente, che si respira nei CIE.


  Casa Circondariale Bellizzi Irpino - Avellino - 3.12.2015

Casa Circondariale “Bellizzi Irpino” di Avellino

3 dicembre 2015

 

La delegazione dell' Osservatorio Carcere dell'U.C.P.I. , composta dal Responsabile Avv. Riccardo Polidoro , dal Presidente della Camera Penale Irpina, Avv. Gaetano Aufiero , dal Referente Territoriale, Avv. Giovanna Perna e dall'Avv. Patrizio Dello Russo, ha visitato il 3 dicembre 2015, la Casa Circondariale di Bellizzi Irpino.

Accolti dal direttore Paolo Pastena e dal Comandante Attilio Napolitano,  gli Avvocati si sono prima intrattenuti negli uffici della direzione per rivolgere alcune domande sull'istituto,  che poi hanno visitato.

La struttura, inaugurata  nel 1984, si trova fuori città in frazione Bellizzi Irpino e ospita sia uomini che donne. È formata da un lungo corridoio centrale sul quale se ne  innestano altri che portano ai reparti. Il nuovo padiglione è stato costruito in un’area che precedentemente era vuota e messo in collegamento con i vecchi. E’operativo dal maggio 2012 e può ospitare 147 detenuti.

L'Osservatorio Carcere UCPI aveva già visitato il carcere l'11 luglio 2014. In quella occasione a parte il problema del sovraffollamento erano stati evidenziati problemi strutturali con particolare riferimento alla sezione cd “ex transito” e gravi deficienze collegate al Magistrato di Sorveglianza, territorialmente competente che non si portava all’interno dell’Istituto e non provvedeva con tempestività sulle istante dei detenuti.

Dopo poco più di un anno vi sono stati alcuni miglioramenti, ma persistono forti criticità per quanto riguarda i vecchi reparti e per il rapporto con la Magistratura di Sorveglianza che non visita affatto l'istituto e, come riferito, da alcuni detenuti e detenute è del tutto assente, con pratiche inevase per lungo tempo.

Non vi è un Regolamento interno. La capienza regolamentare è di 500 unità, al momento della visita vi erano 547 detenuti ,  fra questi 26 donne.  All'epoca del precedente accesso ,le presenze erano 637.

Anche  qui, come nella recente visita all'istituto di Como, si è dovuto constatare, purtroppo, la presenza di bambini. Vi è una c.d. "Area nido", costituita da una grande stanza con culle e passeggini , dove vi lavorano le assistenti d'infanzia dell' ASL di Avellino. Due i  bambini presenti, rispettivamente di due anni e un anno e mezzo. Il primo dormiva nel passeggino, mentre l'altro da alcuni giorni viveva in cella con la madre, per un problema –evidentemente-di “attaccamento naturale”. Ovviamente la cella della mamma del piccolo era condivisa con altre detenute. La delegazione, infatti, lo incontrerà nel corso della visita al reparto femminile. Nell'anno 2015 , si è arrivati fino alla presenza di ben 8 detenute madri, con i loro figli.

Il direttore riferisce che, entro il prossimo giugno, dovrebbe essere prevista l'apertura dell'ICAM (istituto a custodia attenuata per le madri) di Lauro dove le detenute con i loro figli saranno trasferite.

L'Osservatorio solleciterà il Dipartimento, anche in questo caso, come per Como,  a prendere immediati provvedimenti per il trasferimento delle detenute madri in strutture più idonee, mantenendo l'impegno preso  dal Ministro della Giustizia : “entro fine dicembre non vi saranno più  bambini in carcere” .

La direzione sta tentando di mantenere una diversa collocazione tra detenuti definitivi ( che sono circa i due terzi) e quelli in attesa di giudizio. Sul totale di 547 detenuti, vi sono 62 stranieri.

I detenuti tossicodipendenti sono 98 e non hanno un reparto a loro assegnato. In caso di necessità vengono trasferiti nel nuovo padiglione dove è consentito un trattamento specifico.

Le pene vengono scontate soprattutto per i delitti di associazione a delinquere, per spaccio di stupefacenti, per omicidio, per rapina.

All’ingresso la delegazione ha incontrato 4 splendidi cani pastori tedeschi del Nucleo Regionale Cinofili Antidroga della Polizia Penitenziaria. Gli animali vengono utilizzati sia per l’eventuale ritrovamento di sostanze stupefacenti all’interno dell’istituto, sia per il controllo degli ospiti che effettuano i colloqui.

Vi è una differenza “macroscopica” tra la vecchia struttura, che comprende anche il Femminile, e la nuova. Nella prima vi sono lavori in corso per l’adeguamento a quanto indicato dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, come ad esempio la doccia nel bagno. Poiché non vi è la possibilità di spostare i detenuti, le opere sono eseguite alla loro  presenza, con notevole disagio per gli stessi, costretti a respirare, dormire, mangiare etc. con i lavori in corso.

Le celle del nuovo padiglione hanno una misura standard e sono tutte uguali. E’ prevista anche una cella per disabili, con un bagno a norma. Nel vecchio variano da 10 mq. a 25 mq.. La delegazione ha visitato una cella della vecchia struttura, già oggetto di lavori e quasi completata. E’ stato riferito che avrebbe ospitato 3 detenuti e, invero, tenuto conto che andavano sistemati tre letti e altrettanti mobiletti ed almeno un tavolo con tre sedie, lo spazio restante è stato giudicato del tutto insufficiente e, ad avviso della delegazione, non a norma. A fronte di quest’aspetto negativo di rilevante importanza, resta comunque un passo avanti la pulizia dei muri e l’istallazione della doccia nel bagno.

Il Reparto Femminile dovrebbe essere urgentemente oggetto di lavori. In alcune celle anche 5 detenute, con uno spazio certamente non sufficiente. I bagni non hanno doccia, ma il bidet. Lo stesso spazio è adoperato per conservare cibi e cucinare.

Nel reparto “Alta Sicurezza” le celle restano chiuse l’intera giornata, con apertura solo 9.00/11.00 – 13.00/15.00, mentre dalle 16.00 alle 17.00 è possibile recarsi in un’altra cella del reparto per la socialità. Qui è presente un biliardino, una cyclette e un tapis roulant. Innumerevoli sono però gli stendini per i panni lavati, che occupano gran parte dello spazio. Previste celle per “non fumatori”.

Il “passeggio”  (4 ore) nella vecchia struttura è davvero mortificante! Nonostante i lavori, infatti, il cortile  si presenta con un’area centrale dove vi è del terreno recintato che dovrebbe essere utilizzato alla coltivazione (ma, allo stato, presenta solo poche piccole piantine di melenzane) e ai lati strutture di cemento chiuse con la rete. Delle vere e proprie gabbie, la cui superficie, rispetto alla precedente visita dell’Osservatorio è aumentata, ma resta comunque del tutto insufficiente. Questa era l’area già attenzionata a seguito della precedente visita dell’Osservatorio nel luglio del 2014 e portata all’attenzione del Ministero.

Il “passeggio” nella nuova struttura offre spazi più grandi, ma completamente vuoti .

Le docce in bagno sono presenti solo nella nuova struttura. Nella vecchia, in ogni reparto vi è un unico locale, che presenta problemi di umidità. La doccia è consentita tre volte a settimana.

Le celle della nuova struttura hanno un piccolo spazio per cucinare, mentre nella vecchia i detenuti devono ricavare tale spazio nel piccolo bagno a loro disposizione. Restano, dunque, gravissimi problemi d’igiene, laddove a pochi centimetri dal wc, si cucina e sono conservate derrate alimentari.

Situazione che si aggrava ancora di più nel periodo estivo, per la frequente mancanza di acqua. Da luglio in poi, sono previsti turni per l’erogazione. L’attuale cisterna è di 300 metri cubi, ma è ancora insufficiente.

L’acqua calda vi è solo nella nuova struttura, mentre nella vecchia solo per le docce.

Il riscaldamento è a gasolio nella vecchia struttura e a gas nella nuova. E’ acceso 3 ore al mattino e 4 nel pomeriggio.

I colloqui con i familiari sono 6 al mese; 4 per coloro che sono in Alta Sicurezza, con possibilità di un quinto per particolari esigenze. Vi è anche la possibilità di farli nel pomeriggio e si sta sperimentando l’eventuale accesso la domenica. I turni sono così suddivisi: Lunedì e Venerdì per l’Alta Sicurezza. Martedì, Giovedì e Sabato, per i detenuti Comuni. Mercoledì, per i c.d. Protetti e coloro che sono al Nuovo Padiglione. D’estate è prevista un’area per incontrare i figli piccoli. In occasione del colloquio vengono portati oggetti di prima necessità ed alimenti consentiti, così come indicato dagli elenchi predisposti dalla direzione dell’istituto.

Vi è un’infermeria operativa 24 ore. Non vi è un centro diagnostico, né un Pronto Soccorso. E’ presente una Guardia Medica . Medici specialisti frequentano l’istituto con turni regolari generalmente mensili: radiologo, cardiologo (una volta a settimana), psichiatra (2 volte a settimana), dermatologo, psicologo, oculista, otorino, dentista. Vi è un protocollo d’intesa con l’ASL ed è operativo il Sert, con un medico incaricato.

Vi sono tre cucine: una per il vecchio padiglione che serve 400 detenuti, con 8 lavoranti; una per il Femminile, con 3 lavoranti; una per il nuovo padiglione, con 5 o 6 lavoranti. Sono serviti anche menù differenziati per musulmani, diabetici, celiaci.

Le attività intramurarie sono danza jazz e uncinetto (femminile), teatro, sartoria, falegnameria, arte presepiale. La Curia ha offerto la scheda “Premium” per la TV. Vi sono alcuni computer nelle aule scolastiche. Non è previsto internet. Vi è una biblioteca centrale con circa 7.000 libri e piccole biblioteche nelle Sezioni. Sono gestite dai detenuti. Vi sono corsi scolastici: istituto superiore, liceo artistico, media e elementari. Inoltre un corso di alfabetizzazione per stranieri. La Caritas offre il quotidiano “Il Mattino”. Una società privata gestisce lo spaccio e propone i prezzi che vengono verificati e parificati a quelli del vicino Conad.

Le unità di Polizia Penitenziaria sono 319 e comprendono sia il Reparto che il nucleo interprovinciale. Gli educatori sono 8 e svolgono ciascuno 36 ore settimanali. Gli Assistenti Sociali, sono 2, in forza all’UEPE (Ufficio Esecuzione Penale Esterna). I volontari sono 43 in art. 17. La maggior parte sono d’ispirazione religiosa e provvedono a fornire ai detenuti generi di prima necessità.

Vi è una cappella. Non sono previsti spazi per altre fedi religiose. Sono effettuati turni per partecipare alla Messa che viene celebrata in poche occasioni.

Il trasferimento dei detenuti è operato dal Nucleo Traduzioni. La direzione dispone di due autovetture. Ma una è guasta e l’altra viene utilizzata per la ronda.

Il Magistrato di Sorveglianza viene raramente in istituto. E’ disponibile l’uso di teleconferenza per il colloquio con il detenuto.

La struttura è stata quest’anno oggetto di visite di politici 4/5 volte.

L’Istituto trasmette le nomine al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati.

I difensori possono prenotare il colloquio con il proprio assistito solo il sabato. Negli altri giorni il servizio viene effettuato senza prenotazioni, con orario 9.00/13.30 e con notevoli disagi in relazione ai tempi di attesa che non sono mai inferiori a un’ora, due ed in alcune occasioni, quando vi è un unico addetto della  penitenziaria, anche più di due ore.

Il referente dell’Osservatorio della locale Camera Penale, da circa un anno, si occupa della organizzazione dello sportello di assistenza gratuita all’interno del carcere. A seguito della iniziativa della Camera Penale Irpina, ogni primo giovedì del mese gli Avvocati che hanno aderito alla iniziativa si portano, alternandosi, presso l’Istituto dalle ore 10 e segg., per prestare attività di orientamento e assistenza a tutti i detenuti, che ne sono sprovvisti.

 

 



Visite agli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e alle REMS

  REMS Volterra - 31 maggio 2016

31 maggio 2016 – REMS di Volterra

Il 31 maggio 2016, il componente del direttivo dell’Osservatorio Carcere, Gabriele Terranova, unitamente ai Referenti della Camera Penale di Firenze e di Pisa, Luca Maggiora e Serena Caputo, ha visitato la Rems di Volterra.

L’istituto, inaugurato nel mese di dicembre 2015, è stato ricavato all’interno dell’Ospedale della città, molto rinomato in questa zona in particolare per il reparto ortopedico, che si raggiunge dopo aver costeggiato le suggestive mura medievali del centro cittadino. La struttura ospedaliera composta da vari edifici è immersa nel verde all’apice della collina ma non possiamo fare a meno di notare che la Rems, motivo di orgoglio per il sindaco della città, è stata ricavata nell’ala estrema dell’ultimo degli edifici, quello più lontano rispetto al centro cittadino, quasi a volerla nascondere.

Il reparto poi, anche a non volerlo notare, si riconosce subito, perché a differenza degli altri edifici circondati da giardini incorniciati da splendide piante secolari, è arginato da cancellate di ferro e lunghe sbarre, rese meno austere solo perché dipinte di colore bianco, come a volere attutire l’austerità delle recinzioni.

Mentre aspettiamo di essere tutti, ci sediamo sull’unica panchina di fronte all’ingresso e, memori delle lunghe code di familiari che spesso ci capita di vedere di fronte al carcere, quella panchina isolata ci sembra insufficiente.

In verità, in attesa non c’è nessun familiare, più tardi infatti apprenderemo che i colloqui con i familiari sono stabiliti per soli 2 giorni alla settimana (molto meno di un carcere!) ma che il personale medico, a sua discrezione, cerca  di favorire gli incontri con i pazienti oltre questo limite assolutamente incongruo per un luogo di cura, non più istituto giudiziario.

L’unica persona in vigilanza presente in tutta la struttura, priva ovviamente di agenti di polizia penitenziaria, si trova all’ingresso: non ci sono le formalità di controllo di un istituto di pena, ma le modalità di accesso sono analoghe, anzi più farraginose, di quelle di un carcere. Per entrare è necessario oltrepassare almeno tre cancelli sbarrati; di fronte ad ogni cancello è presente un allarme da suonare ed è necessario attendere l’apertura, cosa che non avverrà, ci spiegano, fintanto che tutte le altre uscite non saranno contemporaneamente chiuse; veniamo accompagnati dal personale medico e per oltrepassare tutti e tre i cancelli trascorrono almeno 5/6 minuti resi insopportabili dal rumore continuo degli allarmi che suonano senza interruzione: la dottoressa che ci scorta ci confida subito che tutto il personale medico è ossessionato da questo rumore e che questa farraginosità di ingresso non li fa sentire affatto tutelati, tutt’altro, dal momento che in caso di pericolo, sono consapevoli che l’agente non potrà avere accesso immediato ai reparti. Si ipotizza che il tecnico che ha progettato la struttura, consapevole dell’assenza della polizia penitenziaria, abbia voluto intensificare i sistemi di controllo meccanici per sopperire a quella che è stata percepita come una “carenza” di sicurezza.

L’ingresso al reparto del piano terra, per fortuna ci rincuora: l’impressione iniziale è che si tratti di una struttura ospedaliera a tutti gli effetti, nuovissima ed ordinata, con bei corridoi luminosi,  alcune stanze dei degenti tutte aperte, ben pulite e sistemate, un piccolo bar/spaccio con alcuni tavolini dove si trovano alcuni “pazienti” impegnati a giocare a carte e spazi comuni; i pazienti sono tutti vestiti come se fossero pronti per uscire, nessuno è in pigiama a differenza di un ospedale, alcuni ci guardano da lontano, altri si avvicinano incuriositi. Un paio di loro ci seguono a passo lento un po’ smarriti, si vede che non stanno bene e questo un po’ ci rattrista e commuove allo stesso tempo. Uno di loro ci mostra la sua stanza orgoglioso del poster del Pisa appeso sulla testata del letto, è ben speranzoso che possa passare in B: ad oggi avrà già gioito per la notizia e speriamo che questo gli abbia fatto bene.

Tutte le stanze hanno uno, massimo due letti, gli armadietti, le finestre, il bagno esterno grande e nuovo spesso comune a più stanze. Tutti i pazienti si muovono liberamente, possono stare negli spazi comuni allestiti con sedie e tavolini. Al piano terra nessuno di loro è affiancato dal personale medico, al piano superiore, dove si trovano pazienti più problematici si avverte un maggiore “controllo”. 

Dal bar si può accedere al giardino esterno, ma l’accesso al prato è impedito da un’ ulteriore fila di lunghe sbarre bianche poste a quadrato, come a formare una piccola “gabbia”: all’interno della stessa sull’unica sedia presente notiamo, una persona intenta a fumare che guarda a terra; non alza lo sguardo nemmeno quando lo salutiamo. Lo spazio interno alla recinzione di sbarre è molto piccolo e siamo costretti ad entrare non più di due alla volta per vedere il giardino, purtroppo inaccessibile.

Appeso alle sbarre troviamo un accendino legato con uno spago ed un posacenere artigianale per scuotere la cenere, una scena classica per le sbarre di una cella di un carcere, abbastanza anomala per questa struttura, dove non si comprende perché i ragazzi non possano accedere liberamente all’esterno dove si trova un prato verde e rigoglioso, privo di luoghi di pericolo, dal momento che non potrebbero mai uscire dalla struttura, interamente circondata da sbarre.

La dott.ssa che ci accompagna ci racconta che in una occasione uno dei “pazienti” più problematici con istinti molto violenti, l’ha trattenuta all’interno di questa “celletta”, chiudendola dentro e minacciando violenza contro chi tentava di avvicinarsi: lo racconta tutto sommato con una certa tranquillità, condividendo con noi il giudizio negativo su tale scelta strutturale (le sbarre!) e dimostrando una certa sicurezza sul fatto che il paziente, che lei segue personalmente, non le avrebbe mai fatto del male, anche se spesso diventa difficile contenere le sue reazioni così come sarà difficile il suo reinserimento nella società.

Al piano terreno è presente l’unica stanza a disposizione del personale, dove veniamo accolti dal direttore sanitario, Dott. Alfredo Sbrana, dal responsabile della struttura, da alcuni medici psichiatri dell’Ospedale, da altri rappresentanti del personale infermieristico ed educatori, per la maggior parte donne ed ognuno di loro pronto a rispondere alle nostre domande: all’interno della rems si trovano 8 medici psichiatri, 10 educatori professionali e tecnici per la riabilitazione psichiatrica, 30 infermieri, 12 o.ss e uno psicologo. I pazienti attualmente presenti sono 28, dei quali 12 sono toscani (7/8 trasferiti qui dal vecchio opg di Montelupo Fiorentino), 3 umbri, alcuni liguri e sardi, anche se non si potrebbero accogliere pazienti non residenti nella regione toscana. In futuro sono previsti 32/33 pazienti. Apprendiamo che sono ricoverati nella struttura almeno 10/12 pazienti stranieri, “ senza nome” ossia condannati come alias, che non parlano la lingua italiana e con i quali il medico psichiatra, per questa ragione, non è in grado di svolgere correttamente i colloqui e le sedute terapeutiche assolutamente necessarie, insieme alla somministrazione dei farmaci, per la cura della malattia mentale dalla quale sono affetti.

Il personale presente è numericamente sufficiente, ma essendo la rems ancora in fase di assestamento (un piano della struttura è ancora chiuso e deve essere terminata la ristrutturazione) ci sono ancora molte carenze soprattutto per le attrezzature fornite: in tutta la struttura c’è un solo computer su cui lavorare, c’è un solo telefono per ognuno dei due piani presenti da cui chiamare in caso di emergenza e pertanto invece di essere tenuto con sé dal medico, si trova appoggiato in terra nella stanza comune dove medici ed infermieri lavorano insieme, i medicinali forniti sono però più che sufficienti per le esigenze e gli armadietti che ci vengono mostrati ne sono stracolmi. L’ambiente è sereno e si avverte un clima di forte collaborazione.

Il personale medico ci informa che la maggior parte dei pazienti sono affetti da gravissime problematiche e che il loro reinserimento all’esterno sarà molto difficile anche se i programmi prevedono il reinserimento in società di tutti i pazienti attualmente ricoverati, ad eccezione di uno di loro: i medici, per quanto di loro competenza, predispongono dei piani terapeutici individualizzati, attraverso i colloqui e le cure farmacologiche, e come in una normale struttura ospedaliera, cercano per step di raggiungere l’obiettivo di curare la malattia mentale e di contribuire in tal modo al graduale reinserimento nella società. Apprendiamo però che coloro che sono affetti da gravi schizofrenie non potranno mai guarire del tutto e che per tutta la vita dovranno essere curati e monitorati. Nella struttura ci sono ragazzi giovanissimi 20 max 30 anni “condannati” in modo perpetuo a questa malattia.

Sul piano della curabilità di questa tipologie di malattie la visione non è certo ottimistica, così come la scienza medica non è affatto in grado allo stato di porre in correlazione la malattia con il tasso di recidiva, poiché non ci sono sufficienti dati statistici.

Secondo la valutazione “puramente medica” gli psichiatri con cui ci confrontiamo ritengono che allo stato attuale il 20/30 per cento dei pazienti non sia ancora pronto per essere reinserito nella società, per i restanti pazienti sono state formulate già diagnosi positive ma gli stessi sono in attesa del provvedimento del magistrato di sorveglianza, che non è mai tempestivo ed anzi, spesso, necessita di conferme o rivalutazioni sanitarie.

Gli step per il turn over ed il reiserimento sociale in ottemperanza alla L. 9/2012 prevedono il passaggio dalla rems, ove è prevista la cura e la stabilizzazione dei pazienti alla Comunità Morel 3 (sempre a Volterra) che ospita pazienti in “licenza finale esperimento” o comunque alla fine della misura di sicurezza oltre alla struttura a vocazione riabilitativa con minore intensità assistenziale cd. centro “Basaglia” di Pisa, dove i pazienti in libertà vigilata non detentiva o con misure di sicurezza, sono tenuti insieme ad altri pazienti con problematiche psichiatriche.

I parametri della normativa sono quindi, almeno formalmente, tutti rispettati.

Conquistare la libertà non è facile per questi “pazienti” così come non è facile per noi riconquistare l’uscita, scendiamo le scale, rifacciamo la trafila dei cancelli e degli allarmi e quando siamo fuori, non possiamo far a meno di girarci a cercare quella “gabbietta” sul prato e sperare che non ci sia più nessuno che guardi a terra fumando, consapevoli del fatto che almeno per ora non sarà così.

La relazione è di Serena Caputo- Referente dell’Osservatorio Carcere per la Camera Penale di Pisa

 


  OPG Napoli - 20 ottobre 2015

20 ottobre 2015 - O.P.G. NAPOLI

 

L’Osservatorio è stato contattato dalla redazione del TG3 Campania della RAI, per un servizio televisivo sugli O.P.G. della Regione.

All’indomani del documento e del comunicato stampa dell’Unione sugli OPG, l’invito è stato accolto volentieri.

Ad oltre sei mesi, infatti, dalla formale chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, l’Unione Camere Penali Italiane, con il suo Osservatorio Carcere, ha lanciato l’allarme per una situazione che rischia drammaticamente di peggiorare travolgendo i principi di diritto e di civiltà che sono alla base della riforma.

Al 12 ottobre 2015, vi sono ancora 220 internati negli O.P.G. e  le Regioni, quelle che hanno già le REMS (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza), hanno comunicato che non vi sono più posti per accogliere altre persone nelle loro strutture, già sovraffollate. Per rendersi conto delle effettive condizioni in cui gli internati sono detenuti si pensi che a Castiglione delle Stiviere – prima O.P.G., oggi REMS – dove si era ipotizzato di costituire 8 REMS, ciascuna per 20 unità - allo stato vi sono ben 270 presenze.

La struttura di Castiglione delle Stiviere, a cui è stata solo cambiata  la targa all’ingresso, da OPG a REMS, è diventata la “residenza” nazionale, ospitando soggetti provenienti da tutta Italia.

La Legge è, pertanto, tradita e l’UCPI chiede un intervento immediato. Le Regioni sono in gran parte inadempienti nonostante i rinvii che vi sono stati in passato per l’entrata in vigore della Legge ed il Governo deve fare la sua parte, con le risorse necessarie e facendo scattare subito il commissariamento.

E’ stata, dunque, concordata la visita con la RAI all’OPG di Napoli. Unitamente alla giornalista Francesca Ghedini e a  coloro che hanno effettuato le riprese-video, hanno partecipato alla visita l’Avv. Riccardo Polidoro, Responsabile dell’ “Osservatorio Carcere” dell’U.C.P.I., l’Avv. Angelo Mastrocola, in rappresentanza della Camera Penale di Napoli, l’Avv. Alessandro Marino, in rappresentanza del “Il Carcere Possibile”, onlus della Camera Penale di Napoli.

Il Direttore, Dott. Carlo Brunetti, il Direttore Sanitario Dott. Michele Pennino e il Comandante della Polizia Penitenziaria Carmela Finestra, hanno illustrato l’attuale situazione dell’ O.P.G. , con accesso a tutta la struttura.

L’Osservatorio era già stato nell’ istituto il 19 giugno 2014 e, all’epoca, erano presenti 97 persone, a fronte di una capienza regolamentare di 100 posti. Oggi vi sono 35 internati (diminuzione dovuta agli effetti della Legge 81/2014), di cui 11 provenienti dal Lazio, 1 pugliese, 3 stranieri, 20 campani. Il Direttore riferisce che è stato già firmato il decreto di chiusura definitiva dell’OPG, così come previsto dalla riforma e che entro la fine di novembre del corrente anno vi sarà la cessazione di ogni attività. La struttura ritornerà ad essere parte del carcere di Secondigliano. Si trova, infatti, all’interno della cinta muraria del predetto istituto e, prima che diventasse OPG , era destinata ad area verde per tossicodipendenti. Nel 2008, fu chiusa la sede di Sant’Eframo , collocata al centro di Napoli, ormai fatiscente e con enormi criticità, e gli internati furono trasferiti a Secondigliano.

Gli attuali 35 ospiti saranno, nei prossimi giorni, avviati presso altre strutture, a seconda della situazione personale e della Regione di provenienza. Per la Campania si sta attendendo l’apertura delle REMS di Calvi Risorta e San Nicola Baronia, che dovrebbe avvenire alla fine di questo mese, mentre sono operative le REMS provvisorie, ma che probabilmente diverranno anch’esse definitive, di Mondragone e Rocca Romana. Gli operatori sanitari stanno lavorando affinché alcuni internati vadano nelle SIR (Strutture Intermedie Riabilitative), che fanno parte del Distretto di Salute Mentale, evitando il ricovero nelle REMS.

Sembrerebbe, dunque, da quanto riferito che, almeno per l’OPG di Napoli, per la fine di novembre, la Legge dovrebbe trovare concreta applicazione.

Per la diminuzione delle presenze 2 dei 4 reparti sono stati chiusi ed oggi sono operative 30 stanze, 15 per ogni reparto. Vi sono 5 stanze da 4 posti e 10 stanze da 1 posto , per ciascun reparto. Le stanze sono tutte con un piccolo vano bagno con lavandino e wc, mentre le docce sono comuni e vi è un locale dedicato in ciascun reparto. Vige il regime di celle aperte, come è stato constatato durante la visita e parlando con gli internati.

Alcuni hanno acconsentito ad essere intervistati dalla giornalista RAI e ad essere ripresi. Il Responsabile dell’ Osservatorio Carcere UCPI, ha chiesto espressamente che, anche se è stato ottenuto il consenso alla ripresa video, il volto venisse oscurato nella messa in onda.

E’ consentito fumare ed anzi il fumo è visto come assolutamente necessario.

I cibi vengono consumati nelle stanze e proviene dalla cucina della struttura, affidata ad una ditta esterna. Contrariamente agli anni passati, pertanto, la preparazione dei pasti non viene gestita dagli stessi internati.

E’ consentito l’uso del fornellino a gas, per cucinare, ma soprattutto per preparare il caffè, il cui consumo, viene riferito è abbondante. I fornellini vengono poi ritirati a fine giornata, per evitare incidenti.

L’ora d’aria è prevista dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 17.00.

Vi è un’intensa attività sia relativa alla socializzazione, che al trattamento, favorita anche dal ridotto numero di persone. Scuola (corso di scuola media), musicoterapia, restauro, pittura, riciclo creativo, arte presepiale, cineforum, murales. Vi è uno spazio teatro, una biblioteca, una  palestra con numerosi attrezzi, un campo di calcio ben tenuto. Sono effettuati corsi di giardinaggio e di cucina. L’attività teatrale ha consentito di partecipare, ogni anno, alla Rassegna teatrale “Il Carcere Possibile”, organizzata dall’omonima onlus della Camera Penale di Napoli, che si tiene nel teatro stabile della città, il “Mercadante”.

La Magistratura di Sorveglianza è molto presente ed il Magistrato viene almeno una volta a settimana e incontra gli internati.

Da giugno 2010 non si fa più contenzione . Nel 2009 era stata praticata in 9 casi. Nel 2010 solo ad uno.

Vi sono 2 psichiatri, 1 psicologo. Guardia medica h24. Per il resto analisi, visite specialistiche, urgenze, ricoveri, interventi, ci si rivolge a strutture sanitarie estrerne. Vi è un’infermeria in ogni reparto.

Il personale di Polizia penitenziaria è composto da 60 unità.

I colloqui  (due giorni a settimana, il martedì e il venerdì) avvengono in uno spazio con tavolini e sedie. Una stanza è attrezzata con giochi per gli incontri con i figli.

La Comunità di Sant’Egidio organizza ogni anno il pranzo di Natale e a giugno una gita al mare.

Nel lasciare la struttura, una gradita sorpresa. Nella sala teatro un internato – musicista professionista – ha suonato al pianoforte numerosi brani, passando da Munasterio ‘e Santa Chiara a Stranger in the night, con una maestria unica . L’emozione dei visitatori, purtroppo, difficilmente potrà essere recepita nelle immagini che andranno in televisione.20 ottobre 2015 - O.P.G. NAPOLI

 

L’Osservatorio è stato contattato dalla redazione del TG3 Campania della RAI, per un servizio televisivo sugli O.P.G. della Regione.

All’indomani del documento e del comunicato stampa dell’Unione sugli OPG, l’invito è stato accolto volentieri.

Ad oltre sei mesi, infatti, dalla formale chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, l’Unione Camere Penali Italiane, con il suo Osservatorio Carcere, ha lanciato l’allarme per una situazione che rischia drammaticamente di peggiorare travolgendo i principi di diritto e di civiltà che sono alla base della riforma.

Al 12 ottobre 2015, vi sono ancora 220 internati negli O.P.G. e  le Regioni, quelle che hanno già le REMS (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza), hanno comunicato che non vi sono più posti per accogliere altre persone nelle loro strutture, già sovraffollate. Per rendersi conto delle effettive condizioni in cui gli internati sono detenuti si pensi che a Castiglione delle Stiviere – prima O.P.G., oggi REMS – dove si era ipotizzato di costituire 8 REMS, ciascuna per 20 unità - allo stato vi sono ben 270 presenze.

La struttura di Castiglione delle Stiviere, a cui è stata solo cambiata  la targa all’ingresso, da OPG a REMS, è diventata la “residenza” nazionale, ospitando soggetti provenienti da tutta Italia.

La Legge è, pertanto, tradita e l’UCPI chiede un intervento immediato. Le Regioni sono in gran parte inadempienti nonostante i rinvii che vi sono stati in passato per l’entrata in vigore della Legge ed il Governo deve fare la sua parte, con le risorse necessarie e facendo scattare subito il commissariamento.

E’ stata, dunque, concordata la visita con la RAI all’OPG di Napoli. Unitamente alla giornalista Francesca Ghedini e a  coloro che hanno effettuato le riprese-video, hanno partecipato alla visita l’Avv. Riccardo Polidoro, Responsabile dell’ “Osservatorio Carcere” dell’U.C.P.I., l’Avv. Angelo Mastrocola, in rappresentanza della Camera Penale di Napoli, l’Avv. Alessandro Marino, in rappresentanza del “Il Carcere Possibile”, onlus della Camera Penale di Napoli.

Il Direttore, Dott. Carlo Brunetti, il Direttore Sanitario Dott. Michele Pennino e il Comandante della Polizia Penitenziaria Carmela Finestra, hanno illustrato l’attuale situazione dell’ O.P.G. , con accesso a tutta la struttura.

L’Osservatorio era già stato nell’ istituto il 19 giugno 2014 e, all’epoca, erano presenti 97 persone, a fronte di una capienza regolamentare di 100 posti. Oggi vi sono 35 internati (diminuzione dovuta agli effetti della Legge 81/2014), di cui 11 provenienti dal Lazio, 1 pugliese, 3 stranieri, 20 campani. Il Direttore riferisce che è stato già firmato il decreto di chiusura definitiva dell’OPG, così come previsto dalla riforma e che entro la fine di novembre del corrente anno vi sarà la cessazione di ogni attività. La struttura ritornerà ad essere parte del carcere di Secondigliano. Si trova, infatti, all’interno della cinta muraria del predetto istituto e, prima che diventasse OPG , era destinata ad area verde per tossicodipendenti. Nel 2008, fu chiusa la sede di Sant’Eframo , collocata al centro di Napoli, ormai fatiscente e con enormi criticità, e gli internati furono trasferiti a Secondigliano.

Gli attuali 35 ospiti saranno, nei prossimi giorni, avviati presso altre strutture, a seconda della situazione personale e della Regione di provenienza. Per la Campania si sta attendendo l’apertura delle REMS di Calvi Risorta e San Nicola Baronia, che dovrebbe avvenire alla fine di questo mese, mentre sono operative le REMS provvisorie, ma che probabilmente diverranno anch’esse definitive, di Mondragone e Rocca Romana. Gli operatori sanitari stanno lavorando affinché alcuni internati vadano nelle SIR (Strutture Intermedie Riabilitative), che fanno parte del Distretto di Salute Mentale, evitando il ricovero nelle REMS.

Sembrerebbe, dunque, da quanto riferito che, almeno per l’OPG di Napoli, per la fine di novembre, la Legge dovrebbe trovare concreta applicazione.

Per la diminuzione delle presenze 2 dei 4 reparti sono stati chiusi ed oggi sono operative 30 stanze, 15 per ogni reparto. Vi sono 5 stanze da 4 posti e 10 stanze da 1 posto , per ciascun reparto. Le stanze sono tutte con un piccolo vano bagno con lavandino e wc, mentre le docce sono comuni e vi è un locale dedicato in ciascun reparto. Vige il regime di celle aperte, come è stato constatato durante la visita e parlando con gli internati.

Alcuni hanno acconsentito ad essere intervistati dalla giornalista RAI e ad essere ripresi. Il Responsabile dell’ Osservatorio Carcere UCPI, ha chiesto espressamente che, anche se è stato ottenuto il consenso alla ripresa video, il volto venisse oscurato nella messa in onda.

E’ consentito fumare ed anzi il fumo è visto come assolutamente necessario.

I cibi vengono consumati nelle stanze e proviene dalla cucina della struttura, affidata ad una ditta esterna. Contrariamente agli anni passati, pertanto, la preparazione dei pasti non viene gestita dagli stessi internati.

E’ consentito l’uso del fornellino a gas, per cucinare, ma soprattutto per preparare il caffè, il cui consumo, viene riferito è abbondante. I fornellini vengono poi ritirati a fine giornata, per evitare incidenti.

L’ora d’aria è prevista dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 17.00.

Vi è un’intensa attività sia relativa alla socializzazione, che al trattamento, favorita anche dal ridotto numero di persone. Scuola (corso di scuola media), musicoterapia, restauro, pittura, riciclo creativo, arte presepiale, cineforum, murales. Vi è uno spazio teatro, una biblioteca, una  palestra con numerosi attrezzi, un campo di calcio ben tenuto. Sono effettuati corsi di giardinaggio e di cucina. L’attività teatrale ha consentito di partecipare, ogni anno, alla Rassegna teatrale “Il Carcere Possibile”, organizzata dall’omonima onlus della Camera Penale di Napoli, che si tiene nel teatro stabile della città, il “Mercadante”.

La Magistratura di Sorveglianza è molto presente ed il Magistrato viene almeno una volta a settimana e incontra gli internati.

Da giugno 2010 non si fa più contenzione . Nel 2009 era stata praticata in 9 casi. Nel 2010 solo ad uno.

Vi sono 2 psichiatri, 1 psicologo. Guardia medica h24. Per il resto analisi, visite specialistiche, urgenze, ricoveri, interventi, ci si rivolge a strutture sanitarie estrerne. Vi è un’infermeria in ogni reparto.

Il personale di Polizia penitenziaria è composto da 60 unità.

I colloqui  (due giorni a settimana, il martedì e il venerdì) avvengono in uno spazio con tavolini e sedie. Una stanza è attrezzata con giochi per gli incontri con i figli.

La Comunità di Sant’Egidio organizza ogni anno il pranzo di Natale e a giugno una gita al mare.

Nel lasciare la struttura, una gradita sorpresa. Nella sala teatro un internato – musicista professionista – ha suonato al pianoforte numerosi brani, passando da Munasterio ‘e Santa Chiara a Stranger in the night, con una maestria unica . L’emozione dei visitatori, purtroppo, difficilmente potrà essere recepita nelle immagini che andranno in televisione.





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